Una poesia sui muri
Vorrei scrivere una poesia sui muri antichi e inumiditi della mia città, le persone non si fermano, il tempo sfida i loro passi con tanta velocità.
Vorrei scrivere dei versi da leggere, mentre si sorseggia piano un caffè da gustare in un tiro di sigaretta, una riga forse le rimarrà in mente.
Una breve poesia che in ogni verso serba l'azzurro, la luce e l'amore, la gente, le fredde mura della città si sveglieranno dal lungo torpore.
Mi amerai ancora?
Mi amerai nei giorni tetri e nuvolosi quando sarò bagnata dalle mie lacrime, quando mi sentirò stanca, invecchiata, e le mie mani rugose ti cercheranno?
Quando la stessa storia e l'episodio te le racconterò una decina di volte, quando a casa girerò senza un perché confusa, disorientata, giorno o notte?
Quando camminerò a passo lento come tartaruga e più non ti seguirò, quando le malattie attaccheranno senza pietà la mia mente e il corpo?
Dimmi, mi amerai ancora?
Le panchine in inverno
Le panchine bagnate dalle continue piogge si restringono come dopo un forte dolore, tristi, sconsolate aspettano la primavera, il bocciarsi dell'amore o di un'emozione.
Tremano nelle notti lunghe e senza stelle, si sentono più sole e malinconiche di me, vivono tra i sussurri e i ricordi del passato, immerse nel silenzio attendono il sole.
Il cuore non conosce leggi
Ci sono persone che non incontrerai più, un po' di tristezza senti nella tua anima, “così è la vita”, tu cerchi di consolarti, coperto di foschia rimane il loro ritratto.
Ce ne sono altre che non vuoi perderle, la loro presenza è un miracolo, ti basta. Tu fai l'impossibile per tenerle in vita, anche se stanno inerti nell'angolo di casa.
E rifiuti di capire le leggi della natura, non vuoi ricordare l'età dei tuoi genitori, l'affetto, l'amore superano le frontiere, il cuore non conosce leggi e ragioni.
A cosa serve la gente?
A cosa serve la gente che non ti dice nulla e ti versa un fiume di lamentele, che ti rode, come i toppi, lentamente il tuo prezioso tempo?
A cosa serve la gente che non vede i tuoi occhi tristi e pieni di angoscia, non ascolta il sospiro della tua anima, il dolore che da lì gocciola?
La sedia vuota
Quanti tramonti non contemplo con te e quante albe bussano senza noi due! Mi immergo in questa oscurità infinita, il sole lentamente penetra le nuvole.
Le stagioni vanno e vengono con passo monotono e i giorni perdono le magie. La sedia vuota vicino a me somiglia ad un abisso che nessuno può riempire.
Resti di parole
Quanto astio, odio e fango si lanciano sulle persone! Le parolacce escono dalla bocca e, certamente, dal cuore. Prima o poi lo so, in quell'arena anch'io finirò.
Parole grevi come pietre colpiranno la mia anima. Rannicchiata in un dolore, non aspetterò fino a quando si guarisce la ferita, ma mi alzerò e camminerò più decisa.
Calpesterò i resti di parole, butterò via quei sassi. Nel viaggio di nuovo mi ritroverò.
Le mura della mia casa
Non so quando tornerò di nuovo, quanti giorni o mesi passeranno per accarezzarvi e la polvere di calce come neve avrò tra le mani.
Chissà se state resistendo ancora o siete già crollate in pezzi? Vi siete rassegnate alla lunga attesa della nostra mancanza? Le mura della mia casa...
Una pianta mezza fiorita
Il sole sorge presto al mattino, ma non mi tocca il suo raggio. Sono una pianta mezza fiorita, mezza sfiorita perché il cuore ce l'ho lontano.
Nella casa dove dormo poco, perché un gallo mi risveglia prima dell'alba. Quel vicino che abita con me nella città quanta nostalgia mi regala!
Lì non ci sono dei semafori, la mia anima non trova pace, la politica avvelena i giorni, tante memorie mi origliano ad ogni angolo della strada.
Il sole sorge presto al mattino, ma non mi tocca il suo raggio. Sono una pianta mezza fiorita, mezza sfiorita perché il cuore ce l'ho lontano.
Tempo del passato
Tempo del passato, tempo prezioso, tempo degli amori perduti altrove, tempo del focolare vuoto. Tempo delle assurdità, pieno di innocenza, pazzia. Quante parole annegavano nelle oasi dell'anima! Tempo in cui uccidevano la libertà e la paura ti seguiva ad ogni passo. Tempo del passato! Non capisco, perché nel mio pensiero ti preservo sempre?
Usuale
È diventato così usuale offenderci con arroganza, con tante parolacce, sfogare la rabbia come un veleno, seminare odio e soffocare la pace.
È diventato usuale, per l'anima, non aprirsi in un abbraccio spesso, mutarci in meschini a poco a poco, abbandonare la calma e il silenzio.
È diventato usuale, con i parenti incrociarci e non dire una parola, sentire lo stesso sangue in vena che non ci unisce ma ci allontana.
È diventato usuale che si uccidono persone pure con spirito innocente. Soltanto l'amore, quello è inusuale, un ricordo, una reliquia in un museo.
Una nuvola
È rimasta un po' di aria fredda in quest'alba dalla notte scorsa, in un brivido si trasforma subito quando la mia pelle incontra.
Si spengono le luci e gli incubi, i raggi del sole baciano la terra, i colori si svegliano piano piano, le piante giocano con la brezza.
C'è una nuvola, la conosco bene, è il mio pensiero cupo per te, come la visione di un ricordo remoto, si sfumerà lentamente.
Il tuo pentimento
Cosa dovrei fare ora con il tuo pentimento? Il mio cuore si è spezzato più di una volta, non ho voce per dirti: “Stammi lontano!” e non ho più la forza di chiuderti la porta.
Cosa dovrei fare ora con il tuo pentimento? Buttarlo come una pietra lì, in quell'abisso, cambiare me stessa o cambiare solo la strada, dove non mi può trovare il tuo sorriso finto?
Un altro rifugio
Il temporale sbatte contro le finestre, i lampi tentano di squarciare il buio, il mio sguardo ti cerca dietro il vetro, invano: hai trovato un altro rifugio.
“Non aspettarlo” dicono le ombre, ma il mio spirito ti cerca smarrito. Non attendo il sole, ma te entrare in questo cuore vuoto e appassito.
La telefonata della tarda ora
La telefonata della tarda ora come il grido di un corvo nell'oscurità. Il cuore batte forte. Il sonno serba voci soffocate che si svegliano in assenza di luce.
Il cellulare sul mio comò mi porterà la notizia macabra, prima o poi. Ho paura del suo suono che mi segue come fantasma anche di giorno.
La telefonata della tarda ora.
Ombre nell'anima
Ci conoscemmo per condividere il dolore, ma la sofferenza si moltiplicò per sbaglio. Volevamo piantare l'amore, ma il sentimento svanì piano.
Volevo essere vicino a te, però verso altre galassie ci separammo. Tu svegliasti in me le ombre che ognuno ha nell'anima, tutte le nebbie e l'uragano.
Spettacolo monotono
Ci saranno giorni in cui vorrai seguire gli eventi come spettatore, quando il cielo non offrirà neanche un raggio di sole, quando sarai così impaziente di vedere la fine dello spettacolo che si chiama “vita”.
Ci saranno instanti in cui vorrai alzarti in mezzo allo spettacolo, perché la fine non ti interesserà e ti ha affaticato tanto questo lungo e monotono teatro. Quell'attimo ti tremerà nelle dita proprio come foglia gialla, fragile e appassita!
Insoddisfatti
Siamo insoddisfatti quando c'è sole o dalla pioggia si rabbuia il tempo, nell'inverno cerchiamo la primavera, quando fa caldo sogniamo il freddo.
Niente ci piace e nulla ci rende felici, ci sarà sempre qualcosa che non va. Il tempo fugge, vola e deride questa frustrazione e la nostra scontentezza.
Irma Kurti
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