Storia di fiamme gemelle.
Camilla è una donna di cinquant'anni, con un matrimonio diventato ormai una gabbia. Pochi giorni dopo aver deciso di separarsi, conosce Leandro. I due si sentono immediatamente attratti l'uno dall'altra. Camilla percepisce un'immediata familiarità con quello sconosciuto, che non riesce a spiegarsi. Nasce una travolgente attrazione fra i due, nonostante Leandro sia impegnato in una storia, con una donna che cura come una figlia e dalla quale non riesce a staccarsi. A causa di questo, nonostante il rapporto istaurato con Camilla lo coinvolga profondamente, Leandro non riesce a godere di quel legame che sembra essere voluto dal cielo, farà continui dietrofront, che porteranno Camilla ad una sofferenza a tratti devastante e ad intraprendere un percorso di crescita interiore, durante il quale, scoprirà di essere legata a lui da un patto animico, che li ha fatti incontrare già altre volte, in precedenti incarnazioni e a scoprire il sacro scopo di questo eterno legame.
Da qualche anno, a Camilla, la tranquillità economica e la vita sociale intensa, avevano cominciato a stare stretti e iniziava a percepire la necessità, di sperimentare qualcosa di più grande, di uscire dal materialismo nel quale era vissuta, ed andare incontro al suo se spirituale che la stava chiamando insistentemente. Dopo aver letto qualcosa riguardante la legge di attrazione, aveva deciso di approfondire le sue conoscenze in campo spirituale, iniziando a comprendere le leggi dell'universo e a riconnettersi con esso, come faceva da piccola. Fin dalla più tenera età aveva manifestato una capacità innata di comunicare, sia con i vivi che con i morti. Con i vivi, oltre a farlo con notevoli doti di eloquenza, riusciva anche a distanza e soprattutto, vedeva cose che accadevano, in luoghi lontani da lei, nell'esatto momento in cui avvenivano e li descriveva con dovizia di particolari. Con i morti aveva un rapporto speciale. Era attratta dai racconti di leggende che narravano il ritorno di anime, per ringraziare o punire qualcuno e dopo la morte della nonna materna, sentiva la sua presenza in maniera vivida e palpabile, ogni volta che varcava la porta della casa, nella quale questa era vissuta. Camilla la evocava, percependo la sua presenza e per tutta risposta, la nonna faceva salire e scendere le tapparelle delle finestre, ogni volta che lei chiedeva un suo segno. Suo padre le diceva che era soltanto una sua suggestione e che probabilmente le tapparelle, che venivano alzate raramente, erano difettose, ma Camilla era certa che fosse la nonna a farlo, per comunicarle che le era vicina, dato che la cosa succedeva soltanto quando lei ne sentiva la presenza o la chiamava. Altri episodi le avevano fatto comprendere che i morti comunicavano con lei. Un paio di volte, durante viaggi con la famiglia, aveva percepito delle strane energie, nelle camere d'albergo dove avevano pernottato e questo le aveva fatto passare l'intera notte in bianco, certa che in quel luogo, qualcuno avesse perso la vita in maniera violenta. Non potè mai avere riscontro, ma lei lo sentiva fortemente. La sua vita, a cinquant'anni era improvvisamente cambiata, sgretolandosi come argilla sotto i suoi piedi, quando sia lei che il marito, avevano perso il lavoro, a causa del fallimento dell'azienda nella quale, per ben 18 anni avevano entrambi prestato servizio. Le difficoltà economiche e le incomprensioni sempre più frequenti, avevano creato fra loro un muro, che ogni giorno tendeva ad innalzarsi ulteriormente, fino ad arrivare al punto di non vedersi e non sentirsi più. Lei, era ormai soffocata, da un rapporto nel quale non si riconosceva, mentre il marito, pur dimostrando insoddisfazione e malumore, sembrava voler restare ancorato a quel legame, che ormai era diventato una copia sbiadita di quello che era stato un tempo.
Quando Camilla entrò nel ristorante, nel quale il gruppo di amici si era dato appuntamento, notò subito la presenza di un uomo che non conosceva. Alcuni dei vecchi amici non li vedeva da anni, ma la sua proverbiale memoria, anche visiva, le dava la certezza, che quel tipo non fosse qualcuno della sua vecchia compagnia. Tutti la salutarono calorosamente, mentre lei continuava a fissare con aria interrogativa lo sconosciuto. Fino a quando Giovanni, dopo averla salutata, si avvicinò e glielo presentò. << Lui e' il mio amico Leandro>> Disse. << L'ho invitato io. Usciamo insieme, di solito. Volevo farvelo conoscere e così, l'ho pregato di accompagnarmi.>> L'uomo le sorrise apertamente e le tese la mano, mentre Camilla continuava ad osservarlo con attenzione. Aveva un aria rassicurante, stranamente familiare. Gli occhi brillanti e chiarissimi, ed un sorriso luminoso che faceva scorgere una dentatura candida e ampia. Era piuttosto alto rispetto a lei, con una testa calva e lucida ed un accenno di barba incolta. Pur essendo certa di non averlo mai incontrato prima, aveva la strana sensazione di conoscerlo già. Non sapeva spiegarsi da cosa derivasse tale sensazione, ma le era indubbiamente palpabile e la sua presenza, la fece sentire immediatamente a proprio agio. Quando strinse la mano di Leandro e i suoi occhi scuri come la notte, si specchiarono in quelli azzurri di lui, fu fugato ogni ragionevole dubbio. Era certa di avere un legame preesistente con quell'uomo, lo sentiva nel profondo, anche se non riusciva a spiegarsi, quale mai potesse essere. Si sedettero uno di fronte all'altra, cominciando a parlare delle loro vite, dei loro interessi, dei rispettivi lavori. Tutto fluiva con estrema facilità, sentendo entrambi, simultaneamente il desiderio di conoscersi e di aprirsi, con la certezza immediata, che l'uno, potesse capire perfettamente, ciò che l'altro sentiva nel profondo. Camilla era attratta in maniera imprevedibile, quasi magnetica, da quegli occhi chiarissimi, così come dalla sua voce calda e profonda e dalle cose di se stesso che le stava raccontando. Più parlavano e più aumentava quella sensazione di familiarità percepita inizialmente. Durante la conversazione, si era spesso trovata a vagare nei meandri della sua mente, in cerca di una spiegazione a quella sensazione di intesa perfetta, con un essere appena conosciuto. Qualcuno del quale stava apprendendo per la prima volta l'esistenza, ma che stranamente, sentiva così vicino, da potergli toccare l'anima. Quella sensazione, assieme ad un paio di bicchieri di buon vino, bevuto durante il pasto, la inebriava e la faceva sentire leggera, come non succedeva da molto tempo. Conversando, era venuto alla luce, il fatto che la sua famiglia, fosse originaria del paese natale di Camilla e che i genitori di Leandro, la conoscessero fin da piccola. Lui era solito passare i periodi estivi, in quella casa dove ora viveva e aveva ricordi indelebili, della sua infanzia, impressi nella memoria. Camilla ricordava perfettamente, le estati in cui quella casa, era animata da molte persone e le tornò alla mente, vivida, l'immagine di un bimbo più o meno della sua età, i cui occhi di ghiaccio, si incontrarono con sui per un attimo, un giorno di tanti anni prima, mentre passava in auto con i suoi genitori, davanti a quella casa. Quello sguardo l'aveva colpita, al punto da esserne turbata. Col tempo se ne era dimenticata, ma durante la conversazione, quel ricordo era riaffiorato immediatamente, assieme alla sensazione provata allora. Forse era quel ricordo ad indurla a sentire quel senso di familiarità, o magari, come allora, quella persona sconosciuta, aveva per lei un'inspiegabile attrattiva.
Si guardarono sorridendo per un istante infinito. Poi, a Camilla, venne istintivo sfiorargli la mano. Fu come se un fulmine, in quel preciso momento, fosse caduto sul tetto di quella casa. Una scossa elettrica, li percorse entrambi, lungo tutto il corpo. Era la prima volta che c'era un contatto fisico fra loro e avevano percepito simultaneamente, qualcosa di inspiegabile e sovrannaturale. Si baciarono per la prima volta e la sensazione che Camilla percepì, rese chiaro, perché il loro incontro, le avesse dato quell'insolito senso di familiarità e il perché di quel colpo di fulmine. Quel sentirsi immediatamente uniti senza neppure conoscersi. Sentì senza più dubbio alcuno, che erano due anime destinate l'una all'altra. Anime che nel tempo, si erano incontrate più volte, ed amate intensamente. O forse chissà, condividevano un'unica anima, che un giorno avrebbe dovuto riunirsi.
Era stato l'universo a decidere di farli incontrare, così come aveva fatto in passato e questo, assumeva un profondo significato per lei. Non capiva esattamente che cosa li unisse, ma sentiva che un sottile filo, li legava da sempre e che fosse impossibile reciderlo. Già la prima volta che lo aveva visto, aveva sentito nel suo cuore di bambina, quella sensazione di meraviglia. Quello sguardo, che l'aveva attratta come un magnete e che non aveva saputo spiegarsi. Ed ora, dopo essersi ritrovati e aver provato quell'immediata, identica sensazione, le sembrava evidente che fossero due anime, che spesso compivano viaggi in parallelo e questo, presupponeva che vi fossero degli irrisolti, da comprendere e dai quali liberarsi. Voleva capire di più. Conosceva da tempo, un mezzo, che le aveva già in passato, permesso di capire molte cose di se stessa: le regressioni alle vite passate. Voleva conoscere la verità, sui loro incontri precedenti. Una sera, durante una meditazione, iniziò a visualizzare, una vita, nella quale non si era mai imbattuta in precedenza, probabilmente, perché non le era mai servito prima. Quella sera, quando si immerse nello stato di leggera ipnosi, visualizzò una carrozza che percorreva il lungo Senna. All'interno, vide una fanciulla bionda, longilinea, di incarnato roseo e di una delicata bellezza. Aveva i capelli raccolti e calzava un cappellino nero, con i bordi rivoltati all'insù, portato leggermente inclinato su un lato della testa e boccoli che le incorniciavano il viso. All'apparenza, sembrava avere vent'anni o poco più e indossava un soprabito verde bosco con una cintura in vita, dal quale spuntava, intorno al lungo collo, un colletto di organza bianca. Sotto, si intravedeva una camicia bianca, con piccoli fiori bordeaux. Sentiva di essere dentro di lei e vedeva le immagini circostanti, non come un film proiettato, ma attraverso gli occhi di quella giovinetta. Le immagini che vedeva dal finestrino della carrozza, le fecero subito comprendere dove si trovasse. Stava percorrendo il lungo Senna, a Parigi. Ebbe modo di scorgere l'Ile de France e la maestosità di Notre Dame. La carrozza, sempre costeggiando il fiume, proseguì per un ulteriore tratto, quando ad un certo punto, si fermò e lei sentì chiaramente, i cavalli nitrire, a seguito del tiraggio delle redini. Doveva trattarsi di una carrozza pubblica, perché dopo essere scesa, le venne istintivo avvicinarsi al cocchiere e porgergli delle monete. La carrozza, si era fermata davanti ad uno di quei caffè fumosi, nei quali gli artisti si ritrovavano a fine ottocento
Non si persero comunque di vista. Restavano legati così profondamente, che qualunque cosa succedesse, erano un punto di riferimento l'uno per l'altra. Certi incontri, generano sentimenti così profondi, che neppure gli ostacoli più insormontabili e le difficoltà più grandi possono distruggere. Legami così forti che vengono dal passato e sono benedetti dal cielo, sono totalmente indipendenti dalla volontà dei soggetti che ne sono protagonisti. Certi legami, non consentono il libero arbitrio e per quanto ci si possa ribellare, lo si rifiuti e si finga di non vederlo, resta sempre presente e inalienabile. Ogni sforzo per spazzare via dal cuore l'altro è vano e genera ulteriore senso di frustrazione nelle due parti coinvolte. Camilla lo sapeva e pur essendoci un intero mondo che si prodigava incessantemente per separarli, lottava come una leonessa, per difendere quel sentimento. Leandro, al contrario era remissivo, deponeva le armi ogni qualvolta vi fosse un'interferenza e si arrendeva, pensando che non ci fosse spazio nelle loro vite, per vivere quell'amore. Non era neppure in grado di vederne la grandezza. Era stato talmente deluso dall'amore, da relegarlo ad un ruolo marginale. Quando Camilla minacciava di lasciarlo, lo faceva sperando di scuoterlo, di fargli capire che non vivere quell'amore, avrebbe significato precludersi la meraviglia di guardare il mondo con occhi diversi e la possibilità di vivere pienamente la felicità.
Erano solo due anime indivisibili, che vagavano di vita in vita, attendendo il momento di potersi incontrare e riunire. Il loro pesante karma, proponeva ogni volta, una situazione analoga alla precedente. La sfida, era forse quella di abbattere gli ostacoli e far prevalere il loro legame sulle avversità, distruggere l'ego e vivere un'esperienza d'amore unica. Ma serviva molto coraggio e Leandro quel coraggio non lo aveva. Lo aveva già destinato interamente ad altro e ora, non era più possibile tornare indietro. Agli occhi di molti, lui era un codardo incapace di fare delle scelte. In realtà, aveva deciso di sacrificare la sua vita e la sua felicità, per donarne, almeno un piccolo frammento a Maria. Sapeva che sarebbe stata una parvenza, una sorta di illusione quella che le dava, ma voleva che lei ci credesse e che nessuno si preoccupasse di riportarla alla realtà.
La forza del loro amore, stava proprio in quel desiderarsi per giorni senza potersi avere, sognare con anticipo il momento dell'incontro e vivere con gioia quell'attesa, che sembrava sempre eterna. A volte immaginavano come sarebbe potuta essere la loro vita di coppia e si vedevano svegliarsi al mattino, salutarsi con un bacio ed un abbraccio, preparare insieme la colazione e mangiare, parlando di quella che sarebbe stata la loro giornata lavorativa. Poi, immaginavano la sera, di ritrovarsi a cucinare insieme, ridere e scherzare, per poi sedersi davanti ad un buon piatto e ad un bicchiere di vino. Finire la serata sul divano a chiacchierare o a leggere un libro, magari insieme, per poi fermarsi e commentare una frase od un pensiero. Infine, a letto, fare l'amore nel modo meraviglioso di sempre, per poi terminare la giornata dormendo abbracciati. Sarebbe stato tutto perfetto, ne erano certi, perché gli unici motivi che li facevano discutere, erano gli ostacoli che impedivano loro di vedersi, a volte persino di sentirsi. Il loro, se avessero potuto viverlo, era uno di quegli amori infiniti, senza tempo. Era un legame che veniva da lontano. Un incontro scritto nel destino delle loro anime, che tutti gli ostacoli del mondo, non avrebbero potuto comunque distruggere. Era sacro ed indissolubile.
La loro era una storia dolorosa, ma al tempo stesso, vivace e movimentata e le farfalle nello stomaco, restavano lì, a svolazzare come i primi mesi. Vedersi dopo un paio di settimane dall'ultima volta, come spesso accadeva, diveniva un ritrovarsi con il cuore colmo d'amore e una passione inimmaginabile per chiunque, alla loro età. A volte si ritrovavano a pensare, come sarebbe stato conoscersi da ragazzi e come questo avrebbe modificato il corso delle loro vite. Forse sarebbe stato un amore altrettanto fantastico, perché le loro anime si sarebbero comunque riconosciute, o al contrario, a questo punto della vita, sarebbero diventati una coppia di mezza età annoiata, che non aveva oramai più nulla da dirsi. E la passione? La passione che lì univa in maniera così unica, avrebbe resistito agli anni, alla nascita dei figli, alla stanchezza di accudirli, o sarebbe svanita come il sole dietro le nuvole in un grigio giorno di dicembre? Non potevano saperlo. Come rette parallele, avevano affrontato il viaggio della vita, a pochi passi l'uno dall'altra, ma mai si erano incrociati fino a poco tempo prima, se non quell'unico istante da bambini. Eppure, quelle rette, non erano perfettamente parallele, c'era quel piccolo errore di calcolo, quel millesimo di grado, che le aveva dopo un lungo percorso, fatte improvvisamente intersecare, imprimendo un segno indelebile nelle loro vite.
Leandro, cercando di tenere sotto controllo quel sentimento, che in realtà lo stava sopraffacendo. C'era sempre riuscito in passato, a dominare i suoi sentimenti, nei confronti di una donna che non fosse Maria, ed era certo che ce l'avrebbe fatta ancora una volta. Ma le sue sicurezze iniziavano a vacillare. Per questo, tendeva ad allontanarsi da Camilla dopo ogni incontro, dandole l'impressione di non amarla. Era un gioco al massacro, che entrambi perpetravano, per uccidere il sentimento che inesorabilmente li univa dalla notte dei tempi. Ma lui aveva fibra forte. Era temprato ad ogni avversità e non intendeva soccombere. Nonostante tutte le giustificazioni che Leandro si dava per ignorarlo e le elucubrazioni di Camilla che tendevano a svilirlo. Ma l'amore non è una scelta. Non si può dominare a proprio piacimento. Succede e basta. Non sempre quando ne siamo in cerca. Anzi, spesso se lo cerchiamo lui non si palesa. Ci fa incontrare illusioni, ologrammi di se stesso. E queste fotocopie sbiadite e mal riuscite, le viviamo per anni, convincendoci che sia quello l'amore. Poi, quando lo incontriamo veramente ci destabilizza. Non siamo capaci a gestirlo, perché troppo più grande di noi. Perché arriva con emozioni talmente forti da toglierci l'equilibrio. Lui vive di vita propria, non si lascia intimorire, resiste ad ogni intemperia e non vuole soccombere.
Nonostante l'amore e nonostante il sentirsi due esseri, nati l'uno per l'altra, Leandro e Camilla finivano spesso per ferirsi a vicenda. Questo è ciò che spesso accade, alle anime che viaggiano nel tempo, unite da un filo rosso. Non possono stare distanti, ma vi è sempre un'enorme difficoltà a vivere la loro relazione. Sono percorsi scelti da loro stessi, per risolvere qualcosa accaduto in precedenza, nodi da sciogliere, spesso con fatica e dolore. Non sono mai rapporti facili, nonostante sentano un forte legame e i loro incontri si manifestino immediatamente come sacri, sono generalmente costellati di difficoltà insormontabili, che loro stessi generano, per mettersi alla prova e per evolvere ad uno stato di coscienza superiore. Leandro pur non avendo riconosciuto subito Camilla come la sua Fiamma gemella, ne era rimasto comunque immediatamente affascinato e iniziava a rendersi conto, che quella donna avesse qualcosa di speciale per lui. Qualcosa che non era attribuibile, soltanto al fatto che lei gli piacesse così tanto. Altre donne lo avevano attratto fortemente in passato, Maria più di ogni altra, ma con nessuna mai, aveva stabilito una connessione così potente. Fin dal loro primo incontro, aveva percepito in lei, qualcosa di diverso dalle altre donne che aveva conosciuto. Già in uno dei primissimi incontri, le aveva detto di non aver mai avuto una donna come lei. Poteva sembrare una frase che aveva detto mille altre volte per compiacere, ma pensava davvero che lei avesse qualcosa di diverso che non riusciva a spiegarsi. Oltre all'attrazione fisica c'era un'attrazione mentale ed animica, che lo faceva sentire compreso nel profondo. Gli argomenti che svisceravano durante le loro lunghe conversazioni, spaziavano in ogni campo, ed erano sempre stimolanti. Erano giunti ad un punto di tale conoscenza reciproca, che riuscivano a capirsi senza parlare, soltanto guardandosi negli occhi. Fin dall'inizio, era capitato che uno, terminasse le frasi dell'altro. Erano come fusi in un unico essere e fare l'amore, rappresentava l'espressione massima del ricongiungimento, di due parti di un'unica cosa. Entrambi erano coscienti di questo, perché la sensazione era ogni volta palpabile. Nonostante Leandro avesse avuto molti rapporti con altre donne, taluni anche piuttosto soddisfacenti, mai aveva provato sensazioni di intensità, tali a quelle che provava facendo l'amore con Camilla. Era evidente ad entrambi, che la magia che li univa, era qualcosa che trascendeva dal terreno e che li elevava ad una profonda spiritualità. Leandro, anziché provare piacere per questa intensa simbiosi, ne era spaventato.
Tiziana Camilla Kèter
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