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Autore: Giuseppina Amato
Non siamo soli - Il coraggio di parlarne
Narrativa Bullismo
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Non siamo soli - Il coraggio di parlarne
Il bullismo può essere considerato un cancro della nostra società che ancora oggi non è stato sconfitto. Nello specifico, si definisce bullismo tutti quegli atti, più o meno gravi, che mirano ad assoggettare, umiliare e discriminare una persona più debole. Può essere sia di natura psicologica che di natura fisica. Si può manifestare a qualsiasi età e in diverse forme, assumendo nomenclature diverse: le tipiche prese in giro tra bambini e ragazzi che spesso si trasformano anche in violenze fisiche, il nonnismo in caserma, il mobbing e il bossing in ambito lavorativo. Purtroppo non riguarda solamente la vita reale, bensì anche il mondo virtuale e in questo caso si tratta di cyber bullismo e di revenge porn, di cui ultimamente si parla moltissimo. Dietro lo schermo del proprio personal computer o del telefonino si ricattano le vittime nei modi più inimmaginabili e soprattutto crudeli. Queste forme di bullismo sono più gravi rispetto a quelle reali, perché espongono la vittima in un'area più vasta, quella del web, rispetto a una comunità circoscritta quale potrebbe essere la scuola, il circolo sportivo o l'ambiente lavorativo. È un problema che non deve essere assolutamente sottovalutato, in quanto un soggetto bullizzato spesso non ha il coraggio di parlarne con le persone a lui più vicine, per paura di apparire debole o magari per paura di finire vittima di ulteriori ritorsioni. Un vecchio proverbio diceva: “La soggezione è peggio delle coltellate”, quindi, la maggior parte delle volte, la vittima si ritrova a isolarsi e a soffrire in silenzio. Questi atti di cattiveria gratuita, spesso iniziano a manifestarsi sin dai primi anni di età. Molti bambini e ragazzi si sono trovati o si trovano ancora in questa situazione. Inizialmente sono semplici scherzi, dettati anche dalla giovane età e inconsciamente colpiscono la sensibilità della persona. Ogni essere umano è diverso nel carattere, di conseguenza non tutti reagiscono allo stesso modo: c'è chi reagisce con la stessa arma con cui è stato colpito e chi invece si chiude in sé stesso.
C'è chi soffre talmente tanto che vede tutto nero e senza soluzione, arrivando a compiere anche il gesto più estremo: il suicidio. Il modo migliore per combattere questo cancro è parlarne, sempre e comunque. In certi casi può essere difficile e non tutti riescono a esprimersi, soprattutto perché ogni essere umano ha la sua sensibilità e il suo modo di reagire. L'unico modo è trovare la forza e parlarne con una persona vicina, come lo è un genitore o un amico fidato. Solo così si può essere aiutati e molto spesso si chiede aiuto anche a uno psicologo. Non ci si rende conto, però, che anche i bulli ne avrebbero bisogno per un semplice motivo: tutto ciò che fanno lo credono divertente, ma per tutti quelli che hanno subito non è affatto così! Quindi anche queste persone dovrebbero essere aiutate nel miglior modo possibile. Questo libro è un insieme di testimonianze di alcuni bullizzati: tutti hanno sofferto, hanno pianto...alcuni si sono rialzati più forti di prima, vivendo la loro vita con più serenità. Altri, invece, soffrono ancora perché gli sono rimasti dei traumi. Certo... i problemi ci saranno sempre e si devono affrontare per an-dare avanti. Ma il bullismo è un atteggiamento ingiustificato ed è per questo che si soffre di più. Dedico queste storie a tutti coloro che hanno partecipato, ma anche a voi che ci state leggendo. Il nostro scopo, infatti, è quello di poter aiutare altra gente che ha subito del bullismo. E soprattutto per dimostrare che tutti possono far-cela. Ovviamente ogni storia ha le sue dinamiche, di conseguenza il modo per risolvere i problemi può essere diverso, simile o perfino uguale. Alcune sono più brevi di altre perché ogni persona ha voluto raccontare solo ciò che si sentiva, essendo comunque ricordi molto dolorosi. Se tra di voi c'è qualche bullo, leggete attentamente ogni singola sto-ria. Rendetevi conto della sofferenza che causate e dei danni psicologici che spesso rimangono a vita. Ma sappiate, cari bulli, che quelli che hanno perso siete proprio voi!
Nonostante le difficoltà che hanno attraversato a causa vostra, nono-stante alcuni traumi che ad alcuni di loro sono rimasti, vanno avanti lo stesso con la loro vita vivendo ogni singolo giorno. È questa la loro vittoria!

***Denise***
Mi presento... mi chiamo Denise e sono felice di essere la prima a poter raccontare la mia storia. Da bambina ero allegra con tutti, ma un giorno iniziai a non sorridere più. Successe tutto in prima media: non vedevo l'ora di iniziare, perché era finito il periodo delle elementari e mi sentivo già una piccola donna, anche se in effetti non lo ero. Già mi immaginavo le cose più assurde e fantasticavo su tutto ciò che avrei fatto con i miei nuovi compagni di classe. Dopotutto la scuola non era solo imparare e stare attenti alle lezioni. Avrei iniziato a uscire con le mie amiche per andare a prenderci un gelato o una pizza. O anche per andare al cinema. Da sole. Senza mamma o papà. Quella mattina arrivò e mia madre aprì la finestra della mia cameretta, ma non fu silenziosa come al solito.
- Denise! Forza alzati! Oggi finalmente inizi la prima media! Sei grande ormai! - , gridò allegra.
- Come? Ah... già - , dissi ancora mezza addormentata, - allora posso andarci da sola? - .
- No. Per questa volta ti accompagnerà tuo padre. Così impari la strada e quando farai delle amicizie potrai andarci con le tue amiche - .
E meno male che ero grande! Ci rimasi male. Onestamente volevo andarci da sola: conoscevo la strada, sapevo attraversare e guardavo sempre a destra e a sinistra. Scesi dal letto ancora mezza addormentata infilandomi le mie ciabatte. A volte avevo gli occhi ancora appannati che non riuscivo a metterle. La colazione era già pronta sul tavolo: una tazza di latte caldo come piaceva a me e una fetta di pane con la nutella.

Il primo giorno era importante, quindi mangiai in fretta e mi andai a lavare e a vestire. Avevo scelto una camicetta bianca con dei cuoricini rossi e una gonnellina blu. Anche se ero piccola, avevo buon gusto ad abbinare i pantaloni e le gonne con le camicie e i maglioni. Era già da un anno che mi vestivo da sola e quando uscivo dalla camera, vedevo il viso fiero della mamma che mi faceva capire che avevo fatto bene. Salii in macchina con mio padre ed ero nervosissima. In quel breve tragitto mi chiedevo e richiedevo se tra i miei compagni ce ne fossero alcuni con cui avevo frequentato le elementari. Anche se molti di loro avrebbero frequentato la mia stessa scuola non era sicuro che saremmo stati nella stessa classe. Scesi e mio padre mi seguì con lo sguardo fino a quando non arrivai davanti al cancello. Poi rimise in moto e se ne andò. Non appena i bidelli lo aprirono, attendevamo che venisse pronunciato il nostro nome per entrare ufficialmente in prima media! Mi ricordo ancora quella giornata. Era il 15 Settembre e c'era un leggero venticello. Il bidello aveva un'espressione allegra e simpatica. Non era molto alto e stava tenendo in mano la lista di tutti noi. Dopo una ventina di nomi, pronunciò il mio e varcai per la prima volta l'entrata. Attraversai un breve corridoio e nel mentre osservai attenta-mente quello che mi circondava. Non era una scuola molto nuova: le pareti avevano un colore simile al panna piuttosto che al bianco, “abbellite” da qualche scritta del tipo “Ti amo”, “Amiche forever G&D, e così via... La porta della mia classe era aperta ed entrai subito. Alcuni banchi erano già occupati, ma notai subito alcuni miei ex compagni. Ero felice. C'erano sia vecchie conoscenze che nuove. Però sono una persona che non fa fatica a fare amicizia. Mi è sempre piaciuto parlare con tutti e conoscere persone diverse. Sia femmine che maschi. Fin da subito un ragazzo di nome Luca si distinse dagli altri. Era piuttosto vivace e non stava mai fermo. Disturbava le lezioni e i professori molto spesso lo buttavano fuori dalla classe. Credevo che la cosa si sarebbe fermata lì, invece si rivelò un vero e proprio bullo. E la sua violenza non risparmiò nessuno.

Giuseppina Amato

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