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Autore: Angela Trovato
Civico 29 Muri
Romanzo
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Civico 29 Muri
I muri hanno anima. E orecchie. E occhi.
E memoria.

Ho un'anima ed è immortale.
Dopo qualche centinaio di anni è il mio aspetto che mostra i segni del tempo.
Posso dire di aver conosciuto l'umanità in ogni sua sfaccettatura, dalla più abietta alla più nobile.
E ricordo.
Ricordo tutti quelli che qui dentro hanno vissuto.
Voglio portarvi al di là del muro raccontando quello che ho visto e soprattutto che ho sentito, perché i muri conoscono l'intimità e i pensieri, quello che le maschere pubbliche non permettono di vedere.

Civico 29, Vicolo della Palomba, Roma

Prologo : Aprile 2024

Sono in tre, due donne e un uomo. L'uomo è bruno, di media altezza, ha un viso piuttosto comune in cui solo gli occhi si fanno notare per lo sguardo penetrante. Cammina col busto ben eretto e si guarda intorno con compiacimento. Una delle due donne è appesa al suo braccio come a cercare un ancoraggio, il pallore del viso compensato dal rosso acceso dei capelli e dal blu elettrico del vestito. L'altra, elegante, i capelli biondi raccolti alla nuca, li precede in un percorso che sembra conoscere molto bene.
Ai due lati del vicolo i palazzi quasi si toccano, alcune grate alle finestre dei piani terra sono lì a proteggerle, come la ruggine suggerisce, da un tempo infinito; altre, più recenti, segnalano la presenza di un hotel, un bed and breakfast, un ristorante. Vasi appesi ai muri invitano con i loro fiori la primavera a farsi finalmente avanti.
I tre avevano percorso il vicolo della Palomba fino all' antico portone del ‘600, su cui ormai non restava più traccia di pittura.
Al di sopra della cornice attirava lo sguardo l'iscrizione in latino “I(N)VIA VIRTUTI NULLA E(ST) VIA” e l'uomo prontamente l'aveva tradotta indicandola alla moglie “Nessuna via è preclusa alla virtù. Sono versi del poeta latino Ovidio, cara. Quanta verità nelle parole degli antichi!”
Relativamente interessata alla scritta perché intenta a non scivolare sui sanpietrini che pavimentavano il vicolo, resi viscidi dall'abbondante pioggia caduta in mattinata, la donna si rivolge alla loro guida “Siamo arrivati signora Innocenti?” “Sì, è questo il palazzo, il civico 29. Come avete visto siamo a due passi da piazza Navona. Lei, onorevole, può raggiungere la Camera in pochi minuti e sareste proprio, signora, nel cuore di Roma.”
Viola Innocenti sa fare bene il suo lavoro e tocca le corde giuste per invogliare i possibili clienti, una coppia di mezza età che doveva trasferirsi a Roma dove i superiori interessi dello Stato chiamavano lui, dopo che all'ennesimo tentativo era stato eletto, e dove lei, per quanto riluttante, aveva deciso di seguirlo perché gli uomini da soli, si sa...
La donna era conquistata dall'atmosfera, nuova per lei, che si respirava nel vicolo e dalla facciata del palazzo davanti al quale si erano fermati.
Una lama di sole che si era fatta largo tra le nuvole lo illuminava di un colore rosso bruno e tra l'edera e il gelsomino si affacciavano finestre con le persiane in legno scuro.
Viola ne segue lo sguardo “Qui si respira l'aria della Roma di un tempo, quella che è ormai quasi scomparsa. Certo, questa non è una città facile da vivere, però Roma è bellezza assoluta, emozioni, contraddizioni, amore viscerale e odio” prosegue sorridendo “e soprattutto dopo un po' qui ci si sente a casa, perché questa città accoglie tutti, da dovunque vengano. Quando ti guardi intorno senti forte il legame col passato, intuisci che vuol dire eternità ma non ti perdi, perché qui ti senti parte del tutto...” Il tono di voce si abbassa “Sì, non è facile viverci, ma ti dà molto più di quanto ti toglie”.
Nota lo sguardo perplesso della moglie dell'onorevole, che forse sta ripensando alla sua decisione. “Come avete certo avuto modo di vedere questa città nell'ultimo secolo ha vissuto una profonda trasformazione e non solo urbanistica. È un privilegio vivere in questa zona, entrando qui vi sembrerà che il tempo si sia fermato.”
Il viso della signora lascia trasparire la lotta in corso tra i suoi dubbi e la bellezza del posto, poi rivolta al marito “Questo palazzo è veramente splendido! È tanto diverso dal nostro attico a Milano, vero? Ma ha un fascino particolare, questo portone sembra racchiudere e proteggere storie e forse misteri”.
La risata dell'agente immobiliare suona un po' forzata mentre apre il portone “Oddio! Misteri no, ma sì, di storie ne potrebbe raccontare... Sono vent'anni che vivo qui, nell'appartamento sotto quello che andiamo a vedere, e conosco tutti. I rapporti tra noi sono ottimi, sia con chi abita qui da molto più tempo di me, sia con chi è arrivato di recente”. Aggiunge con un sorriso accennato e alzando il sopracciglio sinistro “Non si può dire che non sia una rarità di questi tempi, non credete?” Spinge il portone che mostrava i segni del tempo, mentre a lato il quadro del citofono, sostituito pochi anni prima, conservava la sua lucentezza.

Int. 6 Camilla Raciti Rizzo Int. 7 Anna Giusti
Int. 4 Stefano Alatri Chiara Galli Int. 5 Liliana Baldi Calì Bonsignore
Int. 2 Prof. Antonino Salvi Int. 3 Viola Innocenti
Portineria Int. 1 Domenico Riccio Rosa Marino


Tutti i nomi che vi compaiono hanno per lei un volto, tutti fanno parte della sua vita.
“Vi do qualche informazione. Al piano terra vive il nostro portiere con sua moglie. Al primo piano, di fronte al mio appartamento, abita il professor Salvi che è sempre vissuto nel palazzo.
Al secondo piano, all'interno 4, una coppia di giovani studenti e all'ultimo l'architetto Camilla Raciti con i suoi due gemelli, adolescenti come la figlia della dottoressa Giusti, una psicologa, che le abita di fronte.”
Tiene aperta l'anta del portone “Prego entrate, l'appartamento che si è liberato è al secondo piano”.

Entrando nell'androne sembra veramente di tornare indietro nel tempo. Una lanterna in ferro battuto pende al centro del soffitto a volta di un color crema pallidissimo come le pareti. Superata la portineria una rampa di scale con gradini in granito, che del colore originale conserva una tenue tonalità ambrata, porta al primo piano. Una ringhiera in ferro l'accompagna.
Mentre illustra l'interno e risponde alle domande dei clienti Viola nota che la porta della guardiola era chiusa, mentre la porticina che portava sul retro del palazzo, attraverso la stanza che tutti chiamavano il passaggio, era aperta e lasciava intravedere il giardino interno.
“Probabilmente Domenico, il portiere, è occupato a curare le piante. Sapete, il nostro giardino è una rarità in questa zona e ce ne prendiamo molta cura.”
Al suono delle voci una donna si affaccia dalla porta dell'interno 1 asciugandosi le mani sul grembiule allacciato in vita “Buon giorno Viola!” “Buon giorno Rosa, accompagno i signori a visitare l'appartamento da affittare.” Poi girandosi verso di loro “La signora Rosa Marino è la moglie del nostro portiere, si occupa della pulizia delle scale e all'occorrenza è disponibile anche per aiutare in casa. Seguitemi, sono solo due piani, vi faccio strada”.
Sul pianerottolo del secondo piano, mentre gira la chiave nella toppa della serratura indica l'ovale in ottone.
- int. 5 Liliana Baldi Calì Bonsignore -
“Che nome lungo eh? Qui abitava una baronessa, la signora Rosa mantiene la casa in condizioni perfette”.

Il sole che attraversa le finestre socchiuse illumina di una luce obliqua l'ingresso, offrendo agli occhi solo alcuni particolari dei quadri alle pareti, della mensola in radica di noce e della specchiera in legno dorato. La porta a due ante che hanno di fronte lascia intravedere il salotto Luigi Filippo, gli intagli sul legno dello schienale, dei braccioli e delle gambe. Viola spalanca la porta, poi la finestra e compare in piena luce il tavolo francese con gli angoli stondati e le gambe scanalate che la baronessa faceva allungare quando, per il suo compleanno, invitava gli abitanti del palazzo.
Tutto era rimasto uguale tranne loro.
Due anni prima erano entrati in quell'appartamento e ne erano usciti diversi.

Era aprile, come adesso.

Angela Trovato

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