Ogni mattina, dopo essere sceso dal letto, la prima cosa che faceva era salire sulla bilancia che aveva nel bagno. Se nel display leggeva che il peso era diminuito, anche di poco, sorrideva; altrimenti, come quella volta, scuoteva la testa ossessionato come non mai dal pensiero di non volere ingrassare. Iniziavano sempre così le giornate del Maresciallo dei Carabinieri Severino Perspicace, comandante della Stazione di un piccolo paese situato sul Monte Amiata in provincia di Grosseto. Abruzzese di origine, si sentiva toscano di adozione, perché in quella regione aveva sempre prestato servizio, prima nelle più importanti città come Siena, Lucca, Montevarchi e Pistoia e infine da circa otto anni a Borgo Antico, piccola aggregazione di anime fra Arcidosso e Castel del Piano. Considerava quella destinazione come una punizione o un pretesto per non fargli avere la promozione a Luogotenente, un premio che avrebbe meritato e che gli avrebbe fatto percepire uno stipendio più alto e una maggiore pensione. Questo era un suo pensiero fisso soprattutto ora che mancavano quarantotto giorni al suo collocamento a riposo. Era rimasto vedovo due volte. La prima volta quando sua moglie Concettina dopo più di quindici anni di matrimonio lo lasciò perché aveva capito che non era l'uomo con cui dividere emozioni, gioie e dolori. Tutto era iniziato quando una sera gli disse che, stanca della vita che faceva, aveva deciso per distrarsi di iscriversi a una palestra. Ora, un momento di attenzione: quando vostra moglie vi dice che vuole andare in palestra cominciate a tastarvi sulle parti estreme della testa e sentirete due piccoli bernoccoli che vogliono spuntare. Dopo alcune settimane, vi dirà che farà tardi perché quella sera andrà a cena con i colleghi della palestra. Seguiranno altre cene delle quali sarete messi sempre al corrente. Poi ritornerà a casa sempre più tardi senza avvertirvi e voi proverete un po' di invidia perché con tutte quelle cene non la vedete ingrassare; infine arriverà il momento che vi lascerà per qualcuno per cui non valeva la pena. Così fece Concettina, la quale stette con il nuovo amore per qualche anno, poi iscritta a un'altra palestra cambiò istruttore. La sua nuova relazione durò poco perché Concettina si ammalò e in pochi mesi lasciò il nostro Maresciallo vedovo per la seconda volta: la prima fu per un'altra vita e la seconda per l'altra vita. Il frutto del loro amore era il figlio Carmine, un ragazzo che al Maresciallo aveva dato molte soddisfazioni specialmente in campo scolastico. Infatti, all'età di ventitré anni conseguì il diploma che di solito si ottiene a diciannove. Ciò dipendeva dal fatto che il ragazzo, come si dice, non era timido ma duro, duro, proprio duro; più duro del marmo di Carrara e dell'alabastro di Volterra. Basti pensare che al ritorno da una gita scolastica in Albania i compagni di classe lo chiamavano Durazzo come l'omonima città. Dopo il diploma si era iscritto più di una volta all'università, in facoltà diverse, con risultati non certamente brillanti. Ci fu un momento che il ragazzo espresse il desiderio di arruolarsi nell'Arma. Fortunatamente accantonò quasi subito l'idea con grande gioia del padre preoccupato che il figlio fosse lo stimolo per nuove barzellette sui Carabinieri proprio adesso che con alcuni giocatori di pallone le acque si erano calmate. Adesso Carmine abitava a Roma presso alcuni parenti della madre. Faceva dei lavoretti precari. Il Maresciallo da buon padre e da buon militare lo teneva sotto controllo e sapeva che fortunatamente non frequentava cattive compagnie. Insomma, dopotutto non era un cattivo ragazzo. A coadiuvare il Maresciallo erano altri tre Carabinieri. Il suo sostituto era il Vicebrigadiere Mauro Ricciolo. Egli, nonostante il cognome, era calvo e portava una vistosa barbetta. A creare un po' di confusione, anzi moltissima, era che l'altro aiutante del Maresciallo, l'Appuntato Mario Barbetti non portava la barba ma era vistosamente ricciolo. Entrambi della Puglia, uno della provincia di Brindisi, l'altro di quella di Taranto, erano molto amici e andavano sempre insieme, o, come si dice dei Carabinieri, in coppia. Della stessa altezza, per la verità piuttosto bassi e abbastanza grassottelli, essi avevano più o meno la stessa età, sulla quarantina o qualcosa di più. Come già detto, andavano sempre insieme suscitando, causa i cognomi che portavano, molta ilarità nel paese: spesso venivano chiamati Stanlio e Ollio anche se va detto che al riguardo il Maresciallo Perspicace preferiva Ollio e Ollio. Ma il pezzo forte della caserma era il giovane Carabiniere Scelto Gaetano Gennaro proveniente da Sorrento. Dopo tre anni di servizio a Borgo Antico, il Maresciallo non aveva ancora capito se Gaetano fosse il nome e Gennaro il cognome o viceversa per cui un giorno lo chiamava in un modo, un giorno nell'altro. Poi alla fine si arrese e cominciò a chiamarlo semplicemente Sorrento, come la sua città. Il Carabiniere Scelto era un bel ragazzo: alto, di carnagione mora e di carattere molto estroverso, ma secondo il Maresciallo, aveva un grosso difetto: quello di inventare continuamente storielle e soprattutto battute che riteneva molto simpatiche e gustose. Egli diceva sempre: - Mi vengono così, ma dove le trovo! - e riteneva di avere un ottimo senso dell'umorismo. Ovviamente il Maresciallo, Severino di nome e di contegno, sosteneva che il ragazzo più che senso dell'umorismo avesse un umorismo senza senso e andava su tutte le furie quando qualcuno del paese gli diceva: - Ma come è simpatico quel ragazzo, sempre allegro, spiritoso. - Come già scritto, il Maresciallo da otto anni era in servizio in quel piccolo paese. Si sentiva confinato. Non succedeva mai niente che vi giustificasse la presenza dei Carabinieri. Forse questa era spiegata dal fatto che era compreso nel servizio anche il controllo di due frazioni abbastanza fuori mano rispetto a Borgo Antico. I giovani erano sempre di meno e la popolazione diminuiva poiché le morti superavano di gran lunga le nascite e inoltre non c'era una forte immigrazione straniera. Il paese, insomma, non offriva niente. Egli si era chiesto più volte se era il caso che facesse ancora comune e avesse un sindaco una località dove esistevano pochi negozi e non c'erano medie o piccole imprese che potessero fornire lavoro. Vi erano due piccoli ristoranti e tre alberghi non certo di cinque stelle. Di bar ce n'erano tre, ma non sicuramente moderni e di forte richiamo.
Verso le 13:30 di quella fredda giornata di metà febbraio il Maresciallo stava andando a pranzo alla trattoria della signora Olga. Fino a qualche anno prima egli mangiava in caserma poiché c'era un Appuntato calabrese che cucinava molto bene, ma dopo il suo trasferimento preferì andare da La Olga, così la chiamava. La signora cucinava discretamente e, per volersi accattivare le simpatie del Maresciallo, gli preparava piatti abbondanti che il comandante odiava perché secondo lui erano la causa prima del suo continuo ingrassare. Fece come sempre la solita strada passando davanti a un bar, alla rivendita di giornali, dove si poteva comprare le sigarette e giocare al lotto ed enalotto e a un negozio di frutta e verdura. Camminava a testa bassa assorto chissà in che strano pensiero quando la sua attenzione fu catturata da una visione semplicemente paradisiaca. Davanti a lui una donna bellissima sui trentacinque, massimo quarant'anni. Elegantissima e soprattutto mai vista in paese. Bella, magnifica, meravigliosa creatura come la canzone di Gianna Nannini. La vide suonare al portone del palazzo dove abitava tra gli altri il notaio Antonio Cerulli, la persona più ricca del paese. Il portone si aprì e la donna entrò piuttosto velocemente dando un'occhiata prima a destra e poi a sinistra come se non volesse farsi vedere da nessuno.
Per tutto il giorno il Maresciallo non fece che pensare a questa donna ripetendo continuamente: - Bella, incredibile, meravigliosa. - Senza mai, come fece Dante Alighieri, finire nel volgare.
Carlo Laurenti
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