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Autore: Marcello Salvi
Il mostro di Nizza
Giallo
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Il mostro di Nizza
1 – Omicidio imprevisto
L'omicidio non lo aveva contemplato, ma ormai era accaduto. La discussione era degenerata e quello che doveva essere un semplice pugno, sferrato per rabbia, era diventato un colpo mortale. Si era dimenticato di quello che aveva in mano, grande e pesante. Gli aveva spaccato la testa. Non si sarebbe dovuto preoccupare di cancellare le sue tracce, la sua presenza in quel luogo era normale e perfettamente giustificabile, però avrebbe dovuto fare attenzione a non sporcare di sangue la macchina, questo non sarebbe stato normale. Lavò il calice nel lavandino sul retro, si tolse la camicia e la infilò in un sacchetto di plastica, si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse nulla fuori posto e uscì dalla porta posteriore, aveva lasciato la macchina nel vicolo, come sempre. Gettò tutto nel bagagliaio e partì. Avrebbe impiegato poco più di dieci minuti per arrivare a casa ma prima doveva trovare un luogo sicuro dove nascondere la refurtiva, non ci aveva pensato fino a quel momento perché l'idea iniziale era ben diversa dagli eventi che si erano susseguiti. Sapeva che nessuno lo avrebbe fermato ma andava comunque piano, per non farsi notare, l'idea gli venne a un incrocio, mentre dava la precedenza ad un'altra vettura. Era pericoloso ma poteva funzionare e comunque era sempre meglio che rischiare di farsi trovare il bottino in casa.

2 - Agathe alias Alphonsine
Stava morendo, questo le era chiaro. Stava morendo in una camera d'albergo, come nella peggiore tradizione, il suo nome sarebbe stato infangato. Tutto quello che aveva fatto era stato inutile, tutta una vita spesa a nascondere quel segreto era stata inutile, sarebbe finita sui giornali, alla berlina.

Avrebbe dovuto almeno cercare di rivestirsi, peggio di essere trovata morta in un albergo c'era solamente essere trovata nuda e morta in un albergo. L'insulto finale.

Non riusciva a respirare, non aveva la forza di muoversi, era stesa sul pavimento e per quanto ci provasse proprio non era in grado di alzarsi, neppure di poco.

Dio la stava punendo per il peccato commesso tanti anni prima?

No, Dio non opera secondo queste modalità, l'errore era stato suo allora ed era stato suo ora, avrebbe dovuto accettare le conseguenze tanti anni prima, non nascondersi, dire subito come erano andate le cose.

Non poteva fare più nulla, non le restava altro che pregare.

Cominciò a farsi buio, sempre più buio.

3 – Porta chiusa
L'avevano cacciata, messa alla porta senza tanti complimenti, le sue credenziali erano inutili, quel luogo per lei era e sarebbe rimasto off limits, eppure aveva necessità di entrarvi e per farlo avrebbe dovuto compilare pile di moduli e attendere settimane.
Salì sulla sua splendida macchina, si gustò il rombo del motore per qualche secondo prima di muoversi. Aveva bisogno di sfogarsi, staccò il microfono della radio dal gancio e pigiò il tasto.
- Hugo, ci sei? - .
- In servizio Capitano - .
- Mi serve un quindici più trenta sulla A8, direzione Cannes - .
- Ricevuto. Quindici più trenta al via - .
- Grazie - .

Due ore dopo, scaricata la tensione, parcheggiava la macchina nel garage; prima di tirare giù la saracinesca si girò a guardarla e per l'ennesima volta si chiese cosa diavolo fosse venuto in mente a suo padre di comprare quella Cosa Blu, ma lo ringraziò di averlo fatto perché era uno dei suoi giocattoli preferiti. Un altro lo aveva agganciato alla cintura, con la sicura inserita, come da regolamento. Gli altri doveva cercarseli alla bisogna, non era difficile, ma stava diventando sempre più deprimente.
La gita era stata fruttuosa, aveva avuto un'idea per uscire dall'impasse e chissà, avrebbe potuto funzionare.
4 – Vecchio ordinamento
La Banda Du Pre atterrò a Nizza con qualche minuto di anticipo e recuperate le valigie uscì dalla porte automatiche nella sala arrivi.

Si guardarono intorno ma non si aspettavano ciò che videro.

Una donna dall'età apparente di circa trentacinque anni, alta almeno un metro e settantacinque, si fece loro incontro, fasciata in un jeans attillato, con una camicia bianca che a stento riusciva a contenere le sue forme, le maniche arrotolate, sul braccio sinistro la fascia arancione che la identificava come appartenente alle forze dell'ordine; alla cintola, bloccata in una fondina di pelle marrone, una pistola cromata enorme, sicuramente fuori ordinanza, una cascata di capelli ondulati color grano lunghi fino alle spalle, due occhi verdi profondissimi.

- Comandante, ben arrivato in Costa Azzurra - .
- Preferirei essere chiamato Ispettore - , rispose prontamente Du Pre. La osservò attentamente, non la ricordava così, d'altra parte non la vedeva da quindici anni. Era certo non si ricordasse di lui.
- Preferisce i gradi del vecchio ordinamento? Nessun problema - , salutò portandosi la mano alla fronte in un accenno di saluto militare, - Capitano Elenoire Santini, Police Nationale di Nizza - , si girò senza dire altro, - Venite, ho la macchina qui davanti, la vigilanza è già irritata. L'ho lasciata nello spazio dei taxi - , si avviò verso l'uscita, seguita da Emy e Du Pre, mentre Jasmine e Victor lasciarono correre qualche metro prima di muoversi.

- Ma l'hai vista? - , sussurrò Jasmine al collega dopo avere fatto due passi.
- E chi non la vedrebbe? - , ottenne come risposta.

In mezzo ai taxi una Renault Megane color ciliegia li attendeva.

- Me l'ha prestata un collega. Nella mia non saremmo entrati, ha solamente due posti - .

Attraversarono Nizza per quaranta minuti, nel silenzio più totale, con discreto disprezzo delle precedenze e dei pedoni, fino a fermarsi in Avenue Mitterand, parecchio fuori dal centro, in una zona nuova, davanti a un palazzo rosso, squadrato, proprio mentre un tram color argento passava sferragliando.

Scaricarono le valigie, giusto in tempo per sentire il Comandante, che piegandosi sul sedile del passeggero, attraverso il finestrino aperto, urlava: - Riporto la macchina al proprietario, ci vediamo alle 12 nella hall - .

Rimasero sul marciapiede, interdetti, osservando la vettura fare un'inversione vietata.

- È l'accoglienza più singolare che abbiamo mai ricevuto, forse solamente i bulgari sono stati più strani - , osservò Emy estraendo il manico della sua valigia fucsia e dirigendosi verso l'ingresso seguita dal rumore delle rotelle.


5 - Côte d'Azur
Due ore dopo, sbrigate le formalità e abbandonati i bagagli nelle camere Du Pre e Victor sedevano a un tavolino appena fuori dell'hotel, con davanti due gazzose e due sigari fumanti.
- Capo dove siamo capitati? - , chiese Victor con un tono leggermente preoccupato.
- Non hai sentito il Comandante? In Côte d'Azur - .
- A proposito di quella tizia, ma l'ha vista? - .
- Difficile non notarla - .
- Che ne pensa? - .
- Che è vivace - .
- Vivace? Ha visto quella pistola? - .
- Credo che il suo intento sia esattamente questo: che si noti - .
- Come la gestiamo? - .
- Siamo qui come consulenti, se ai suoi superiori sta bene non è affar nostro occuparcene - .

In quel momento arrivò Jasmine che si sedette con loro rubando la sedia dal tavolino accanto, - Capo ha visto quella tizia? - , fu la prima cosa che disse.

Du Pre sorrise, esattamente nel momento nel quale anche Emy si univa a loro, sbuffò del fumo, - Anche tu hai un commento da fare sul Capitano? - .
- È interessante - , e alzò il braccio per chiamare il cameriere.

6 – Scena del crimine
Alle 12.10 un minivan Peugeot Traveller si fermò sulle rotaie del tram, clacsonando, mentre il conducente, con chiari gesti del braccio, li invitava a salire.

- Sono riuscita a procurarmi questo dal parco auto, conosco i suoi metodi Ispettore, vorrà sicuramente vedere per prima cosa la scena del crimine, anche se ormai è stata ripulita dalla scientifica - , chiuso il portellone partì, facendo nuovamente inversione vietata e occupando la corsia dedicata alle rotaie.

Un paio di svolte e imboccarono una sopraelevata, decisamente trafficata ma scorrevole. Dopo un quarto d'ora il van si fermava, occupando parzialmente lo spazio dedicato ad una fermata dell'autobus, in una via elegante, nella quale palazzi dallo stile classico si alternavano ad altri decisamente moderni.

L'ambiente non era diverso da tanti altri che avevano già visto, i negozi di antiquariato sono tutti un po' uguali e spesso sembrano magazzini con mobili e oggetti accatastati senza un preciso criterio.

- Jacques Morel, era il proprietario dell'attività e anche delle mura, è stato trovato sul pavimento con la testa spaccata dalla donna delle pulizie che ha la chiave della porta sul vicolo posteriore. Da un controllo sull'inventario sembra non manchi nulla. Morel era abbastanza ligio alle regole, ma non disdegnava di trattare pezzi di dubbia provenienza se gli si presentava l'occasione. Aveva sulle spalle un paio di denuncie per ricettazione, entrambe finite nel nulla - .
- Parenti? - , Du Pre si guardava distrattamente intorno.
- Nessuno - .
- La saracinesca sulla strada era chiusa? - .
- Si, dall'interno. A quanto sembra entrava e usciva sempre dal retro - .
- Quindi l'assassino conosceva le sue abitudini oppure avevano un appuntamento - .
Gettò un ultimo sguardo all'ambiente, poi espresse i suoi dubbi: - Cosa ci sto a fare io qui? - .

La domanda colse tutti di sorpresa, tranne il Capitano Santini, che se la aspettava.

Du Pre recuperò dalla tasca del soprabito il suo borsello da fumo, lo aprì, osservò le due pipe all'interno, ne estrasse una, la ficcò dentro la tasca interna in vinile e, mentre con l'indice spingeva il tabacco alla cieca nel fornello, espresse le sue perplessità.

- Capitano, generalmente vengo distaccato all'estero per crimini che coinvolgono nostri connazionali e a volte per questioni che le polizie locali preferiscono che vengano gestite da un esterno, quando vengo dislocato sul territorio nazionale è per allontanarmi da Parigi in occasione di importanti incontri politici. Qui però, e non mi dia del cinico, c'è solamente un banale omicidio. Niente altro. Quindi cosa ha indotto il Capo Bertrand ad accettare la sua richiesta di aggregarmi alle indagini? - .
- In effetti c'è un elemento che finora sono riuscita a tenere nascosto perché se si venisse a sapere la stampa avrebbe fiumi di inchiostro da usare - .
- Lo sapevo, era troppo strana questa gita a Nizza! - , Emy quasi lo gridò, - Mi dovete cinquanta euro a testa - .
- Allora ci dica cosa c'è di così strano da richiedere la mia presenza - .
- Due giorni prima, in una camera di un hotel nei dintorni della stazione ferroviaria, è stato rinvenuto un cadavere nudo di donna, che è stata rapidamente identificata come Agathe Roussel, nota anche come Suor Alphonsine. La morte è sopraggiunta in seguito a shock anafilattico causato da allergia alla frutta secca. Sul comodino c'era una cartellina per documenti con dentro cinquantamila euro in banconote da duecento - .
- Una prostituta con un nome accattivante - , Victor era convinto di avere fatto una bella battuta.
- No, il problema è che era proprio una suora, della Compagnia di Sant'Orsola della Santa Vergine - .
- Ed ecco perché io sono qui - , Du Pre mise la pipa in bocca e la accese.
- Capo mi sfugge il collegamento - , Jasmine non capiva.
- La Compagnia di Sant'Orsola della Santa Vergine fu istituita nel 1814 da Louis-Mathias de Barral, arcivescovo di Tours , ed è proprio presso di loro, che io ho fatto il Liceo. A Tours - , emise un'ampia voluta di fumo.
- E dunque? - , questa volta era Emy ad esprimere perplessità.
- E dunque, probabilmente, ci sono difficoltà ad interagire con la Badessa del convento locale e il fatto che io sia stato un loro famoso studente mi mette nelle condizioni di conoscere meglio come trattare la situazione - .
- Proprio così - , il Capitano sapeva che avrebbe capito immediatamente.
- Questo spiega parte del problema, l'altra parte è: cosa c'entra la suora con l'antiquario - .
- Dal convento manca una reliquia, molto antica e preziosa - .
- Chiaro. Pensa che la suora abbia trafugato l'oggetto e lo abbia consegnato a Morel per piazzarlo - .
- Esatto. La reliquia si trovava in una cappella nel sotterraneo del convento, nella quale si svolge una sola funzione una volta la settimana, l'omicidio della suora è avvenuto due giorni dopo quella funzione e suor Alphonsine era la responsabile della cappella ma anche l'unica che poteva accedervi tra una funzione e la successiva - .
- Quindi presumibilmente, se è stata lei a portare via la reliquia contava di avere almeno una settimana prima che il furto venisse scoperto, tutto il tempo necessario per incassare e sparire - .
- Questo potrebbe non essere vero - .
- Si spieghi - .
- Agathe Roussel aveva un conto bancario con più di un milione e mezzo milione di euro depositato sopra, in parte ereditato e in parte derivante dall'incasso dell'affitto della casa di famiglia dei suoi genitori. Ogni mese, puntualmente arriva il bonifico dell'affittuario, la Roussel usava quei fondi solamente per pagare abbonamenti a riviste religiose, tasse e farmaci - .
- Quindi lei pensa che il furto non sia collegato ad avidità - .
- Esattamente - .
- Siete sicuri che il furto sia stato effettuato proprio da lei? - , l'obiezione di Emy era sensata.
- Ovviamente no, ma sembra plausibile - .
Rimasero tutti in silenzio per alcuni minuti, mentre Du Pre continuò a fumare la sua pipa saturando l'ambiente di fumo dal vago odore di incenso. Finalmente parlò.
- Ho capito la situazione - , mise la pipa in tasca senza spegnerla e si rivolse ai suoi collaboratori, - Voi tornate in hotel, pranzate e cercate di trovare informazioni sulle due vittime, il Capitano ed io andremo al Convento - .

Marcello Salvi

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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