"Mi ero sempre considerato un musicista. Invece ero musica"
Avevo letto da qualche parte dei misteriosi processi secondo cui, mentre dormiamo, le nostre Anime avrebbero la possibilità di tornare brevemente nel regno adimensionale da cui provengono prima di incarnarsi, ricevendo amore, suggerimenti e conforto. Ovviamente al risveglio non si ricorda nulla, forse affinché la nostra personalità individuale non venga stravolta o comunque per rispettare i ritmi e i percorsi della vita che, da questa prospettiva, verrebbe a essere un unico, immenso gioco di evoluzione spirituale.
Nel mio caso non è andata esattamente così. Nel senso che io ricordo. Ricordo di essere stato trasportato in posti di una bellezza indescrivibile, immersi nella pace, con pianeti enormi all'orizzonte, molto vicini e brillanti. Poi c'è una musica talmente bella e nuova che hai la sensazione di non averla mai ascoltata prima, eppure suona molto familiare. Seguendo questa musica inizi ad espanderti. Percepisci Amore e sovrasti tutto. E sei Amore. E sei Tutto. Come sai che non è un sogno? Principalmente perché una volta sveglio, questo amore resta con te e tutto ti appare trasfigurato e trasformato. È un sogno lucido. Un po' come quando sogni la nonna che ti parla ma tu nel sogno sai che è morta e soprattutto sai che stai sognando ma allo stesso tempo percepisci quel dialogo come reale e autentico.
Da piccolo ad esempio, sognai che un angioletto entrava in volo nella stanza dove stavo effettivamente dormendo, mi faceva pipì addosso e scappava infine dalla finestra. Nel sogno mi imbestialivo e ovviamente anche da sveglio. Dopo qualche giorno feci lo stesso identico sogno. Stavolta ero pronto a dargliele di santa ragione ma lui mi usò la stessa premura e riuscì di nuovo a farla franca. Soprattutto il secondo era un sogno lucido perché mi resi conto subito di aver già vissuto quell'esperienza e che stavo avendo la possibilità di rifarmi. Tra l'altro ero stato ingiusto perché molti anni dopo, durante una meditazione, mi fu comunicato che quel bimbo alato mi stava facendo dono di una inclinazione all'arte, alla comunicazione e alla spiritualità. Posso quindi davvero dire che era un sogno? E che cos'è la realtà?
Altro esempio. Due martedì fa c'è stato sicuramente un momento in cui ho dovuto scegliere dall'armadio i vestiti per andare in ufficio. Sarà durato come sempre pochi minuti, nondimeno è stato un fatto più che reale, che in quel momento costituiva un qualcosa da risolvere e da decidere. Eppure adesso non riuscirei mai a ricordare quegli abiti, sebbene li abbia indossati tutto il giorno, due martedì fa. Posso dire che, nella sua sostanza ultima, quella realtà era più vera di un sogno? E i compiti di educazione tecnica che alla scuola media mi esasperavano? E la professoressa dagli occhiali spessi come fondi di bottiglia che mi terrorizzava? Dov'è ora tutto questo? Che cos'era? Il Buddha risponderebbe: impermanenza.
Quindi cosa è sogno e cosa no? Sulla base di che? Dov'è il ciuccio che stringevo gelosamente in bocca? E i giocattoli che volevo così tanto? Se guardo la foto della scuola vedo una persona completamente diversa, che non c'è più com'era allora. Dov'è adesso quella persona? Dove sono quelle cellule? Chi sono io? La persona di adesso o quella della foto? Perché una cosa che tempo fa mi impensieriva ora mi fa sorridere? Cosa è cambiato? Quindi, di nuovo, chi sono io? Ci muoviamo inconsapevolmente fin dalla nascita nell'intrico misterioso dell'esistenza. Affrontiamo difficoltà che poi risolviamo e passiamo a livelli successivi di consapevolezza, maturità e forza, seguendo un istinto irriducibile e irrinunciabile che possiamo riassumere come ricerca della felicità. E invece la felicità, come il famoso successo, non è qualcosa da andare a prendere chissà dove, non è un premio da ottenere ma una qualità da proiettare. Non va da fuori a dentro, ma da dentro a fuori.
Sempre il Buddha ci direbbe:
Non c'è una strada per la felicità. La felicità è la strada
La felicità è quindi una scelta. La scelta innanzitutto di arrenderti, di mollare i combattimenti, gli spasmi forsennati con cui ti dimeni tra le onde a volte impazzite della vita e di iniziare finalmente a danzarci insieme, senza perdere i tuoi colori e la tua personalità unica e irripetibile. Che poi è il per carità non odiare il fiume che Carlos Castaneda fa pronunciare ai suoi stregoni, i Nagual . È la scelta di svegliarti nel cuore della notte oscura dell'Anima come la definivano gli Esseni, invece di continuare ad agitarti in un incubo sconclusionato. Per quanto all'inizio possa risultare doloroso e destabilizzante, questo è il portale per accedere a un piano di esistenza che ti veda finalmente regista dei tuoi pensieri, protagonista delle tue emozioni, produttore del tuo film capolavoro. Davvero a quel punto tutta la vita si trasforma in un autentico e stabile sogno lucido. A me è successo qualcosa di simile, intorno ai trent'anni quando qualcosa in me si è acquietato, una qualche dinamica ego-mente si è arrestata. È stato come quando in un ambiente si spegne all'improvviso un dispositivo che aveva creato un fastidioso rumore di fondo, di cui fino a quel momento - incredibilmente - non ti eri accorto. Quando questo meccanismo compulsivo ha allentato la sua morsa, ho visto me stesso su un treno che, salvo qualche barlume di consapevolezza momentanea, andava avanti in maniera folle e scriteriata da sempre. Andavo oscillando tra esaltazioni effimere e scoraggiamenti esagerati, entrambi utili solamente a compiacere un Ego, un falso Sé, e a tenermi ostaggio in un magazzino chiuso e impolverato, in cui a un certo punto mi ero trovato rinchiuso e imbavagliato. Rendermi conto di questo e uscire da lì è stato tutt'uno. Un gesto di grande semplicità, grazia e immediatezza. Un Satori, secondo il termine giapponese che indica, nella tradizione del Buddismo Zen, una illuminazione fulminea. Sono semplicemente saltato giù dal quel treno. Quel genere di salti però non vanno da un punto X a un punto Y. Semplicemente si allungano, si estendono all'infinito, conducendoti in Universi di cui non avresti sospettato mai neanche l'esistenza. Mondi paralleli che si schiudono e che puoi esplorare nella dimensione interiore, anche se continui a fare avanti e indietro dall'ufficio. Come l'Alchimista di Paulo Coelho che sapeva trasformare il piombo in oro, eppure viveva nel deserto . In questo sogno lucido totale ho incontrato la versione più alta di me stesso, emersa dagli abissi del subconscio, nelle sembianze di un maestro spirituale infinitamente saggio che mi ha indicato con estrema dolcezza la strada verso questo mondo nuovo. E nel tempo ha assunto, con pazienza e discrezione, forme sempre diverse e modi incredibili per parlarmi, intessendo di sé il circostante e inviandomi messaggi attraverso libri, canzoni, spezzoni di frasi ascoltate per caso, scritte sulle magliette dei passanti e sui muri, segnali arrivati dal nulla proprio nel momento in cui magari mi stavo ponendo un certa domanda. Tutto parla. Il punto è: ma chi ascolta???
Quando cambi il modo di guardare le cose, le cose che guardi cambiano.
Il Dr. Wayne Dyer ha sintetizzato poeticamente lunghi studi di fisica quantistica. Questo è appunto il racconto di come ho gradualmente compreso e applicato questo principio a tutto ciò che vivo. Ed è quindi anche la storia di come – così facendo – ho finalmente incontrato e (ri)conosciuto l'Infinito e l'Eterno che mi avevano sempre ammiccato sorridenti, come genitori premurosi, da ogni parte del Creato. Una mattina, quando ero ormai logorato da tutto quel lavoro e completamente scoraggiato dagli eventi, improvvisamente tutto si fece silenzioso. La natura intorno mi sembrò enigmaticamente più vivida e colorata, ma allo stesso tempo anche profondamente pacifica e raccolta, come in preghiera. Mi scosse da quell'incanto la voce di un uomo. Un suono così profondo, calmo, eppure talmente carismatico, a rievocarlo ho i brividi.
Valerio Mattei
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