“Joseph, io non credo sia una buona idea”, disse la ragazza rabbrividendo al vento freddo che le carezzava la schiena. Indossava un vestito leggerissimo. “Sophie, ti prometto che tuo padre non verrà a saperlo e che sarai a casa prima delle due di notte”, rispose il ragazzo afferrandola delicatamente per mano e riprendendo a camminare sul bagnasciuga. “Ma è già quasi mezzanotte... Ci siamo allontanati abbastanza, no? Da qui si vedono bene le stelle, non trovi?” La ragazza si fermò di nuovo, invitando il compagno a fare altrettanto. Arrestò il passo anche Joseph e si guardò attorno. Si erano allontanati parecchio dalle luci degli ultimi stabilimenti. Guardò anche in cielo, per vedere se effettivamente riusciva ad apprezzare come sperava la volta celeste, fosse stato per lui si sarebbe spinto ancora un centinaio di metri più in là ma, dato che era sicuro che Sophie non avrebbe affatto gradito, decise di accontentarsi. Non avrebbe rovinato quella serata per puro capriccio. “Ok”, disse infine, “ci fermiamo. Qui andrà benissimo.” Sophie parve molto sollevata. Stesero un grande telo da spiaggia a terra e, dopo essersi seduti l'uno al fianco dell'altra, si abbracciarono teneramente. Erano completamente soli sulla spiaggia. “Ti va una birra fresca?” chiese Joseph mettendo le mani nella piccola borsa- frigo che si era portato a seguito e tirandone fuori due bottiglie scure. “Ok, dai”, rispose la ragazza, “ma una sola. Non gradisco molto l'alcool e soprattutto... non lo reggo per nulla”. “Tranquilla”, le rispose Joseph. “Staremo a vedere”, sussurrò poi a se stesso maliziosamente.
***
“Allora professore...” proruppe Sophie, ridendo e bevendo l'ultimo sorso della terza bottiglia, “sono pronta per la lezione di astronomia”. Era palesemente alticcia. Joseph la guardò soddisfatto, era bella anche con poca visibilità: i tratti morbidi, i lunghi capelli neri e mossi che le ricadevano voluttuosi sulle spalle e poi... Quel corpo mozzafiato tutto curve. Cominciò a battergli il cuore più forte. “Vieni, stendiamoci”, le disse mettendo via le bottiglie vuote. I due si sdraiarono a pancia in su e lasciarono spaziare lo sguardo su una miriade di puntini luminosi. “Wow... È davvero bello come dicevi tu”, disse, colpita, Sophie. “Non avevo mai visto così tante stelle prima d'ora”. “E il bello deve ancora venire. L'occhio ha bisogno di un po' di tempo per abituarsi all'oscurità e fra pochi minuti vedrai meglio quelle che già riesci a vedere e ne potrai scorgere alcune che ora nemmeno noti”. Sophie si strinse ancora un po' al ragazzo. Joseph sapeva moltissime cose ed oltretutto era davvero bello. Impossibile resistere al fascino di quel giovanotto tenebroso. “E il bagliore della luna?” domandò, “è fastidioso e devo dire che sembra illuminare un po' troppo tutto quanto, come se attenuasse la parte buia del cielo facendo risplendere meno le stelle”. “Hai pienamente ragione, non aiuta, e stanotte è luna piena. Vedrai che quando si abbasserà lungo l'orizzonte si noterà molto meno quell'effetto”. Le rispose il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dal cielo. “Cos'è quella?” domandò Sophie, indicando una grande scia luminosa nella volta celeste all'interno della quale sembravano concentrarsi più stelle. “Quella è la Via Lattea”, le rispose Joseph con tono solenne, “è la galassia alla quale appartiene il nostro intero Sistema Solare. Pensa che essa è la galassia per antonomasia poiché il suo nome deriva dal termine greco “galaxias”, ovvero “latteo”, che veniva utilizzato in epoca greca per designarla. È formata da stelle e nebulosità che sono agglomerati interstellari di polvere, idrogeno e plasma e...” si interruppe e volse lo sguardo verso la ragazza, “scusami” aggiunse con un sorriso nervoso, “probabilmente ti sto annoiando. Non è il genere di discorso da riservare per un appuntamento. Leggo molto e delle volte mi faccio prendere la mano e non riesco a fermarmi”. “No, ti sbagli”, disse lei, “lo trovo, invece, molto interessante. Mi piacerebbe sapere tutte le cose che sai tu al riguardo. Conosci anche qualche stella o costellazione per caso?” “Certo!” rispose lui raggiante. “Dai, indicamene qualcuna” gli sorrise lei. “Mmm, vediamo... Ah sì! Vedi quella stella laggiù, verso destra? È più luminosa delle altre, non trovi?” Tese il braccio e la mano verso un punto del cielo. “Sì, effettivamente è più luminosa, è vero”, constatò Sophie. “Quella è Sirio. È la stella più luminosa della volta celeste”. Joseph era davvero entusiasta di poter colpire Sophie con le sue conoscenze. “È molto bella Joseph” disse la ragazza. “Sì è vero, lo è”, le rispose, “e se partendo dalla sua posizione tracci una linea immaginaria in alto, e leggermente spostata verso destra, andrai incontro a tre stelle disposte una a fianco all'altra. Le vedi?” Le indicò anche quelle con l'indice della mano sinistra. “Eccole lì!” Sophie ci mise qualche secondo a localizzarle. “Quelle stelle formano la cintura di Orione. Sono chiamate in diversi modi e, assieme ad altre quattro stelle più luminose che le circondano, formano un rettangolo immaginario che delinea la figura dell'eroe. Ovviamente bisogna lavorare un po' di fantasia. Pensa che Orione è affiancato dai suoi due cani da caccia, altre due costellazioni, il “cane minore” e il “cane maggiore” e con essi, in prossimità della costellazione che rappresenta il fiume Eridano, combatte contro la costellazione del “Toro”. Nelle vicinanze c'è anche quella della “lepre” ma quest'ultime delle quali ti ho parlato sono un po' più difficili da trovare se non vengono prima viste su un atlante celeste”. “Joseph”, disse Sophie che era rimasta ad ascoltarlo, rapita, senza interromperlo, “sei davvero eccezionale lo sai?” Lui arrossì ma Sophie non poté rendersene conto al buio. “Ti ringrazio, ma in realtà ci sono tantissime persone che ne sanno molto più di me”. Disse poi. “Parlo dell'insieme”, disse la ragazza, accostando il viso al suo. Joseph si sentì invaso dal suo profumo. “Chissà se riusciremo a vedere qualche stella cadente stanotte”, mormorò Sophie, come se stesse parlando a se stessa. “Perché no... Potremmo anche essere fortunati”, rispose Joseph raggiante. “Ci vuole molta pazienza e soprattutto... Accidenti eccone una!” esclamò, subito dopo, indicando un punto ad est. “Dove?” domandò Sophie scrutando immediatamente nella zona indicata. “No, non può essere, proprio mentre ne parlavamo...” disse Joseph, incredulo, sorridendo. L'aveva vista benissimo, era passata proprio nel punto in cui stava guardando in quell'istante. Aveva percorso un grande tratto di cielo, con una coda davvero lunga, e poi era svanita di nuovo, inghiottita da una profonda oscurità, la stessa dalla quale era emersa improvvisamente. A Joseph venne in mente l'immagine di un delfino lucente che si divertiva a saltare fuori dal profondo mare dell'universo. “Uffa”, piagnucolò Sophie, “sei davvero fortunato sai. Avrei tanto voluto riuscire a vederla anch'io”. “Mi dispiace ma ormai è andata...” disse lui desolato. “Ma non disperarti Sophie, devi prestare attenzione, piuttosto, cercando di non distrarti. Le stelle comete sono visibili solo per alcuni istanti e sono molto rare, anche se durante questi giorni dell'anno dovrebbe essere più facile riuscire ad adocchiarne qualcuna”. “Ok, allora la prossima la vedrò io. Ci puoi giurare”, disse lei imbronciata. “Comunque ora devi esprimere un desiderio”. “Già fatto. Staremo a vedere se si avvererà”, rispose, stringendo a sé Sophie più forte.
***
I due ragazzi rimasero a scrutare il cielo per diverso tempo ma non videro più nulla. “Sophie”, disse Joseph improvvisamente illuminando il display dell'orologio digitale, “è mezzanotte e sai che ora è?” “In che senso?” rispose lei, guardando il compagno alzarsi per poi iniziare a togliersi la maglietta. “Sto dicendo... Che è l'ora del bagno!” sorrise lui. “No, non scherzare, fa troppo freddo!” provò ad opporsi lei ma non lo disse con tono convinto, sembrava combattuta. “Abbiamo degli asciugamani e se nuotiamo non lo sentiremo”. Rispose Joseph. “Dai, non ti starai mica tirando indietro? Avevamo già stabilito di farlo”. “Sì, ma...” cercò di protestare Sophie. “Su, andiamo, e niente ‘ma'.” Aiutò la ragazza ad alzarsi in piedi. “Sbrigati o arriverai ultima!” Joseph si tolse i pantaloni in un attimo, sotto indossava il costume. Si diresse verso il bagnasciuga, invitando l'amica a fare altrettanto. “Joseph...” anche Sophie si trovò presto in costume a correre dietro al compagno. “Aspettami!” Il mare appariva come un'enorme, gigantesca e sterminata pozza oscura di petrolio e la luna, ora più bassa e più vicina all'orizzonte, diffondeva la sua pallida luce lungo la superficie increspata dalle onde carezzate dal vento. Tutto aveva un aspetto decisamente mistico. “Avanti, entra! È bellissimo!” l'amico era già in acqua. Sophie prese ad avanzare, lentamente, nell'acqua bassa. Era abbastanza fredda e questo le provocò non pochi brividi. Non aveva mai avuto timore del mare ed era un'ottima nuotatrice ma l'idea di non riuscire a vedere cosa le si potesse aggirare attorno in quel momento le fece provare qualche istante di forte esitazione. Joseph la raggiunse e la prese per mano. “Tranquilla non c'è nulla da temere”, le disse, “conosco bene questo tratto di mare e non ci sono scogli, sassi e simili. Neppure meduse o pesci strani, se è quello che ti preoccupa. Arriviamo fino alla boa?” Sophie sorrise, decisamente rassicurata. Sapeva che Joseph non le avrebbe mentito, si fidava di lui. Si tuffò in acqua immergendo tutto il corpo e riemerse un metro più in là. “Allora vediamo chi arriva prima dato che insisti!” disse voltandosi ed incominciando a nuotare verso la boa. Era abbastanza distante eppure perfettamente visibile, in contrasto con la superficie rilucente del mare. Joseph accettò la sfida di buon grado e i due si trovarono, ben presto, a nuotare vicini. Fu però il ragazzo a toccare per primo la boa. “Mi dispiace ma hai ancora molto da imparare Sophie”, disse sorridendo e passandosi una mano fra i capelli. La ragazza arrivò qualche secondo dopo. “Ti ho lasciato vincere”, disse trafelata. “Ok, quindi tralasciamo anche il fatto che sei partita per prima e con qualche metro di vantaggio?” domandò lui, per nulla affaticato. “Beh, non saprei. Che ne pensi? Riuscirai a chiudere un occhio?” domandò lei in un sussurro, avvicinandosi e gettando le braccia attorno al collo di Joseph. “Vediamo che si può fare”, rispose lui prima di baciarla teneramente sulle labbra. Aveva atteso quel momento da tutta la sera e si sentì fuori dal mondo e al settimo cielo. Sentiva Sophie fremere fra le sue braccia un po' per la temperatura dell'acqua e un po' per l'emozione provata. La serata si era evoluta come aveva sperato. Proprio in quel momento, mentre i due erano abbracciati a fianco della piccola boa segnaletica, alcune grosse nubi, sospinte dal vento e non notate fino a quel momento, oscurarono la luna e tutto attorno ai ragazzi calò un buio cupo e totale. Sophie si scostò da Joseph e si guardò attorno. Il vento si era fatto più forte e le fischiava nelle orecchie. L'acqua era molto alta, non vi aveva fatto caso prima, ed era più scura che mai. Cominciava anche a sentire più freddo e la riva, ora, era a malapena visibile. Il rumore delle onde, che fino ad allora aveva rappresentato un dolce sottofondo, assunse toni di minaccia ed il mare cominciò a farsi via via più agitato. “Che succede Sophie?” domandò Joseph guardandola e cercando di riaccostarla dolcemente a sé. “No, è che... Joseph non mi sento a mio agio. È meglio rientrare subito”, rispose impaurita. “Effettivamente il mare si sta gonfiando e con la luna coperta non è il massimo. Siamo circondati dal buio pesto e non si vede praticamente nulla”. Si fermò un istante a riflettere, Sophie continuava a guardarsi intorno ed era visibilmente scossa. “Va bene rientriamo”, disse, infine, trovandosi d'accordo con lei. Non lo disse alla ragazza ma cominciava ad essere meno spavaldo anche lui. Un esile raggio di luna fece capolino in uno spazio creatosi fra i nembi. La riva venne illuminata e Joseph si bloccò di colpò dov'era. “Sophie...” fermò per un braccio la ragazza che stava per allontanarsi, “vedi anche tu quello che vedo io?” Indicò la spiaggia. Agli occhi del ragazzo appariva qualcosa, delineato dalla luce chiara e spettrale, di molto curioso; c'era uno strano animale che si aggirava sulla riva, che aveva le movenze di un cane ma che non lo era certamente, pareva fosse dotato di pallide membra allungate con le quali sospingeva il proprio corpo sulla sabbia umida, quasi strisciasse. Joseph non riusciva a mettere bene a fuoco ciò che stava osservando da quella distanza ma aveva tutta l'impressione, via via che quella figura si avvicinava al bagnasciuga, che si trattasse di una persona che camminava carponi in un modo molto strano. Si muoveva, infatti, con scatti del tutto innaturali. “Cosa c'è Joseph?” domandò Sophie seguendo con lo sguardo la direzione indicata dal ragazzo. “Io non vedo nulla”. “Lì, proprio lì!”, disse lui, concitato, senza distogliere lo sguardo, “sulla riva”. “Cosa c'è sulla riva?” Sophie iniziava a spazientirsi. “È...” incominciò a dire lui, fermandosi improvvisamente, dopo aver visto la figura alzarsi, lentamente, in piedi. “È una donna”, lo disse parlando fra sé. “C'è una donna sulla spiaggia Sophie, e credo ci stia osservando”, disse, poi, a voce più alta. Ora la vedeva meglio ma ai suoi occhi appariva tutto cosi innaturale; i lunghi capelli scuri, sospinti dal vento, fluttuavano attorno alla figura. Era alta, lo si capiva chiaramente anche da lontano, ma se ne stava leggermente rannicchiata su se stessa... ingobbita, forse... “Una donna dici?” chiese Sophie. “Com'è possibile? Vedo chiaramente la riva ma sulla spiaggia non c'è nessuno”. “Sophie ti assicuro che... Ma cosa sta facendo?” Joseph rimase a bocca aperta. “Joseph mi stai spaventando e se è uno scherzo è davvero di cattivo gusto. Torniamo in spiaggia e andiamo via, ti prego.” Sophie cominciava ad essere davvero agitata e non riusciva a capire di cosa parlasse Joseph. “Sophie... Quella donna, o almeno è quello che credo di aver visto, ma non ci metterei la mano sul fuoco dato che è molto buio, è entrata lentamente in acqua...” “E allora, anche se fosse? Sarà qualcuno che vorrà farsi un bagno... Andiamocene.” Sophie si avvicinò al ragazzo pregandolo. “Sophie”, disse col fiato corto, “quella donna che è entrata in acqua...” si voltò serio, verso di lei, guardandola negli occhi, era visibilmente spaventato anche lui ora, “non l'ho vista più risalire”. Sophie rimase attonita un istante e provò a lanciare uno sguardo attorno. Joseph sembrava sinceramente allarmato ed ora era convinta più che mai che non stesse scherzando. Le nubi ricoprirono completamente la luna e tutto sprofondò nuovamente nell'oscurità. I due ragazzi vennero avvolti dal forte rumore delle onde, disorientati e spaventati. Indecisi sul da farsi, erano rimasti ancora in prossimità della boa, quando alle loro orecchie il vento fece arrivare un grido, un urlo agghiacciante che li fece trasalire entrambi. “Sophie, l'hai sentito anche tu?” Joseph afferrò sott'acqua una mano della ragazza. “Cosa diavolo è stato? Ho sentito un urlo d'oltremondo. Ho paura Joseph...” la ragazza era in lacrime ormai. “Nuota Sophie”, le disse, “nuota più veloce che puoi e non appena raggiunta la riva prendi l'indispensabile e corri verso il parcheggio. Le chiavi della macchina sono nella tua borsa. Io ti sono dietro e, qualsiasi cosa accada, non ti lascerò sola per nulla al mondo. Ora vai!” Incominciarono a nuotare al massimo delle proprie possibilità, col cuore che batteva a mille e l'adrenalina alle stelle. La linea della spiaggia appariva sempre più vicina. Presto si ritrovarono a correre sul bagnasciuga. Afferrarono in fretta le proprie cose senza rivestirsi. “Continua a correre Sophie”, urlava Joseph, “e non guardarti indietro. Trova le chiavi!” Sembrava un tragitto infinito e la macchina era ancora lontana. Sophie correva rovistando nella borsa e Joseph gettò lo sguardo indietro proprio mentre la luna faceva nuovamente capolino nel cielo. Qualcosa emergeva dall'acqua, ne vedeva il profilo netto, qualcosa che, dopo essere emersa carponi ed aver strisciato qualche metro sulla spiaggia si alzò in piedi ed iniziò a rincorrerli... A rincorrerli velocemente. “Sophie dobbiamo accelerare il passo. C'è qualcuno dietro di noi!” Cercò di spronare la ragazza. “Non ce la faccio Joseph, non ce la faccio più di così!” rispose lei, urlando, con il fiatone e continuando a correre, il ragazzo la sentì singhiozzare. Era sicuro che fossero entrambi in pericolo. Con la luna a illuminare interamente il lido, Joseph si rese conto che mancava molto meno di quanto avevano creduto per raggiungere il parcheggio. Prese le chiavi da Sophie, che nel frattempo aveva aperto la macchina da lontano, e non appena l'ebbero raggiunta entrarono in fretta e furia. “Vai Joseph metti in moto, ti prego”. Sophie cominciò a guardarsi indietro allarmata con la voce ancora rotta dai singhiozzi. “Ci sto provando”, rispose lui tremando, “tu nel frattempo blocca gli sportelli. Ecco, ci siamo!” Le ruote della macchina fischiarono, scivolando sul terreno sabbioso per la forte accelerazione, Joseph alzò gli occhi e vide, riflessa nello specchietto retrovisore, un'ombra scura molto sfocata, per via della condensa sui vetri, e subito dopo una mano dalle lunghe dita contorte poggiarsi sul lunotto posteriore prima lui che riuscisse a lanciarsi sulla strada a tutta velocità. “Joseph, c'è l'impronta di una mano sul vetro posteriore!” urlò Sophie a squarciagola. “Sophie devi stare calma!” urlò lui, a sua volta, in preda all'agitazione e all'adrenalina, ma cercò subito, con tutto se stesso, di riappropriarsi dell'autocontrollo, soprattutto per cercare di tranquillizzare Sophie e di avere la mente lucida. “Di chiunque fosse, credo di averla seminata”, disse poi con calma, riprendendo fiato e accelerando ancora, “qualsiasi cosa fosse l'abbiamo lasciata indietro”. “Ma chi era? E che cosa voleva?” domandò Sophie. “Non lo so, ma cercava noi, e Dio solo sa cosa sarebbe potuto succedere se ci avesse raggiunti. Probabilmente un folle o una pazza”. Joseph le afferrò una mano e la strinse forte. “Ora non pensarci più e cerca di calmarti. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Ti riporto subito a casa”. Erano entrambi spaventati e increduli, bagnati, sudati e con solo il costume addosso. Quella serata si era trasformata quasi in un disastro. A metà strada Sophie si addormentò sul sedile, poggiata con la testa alla spalla di Joseph, complici, forse, la stanchezza e la paura. Lui continuò a guidare in silenzio, più sveglio e in allerta che mai. Erano ancora lontani dalla città e avrebbero impiegato un po' per rientrare. Ripensò, dirigendosi verso casa di Sophie, al desiderio che aveva espresso quella notte. Avrebbe voluto una serata indimenticabile, l'aveva desiderata con tutto il cuore guardando cadere quella stella cometa e il desiderio si era avverato sul serio... Solo non come avrebbe voluto. Il segno della mano lasciato sul vetro posteriore era molto chiaro, c'era ancora, e guardandolo, seppur anche solo di sfuggita, trasaliva ogni volta, ed era ancora più nitida l'immagine impressa nella sua mente di quell'essere che lo aveva chiamato. Non lo aveva detto a Sophie ma dove la ragazza aveva udito un urlo, lui aveva recepito chiaramente un messaggio. Quella voce orribile, in maniera straziante, mentre erano in acqua, aveva urlato un nome, il suo: “Joseph”, invocandolo nell'oscurità. Chiunque fosse, qualsiasi cosa fosse... Era lì per lui.
Francesco Merli
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