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Autore: Contessa Scalza
Tea, Marco e il poeta Ronsard
Storico Esoterico
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Tea, Marco e il poeta Ronsard
Geneviève riuscì nell'intento di introdursi nell'alcova del duca, a Palazzo, e il destino volle che la trovasse vuota. La stessa notte e a nostra insaputa, in un disperato tentativo di salvaguardare l'onore dell'amica, Sinope tentò di mettersi in contatto con re Enrico. Scoperta, venne catturata e imprigionata nei sotterranei della Bastiglia. All'interno del Palazzo Reale, guidata dalla neo regina Margot (la quale proteggeva il consorte ma non possedeva alcun potere contro la propria famiglia), Geneviève potè parlare a re Enrico del funesto pericolo incombente sugli Ugonotti. Lo pregò di rifugiarsi da me in campagna, nel mio maniero di Saint-Cosme. Più volte mi raccomandò, senza esito. Enrico di Navarra la ringraziò, la benedisse, e poi le rivelò che d'altra natura erano i suoi piani, e non poteva fidarsi di alcun membro della corte di Caterina, me compreso.
Geneviève, sconsolata, lasciò Parigi con la carrozza di Margot. Non trovando Sinope a Valvins, si preoccupò. Procuratasi un cavallo, tornò in città e venne a cercarla a casa mia. Lei ed Hélène vi piombarono contemporaneamente. Mentre Geneviève si allontanava a cercare Sinope, da sola sulla mia carrozza, Hélène mi fece una gran scenata, poi giurandomi che era finita se ne andò. Disperato, tentai di rintracciare le mie coraggiose amiche, ma invano.

La sera successiva, il 23 agosto, le squadre della morte del Palazzo Reale uscirono per le strade e portarono a termine il massacro della notte di San Bartolomeo, ricordata come la strage degli Ugonotti. Geneviève ebbe la sciagurata idea di accorrere in aiuto della sua gente proprio mentre ero trattenuto alla Bastiglia a negoziare la vita di Sinope.
Le poche righe che avevo dedicato a Geneviève mi furono restituite da Margot in persona. La trovai ad attendermi nascosta sotto il porticato. Tornavo esausto dalle carceri, dopo essermi assicurato che Sinope fosse riaccompagnata a casa sua, a Valvins. Purtroppo non ero riuscito a rintracciare né Hélène nè Geneviève, nonostante avessi camminato per ore tra i colpi di spada e gli orrori dei cadaveri accumulati per le vie, più volte costretto a nascondermi. Ero folle di preoccupazione. Non appena la giovane regina mi mostrò il foglio sporco di sangue, compresi.


Addio sogni e illusioni

- Parigi è un mare di carne macellata - , mormorò la bella regina - L'ammiraglio Coligny fu pugnalato nel suo letto, decapitato e scaraventato dalla finestra. Enrico scampò per miracolo ai sicari di mia madre e di mio fratello. Mi pregò di fuggire in Navarra per regnare accanto a lui. Padre, sono colma di nausea, la delusione data dal tradimento di mia madre mi devasta il cuore. Devo accettare di regnare altrove, dimenticare Parigi. Una carrozza mi attende; ma prima di salutarci dovete promettere che sparirete per un periodo. Non vorrete essere interrogato a causa della vostra amicizia con Geneviève de Marrais. Promettetemelo - .

- Maestà, comprendo il vostro stato d'animo, e vi dirò che vi sento sorella, in questo momento in cui entrambi siamo trafitti da troppe pene. Ma poiché non c'è tempo per piangere assieme, vi faccio i miei più sentiti auguri per il futuro regno. Vostro marito è un uomo retto, in grado di offrirvi una vita serena. Siete giovane, siete bella, siete nel cuore di tutti i francesi per sempre, mia regina. Invidio la regione di Navarra che vi ospiterà. Quanto al mio destino, temo sia compiuto. Ho appena perduto un'amica, non posso mettere in salvo me stesso e lasciarne nei guai un'altra - .

- Vi riferite a Sinope, la mia dama di un tempo, che ora vive fuori città? - .

- È importante che mi assicuri che stia bene - .

- Nonostante sia stata rilasciata grazie al vostro intervento, è ancora in pericolo - , mi confessò la regina.

- Lo sapevo. Prendo subito il cavallo - .

- Aspettate, non uscite adesso! Cosa ne pensate di farla fuggire? Potrei portarla con me, alla corte di Navarra - . La dolce e generosa regina, così spesso disprezzata a causa della sua vita libera, era uscita da quell'esperienza dolorosamente cambiata, come tutti noi del resto.
Mi fidai, ed ella mantenne la promessa, come potei accertarmi la mattina dopo, visitando Valvins e trovando la casa vuota di un precipitoso abbandono. Céline aveva seguito la padrona. Dissi col pensiero addio a Sinope, questa volta per sempre, e mi sembrò che con quell'esperienza una parte della mia identità morisse, per spianare la via a un ben più maturo vissuto. Parigi era tinta di rosso, i cani leccavano i cadaveri prima che venissero caricati sui carri.
Recuperai personalmente il corpo di Geneviève, abbandonato contro un portone in mezzo a tutti gli altri. La seppellii nel giardino di Sinope, nel punto dove era uscita a guardarmi andar via, quel giorno sotto il temporale. Ero certo che a Valvins avrebbe riposato più volentieri che non altrove. Hélène accettò di riconciliarsi, e mi seguì nella regione del Vendôme per una lunga vacanza.
Nel mese successivo all'eccidio che ricoprì di una triste nomea la stirpe dei Valois e diede il via a una serie di guerre di religione, a testimoniare l'interesse mio unico per la letteratura uscirono i primi quattro libri della “Franciade”, composta sul modello epico di Omero e Virgilio. L'ironia fu l'avere pubblicato quel lavoro (incompiuto) in un momento fino ad allora forse ineguagliato, nella storia di Francia, in quanto a vergogna. Ma io potei continuare a mantenere sul capo la sudatissima corona d'alloro, e nella borsa l'indispensabile sussidio. La vicinanza di Hélène, per me risanante, mi permise in età avanzata di comprendere qualcosa in più del vasto pianeta femminile, fino ad allora a me sconosciuto, per quanto voluttuosamente amato. La lezione impartitami da essa, come pure da Geneviève, Sinope e Renata, in fondo aveva a che fare con l'ideale più alto, quell'ideale di cui, per pigrizia, codardia e opportunismo sempre mi lasciai privare: Libertà.

Sinope mise al mondo un maschio, l'unico figlio di Pierre de Ronsard di cui si avrà notizia nella storia. Quale grande rimpianto non poter formare una famiglia con la mia cara amica di giovinezza.
La rosa che non colsi, pure, visitò i miei pensieri dalla tremenda notte fino all'ultima della mia vita.

"Mia amata Geneviève, l'anima tua è come una rosa che l'inverno vuol sfiorire, ma non può recidere. Tu sei un fiore di quella pianta, il fiore più profumato. Tu sei viva. E quando primavera tornerà, insieme torneremo a nascere, con altre gemme e altre foglie.
Il tuo amico devoto, Pierre".
Genova, 8 Dicembre 2023

Io non so se sarei ora in grado di trovare la formula del distacco. Ieri sera, alla festa de La Feltrinelli dove ti ho invitato, verso la fine della serata ti sei unita a me e ai miei allievi. Tra noi c'era, c'è sempre, quella corrente sanguigna, nervosa. Se sforzassi un po' la vista sarei in grado di vederle, le vibrazioni dense emanate dai nostri corpi quando siamo vicini. Vanno dal mio al tuo, o viceversa, chi lo sa, avverto solo uno scambio fortissimo, palpabile. Stavamo in mezzo alla bolgia, dovevamo continuamente stringerci per fare passare le persone. Quando venivo verso di te, il mio sguardo serio ti scrutava, come un amante. Ti fissavo, studiavo la tua faccia, e vedevo i tuoi sforzi per rimanere impassibile, amante mia. Mi domando se gli altri non si siano accorti di nulla. Mi domando cosa stessi provando tu, mia Sinope..mia Hélène, mia Geneviève, mia Renata.
Fais-tu que je ne vois plus la lumière qui se renverse dans tes yeux.
Fa' che non veda più la luce che si spande dai tuoi occhi.


Molto tempo prima. 30 Novembre 1994
Diario di Marco.
Stasera mi ha telefonato Tea per invitarmi sabato sera a cena, assieme al suo nuovo compagno. Le ho detto che avrò l'impegno della Fiera del Libro in Galleria Mazzini, ma verrò via presto. Stavo guidando, per cui si è offerta di richiamarmi, segno che voleva chiacchierare. Dopo avermi richiamato, le ho parlato del mio dolore misterioso allo stomaco, che i medici non riescono a curare. Tea mi ha suggerito, nell'attesa di consultare la medium Annette, di sentire un altro specialista alternativo, magari un pranoterapeuta. Poi mi ha raccontato di un sogno, fatto due sere prima del suo appuntamento con la medium: era andata da lei, ma non riusciva a raggiungerla. Saliva su un ascensore traballante dove c'ero anch'io, fino a raggiungere la cima di una montagna, e in questo luogo, finalmente, trovava Annette, trasformata in un vecchio sciamano coi capelli lunghi e il bastone. Lo sciamano le faceva vedere un gesto con le dita del pollice e l'indice unite. Io le ho chiesto: “L'ascensore cosa simboleggia?”; lei ha risposto:”Mah...forse è un simbolo sessuale..ma perlopiù significa ascesa, anche spirituale”. Il nostro rapporto è diventato più sincero, più sciolto. Di quei rapporti in cui si può stare a volte zitti, anche al telefono. Da tre settimane ho nella tasca della giacca una lettera da darle. Entrambi, poi, vogliamo rincontrare al più presto questa medium. Per me sarà la prima seduta, sono molto curioso. Quando, sempre al telefono, due settimane fa mi raccontò il resoconto della sua prima seduta, le domandai:”Ti ha detto se il tuo ex marito lo hai conosciuto in una vita precedente?”. “Sì, in Messico; io ero una curandera”. Venerdì scorso, a cena con amici comuni, mentre mangiavamo gomito a gomito ho preso il coraggio per domandarle ancora: “E io e te...ci siamo già conosciuti prima?”. Al che lei: “Non lo so, non ho fatto in tempo a saperlo. Chiediglielo tu, quando ci andrai!”. Quando le ho confessato la mia delusione per la seduta rimandata con Annette, mi ha suggerito di chiedere che le risposte ai miei quesiti mi vengano mandate in sogno. Le ho risposto: “Io i messaggi li mando, ma poi non so se arrivino”. Dal modo in cui mi ha guardato, sono sicuro che siano arrivati al bersaglio. Purtroppo c'è questa maledetta paura della parte misteriosa e stregonesca che percepisco in Tea. La stessa parte che mi affascina e mi tormenta.

Contessa Scalza

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