Un giorno una persona mi disse che il mondo pullula di traditori. Non posso che essere d'accordo con quest'affermazione. È inutile fare giri di parole per addolcire la situazione o servirsi di frasi pseudo filosofiche o, ancora, rifugiarsi in fantasiose spiegazioni scientifiche che andrebbero a scomodare persino la genetica. La verità è quella, una sola, diretta e coincisa: il tradimento esiste, non è uno spauracchio per bambini capricciosi e, dettaglio ancor più rilevante, è più comune di quanto si possa immaginare. Non sono qui per darvi consigli né per proporvi test o per indicare i dieci indizi strategici coi quali riconoscerlo all'istante, ci tengo a precisarlo. Se il vostro uomo non ha occhi, orecchie, cuore e mente (e anche qualcos'altro) che per voi, tirate un sospiro di sollievo, ringraziate la vostra divinità preferita e vivete appieno l'Amore con tanto di selfie postati sui social, passeggiate romantiche al centro commerciale di sabato pomeriggio e serate da incorniciare accoccolati sul divano dinanzi alla milionesima puntata della vostra soap opera preferita. Se, al contrario, il vostro rapporto amoroso non è così idilliaco, lasciate perdere il karma, i riti propiziatori, i filtri magici e i complessi mentali, è arrivato il momento di sfoderare gli artigli. I traditori sono vecchi quanto il mondo e non esiste alcuno strumento tecnologico che possa debellarli, ergo, considerato ciò, occorre documentarsi sul fenomeno in maniera appropriata. I traditori si suddividono in tre grandi categorie: a) traditori seriali; b) traditori “a senso unico”; c) traditori dalla doppia vita. Appartengono alla prima categoria tutti coloro i quali tradiscono per vizio. Esatto, proprio come esiste il vizio del fumo o del gioco d'azzardo, vi è anche quello del tradire. Questi individui tradiscono perché spinti dal bisogno, per loro è quasi una necessità. Non importa tanto con chi, l'importante è tradire. I traditori “a senso unico” sono, a mio modesto parere, i migliori. Sì, perché se il destino ha voluto che donaste il vostro cuore a un traditore, almeno avrete la seppur magra consolazione di conoscere nome, cognome e segni particolari della vostra rivale, magari un bel giorno troverete il coraggio di chiederle cosa apprezza maggiormente nel vostro uomo e, chissà, potreste scoprire di avere gusti simili o individuare lati nascosti del soggetto in questione che non avevate mai considerato. I traditori dalla doppia vita, al contrario dei precedenti, sono i peggiori. Questi individui, infatti, non si accontentano semplicemente di tradire, ma, partendo dalla logica del celebre carpe diem (opportunamente reinterpretata), cercano di amalgamare il tutto vivendo le giornate “a cassettoni”. Ed ecco che compaiono due case, due donne, due famiglie, improrogabili impegni di lavoro, caritatevoli opere di assistenza nei confronti di anziani parenti sconosciuti e tutto quello che la fantasia, la destrezza e le incredibili doti organizzative suggeriscono affinché i due piani spazio-temporali non si sovrappongano. Immagino vi starete chiedendo il motivo per il quale ho intessuto questa ampia trattazione. Be', in un certo senso, la risposta è ovvia e prevedibile: nella mia esistenza ho incontrato un traditore con la T maiuscola, esponente di spicco di una delle tre categorie sopra citate. Provate, adesso, a indovinare quando ho scoperto la verità sul suo conto. Bravissimi, proprio un mese prima di Natale. Prologo
5 novembre 2014
Il grigiore della città e la temperatura rigida non fermano la gente dal riversarsi per strada. Turisti con gli smartphone tra le mani osservano estasiati la magica atmosfera invernale viennese a bordo delle tante carrozze trainate da cavalli che pullulano nel centro, una maniera simpatica per tornare indietro nel tempo, almeno con l'immaginazione. Stretta al braccio del mio uomo, io, Katrin Wagner, trent'anni compiuti quindici giorni fa, organizzatrice di eventi poco amante della socialità, che col noto musicista ho in comune solo il cognome per uno strano e sconosciuto gioco del destino, cammino lentamente gustandomi il piacere di una passeggiata a due. La città sta iniziando a vestirsi a festa, qui e là si vedono le prime decorazioni e luminarie e i grandi negozi che sorgono lungo il Graben, una delle più famose vie dello shopping, competono tra loro a suon di luci intermittenti, agrifogli ed enormi Weihnachtsmann . Mi guardo attorno, estasiata, come una bambina di cinque anni. Nonostante la mia famiglia sia viennese da generazioni, ogni anno mi stupisco della magia che questa capitale sa regalare nel periodo natalizio. Per me il Natale è una vera linfa vitale non solo per il grande impatto emozionale che esercita ma anche da un punto di vista puramente pratico: durante il periodo natalizio vengono organizzate numerose feste a tema e a me, pertanto, il lavoro non manca. Certo, ammetto che talora le richieste dei clienti sono alquanto fantasiose – come dimenticare il Natale in stile hawaiano con temperature hawaiane nella gelida Vienna? – ma leggere la felicità sui loro volti è una gioia incomparabile. - Ehm, noi saremmo arrivati - esclama l'uomo al mio fianco. Ho conosciuto Matthias Gruber, storico dell'Arte loquace e attento ai dettagli, esattamente due anni fa per puro caso durante la presentazione di un libro. No, non era lui l'autore del testo, dopotutto, conoscendolo, dubito riuscirebbe ad accettare la sola idea che il suo nome compaia a caratteri cubitali sulla copertina di un volume. Siamo una coppia che ha imparato a conoscersi pian piano, scoprendosi con curiosità e desiderio. Non posso negare che mi piacerebbe diventare sua moglie, molto spesso mi capita di sognare a occhi aperti il giorno in cui attraverserò l'imponente navata della cattedrale di Santo Stefano col mio abito bianco, ma fin quando Matthias non mi farà la proposta, credo che il mio continuerà a restare solo un mero sogno. E se avesse deciso di chiedere la mia mano proprio questo Natale? penso sorridendo come un'ebete tra la gente affaccendata. - Cara, tutto bene? Ti senti bene? - . Abbandono immediatamente lo stato di trance nel quale ero piombata e guardo il mio uomo sbattendo le ciglia con aria civettuola. - Sì, tutto bene, tranquillo, mi ero solo distratta un attimo, mi sembrava di aver scorto un mio lontano parente - . È una bugia, lo so, ma talora certi desideri particolari è meglio celarli per evitare delusioni. - Entriamo? - domanda Matthias con tono impaziente. I magazzini Steffl rappresentano una vera chicca viennese, un po' come avviene con Harrods a Londra e Macy's a New York. Non si può fare a meno di fermarsi almeno ad ammirare l'immensa vetrina sapientemente allestita per attirare l'attenzione dei passanti, siano essi turisti o cittadini del posto. L'intero edificio che ospita il celebre grande magazzino è già pronto ad accogliere il Natale e al suo interno i tanti clienti che affollano i reparti sono già alla ricerca del regalo perfetto. Da alcuni anni io e Matthias siamo soliti inaugurare la stagione natalizia con una passeggiata esplorativa da Steffl per osservare le proposte della moda così da poter fare la scelta giusta che metta tutti d'accordo. Sicuramente concorderete con me: vedere musi lunghi il giorno di Natale e sguardi arrabbiati per non aver trovato sotto l'albero il regalo perfetto rappresenta una vera piaga sociale e poiché noi siamo persone altamente pragmatiche sotto questo punto di vista, giochiamo d'anticipo, osserviamo tutto con attenzione, prendiamo appunti e solo successivamente concretizziamo le nostre scelte dopo aver trascorso lunghe ore in meditazione. Non per vantarmi, ma finora questo metodo si è rivelato infallibile, spero che lo sarà ancora per i prossimi diecimila anni che trascorreremo insieme. Senza staccarci un secondo, un po' per affetto in stile Walt Disney, un po' per non perderci nella calca di clienti e dover trascorrere poi ore al telefono nel tentativo di ritrovarci tra stand di cappotti e maglioni a prova di intemperie, procediamo a piccoli passi guardando i capi esposti e cercando di memorizzarne ogni dettaglio fino a quando... l'incanto svanisce.
Silvia Devitofrancesco
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