Era passato un anno dalla mia ultima relazione. Credevo di aver vissuto l'amore più importante della mia vita. Ma non fu così. La distanza e la diversa cultura religiosa influì sulla decisione di lasciarci, nonostante il nostro sentimento. Avevo compiuto da poco 25 anni e la mia vita, fino ad allora, era trascorsa in tutta la sua pienezza. La ricerca di un amore importante mi riempiva di piccoli flirt e di esperienze occasionali con donne che mi donavano più di quello che probabilmente meritavo perché nessuna, fino ad allora, era riuscita a completarmi. Per questo non riuscivo a tenere viva una relazione più di qualche anno o addirittura qualche mese. Lasciandomi anche qualche cuore spezzato alle spalle. Ero stato amato e odiato, tra errori di gioventù e donne deluse, per il mio modo di essere. Per questo mi ritrovai a 25 anni senza aver vissuto mai un grande amore. A volte non ci rendiamo conto di quanto la vita sia meravigliosa e sorprendente. Quello che ci può accadere da un momento all'altro, inaspettato, ci cambia la visione e la prospettiva. Mai avrei immaginato di vivere quello che mi avrebbe riservato il futuro. Se mi avessero detto cosa mi riservava il futuro con la storia che avrebbe cambiato la mia vita e di dover pagare per questo un prezzo così alto, non ci avrei creduto. Il prezzo di un sentimento che ha lasciato la traccia più profonda e indelebile nella mia vita.
IL LIDO
Mio fratello mi invitò a trascorrere una giornata al lido dove aveva affittato una cabina per tutta l'estate. Quel giorno il sole picchiava particolarmente forte, il mare brillava liscio di una luce di mille colori e la sabbia scottava i miei piedi. Me ne stavo sdraiato su una stuoia in riva al mare, bagnandomi di tanto in tanto, unico sollievo per resistere qualche minuto in più e non cedere al sole rovente. Dei ragazzi giocavano in riva al mare. Il sole che offuscava la mia vista non mi permetteva di distinguere i loro volti. Una voce femminile roca, tra il mormorio della spiaggia, attirò la mia attenzione. Il sole abbagliante oscurava il suo viso lasciandomi intravedere solamente il suo delicato profilo. I suoi capelli lunghi, ondulati, le cadevano sulle spalle magre. Incuriosito portai una mano alla fronte per ripararmi dal sole e guardarla meglio. Era una bella ragazza. Un sorriso luminoso e due fossette sulle guance suscitarono in me una forte attrazione emotiva. Un bikini succinto donava al suo corpo da adolescente grazia ed eleganza. Una reazione chimica fece esplodere il mio cervello: un colpo di fulmine. Chiusi gli occhi e iniziai a fantasticare cosa sarebbe stata la mia vita accanto a quella donna. Il mio cuore accelerò i suoi battiti e una sensazione di felicità mi fece perdere il contatto con la realtà. Conoscerla sarebbe stato fantastico, ma ero cosciente che la mia timidezza e la consapevolezza della mia difficoltà nell'approcciarmi con le donne, non mi avrebbe portato a niente di tutto ciò. Nelle mie precedenti esperienze, per la timidezza, ho sempre aspettato che fossero le donne a dichiararsi, sebbene abbia fatto sempre in modo di facilitarle. Non mi sono mai dichiarato per primo, per le mie insicurezze e la paura di un rifiuto che hanno sempre condizionato la mia vita sentimentale. La guardavo uscire dall'acqua, dopo il bagno, stringere i capelli e annodarli per asciugarli. Sorrideva gioiosa e mi sembrava di non aver mai visto una donna tanto bella. Magari era solo la mia visione, per me era unica. Cercavo di capire attraverso i suoi gesti se avesse tra i suoi amici un compagno vicino. Non sembrava.
L'OCCASIONE A quel tempo vivevo le giornate in modo spensierato che spesso si trascinavano fino a notte inoltrata. Uscivo tutte le sere e rientravo sempre tardi a casa. Approfittai dell'occasione che mi veniva offerta da mio fratello e iniziai a frequentare ogni giorno il lido. Il desiderio di conoscere quella ragazza era troppo forte anche se non avevo alcuna idea di come fare. Scendevo ogni pomeriggio in spiaggia, stuoia e ombrellone alla mano e cercavo di recuperare il sonno perduto dopo la lunga notte trascorsa fuori casa. I giorni passavano e non mi rimaneva altro che ammirarla. La conoscenza con alcuni ragazzi del lido mi diede l'occasione che avevo desiderato. Come capita spesso, un amico tira l'altro, fino a quando mi presentarono a lei. Non potevo crederci, stavo raggiungendo il mio sogno. Ero riuscito finalmente ad averla vicina a me. "Ciao, io sono Gaia" disse. "Marco, piacere!" le risposi quasi balbettando per l'emozione. I suoi lunghi e folti capelli castano scuro le coprivano le spalle ossute. Gli occhi luminosi brillavano sul suo viso solare e gioioso, mentre le fossette affondavano sulle sue guance donandomi una indescrivibile ed euforica felicità. Ebbi il desiderio irrefrenabile di baciarla. Le sue bellissime labbra. Il mio cuore batteva impazzito. Riuscii a frenare a stento il mio istinto. Averla conosciuta era stato un successo. Nei giorni seguenti mi unii ai loro giochi. Cercavo di attirare la sua attenzione con stupide battute ironiche. Lei rideva compiaciuta, cosciente della stupidità di queste. La guardavo sorridere e questo mi riempiva di gioia. Non mi sono mai considerato un bel ragazzo, ma le donne mi ritenevano fisicamente attraente e le mie esperienze passate erano legate più all'attrazione fisica che alla bellezza, che riuscivo a compensare con la mia simpatia. Non mi facevo molte illusioni con Gaia, sebbene nel profondo del mio cuore ci sperassi. Lei era proprio una bella ragazza. Una bellezza naturale, spontanea e genuina. Capivo anche che poterla raggiungere era soltanto un sogno. Cominciammo a frequentarci, scambiandoci qualche momento di confidenza, ma niente di più. Speravo sempre di poter attirare il suo interesse, ma lei mi vedeva solo come amico. Scherzavamo con una certa complicità, ma non riuscivo a capire se provasse qualcosa per me, perché lei scherzava con me come faceva con tutti. Per questo cercavo di non farmi illusioni. Forse essere troppo presente stava trasformando il nostro rapporto solamente in una semplice amicizia e per me che volevo qualcosa di più, non era sufficiente. Cominciai così ad assentarmi più spesso, come “la Primula Rossa” apparivo e scomparivo dal gruppo di amici improvvisamente creando una sorta di vuoto tra loro. La mia presenza al lido era stata sempre costante tra gli amici, cosicché iniziai, prima che finisse la giornata e durante questa, ad allontanarmi per capire se in lei ci fosse il desiderio di cercarmi. In realtà non lo facevo apposta. Era la mia profonda timidezza con le donne a procurarmi una tristezza interiore. Il pensiero di essere considerato onnipresente e opprimente mi faceva chiudere in me stesso e fuggire via in solitudine. Per qualche giorno evitai di andare al lido. E lei se ne accorse. Non poter gestire la mia presenza cominciò a creare in lei un disagio e l'interesse nei miei confronti cominciò a farsi forte. Arrivai un giorno al lido che era già tarda mattina, subito dopo pranzo, lei se ne stava sdraiata su di una sdraio all'ombra della sua cabina. Sembrava aspettarmi. Era la prima volta che ritardavo così tanto. Con le mani copriva il suo volto da un raggio di sole che le baciava il viso e tenendo le dita larghe vedevo che osservava ogni mio movimento. Neanche una parola seguì il tempo in cui mi preparai per andare in spiaggia. Con il mio solito ombrellone e la stuoia scesi in riva al mare. Non passò molto tempo e la vidi arrivare dietro di me stendendosi accanto silenziosamente. Ancora senza una parola. Le parole non servono per descrivere un fremito, un'emozione che ti sale pian piano ti attraversa il corpo fino a raggiungere il cuore e la mente. Fu “attrazione fatale”. Anche lei timida, non lasciava trasparire alcuna emozione. Ed io impazzivo perché non capivo quali fossero le sue intenzioni. "Come mai non sei venuto in questi giorni?" disse all'improvviso. "Non avevo voglia" le risposi. "Uh!" esclamò tra sé. "Cosa significa Uh!" le dissi e iniziai a prenderla in giro. Scherzavamo e sorrideva felice. Io mi nutrivo della sua felicità esaltandomi sempre più. Vederla sorridere e vedere i suoi occhi brillare di una luce speciale mentre mi guardava, era come sprofondare in un sogno. Gaia era poco più che una adolescente ed aveva davanti a sé un mondo da conquistare. Ed io volevo essere lì accanto a lei. "Vuoi fare una passeggiata?" le chiesi. Il pomeriggio si incamminava verso il calar del sole. La sabbia si era fatta tiepida e facilitava il nostro percorso lungo i lidi. Continuavo a prenderla in giro con le mie solite battute. Le dissi che era la donna più brutta e antipatica del mondo e lei rideva consapevole delle mie bugie. Presi coraggio e mi fermai sulla riva gettandomi in ginocchio ai suoi piedi. Sorrideva compiaciuta e non capiva il perché di questo mio gesto. "Mi dai un bacio?" Le chiesi. Chiusi gli occhi e aspettai che lo facesse. Mi rendevo conto che stavo esponendomi oltremodo con questa richiesta al rischio di distruggere anche la nostra potenziale amicizia, se non avesse accettato. In quel momento, ti passa una vita davanti... “Il bacio più bello della mia vita”
Mauribo Defi
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