I vicini di cabina con i quali mio fratello e mia cognata avevano instaurato un rapporto cordiale di conoscenza erano una coppia con due figlie femmine. Andavo al lido quasi ogni giorno verso la fine della mattinata, giusto il tempo per pranzare, notai una delle due ragazze stesa al sole su una sdraio, Gaia. Un fisico snello, asciutto, poco più che una ragazzina. La sua voce afona, rauca, femminile, mi attirò subito. “Mi piace da morire” pensai tra me e me. I Capelli neri vaporosi e lunghi sulle spalle. Il suo sorriso perforava le guance formando due fossette che esaltavano tutta la sua bellezza. Credo di essermene innamorato subito, ancor prima di conoscerla. Dopo pranzo, con molta discrezione, prendevo stuoia e ombrellone e, in debito di sonno, scendevo in spiaggia a cercare un poco di rifugio per schiacciare un pisolino. Iniziai a conoscere alcuni ragazzi del lido e più i giorni passavano e più le conoscenze si allargavano. Ero diventato il punto di riferimento di alcuni di loro nel lido. Anche Gaia e sua sorella presto si unirono a noi. Come ogni giorno, il pomeriggio, scendevo in spiaggia per cercare un momento di riposo e invece mi ritrovavo l'ombrellone invaso dai ragazzi. E a me piaceva molto. Mi sentivo importante tra loro e oltretutto avevo l'occasione di avere lei vicina, Gaia. Abbronzata e bellissima. Ogni giorno la incontravo a pranzo, la osservavo con discrezione e con la speranza di incrociare il suo sguardo. In quelle occasioni mi chiedevo se sarei mai riuscito a piacerle. Un giorno arrivato al lido la trovai sdraiata all'ombra della cabina nella sua solita sdraio. Nascondeva il volto con le mani per ripararsi dal sole, le dita larghe attraverso le quali i suoi occhi scuri... mi guardavano. Mi guardava e timidamente sfuggiva il mio sguardo. Cominciai a credere che le sarei potuto piacere davvero. “Chissà magari le sono simpatico ed è attratta dal mio fisico...” Più passavano i giorni e più mi convincevo di questo. Come ogni pomeriggio scendevo in spiaggia subito dopo pranzo, apposta, sperando che lei potesse raggiungermi. Non aspettavo altro, non mi interessava altro. E lei scendeva. Cercavo di attirare il suo interesse con delle stupide battute ironiche. Scherzavamo, lei rideva, ed io ero felice. “Vieni con me, ci facciamo una passeggiata in riva al mare?” le chiesi un pomeriggio. “Va bene!” con mia meraviglia, accettò. Camminavamo per i lidi, scherzavamo e ridevamo con una insolita complicità. Ci fermammo ad un certo punto vicino la riva e mi inginocchiai davanti a lei. Per un attimo mi guardò sorpresa, sorridendo compiaciuta del mio gesto, senza capirne il motivo. Rimasi in silenzio mentre la guardavo negli occhi. “Posso darti un bacio?” le chiesi facendomi coraggio e chiusi gli occhi... In cuor mio speravo che questo mio desiderio si potesse realizzare, il cuore mi batteva forte e... Mi baciò. Il coraggio di osare quello che in passato non avrei mai e poi mai avuto mi ripagò di un desiderio che in nessun modo avrei sperato di ricevere. Fare il primo passo e non lasciare che fosse lei a decidere per me. Il cuore mi batteva forte, e forte era anche la sensazione di vertigini e confusione nella mia testa. Stavo vivendo qualcosa che non avrei mai creduto potesse più riaccadermi dopo il mio incidente. Le sue labbra morbide e scure, erano la cosa più bella che io avessi mai provato nella mia vita. Provavo una emozione mai provata prima di allora, inspiegabile e incontrollabile... Mi ero innamorato perdutamente! Brividi di felicità attraversavano il mio corpo perchè quello che stavo vivendo insperato non mi sembrava neanche vero. Persi la cognizione del tempo... Si era fatto tardi e decidemmo di fare ritorno verso il nostro lido, mano nella mano, così, senza fretta... Al lido non facemmo cenno di quello che era successo. La mia popolarità, al lido, aumentava sempre più e alcune ragazze cominciarono ad interessarsi a me. Una di queste fu Alessandra, la romana. Con i suoi lunghi capelli rossi lisci, occhi azzurri, abbronzatissima, un fisico da modella e qualche lentiggine sul naso, si faceva proprio ammirare... Facevamo il bagno a volte a mare e lei giocava con me schizzandomi l'acqua in faccia, per provocarmi. Giocavamo così e un giorno, improvvisamente, mi venne vicino e guardandomi negli occhi mi abbracciò. “Cosa fai questa sera, usciamo insieme?” mi chiese. Era chiaro che le piacevo e lei non lo nascondeva. La presenza di Gaia nella mia mente era preponderante. Per me in quel momento esisteva solo lei. Inventai una scusa banale e rifiutai l'invito. Ero stregato da Gaia perché era il mio ideale di donna. Ero veramente innamorato cotto. Anche Grazia, un'altra giovane ragazza del Lido, mi fece delle avances molto più dirette: “Tu mi piaci molto!” mi disse un giorno che eravamo in casa di amici. “Sei troppo piccola per me!” le risposi. Non sapevano che ero innamorato di Gaia. “Non è vero, tu non hai il coraggio di baciarmi!” mi provocò. Le diedi un lungo bacio e le dissi di tenerselo stretto come ricordo perché quello sarebbe stato il primo, l'unico e l'ultimo della mia e della sua vita. GAIA L'estate finì e Gaia scomparve dalla schiera degli amici con i quali continuavo a vedermi dopo la stagione al lido. Lei era ancora troppo giovane e i suoi genitori non le permettevano di uscire spesso la sera. Non esistevano telefonini, a quei tempi, per sentirci e io non avevo neanche il suo telefono di casa. Sapevo, però, dove abitava e, con la mia Fiat Uno, salivo e scendevo dalla sua strada nella speranza di incontrarla. Un pomeriggio la vidi mentre camminava sul ciglio della strada, alla ricerca di qualcosa. Ebbi un colpo al cuore. La fermai subito per salutarla. Il cuore mi batteva a mille. “Ehi! Che ci fai qui?” mi disse. “Che ci fai tu qui?" le risposi, facendo finta di averla incontrata per caso. “Sto cercando il mio cane che è fuggito da casa!” Quel giorno benedii il suo cane per averci fatto rincontrare. Con la scusa di cercare anch'io il suo cane e, in quel poco di tempo che ebbi a disposizione, riuscii a strapparle un incontro per il pomeriggio successivo. Fu l'inizio della nostra storia. Ci immergemmo completamente in questa relazione e per un anno vissi l'esperienza più emozionante della mia vita. Non esistono parole per descrivere un sentimento così grande. Due cuori che battevano all'unisono. La mattina, iniziata la scuola, mi recavo da lei con la mia moto. Con il cuore che batteva a mille speravo sempre di incontrarla per non perdere una sola occasione. Senza avere mai la certezza che lei si recasse a scuola, perché non avevamo mai un appuntamento certo, solo il desiderio di trovarla, e che lei arrivasse sempre prima del suono della campanella che la invitava ad entrare in classe, per poter stare qualche attimo con lei. Vivevamo così, alla giornata e il piacere di sorprenderci. Così passarono i mesi e, ogni qualvolta avevamo la fortuna di incontrarci, il mio sentimento cresceva sempre più. Ero sicuro di amarla così tanto profondamente che avrei dato qualsiasi cosa per averla sempre con me. Non saprò mai se lei mi ha amato veramente come io ho amato lei. Tante volte me lo sono chiesto oggi ed è l'unico tassello mancante di questa storia. O è stato anche frutto della mia illusione. Forse questa esperienza “incompleta” ha creato in me un ideale di donna e di amore che è esistito solo nella mia mente. Un amore desiderato e immaginato ma mai vissuto negli anni da una esperienza completa. Anni, però, che hanno lasciato, dentro di me uno strascico doloroso e che ha condizionato tutte le mie esperienza future. Lunghi anni in cui ogni altro rapporto non ha avuto lo stesso sapore e la stessa intensità.
Mauribo
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