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Autore: Sonia Alcione
Gioco al buio
Thriller
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Gioco al buio
11 gennaio 2020.
Eloisa guardò l'orologio, le ventitré e quarantacinque. Era dal mattino alle otto che era incollata alla televisione a cercare l'emittente che trasmetteva gioco al buio.
Il suo fidanzato Leonardo, ventinove anni, si era assentato quel giorno per andare a una mostra d'auto insieme a Damiano il quale, appena saputo che la sua fidanzata era partita per una vacanza insieme a non si sa chi, era andato su tutte le furie.
L'aveva chiamata verso l'ora di cena per dirle che erano imbottigliati in autostrada ed Eloisa, presa com'era nel cercare il programma, non gli aveva messo fretta. Anzi gli aveva detto di essere molto stanca dopo aver avuto un forte mal di testa per l'intera giornata, consigliandogli di rimanere insieme a Damiano per tirarlo su di morale, mentre lei se ne sarebbe andata a letto presto.
I due ragazzi, entrambi programmatori, si erano conosciuti quattro anni prima dopo essere stati selezionati da un'azienda. Avevano lavorato insieme a un progetto per quasi un anno. Poi, una volta terminato il contratto, avevano deciso di lavorare in proprio ed erano entrati in società.
La loro amicizia si era quindi rafforzata ed era stato in occasione di una serata in discoteca che due anni prima avevano conosciuto le due amiche e avevano iniziato a frequentarle.
Chiara ed Eloisa avevano sempre sostenuto che quella conoscenza, che aveva molto in comune con la storia dei loro genitori, non fosse avvenuta casualmente ma per mano del destino.
Solo che Damiano, a differenza di Leonardo, aveva un po' troppa fretta di crearsi una famiglia tutta sua e ciò stava minando il suo rapporto con Chiara. Anzi, forse lo aveva già minato, erano ormai trascorse tre settimane dalla malsana idea che lui aveva avuto nel darle quell'ultimatum, un lasso di tempo molto più lungo rispetto alle precedenti discussioni, che li aveva visti riappacificarsi dopo tre, quattro giorni al massimo. E Chiara, che quando si metteva in testa di fare qualcosa andava fino in fondo, non aveva ceduto al suo ricatto.
Dopo aver salutato il fidanzato, Eloisa si rimise alla ricerca del programma televisivo. Ci aveva già provato il giorno precedente, ma aveva acceso la TV solo poco prima di cena e aveva ritenuto che la diretta fosse già stata mandata in onda.
Chiara, uscita da quel circolo talmente elettrizzata e felice di essere stata scelta, non solo non aveva chiesto su quale emittente sarebbe stato trasmesso il programma, ma non era neppure stata in grado di dire in che orario.
Ma Eloisa quel sabato non aveva spento la TV un solo istante e aveva cambiato canale di continuo. Escludeva che fosse trasmesso in differita, ormai in TV se ne vedevano a decine di trasmissioni del genere ed erano sempre mandate in tempo reale, magari sulle reti gratuite per pochi minuti e su quelle a pagamento per l'intera giornata, ma sicuramente non in differita.
Non avrebbe neppure avuto senso, nessun giocatore esce vincitore da un programma prima che la sua vittoria sia stata annunciata.
Era anche da escludere che qualche spezzone venisse mandato in onda nelle ore notturne, se quello spettacolo voleva farsi pubblicità, doveva essere ben visibile.
Così accese il computer e iniziò a navigare fra vari siti che sponsorizzavano giochi a premi o cose del genere. Niente. Di gioco al buio non c'era la minima ombra.
Alla mezzanotte in punto la sua attenzione fu richiamata da un fatto di cronaca.
Alle ventuno e venti il corpo di una ragazza era stato avvistato sul greto del fiume Arno in località Montelupo, sotto un ponte stretto e poco trafficato.
Da una prima ricostruzione era apparso subito evidente che la ragazza fosse stata assalita da qualche animale selvatico, poiché sul suo corpo c'erano evidenti morsi e graffi, sicuramente non appartenenti all'essere umano. Doveva però essere scappata da qualcosa, o più probabilmente, da qualcuno, dato che era completamente nuda e quindi senza documenti. Dal corpo era evidente che fosse molto giovane ma purtroppo il volto era irriconoscibile. Per quel motivo tutte le famiglie senza notizie di familiari giovani di sesso femminile erano state invitate a contattare la centrale di polizia a loro più vicina per il riconoscimento. Nel frattempo sarebbe stata eseguita l'autopsia sul cadavere della giovane.
Eloisa ebbe un brivido all'idea di cosa potesse aver passato quella poveretta, pensò a Chiara, che poche ore prima si era ritrovata addosso le mani di un uomo che pensava di poter abusare di lei come se fosse il suo padrone. Lei se l'era cavata con un licenziamento, mentre a quella ragazza era andata molto peggio.
Allontanò quei pensieri per concentrarsi di nuovo sulle emittenti televisive e andò a letto alle due passate, dopo mille ricerche vane.
Ripensò a quanto detto dalla sua amica, gli organizzatori, forse un po' poco pratici di quel genere di spettacolo, si erano ritrovati a dover selezionare i partecipanti all'ultimo minuto. Non era da escludere che non avessero fatto in tempo a partire con le dirette e decise di riprovare il giorno successivo.
Sperava solo che non fosse loro sfuggita l'occasione, sarebbe stata una bella beffa perdere tutti quei soldi.
Ma non poteva essere andata così, in quel caso i ragazzi scelti sarebbero stati rimandati a casa con tante scuse e una gran figuraccia da parte dell'organizzazione.
I partecipanti al gioco invece avevano trascorso la giornata del sabato quasi completamente al buio. Di tanto in tanto la voce di Cosimo si alternava a quella di Tiziano, dando istruzioni all'altoparlante.
Ai ragazzi erano stati dati vari compiti piuttosto banali da tenersi nella stanza comune, una sorta di gioco psicologico. Ad esempio, era stato richiesto di rimanere in silenzio e completamente fermi nel letto per circa un'ora, anche una semplice risata avrebbe comportato una nota negativa che avrebbe influito sulle prove ufficiali. Un altro test prevedeva la consegna di alcuni brani in lingua straniera che dovevano essere ricopiati senza errori, premiando chi finiva per primo. Un altro ancora, riuscire a parlare delle loro paure e della loro vita senza farsi prendere dall'emozione.
Poi c'erano stati degli intrattenimenti di contatto, dove ogni partecipante, sempre al buio, doveva riconoscere chi aveva accanto solo toccando il viso e le mani. In pratica un gioco mirato a far emergere la loro capacità di notare i particolari, dato che avrebbero indossato un cappello, uguale per tutti.
Infine ognuno di loro avrebbe dovuto disegnare al buio un'immagine descritta dagli altri compagni.
Quei giochi, inizialmente considerati quasi sciocchi, si erano infine dimostrati molto d'impatto, tirando fuori le loro doti e i loro difetti.
13 gennaio 2020
Eloisa uscì di casa intorno alle otto e trenta per recarsi al lavoro. Passò davanti all'edicola poco distante e si soffermò a leggere la notizia impressa sulle locandine all'esterno: RITROVATO NUOVO CADAVERE DILANIATO.
Solitamente non acquistava quotidiani e appena arrivata al lavoro si collegò a Internet per leggere la notizia.
Il corpo, appartenente sicuramente a un giovane, era stato rinvenuto poco prima della mezzanotte in un piazzale isolato nei pressi di Monte Morello.
Un gruppetto di ragazzi, di ritorno da una cena, si era soffermato nello spiazzo perché uno di loro aveva iniziato ad avere la nausea.
Dopo essere sceso dall'auto per prendere un po' d'aria, aveva notato qualcosa vicino a un albero e si era avvicinato. Con orrore si era accorto del corpo a terra, in parte a brandelli, ed era corso subito dagli amici, per poi dare l'allarme.
Le ferite erano molto simili a quelle della ragazza ritrovata due giorni prima, per la quale nessuno si era ancora fatto avanti per denunciarne la scomparsa.
Era evidente che fossero stati assaliti da un animale selvatico e anche nel suo caso l'autopsia avrebbe chiarito molti aspetti.
Nel frattempo i ragazzi in albergo si stavano preparando alla nuova sfida. Erano rimasti in sei, Daniel il mattino precedente aveva espresso la volontà di andarsene e l'organizzazione non aveva ostacolato questa sua decisione.
Alle quattordici e trenta, dopo aver servito il pranzo, i due organizzatori entrarono nella camerata.
“Bene, oggi ci prepariamo alla seconda prova” spiegò Cosimo. “Sarà un gioco di coppia molto semplice, assolutamente non pericoloso, e punterà a fare luce sulla vostra capacità di spiegarvi e comprendere. Voi ragazze sarete bendate e avrete le mani legate dietro la schiena, i ragazzi rimarranno pochi metri dietro di voi e vi daranno istruzioni. In pratica dovrete camminare su un percorso minato, delineato da una serie di luci verdi sul pavimento che cambiano direzione con una certa frequenza. Di tanto in tanto una di queste luci diventa rossa, a quel punto il vostro compagno dovrà prontamente dirvi se fermarvi o cambiare direzione per evitare di pestarle. Se ciò dovesse accadere, i sensori emetteranno un suono. Ogni suono vale un punto di penalità. Tutto chiaro?”
I ragazzi annuirono, in effetti era un gioco molto semplice e che non comportava rischi.
Chiara si chiese fino a che punto quel tipo di prova potesse interessare il pubblico da casa. Era un gioco ben conosciuto, lei stessa da bambina aveva giocato al campo minato durante la ricreazione a scuola.
Poi ritenne che non fosse affar suo. Avrebbe fatto il possibile per vincere, quella somma avrebbe permesso a lei ed Eloisa di riprendersi ciò che il destino aveva loro tolto e poco le interessava in giudizio dei telespettatori.
I partecipanti furono divisi in coppie: Chiara ed Enrico, Olivia e Vincenzo, Lucia e Lapo, poi dopo aver spento ogni luce, furono accompagnati in altre tre stanze poco lontane.
“Non capisco perché dobbiamo sempre spostarci al buio” chiese Chiara a Enrico, il suo compagno di gioco.
“Non lo so, forse hanno paura che qualcuno scappi.”
Lei rise, anche se la battuta non era un granché, ma dal primo momento che aveva visto Enrico aveva provato una certa simpatia per lui. Era davvero un bel ragazzo, chissà, magari poteva andare a finire come in tanti giochi televisivi che aveva visto in passato e potevano innamorarsi.
Il suo cuore però apparteneva a Damiano, se non avesse avuto quella smania di sposarsi sarebbe stato il ragazzo perfetto per lei.
I suoi pensieri furono interrotti dall'altoparlante che invitava i due a prepararsi. Alcuni istanti dopo Tiziano si presentò per accompagnarli nella sala dove la prova avrebbe avuto luogo.
Quando entrò Chiara diede un'occhiata a quell'ambiente così grande, doveva essere una palestra. In quel momento Cosimo si avvicinò, la bendò e tornò a concentrarsi sul test.
“Sei pronta?” le chiese Enrico.
“Sono pronta, mi raccomando parla lentamente per darmi le istruzioni, non è una gara a tempo.”
“Agli ordini!” rise lui.
Il percorso era lungo un centinaio di metri ed era composto da un tratto dritto e da molte curve che alla fine riportavano al punto di partenza. Durante la prova le lucine verdi cambiarono direzione diverse volte, intervallate dal cambio di colore che arrivava all'improvviso. Riuscirono a terminare il giro facendo suonare i sensori solo tre volte.
“Speriamo di aver fatto bene” sospirò Chiara la quale, durante la prova, si era rimangiata il suo pensiero.
Non era stato così facile, quei cento metri le erano sembrati chilometri e le continue curvature e i cambi di direzione non avevano aiutato. Inoltre, dover camminare bendata con le mani legate dietro aveva influito sull'equilibrio, rendendo quel test un po' più difficoltoso del previsto.
Chiara ed Enrico tornarono in stanza ed attesero l'esito degli altri.
La coppia successiva fu quella formata da Lapo e Lucia, che fecero suonare i sensori per ben cinque volte.
Fu poi il momento di Vincenzo e Olivia. Dopo aver preparato la ragazza, gli organizzatori diedero il via al gioco e il suo compagno iniziò a darle istruzioni.
Furono sufficienti pochi passi per sentire il primo sensore che suonava. Olivia aveva fatto sì e no altri tre metri che il bip si fece di nuovo sentire. La cosa si ripeté per altre due volte, poi dall'altoparlante si udì la voce di Tiziano.
“Ragazzi fermatevi un attimo. Vedo che siete un po' troppo lontani fra di voi, credo sia per questo motivo che non riuscite a sincronizzarvi. Olivia resta ferma dove sei, tu invece Vincenzo spostati avanti di un mezzo metro... ecco così, non muovetevi...”
Vincenzo fece quanto richiesto, poi, non appena gli fu ordinato di fermarsi, cacciò un urlo dopo aver provato un dolore lancinante.

Sonia Alcione

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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