Mentre il fiume scorre lento
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Colomba.
Stazione di Roma Termini. Era un giorno freddo di gennaio. Colomba aspettava il treno per fare ritorno a casa dopo aver seguito i corsi alla facoltà di Legge. Lungo i binari affollati attendeva impaziente, tenendo d'occhio un vagone di seconda classe; appena le porte si aprirono i viaggiatori si accalcarono per raggiungere le carrozze e dovette farsi largo tra la folla a spintoni. Adocchiò un posto vuoto e lo raggiunse zigzagando tra i sedili. Sedutasi accanto al finestrino, aprì un libro sulle ginocchia e cominciò a sfogliare gli argomenti del prossimo esame, pochi minuti dopo qualcuno prese posto accanto a lei. Era un giovane biondo, capelli corti, occhi castani; le fece un cenno di saluto e cominciò a chiacchierare con disinvoltura. - Oggi, il treno per Villala si è fatto attendere. Sei diretta là anche tu? - - In un certo senso...una volta arrivata in stazione devo prendere un altro mezzo per arrivare a casa. - - Non mi dire che vivi relegata in uno di quei villaggi scordati dal mondo? - - Devo offendermi? - rispose lei corrucciata. - Ma no, sono deliziosi. Specie quello sulla riva del fiume. - - Guarda che quello è proprio il mio villaggio e si chiama Verdechiaro - disse lei, tranquillamente, meravigliandosi della confidenza che stava dando a uno sconosciuto, ma quel giovane impertinente era così carino... Il viaggio verso casa sembrò a entrambi durare troppo poco. Prima di arrivare a destinazione lui le disse: - Io faccio il carabiniere a Villala, mi chiamo Renato. - - Il mio nome è Colomba - rispose lei, stringendo la mano che lui le tendeva. Dopo poco apparve la piccola stazione della cittadina, illuminata da poche luci, con soli due binari. Scesero dal treno e lui l'accompagnò alla fermata, il pullman diretto al villaggio era già col motore acceso, pronto a partire. - Vedi di non volar via, Colomba. - Lei rise e rimase a guardarlo fino a che il veicolo svoltò allontanandosi dalla stazione. Lui rimase lì, col bavero alzato e il borsone accanto e le parve che oltre ad agitare la mano in segno di saluto le mandasse anche un bacio. Trovato posto sul vecchio pullman, coi sedili stinti, lei si strinse nel cappotto; il mezzo traballante non riusciva a evitare i fossi e schizzava l'acqua piovana verso gli angoli della strada. Sorrise e ripensò a tutti i particolari dell'incontro sul treno che le aveva lasciato dentro una strana ebbrezza: il giovane carabiniere gentile aveva conquistato la sua simpatia. Da quel giorno lo rivide spesso. Si davano appuntamento il pomeriggio, quando lui era libero, lungo le sponde del fiume. Colomba approfittava del fatto che suo padre era impegnato nella salumeria e quindi non era costretta a giustificarsi per la sua assenza, come era solita fare ogni volta che usciva di casa, riferendo i suoi spostamenti. Purtroppo, sua madre era morta da parecchi anni e lei, essendo figlia unica, era cresciuta sotto l'ala protettrice del genitore. Avrebbe preferito lavorare con lui nel negozio, ma le aveva fatto promettere che avrebbe preso la laurea in legge. Sapeva che il padre voleva preservarla dagli inevitabili sacrifici che il mestiere implicava e che lui continuava a fare. La sognava al lavoro presso uno studio legale affermato, oppure in uno tutto suo con la targhetta dorata affissa sull'uscio. Da alcuni giorni Renzo la guardava con sospetto, doveva aver captato i pettegolezzi che le clienti elargivano nel negozio. Una sera l'affrontò senza mezzi termini. - Cara signorina, allora che intenzioni hai? Pensa a studiare invece di uscire coi giovanotti! - - Papà, guarda che è una cosa seria. Lui non vuole prendermi in giro. - - Che significa... che ti sposa? Ti porta via dal villaggio, via da me... Non ti darò mai il mio consenso. - Nella sua gioia per quell'amore ricambiato, la ragazza non aveva considerato l'ostilità paterna. “Perché?” Si chiedeva. “Se lo conoscesse sicuramente cambierebbe idea, Renato è un ragazzo meraviglioso.” Pensò, quindi, di farli incontrare, invitando il ragazzo a cena, ma quando accennò quell'eventualità al padre lo vide diventare rosso per la rabbia e il nervoso. - Non se ne parla proprio, dici a quello lì che qui non metterà piede! E basta con questa storia, non ne voglio più sapere. - Lei cercò di convincerlo in ogni modo, ma l'uomo fu irremovibile, alla fine, sconfitta e piangente dovette telefonare al suo ragazzo e in maniera concitata gli disse che l'incontro che avevano previsto non era più possibile. Lui cercò allora di consolarla dicendole: - Calmati Colomba, se mi ami tutto si risolverà. Ti aspetto domani. Stessa ora, stesso posto - Il pomeriggio del giorno seguente la ragazza incontrò Renato. Il fiume Tedi scorreva lento, mormorando tra i sassi e il canneto. Appoggiati al loro albero i due giovani parlavano sommessamente. Lei non seppe trattenere le lacrime. - Non piangere! Se mi vuoi bene non devi piangere. - - Mio padre è caparbio, non ce la darà vinta. - - Io non voglio rinunciare a te, per nessun motivo - disse lui asciugandole le lacrime. - Neanch'io, Renato, neanch'io. - Si abbracciarono stretti contro l'albero. Lui l'avrebbe protetta da ogni momento brutto, tra le sue braccia si sentiva felice. Il fiume mormorava parole non dette, ma era come se volesse tranquillamente portare i due innamorati verso una riva sicura. Rimasero a lungo in silenzio, poi il giovane disse: - Dobbiamo cercare un modo per convincerlo - - Sì, ma quale? - - Metterlo dinanzi all'evidenza dei fatti. Non potrà fare più niente, tu sei maggiorenne. - Renato aveva una strana luce nello sguardo. - Potresti spiegare anche a me cosa hai intenzione di fare? - Salirono in macchina, mentre uccelli notturni facevano il loro concertino, lui spiegò alla fidanzata il suo piano. Uno dei più classici, e dei più ovvi: sarebbero fuggiti insieme e poi dopo un poco avrebbero fatto ritorno. Suo padre avrebbe dovuto convincersi e accettare la loro unione. - No, non posso fare una cosa del genere. - - Sì che puoi, altrimenti vuol dire che di me non ti importa un accidenti! - Dopo una lunga discussione Colomba si convinse e studiarono insieme come mettere in atto il loro proposito. La piazza
La fontana al centro della piazza scrosciava continuamente, l'acqua zampillava a pioggia nella vasca, sul bordo della quale gli abitanti del villaggio amavano sedersi. Nelle prime ore del mattino, c'era un'insolita vivacità in quel luogo dovuta alla presenza di un eterogeneo nucleo di persone. Le donne andavano a comprare il pane caldo, i bambini raggiungevano la fermata per aspettare il pulmino della scuola e riempivano l'aria del loro vociare festoso e squillante e gli uomini passavano dal tabaccaio o rimanevano a scambiare qualche parola prima di recarsi al lavoro. In tarda mattinata qualcuno andava a godersi un raggio di sole accomodandosi sul bordo della fontana. C'era un terzetto che si ritrovava lì, ogni giorno: il fabbro Genesio, Remo il tabaccaio e suo cugino Ettore, venditore ambulante, che li raggiungeva appena poteva. - Compa', vuoi venire a pesca sul fiume, sabato mattina? Viene anche Remo. Ormai alle sei è già giorno - disse Genesio all'amico Ettore. - Certo Gene'! Il giro di vendite lo faccio il venerdì, quindi sabato sono libero. - - Caro Ettore, ma tu sei sempre libero. Non hai sempre detto che decidi tu le consegne ai clienti? - Risero tutti e tre. Poi per un po' nessuno parlò. Ognuno godeva di quei momenti di quiete, tra un colpo di tosse, una sigaretta andata in fumo e uno sguardo a qualche bella donna, di passaggio. I silenzi erano dovuti al fatto che stando sempre insieme le cose da raccontare erano sempre le stesse: pettegolezzi sulla gente del villaggio. Tra loro c'era una complicità istintiva; bastava che uno facesse un cenno, gli altri capivano cosa volesse dire. Remo era il più giovane e quando c'era qualcosa di nuovo da raccontare cominciava con premesse e sottintesi. - Eh, cari miei, oggi c'è troppa libertà. I giovani si sentono in diritto di fare quello che vogliono. - - Ah, ma i miei figli li faccio rigare dritto. Sono ancora piccoli, ma sanno come comportarsi. Altrimenti... - aggiunse Ettore con un eloquente gesto con la mano. Genesio era rimasto zitto, non avendo figli, però sapeva che c'era dell'altro da sapere, per cui intervenne: - Va, bene Remo. Abbiamo capito, però adesso dicci cosa hai visto. - Al compare brillarono gli occhi e cominciò: - Ieri all'imbrunire ero al fiume a raccogliere lumache, la mattina era piovuto ed ero sicuro di trovarle. Quando ho visto quei due abbracciati contro un albero. - - Chi? - chiesero, curiosi, gli altri due accostandosi al compare. - Colomba, la figlia di Renzo il salumiere. Era con uno che non ho mai visto in paese. - - Altro che a studiare... a lavorare doveva mandarla suo padre, povero Renzo! - aggiunse Genesio.
Liliana Tuozzo
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