Come ogni giallo che si rispetti
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- È il tuo giorno di riposo, o sbaglio? – chiede Parker, a pancia in giù sul letto. - No, infatti è il mio giorno di riposo – risponde Norah, distesa sul fianco. – Vuoi farmi compagnia? – - Vorrei tanto ... - - Cosa ti intrattiene? Sei un libero professionista; lo sai come la penso al riguardo. – - Sì, dopo aver chiuso un caso sarebbe giusto prendermi qualche giorno di riposo. – - Esatto! Servirebbe anche a ricaricarti. – - Già. – - Ma è più forte di te, non riesci proprio a staccare la spina. – - A dire il vero, non ci crederai, è quello che ogni volta mi propongo di fare, ma poi ... - - L'amore per il tuo lavoro prende il sopravvento. – - Sì, diciamo così. – - Hai intenzione di scappare via? – - No, posso intrattenermi ancora un po'. – - Quanto un po'? – - Il tempo necessario. – - Hai in mente qualcosa? – - Indovina. – - Dammi qualche indizio. – - Certo. – Il detective avvicina il capo e unisce le sue labbra a quelle di lei in un appassionato bacio.
- Scusate per il ritardo – dice Parker, seduto dietro alla sua scrivania. - Stai scherzando! Anzi, pensavamo che, almeno oggi, dopo aver chiuso l'ultimo caso, non venissi – replica Jennie, seduta dinanzi. - Lo sai che non è così. – - Be', quantomeno lo speravamo. – - Sì, è vero; e poi, anch'io sono arrivato in ritardo – interviene Ted, accomodato a fianco dell'amica e collega. - Sì, lo posso confermare – dice la donna. – Qualcuno doveva aprire l'ufficio, quindi ... io sono arrivata in perfetto orario. – - Capisco; ma, dove sta il problema? – si interroga Parker. - Nessun problema – tiene a precisare Jennie. - Sì, nessun problema – si aggrega Ted. - Ok. Bene, di cosa parliamo? – - Jennie poco fa mi ha accennato di un caso un po' particolare. – - Particolare lo sono un po' tutti. – - Sì, è vero, ma questo mi ha davvero colpito. – - Sentiamo. – - Ted ha ragione, si tratta di un caso ... singolare – afferma Jennie. - Singolare. – - Già. – - Pendo dalle tue labbra. –
- Cosa ne pensi? – chiede Ted, seduto a un tavolino all'interno di un locale insieme a Parker. - Così su due piedi non saprei cosa rispondere – replica il detective. – Sì, devo però ammettere che è un caso alquanto curioso. È altrettanto vero che pur di esaudire i propri desideri non si bada a spese. – - E non è detto che le aspettative vengano esaudite. – - Immagino che il nostro cliente l'abbia messo sul conto. – - Sicuro vuoi che rimanga? – - Certo! – - Ha chiesto di te. – - E allora? Sei il mio socio, siamo una squadra, o forse l'hai dimenticato? – - Come potrei. – - Perfetto! – - A un tratto al tavolino si avvicina un uomo di circa quarantacinque anni, l'età di Parker. - Signor Parker? – - Sì. – - Buongiorno. Sono Flores. Qualcosa non va? – chiede l'uomo, notando il detective perplesso. - Noi ci conosciamo. – - Posso? – - Certo! – L'uomo si siede. - Lui è Ted, il mio socio. – - Salve. – - Salve – risponde Ted. - Avete consumato? – dice Flores. - No, aspettavamo lei – replica Parker. Dopo aver ordinato, giunge il cameriere che poggia sul tavolino le tre tazze con il caffè. - Sì, ci conosciamo – afferma l'uomo, non appena sorseggiato la bevanda. – Il mio nome completo è Larry Flores. – - Larry Flores ... eravamo amici del liceo – aggiunge Parker. - Esatto! – - Cristo! Ho stentato a riconoscerti. – - Sono un po' cambiato, è vero; tu, invece, sei sempre lo stesso. Complimenti! – - Cerco di mantenermi in forma; il lavoro in questo mi aiuta. Tu cosa fai? – - Sono un dentista, ho uno studio privato. – - Bene a sapersi. – - Già. – - Ho capito, vuoi riunire gli amici per una rimpatriata. – - Proprio così. – - Ci sarò anch'io? – - Naturalmente. – - Non ci saranno tutti, ma solo coloro con cui si era instaurato un certo legame. – - Giusto. – - Ho avviato le ricerche, andate quasi tutte a buon fine; con te non ci sarebbero stati problemi a rintracciarti, sei famoso come una star del cinema. – - Non mi dire. – - È così, amico mio. – - Hai detto quasi tutte. – - Sì, purtroppo all'appello manca l'ultimo contatto. – - Chi sarebbe? – - Eric. – - Sì, me lo ricordo vagamente; mi stai chiedendo di rintracciarlo. – - Sì; lo so perfettamente, la cosa può sembrarti strana, che ingaggi un investigatore privato, che è anche un vecchio amico, solo per esaudire un capriccio. – - Be', probabilmente per te è più di un capriccio. – - No, è una vera fissazione e nulla più. Comunque, non voglio approfittare dell'amicizia, il lavoro è lavoro. – - Ok, ti farò uno sconto. – - Lo accetterò ben volentieri. – - Farò del mio meglio, ma non sono un mago, è bene che lo sappi. – - Non sarai un mago, ma sei un'eccellenza nel tuo campo. – - Non esageriamo, lo dici per stimolarmi. – - Certo. –
- Non mi sembra nemmeno vero – afferma Parker alla guida della sua berlina. - Cosa? – gli chiede Ted, seduto a fianco. - Tutto; un amico del liceo dopo tanti anni si rifà vivo chiedendomi di rintracciare un nostro compagno di scuola per una rimpatriata, quando invece poteva benissimo accontentarsi di quello che passa il convento. – - Sarebbe stata la cosa più logica, piuttosto che dare tale incarico a un famoso investigatore privato, seppur amico. – - Già. A proposito, quel “famoso” dove l'hai appreso? – - Mi è venuto così, spontaneo. – - Capisco. – - Cosa sai del vostro compagno? – - Di Eric? Non molto; è passato tanto di quel tempo. Credo che non fosse nemmeno tra i miei preferiti. – - Perché? – - Non lo so, forse per una questione di antipatia reciproca. – - E tra loro due che rapporto c'era? – - Intendi tra Larry ed Eric? Che io ricordi, normale; al momento non mi viene in mente nient'altro, ma sono convinto che una volta dentro qualche elemento verrà fuori. – - Come pensi di procedere? – - Seguirò le indicazioni di Larry, dopodiché si vedrà. Una cosa è certa, in questa storia mi sento coinvolto, visto la mia partecipazione alla festa. – - Sei contento? – - Non ti so dire, è tutto da vedere. – - Sicuro che ti farai pagare? – - Certo! Nessuna opera di generosità, il lavoro è lavoro. – - Già. Non credo che tu abbia bisogno del mio aiuto, mi occuperò d'altro; ma nel caso ... - - Avessi bisogno d'aiuto, ti farò sapere. Ok. –
Di per sé il caso non è di quelli particolarmente rognosi da richiedere un'unione di forze, così Ted si tuffa in uno più congeniale al suo temperamento: dissuadere un energumeno a desistere dai suoi insani propositi. - È quello il palazzo? – chiede l'investigatore, seduto al volante della vettura, parcheggiata a ridosso del marciapiede. - Sì, lì ci abita mia figlia – risponde l'uomo, settantenne, accomodato sul sedile del passeggero. – Esce di casa con la paura addosso di doverlo incontrare; e non si può certo dire che in quelle quattro mura sia al sicuro. – - Lei in questo momento non è in casa, giusto? – - Sì, è al lavoro; dovrebbe rientrare tra un paio d'ore circa. – - Hanno convissuto insieme. – - Sì, purtroppo; sono stati quattro anni di sofferenze, psichiche e fisiche. È stato denunciato per stalking, ma non è servito a nulla, se non a farlo imbestialire di più. – - Questi individui hanno la testa dura. – - Proprio così; non so se ho fatto bene a rivolgermi a voi. Ci mancherebbe che passi dalla ragione al torto; so che non ci andate per il sottile. – - Intende dire che siamo cattivi? – - No, questo no. – - Dipende dalle teste calde che abbiamo dinanzi, e questo, da quello che ho capito, lo è. – - Sì. – - Non si preoccupi, stia tranquillo, lo riporteremo sulla retta via, senza conseguenze che possano danneggiarla. – - La ringrazio. –
L'unico recapito di Eric di cui si è a conoscenza è l'abitazione della famiglia, già contattata da Larry Flores. Presentarsi chiedendo le stesse informazioni non sembrerebbe una buona idea, ma non ce ne sono altre, Parker di questo n'è convinto. Non farsi sbattere la porta in faccia, è il primo obiettivo. - Siete troppo insistenti – dice l'uomo al citofono. - Capisco la sua osservazione – risponde il detective. – Le garantisco che è a fin di bene. Un amico in comune del liceo desidera che ci riuniamo per una rimpatriata. Un modo piacevole di rivederci dopo molti anni. – - Ripeto, c'è troppa ostinazione; quello che avevo da dire ho già risposto all'altra persona. – - Sì, e mi dispiace importunarla; le chiedo scusa. – - Questo significa che farete a meno della presenza di mio figlio, o cos'altro? – - Non so rispondere. – - O non vuole rispondere; ho l'impressione che non vi rassegnerete facilmente. Non mi va di discuterne al citofono; ok, salga pure, terzo piano. – - Grazie. –
Salvatore Scalisi
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