Spagna - Valencia
Correva l'anno 1288. Era una tranquilla giornata di fine inverno, il mese di febbraio da buon samaritano offriva un'aria mite. I colori pastello di cui si rivestiva donavano quella luce giusta tanto da rendere il luogo così romantico e intimo da fare gola a un pittore. Sicuramente Michelangelo avrebbe fatto carte false per poter ritrarre su tela quell'angolo di paradiso: gli alberi in germoglio che mostravano un verde appena accennato circondavano il piccolo porto, un po' trasandato, straripante di casse in legno piene di generi di prima necessità. La banchina ospitava tre barche arrugginite e scolorite dal tempo, usurate dalle necessità dei proprietari che si susseguivano al loro comando. Lentamente dondolavano sulle onde che andavano a infrangersi con scarsa forza ai piedi del pontile. Il frutto della pesca notturna era atteso con impazienza dalle persone del paese, che rappresentava per loro la maggior entrata economica, trovandosi su un fronte marittimo come la Spagna. E allo spuntar dell'aurora, quando il paese si metteva in movimento, brulicante di ambulanti che gridavano per attirare i compratori, anche una ragazza urlava nella quiete della sua casa, dopo aver appreso la notizia che suo padre l'aveva data in sposa, contro la sua volontà, a un vecchio e volgare guerriero.
Tenuta dei Conti Ingrappa
- Nonno, vi prego, parlateci voi con mio padre, non posso crederci, non può aver fatto questo folle accordo. - La contessina Kemina Ingrappa, agitata, supplicò il vecchio e carissimo nonno. - Per favore, non posso accettare una cosa così assurda. - Si trillò con fare nervoso gli splendidi capelli simili a fili di seta nera, dimostrando il proprio ripudio verso quell'essere sgradevole. - Se veramente nutrite quell'amore che mi avete sempre dimostrato, aiutatemi. Ho appena compiuto diciotto anni, non posso sposare quel vecchio grasso, rozzo ed egoista del conte Guglielmo Druidi! Mi vengono i brividi al solo pensiero di avere sul mio corpo quelle mani così grandi e macchiate di sangue. - - Mi queridanina, no puedo hacer nada para el acuerdo que tu padre ha tomado con el noble Guglielmo Druidi [1] . - - Nonno, voi che avete molto potere non potete fare davvero niente? Voi che siete il grande Manrico Augusto Ingrappa – conosciuto come un luminare uomo di scienza, culto, magia e alchimia – non avete una soluzione? - - Como saben, puedo recordar a los espíritus, hacer brujería y magia, puedo dar vida a la naturaleza muerta y no menos impor tante encontré la fórmula del elixir de la vida larga. Pero no tengo poder para entrometerme en este contrato absurdo que ha estipulado el arrogante de mi hijo. Pero con todo el poder que tengo, te juro una cosa: si te hieren, lo maldeciré y me aseguraré de que no tenga herederos. Esta maldición se llevará a cabo en las generaciones futuras por su familia actual; su hermano y hermana vivirán sus vidas afectadas por las enfermedades más atroces y mortales, como la peste, la viruela, la lepra y la malaria. Todo sucederá esperando un nacimiento, el de los - elegidos - . Esto sucederá en trescientos trece años, exactamente en el año 2000, nacerá el que intervendrá para que esa maldición se convierta en una bendición [2] . - - Basta, nonno, oltre a non aiutarmi adesso mi parlate in dialetto? Per favore, parlate normalmente con me e poi il mio problema non è più importante di quello che avete appena detto? - Kemina, con la caparbietà dei suoi diciotto anni, non voleva arrendersi a quella decisione. - No, non ho la facoltà di intercedere in questa decisione. Se vuoi, posso farti parlare con lo spirito di tua madre, annullare gli incubi che ti tormentano la notte, evocare fate e folletti per il tuo divertimento, ma a quello che chiedi non posso porre rimedio. Con tutto il mio potere, però, ti riconfermo una cosa: se ti sarà fatto del male, lo maledirò. Ma non meno importante è il discorso della - Prescelta - . Essa dovrà affrontare un percorso di vita pieno d'insidie, ci saranno momenti in cui la sua geniale mentalità dovrà svolgere problemi ed enigmi, risolvere e adempiere a varie situazioni. - A sentire quel discorso, la ragazzina corse lontano dal nonno. Piangendo, andò in camera sua e maledisse suo padre per quell'obbligo imposto e il futuro marito per la sua forzata presenza; per quel momento e per l'incerto futuro che si avvicinava. Ma disse una preghiera per il nonno, mentore della sua vita; infatti, dopo la morte della madre, non suo padre, ma il nonno aveva pensato a istruirla e formarla nelle lezioni di vita riservate a un certo ceto sociale. Le aveva raccontato episodi del passato dove lui, giovanotto, aveva appreso l'arte magica e, non solo, le aveva rivelato anche che portava in sé del sangue sacro, un dono di Dio che lo aveva avvisato di intervenire nell'immenso cambiamento che il mondo avrebbe affrontato, poi lo aveva messo al corrente anche di un altro importante e prezioso segreto: portava a sua insaputa un altro tipo di sangue risalente ai primi Titani greci e per questo si era fatto dei nemici. Quella era una concessione troppo preziosa e anche allora qualcuno lo aveva spiato nell'ombra. Nel silenzio della sua stanza, seduta sul letto, con le braccia avvolte intorno alle gambe, dondolandosi avanti e indietro, Kemina piangeva perché non accettava di vedersi sposata a quell'uomo invaso da una pessima reputazione. Tutti lo conoscevano come - Il guerriero vampiro - , dato che alla fine di ogni battaglia aveva l'abitudine di leccare la spada dal sangue del nemico, la quale, con ferocia, mozzava teste e amputava arti. Ormai era giunta l'alba e la dolce Mina (come veniva chiamata in confidenza dalla governante) si era appena addormentata quando, d'improvviso, la governante urlò: - Mina, Mina - , vedendo che la ragazza ci stava mettendo troppo tempo per prepararsi. - Sì, Teresa, entra! - Come avesse tutto il tempo del mondo, la contessina non si preoccupò di seguire le regole alle quali il padre si aspettava che lei obbedisse. - Ancora a letto? Dai, forza, tuo padre non ammette ritardi. - Teresa, di fretta, cercò di spronare la ragazza a esaudire le richieste del padre. - Dai, stai tranquilla - rispose con calma, non preoccupandosi del tempo che, inesorabile, passava. - Cosa ti è successo stanotte? Sei bianca come la cera delle candele e quelle occhiaie... Hai pianto, perché? - Preoccupata, la donna che l'amava come una figlia con la tristezza nel cuore l'abbracciò e la cullò come una chioccia. - Non sai niente di cosa quel genio di mio padre ha orchestrato? Spinto da chi sa quale motivo ha avuto la brillante idea di darmi in sposa a quel vecchio animale di un guerriero, il conte Guglielmo Druidi. - La contessina, con il volto triste e smunto dalla magrezza, non riusciva ad accettare quella decisione. Si agitava come una trottola, consumando oltremodo le suole delle sue amatissime pantofole già fini dal logorio del tempo ma, essendone affezionata, nessuno aveva il coraggio di buttarle. - Ti stai sbagliando, non può averti fatto questo. Vieni che ti sistemo i capelli, non facciamolo aspettare. - Bastava poco a Kemina per prepararsi: era una ragazza minuta, capelli lunghi mossi castani e occhi grigi, un naso greco e una bocca sottile. - Passami quella veste, non voglio mettermi altro per trovarmi davanti al mio nemico, lui non è più mio padre. - Kemina però, con le lacrime agli occhi, si riprese intuendo quale sarebbe stata la reazione che suo padre avrebbe riversato su Teresa, se lei non si fosse presentata decentemente. - Dai, non fare così, sei una ragazza speciale, hai sempre affrontato tutto e superato mille ostacoli. Vedrai che riuscirai a superare anche questa situazione - continuò la donna, cercando di rassicurarla. Una volta pronta, si affrettarono a scendere nel salone dove erano attese da Gregorio, suo padre-padrone. Si sedette a tavola, silenziosamente, non guardando mai l'uomo, il quale iniziò subito a dire quello che in cuor suo Kemina non avrebbe mai voluto udire. - Il 25 marzo ti sposerai, Guglielmo arriverà con il seguito il 22 per conoscerti; da tradizione ci saranno festeggiamenti per quattro notti, una volta congiunti passerete la prima notte qui, il secondo giorno, dopo colazione, prenderete la strada di ritorno per il castello di Poppi, attuale dimora del Conte. - L'uomo, autoritario, impartì le proprie volontà, facendo ben capire alla figlia quali erano i suoi ordini. - Così presto? - chiese la ragazzina con flebile voce, sentendosi sconfitta da quell'imposizione. - Sì e non voglio sentire lamentele, l'accordo è preso e va rispettato. - Ma la ragazza non si sarebbe mai abituata a lui e, per mille fulmini, lo avrebbe urlato ai cinque venti: non accettava quell'obbligo imposto, non voleva che la sua prima volta fosse con un essere così e mai si sarebbe concessa vergine, piuttosto avrebbe indossato la cintura di castità e buttato la chiave. Perché ormai, come ogni matrimonio che si rispettava, lo sposo esigeva che la futura moglie fosse intatta ed era per questo che la ragazza non usciva mai da sola. Sotto preciso ordine di suo padre, poteva lasciare la casa solo accompagnata dalla fedele Teresa. Così facendo era sicuro che non avrebbe messo a repentaglio la sua verginità, magari concedendosi al primo venuto, giusto per fargli un dispetto in modo che poi il conte Guglielmo lo guardasse con occhi diffamatori. Una mattina, la ragazza decise di andare dal nonno per parlare un po'.
Sandra Balbonesi
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