L'agile corpo di Kathryn Crawford, chino in avanti, seguiva il ritmo di Dark, il suo cavallo. I suoi capelli svolazzavano al vento assieme alla folta criniera dello stallone che David, suo cugino, aveva lucidato e il suo manto colore ebano riluceva ai raggi del sole che filtravano tra gli alberi. Procedendo spronava al galoppo il cavallo sul terreno di un sentiero schivando i rami che penzolavano dagli alberi e sollevando un gran polverone. Arrivò vicino a una piccola fresca cascata che scendeva a valle in un torrente. L'impetuoso corso d'acqua aveva intimorito Dark, che si sollevò con un salto poderoso agitandosi con uno sbuffo e scalpitava. Kathryn smontò e lo calmò accarezzandogli la folta criniera. Lo avvicinò al corso d'acqua dove l'animale lentamente incominciò a bere per soddisfare la sua sete. L'aria fresca del mattino le sferzava il viso, mentre guardava il cielo azzurro e il sole illuminava le cime delle vicine montagne. Salì di nuovo in groppa e tirò le redini per invitarlo a riprendere il cammino. Lo guidò lungo il percorso finale che portava nella sua proprietà. Al suo rientro al ranch, si sentiva lo scalpiccio dei cavalli che erano nel recinto liberi di galoppare, sotto lo sguardo vigile di David. "Non stancarlo più di tanto. Lo sai che tra tre ore dovrà gareggiare." le ricordò lui, appoggiato alla staccionata di legno. "Lo riporto nel suo box." rispose lei, smontando con un salto. Avrebbe gareggiato all'ippodromo, quel pomeriggio, domenicale di luglio. Un nitrito spaventato provenne dal recinto. David in fretta imbracciò il fucile e sparò sulla sabbia. Lei cercò di tenere fermo e calmo il suo cavallo. Inorridita vide che lui aveva ucciso un serpente che aveva impaurito i cavalli, mentre lui cercava di tenerli a bada. Quando un cavallo ha paura, cerca di scappare, se non può farlo, combatte. David con l'aiuto della canna del fucile abbassata raccolse il serpente, uscì portandolo fuori da recinto e lo seppellì coprendolo con la terra. Kathryn si mise a camminare con le redini in mano, lo stallone mosse la testa su e giù, seguendola nella scuderia da Tommy, affinché se ne prendesse cura. Quando entrò nella stalla, sentì il forte odore della paglia fresca e pulita che Tommy aveva portato come Cameron, padre di Kathryn, gli aveva ordinato e si accertò poco dopo che lo stallone avesse a disposizione una sufficiente porzione di biada. Tornando a casa, si sentiva la gola secca. Si recò in cucina, corse al lavandino a lavarsi le mani, poi si riempì un bicchiere d'acqua fresca e la bevve tutto d'un fiato. Le doppie porte erano spalancate, lei uscì fuori e si mise a fissare la sua terra. Avrebbe potuto passeggiare nello spazioso giardino tra i suoi alberi secolari, ora che era in estate, perché in inverno non poteva più di tanto. Lanciò un'occhiata all'orologio, della cucina, le ore stringevano e aveva alcune cose da sbrigare: le sue gare erano importanti nella sua vita, come lo era la sua famiglia e il suo lavoro. Dall'interno sentiva vociare e si facevano sempre più vicine: erano sua madre, Kim e sua sorella Jill, che scendevano le scale. Posò il bicchiere, dopo averlo sciacquato e messo al suo posto. Attraversando l'ingresso per dirigersi in salotto, passò davanti allo studio di Cameron e lo vide in compagnia di un suo amico. Kathryn, sentì dirgli da suo padre che non era per lui la vita da politico. Versò del rum in due bicchieri e poi, uno lo porse al suo amico che annusò il gradevole aroma. L'ippodromo, Belmont Park di New York già era gremito di gente. Kathryn era lì, in attesa che la corsa dei cavalli avesse inizio. In sella sul suo Dark, attendeva la partenza. Agile e maestosa, dai modi raffinati, in tutta la sua sintonia, nell'eleganza del suo abbigliamento da fantina, cavalcava l'animale. Le norme permettevano anche alle donne di partecipare alla corsa al galoppo. Con il suo purosangue arrivò seconda, era un'ottima posizione, anche se sarebbe potuta arrivare prima, le venne da pensare che lo aveva, sicuramente, stancato la mattina, andando al galoppo. Conosceva bene il mondo ippico per sapere che un cavallo di certo va allenato, ma non stancato. Dalla pista lei aveva visto che in tribuna c'era il suo ex marito, Etienne Simmons, anche lui come lei amava i cavalli e in special modo le scommesse. Così si concesse un momento per parlare con lui, prima di andare via. "Complimenti! Come al solito ti sei aggiudicata uno dei primi posti." esordì rivolgendosi alla donna, ma con sguardo in cagnesco, che non lasciava adito ad altro. "Grazie!" rispose. "Tutto bene?" si informò lui. Stava per iniziare la corsa al trotto. La zona d'arrivo era a pochi metri. "Sì!" affermò lei, mentre il sole estivo brillava sui suoi capelli color miele. Lui diresse lo sguardo verso la corsa successiva. "Hai chiaramente scritto sul viso la tua freddezza. Il tuo aspetto è sempre ambiguo verso di me." si lamentò lei, con rancore mentre guardava i cavalli che erano già pronti per partire. "Da quando ti ho scoperta con quell'anello di diamanti di gran valore dentro la tua borsa, non ho più fiducia in te." riferì lui, guardandola con la coda dell'occhio. "Senti da che pulpito viene la predica." replicò piccata, ma abbozzando un mezzo sorriso. "Io, non ho rubato nessun anello, te lo ripeto per l'ennesima e ultima volta. Fu quell'intrigante di Liza, per invidia, a mettere l'anello nella mia borsa, di nascosto, mentre mi ero allontanata dal laboratorio per qualche minuto. Tu hai una faccia da schiaffi, mi viene una tale rabbia che non riesco a sopportarla. Cinica e insolente. Ormai non conta più parlarne, siamo due coniugi divorziati." affermò lei, indolente. "Lei certe cose non le fa. Essendo un avvocato! Ed è inutile che me lo ripeti in continuazione. Ti aspetti davvero che ti creda?" replicò l'uomo. "Ah ah ah! Quindi, tu pensi davvero che un avvocato non combine certe schifezze? Francamente, non mi interessa se mi credi o no. Tu vuoi credere solo a ciò che ti fa comodo." gli fece presente. "Noi la conosciamo bene. Non ti abbiamo licenziata perché come disegnatrice di gioielli sei brava, la migliore nella zona..." fece lui, cercando di accorciare il discorso. "Sei magnifica nei pantaloni da cavallerizza: sei miss country in tutto e per tutto." Kathryn lo scrutò con occhi glaciali. "Grazie del complimento." aggiunse con tono freddo. Etienne alzò le spalle interessato alla corsa ippica. "Ma vai al diavolo! Possibile che non c'è verso per farti capire, che io non ho rubato niente? cerchi sempre di cambiare discorso, sei sempre lo stesso." disse lei, osservando con il suo binocolo la corsa già iniziata. Finita la gara, Kathryn provò a salutarlo, ma Etienne, era fin troppo impegnato a riscuotere la vincita del cavallo arrivato primo che non sentì il suo saluto. Mantenere un rapporto di amicizia con lui era stato un grave errore. Da donna orgogliosa qual era, non si sciolse più di tanto nell'accomiatarsi; le sofferenze che le aveva inflitto erano state tante. Lei non era quel tipo di donna capace di amare un uomo come Etienne, ma allo stesso tempo non ne era capace di tradirlo come una prostituta. Kathryn ed Etienne si erano sposati cinque anni prima e da tre mesi avevano divorziato. Mentre stava lasciando l'ippodromo per far ritorno al ranch, alla guida della sua auto, si ricordò di quando una mattina, prima di recarsi al lavoro, qualcuno suonò il campanello di casa. Lei andò ad aprire, non trovando nessuno, tranne una grande busta bianca sullo zerbino, spedita in forma anonima. Si guardò a quel punto in giro, per cercare di vedere se ci fosse qualcuno che si allontanava di fretta, ma non scorse anima viva. prese quindi la busta e rientrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle. La strappò impaziente. introdusse la mano e tirò fuori una decina di foto. In quelle fotografie vi era Etienne che prendeva una busta da due uomini. Lesse una prima volta la lettera anonima indirizzata a lei, ad alta voce senza riuscire a credere a quanto vi era scritto. La rilesse con il cuore in gola, memorizzandosi ogni parola.
Anna Vascella
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