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Autore: Michele Cristino
La curiosità uccise il gatto
Thriller Noir
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La curiosità uccise il gatto
L'arrivo di Babbo Natale.

Era da diversi giorni che Jonhatan Derrison stava cercando di andare avanti lo stesso sebbene ci fossero nell'aria le note di un Toto Cotugno scanzonato e perentorio che picchiavano duro al di là del muro.
Anche di notte.
E anche se i vicini di casa amassero giusto una tanticchia ascoltare Rino Gaetano a un ritmo e a un volume alternato quanto decisamente disastroso lui, a quel punto, decise di prendere una decisione ferma e perentoria.
Fece un rutto.
Accavallò le gambe sulla scrivania e si accese una sigaretta.
Andando avanti a tentoni a causa anche del fatto che amasse divincolarsi in quel di suo apparentemente appartamento con le luci spente, a squarciare a un certo punto la notte di quel siffatto nottambulo fu un peto.
No.
Non c'era verso.
Jonhatan Derrison non era in grado di capire quello che stesse succedendo dall'altra parte della parete ma d'altro canto era anche vero che lui a un certo punto decisamente decise di ricambiare il favore.
Spalancò le finestre e con un gran bel ruttazzo sembrò quasi voler dare il benvenuto a una notte calva di stelle, buia come la pece ma anche alquanto e decisamente avvolta dalla nebbia.
Ma se per questo non era neppure in grado di capire quello che gli stava succedendo davanti ai suoi occhi anche perché, così, di primo acchito venne sopraffatto da una forte, fortissima ventata di freddo gelido.
Ma poi si abituò.
Anzi, no.
Non si abituò affatto a tutte quante quelle sopraffazioni.
Anche se poi non era nella sua persona vaneggiare e ululare come un pazzo alla luna, lui allora e quindi sparò forte con un deciso dritto per dritto un altro altisonante gran bel ruttazzo.
Sopraffazioni contro le quali stava battagliando anche grazie a qualcuno che nel frattempo si era messo ad ascoltare una canzone come Wild Boys dei Duran Duran.
Era difficile assai che riuscisse a interpretare i versi, le urla e i rumori che provenivano oltre quella parete che divideva il suo appartamento da quello dei suoi molto poca simpatia vicini di casa.
Poi.
Poi richiuse le finestre con un nulla più.
Si ficcò in quella camera da letto matrimoniale per volteggiare tra la scrivania prima e quel grande letto sul quale si era andato a sdraiare.
E allora.
Quindi.
Si era andato magari a sdraiare soltanto per sentire meglio tutti quanti quei rumori, le urla e i versi che provenivano da un angusto ambiente che stava dall'altra parte del muro.
Angusto ambiente che doveva vederne proprio di tutti i colori.
Per lui questo non era altro che un mistero fitto e denso come un cazzo di minestrone cotto e stracotto e ripassato in pentola.
Per Jonhatan Derrison tutta quanta quella che veniva definita dalla ragazza una storia che della quale sia lei così come il fratello ne avevano ben fin sopra i capelli anche da fin troppo tempo.
Nonostante fosse quella una fitta ragnatela di contorsioni verbali fatte più che altro da tipiche espressioni dialettali qualche mattina capitava che se ne stesse sdraiato a letto a guardare anche un po' a guardare il soffitto.

Nel frattempo.

Intanto i parabrezza e i finestrini delle automobili si erano andate via via ad appannare e una volta ingrigite da una spessa colte di brina.
La notte volava nottambula e fu proprio quando in quell'occasione nella quale Jonhatan Derrison si alzò da quel letto matrimoniale per andare a pisciare che allora si accorse di qualcosa di strano.
Si accorse allora che era successo qualcosa di veramente molto strano.
Sul balcone del salotto se ne stava un tizio con addosso un accappatoio nuovo di pacca e di colore rosa appoggiato alla ringhiera.
Se ne stava messo là a fumare una sigaretta e nel frattempo guardava pure il panorama che quell'ambiente in quel momento stava offrendo.
Ma.
C'era però quel tizio che si accorse di un'ombra sinistra e maligna che a un certo punto si era distesa su quel balcone sul quale proprio in quel momento si stava trovando.
Una scala di funi scendeva dal piano di sopra alla quale sembrava ci fosse appeso un qualsivoglia Babbo Natale.
Jonhatan Derrison non riusciva a capire molto bene quello che stava accadendo anche perché l'allegra festicciuola ora a ritmo degli Scorpions, forse stava portando le sue cervella da un'altra parte.
Distratto da una ragazza fantasmagorica che in costume si stava sbattendo da una parte all'alta dell'appartamento in cerca di un qualsivoglia qualcosa, a un certo punto però Jonhatan Derrison prese a cacarsi addosso.
Jonhatan Derrison prese allora a cacarsi deliberatamente addosso dal momento in cui gli parve d'intravedere anche solo e soltanto per un attimo quel Babbo Natale prendere improvvisamente vita.
No.
Non aveva la più pallida idea di chi mai potesse essere quella persona che se ne stava sul balcone indossando slacciato un cazzo di accappatoio di colore rosa.
Babbo Natale aveva nella bocca una pinza anche piuttosto abnorme tant'è che per salire su quella scala di corda, doveva usare entrambe le mani e tutti e due i piedi.

Ma fu proprio in quel momento che Jonhatan Derrison si allontanò.
Se ne andò proprio via dal punto nel quale si trovava per andare a nascondersi proprio dietro quelle tende che erano state tirate agli angoli.
Una volta che quel tale baldanzosamente raggiunse il balcone, cavò via l'occhio sinistro dalla testa di quella grandissima testa di cazzo che con un accappatoio rosa se ne stava proprio là a prendere il fresco.
La pinza quindi cadde allora a terra tutta quanta insanguinata e anche se tra le tenaglie ci fosse ancora quell'abominevole occhio spappolato, il tizio sembrava proprio non volesse cadere privo di vita per terra.

E allora.

Quindi.

Lasciò quindi il Jonhatan Derrison così che le tende si ricongiungessero tra loro e se ne andò in cucina con la ferma intenzione di prepararsi un cazzo di caffè.
Avrebbe voluto si chiamare la polizia.
Avrebbe potuto anche chiamare in soccorso qualcuno grande e grosso e magari dall'aspetto pure minaccioso pronto a dargli manforte ma l'unica cosa che gli venne in mente fu quella di prepararsi un caffè.
Decise quindi di prepararsi un caffè nonostante nel frigorifero avesse soltanto quasi nove etti di cicoria che stava là a campeggiare nel cassetto della verdura da almeno una decina buona di giorni.
Sapeva al tempo stesso che tutto quanto quel rumoreggiare che proveniva dall'altra parte del muro cominciavano lentamente a spaccagli timpani, coglioni e pazienza.
Ma quel tizio che se ne stava indifferente sul suo cazzo di balcone sembrava non avvertire assolutamente niente.
Controllò allora se tra tutto quanto quello che si nascondeva dietro le ante di quella grande credenza ci fosse anche del caffè.
Ma non trovò nient'altro oltre a dei piatti piani e a dei piatti fondi che in quel momento non gli interessava.
Non vide altro che enormi e volumetrici quantitativi di pasta e di pane in cassetta.
Pasta e pane in cassetta che scoprì soltanto dopo essere stati ben stipati e ordinati a seconda della data di scadenza.
Nonostante avesse trovato pure olio, sale e dell'aceto balsamico risalente ancora chissà quale annata, prese una decisione alquanto e decisamente perentoria e altisonante.
Decise comunque di andarsi a prendere un caffè in quel bar tabacchi che se ne stava proprio in fondo alla strada.
Ma dopo un attimo di silenzio però, i suoi vicini di casa che abitavano nell'appartamento che stava proprio al di là di quel muro, ripresero a litigare così, come se niente fosse.
A questo punto della faccenda Jonhatan Derrison li avrebbe voluti gettare tutti quanti giù dritti nel cassonetto i membri di quell'abominevole e allegra famigliuola.
Allegra famigliuola che sembrava proprio non aspettasse altro che ritrovarsi ogni cazzo di sera all'interno di quelle quattro pareti soltanto per provare l'ebrezza di rompere i coglioni agli altri inquilini del condominio.
Palazzo che poi, alla fine dei conti, si trovava a un'altezza tale di via Antonio Aldini da poter permettersi di dire che si affacciava su di una strada stretta come quella via Piombino là.

Michele Cristino

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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