Colin: Inferno.
Sono seduto davanti al progetto da più di mezz'ora, guardo fuori dalla finestra la pioggia colpisce con violenza i tetti che mi sono davanti come un vendicatore, il cielo plumbeo non annuncia niente di buono. - Colin! Umore nero? - - Pessimo Donald, ho litigato di nuovo con Abaigeal, è stato un errore avere una relazione con lei. Dovevo sapere che lavoro e sesso sono un buon connubio. - - La tua relazione l'hai iniziata da anni, Colin! O la chiudi o la solidifichi. - - Non sono pronto, lei vorrebbe venire a vivere con me, io ho bisogno di spazio. - - Colin, lei vuole un anello al dito da anni, tu un giorno le dai il cielo, il giorno dopo la butti nel fango. Devi fare chiarezza nella tua vita una volta per sempre! Cazzo! Colin hai 35 anni! - Vicino a trentasei, penso ma non lo dico. Sento Abaigeal discutere al telefono con tono concitato, mi alzo e esco dallo studio, la sua scrivania da le spalle allo studio. - Cosa succede? - copre con la mano la cornetta. - È tua madre! - le sfilo son rabbia la cornetta. - Mamma? Che succede? - - Finalmente Colin! Sono due giorni che chiamo, tuo padre ha avuto un infarto siamo in ospedale. - - Mamma, mi dispiace, come sta? - - Non ci dicono molto, non lo possiamo vedere, è intubato. Ma volevo solo fartelo sapere, se sei impegnato va bene lo stesso. - - Ma cosa dici mamma? Io parto subito, in giornata sarò lì. Dove sei adesso? - - Io sono sempre in ospedale, vado a dormire da Fiona, mia cugina che sta qui vicino. Non torno alla fattoria. - - Bene, ci vediamo tra poco mamma, tranquilla. Ti voglio bene. - La rendo la cornetta e la fulmino con lo sguardo. - Come cazzo ti è venuto in testa non passarmi mia madre, ha detto che sono due giorni che chiama? - - Tu hai detto che se qualcuno chiamava da Kenmare, non dovevo passartelo. Io ho eseguito. - - Abaigeal, era mia madre! Cazzo! Mio padre sta morendo. Certo che dovevi passarmela! - Rientro allo studio sbattendo la porta. - Donald, occupati di tutto tu, io parto torno a casa, non so quando torno, mio padre ha avuto un infarto. Se hai bisogno di qualche cosa mi chiami, ma cerca di risolvere tu anche le mie beghe. - - Tranquillo Colin, va, puoi stare quando vuoi dopotutto sono dieci anni che non ti muovi da qui. Un consiglio approfitta anche per fare un po' di ordine nella tua vita. - Si alza e mi abbraccia. - Va Colin, non ti preoccupare. Lo studio va avanti lo stesso lo sai. - Prendo la giacca e esco. Mi volto verso Abaigeal - Io vado a Kenmare, ci sentiamo. - Si alza e mi segue. - Vengo con te! - - Non ci pensare proprio! Mio padre non so se lo troverò morto o vivo, non vedo nessuno da tredici anni, non ho bisogno di altri problemi. Tu resta qui e svolgi il tuo compito. - - Io sono la tua fidanzata, non solo la tua segretaria! - - Abaigel, non è il momento e il tempo di puntualizzare. Non puoi venire con me. Non insistere! Ci sentiamo. - Esco dallo studio, passo nel mio appartamento, butto dentro una valigia un po' di roba e mi avvio per Kenmare. Ripercorro la stessa strada che tredici anni fa feci per fuggire dalla mia vita. Tredici lunghi anni senza sapere più nulla di nessuno. Il cielo continua a restare buio e cupo e la pioggia schiaffeggia la mia auto, ho il volume della radio appena percepibile, per non sovrapporre il rumore della musica ai miei pensieri. Tredici anni fa, avevo appena ventidue anni ho messo la mia vita dentro una valigia e sono uscito di casa dicendo a mio padre - Ci sentiamo - e non l'ho più sentito. Mia madre piangeva, forse sapeva che stavo scappando, scappavo dalle mie responsabilità. Kenmare è stata la mia vita fino ad allora, al massimo andavo a Cork al college, avevo sempre desiderato fare l'architetto. Mi beavo nel vedere le immagini di belle case, ponti, chiese. Adoravo ogni mattone sovrapposto. Mi immaginavo con un casco in testa che impartivo ordini e illustravo progetti. Mi immaginavo una vita da sogno, denaro e persone illustre che si rivolgevano a me con rispetto e venerazione. Io ero “Colin O'Connor l'architetto più famoso d'Irlanda”. Oggi, non sono il più famoso, ma ci sono vicino. Ho lavorato come un mulo, ma ogni sera che tornavo nel mio appartamento mi rendevo conto che il mio lavoro serviva solo a non farmi pensare, per non soffermarmi a sentire la puzza di merda che mi porto addosso. Se i miei clienti che mi venerano e mi stimano tanto sapessero del mio passato non mi darebbero neppure un marciapiedi da realizzare. Sono stato bravo per tredici anni a creare una solida barriera tra me e il mio passato, non ho visto nessuno, nessuno mi ha mai cercato, solo la notte quando la solitudine mi abbraccia con i suoi tentacoli, gli incubi che vivono nella mia anima, forano la corazza e mi trascinano all'inferno. Ho un solido conto in banca, ma non ho mai voluto comprare una casa, ovunque andassi non mi sono mai sentito a casa. Ho avuto molte donne con cui ho diviso un letto, troppe se dovessi fare una lista non saprei neppure dove iniziare, ma nessuna è entrato nella mia pelle, nessuna mi ha scombussolato l'anima. Abaigeal, mi è stata dietro per tre anni, e quando ho abbassato la guardia si è impossessata del mio corpo come fossi di sua proprietà, sono due anni che mi considera il suo “fidanzato” per chi ci conosce quello sono, ma io non le appartengo, non appartengo neppure più a me stesso. Non ho voluto che vivesse con me, ho bisogno di spazio e quando l'angoscia mi attanaglia, ho bisogno di una donna che posso usare e buttare via. Lei lo sa che faccio questo, ma non parla sopporta e aspetta. Io non posso essere di nessuna donna finché non ritrovo la mia anima. Ora con la mia Bmw corro verso i miei incubi, corro dritto verso l'inferno che ho creato e da cui poi sono scappato, devo sconfiggere i miei rimorsi, le mie paure, e soprattutto devo sconfiggere il dolore che ho sparso con il mio egoismo. Più mi avvicino alla meta più mi sento inquieto, ho paura, ho veramente terrore, ma non solo per mio padre che a soli 64 anni si trova in un letto di ospedale a lottare con la morte, non voglio che mi lasci senza che io possa dirgli: avevi ragione, avevi ragione su tutto. Sono un uomo di un metro e novanta e mi sento come un viscido nano che scivola dentro una buca di una talpa, dove sarà ingoiato per sempre. Fuori dalla mia vita, sono un grande, nella realtà sono una menzogna, sono un artefatto di essere umano che non merita nulla. Kenmare dice un cartello, ecco a pochi km mi troverò davanti alla vita che ho lasciato, lei mi aspetta lì immobile senza pietà, senza fare sconti. I mostri, sono lì pronti a divorarmi e io spesso ho pensato che sarebbe molto facile sparire nell'inferno, confondermi con i demoni senza dover mai incontrare chi mi conosceva. Sollevo lo sguardo e qui il cielo è azzurro, il verde delle pianure che si allungano in colline fino allo stagliarsi della montagna. Le scogliere a picco sull'oceano. Non esiste posto più bello. Fermo un attimo l'auto e scendo, respiro a pieni polmoni a un tratto sembra che il dolore che mi trascino dentro come un uragano impetuoso inizi a placarsi. Sono fuggito e ho corso per tredici anni come un esule in cerca di me stesso, in cerca di trovare la mia anima che sembra non abbia mai lasciato questo cielo. Kenmare, significa “piccolo nido” ed è stato il nido che mi ha protetto e amato a cui io ho sputato in faccia, e rinnegato. Si trova nella contea di Kerry, un piccolo angolo di paradiso di poco più di duemila anime. Tutti conoscono tutti, e noi O'Connor ancora di più, più avanti c'è la mia fattoria, la fattoria dove sono fuggito lasciando mio padre, mio fratello e ecco, devo dirlo ma non riesco! Mia moglie e una bambina: da poco compiuti due anni. Anche mia moglie quando scappai via come un assassino era poco più di una bambina. Avrò coraggio a guardarla negli occhi? Cosa ne sarà stato di lei? Non l'ho mai cercata, mai chiesto se fosse rimasta nella fattoria o tornata a casa dai suoi. Una sola cosa è certa, lei è ancora legalmente mia moglie, nessuno dei due ha chiesto il divorzio. Ogni volta che arrivava la posta mi aspettavo di ricevere una lettera da qualche avvocato, nulla invece, tredici anni di silenzio che hanno reso ancora più pesante la mia condanna. Risalgo in auto con tante paure e incognite, mio padre nel suo periodo peggiore della sua esistenza mi sta dando una possibilità di sistemare la mia vita. Donald ha ragione “Colin fai chiarezza nella tua vita” senza di essa non potrò avere un futuro ma solo un buco nero dove guazzo ogni giorno. Devo decidere cosa farne del passato per poi aprire la porta del futuro. Sono in prossimità di casa, per andare in ospedale a Kenmare devo per forza passare a pochi metri dall'ingresso, invece di rallentare accelero per evitare che il mio sguardo si sposti sull'edificio che si staglia in mezzo alla pianura, ma proprio davanti al cancello sono costretto a una brusca sfrenata, un cavallo, un purosangue inglese, un baio marrone chiaro con sopra una ragazza, un folletto, una strega con lunghi riccioli rossi fuoco scomposti al vento, la vedo sfrecciare e inerpicarsi sulla collina come una farfalla, il cavallo non correva, volava, non vedevo gli zoccoli poggiare terra. Il mio cuore ha smesso per una frazione di secondo di battere. Poggio la testa sul volante in attesa che il sangue affluisca nelle vene. Ho avuto una visione, non poteva essere reale, guardo sopra la collina non c'è più nessuno. Per un attimo ho pensato che fosse lei “Brianna” mia moglie. Non può essere, Brianna aveva i capelli più chiari, e poi non avrebbe mai cavalcato in quel modo. Riavvio l'auto e mi dirigo in ospedale. Vado in portineria, qui sono cambiate molte cose, anche se a me sembra di essere fuggito solo ieri. Mi dicono secondo piano a sinistra. Quando finisco di salire le scale, vedo in fondo su delle sedie tre persone. Mia madre, inconfondibile, capelli tra il rossiccio e il biondo ancora molto bella nei suoi 58 anni, sempre energica che parla con un uomo di spalle, David, mio fratello la sua copia spiccicata. E una ragazza, capelli ricci neri lunghi, magra, viso adolescenziale ma bellissimo e incarnato chiaro. Non è possibile, non può essere mia figlia! Elizabeth o come la chiamavamo noi Ellis. Seduta al suo fianco. Mentre mi avvicino, vedo la ragazza toccare il braccio di mia madre per indicarmi. David si gira e urla. - Cosa ci fa lui qui? - poi si rivolge a mia mamma con un viso carico di ira e stupore. - È tuo fratello David, Matt è anche suo padre ha diritto di stare qui! - Io non fiato mi avvicino e bacio mia madre sulle guance. - Era ora figlio mio! Questa è tua figlia Ellis. - Vorrei abbracciarla e stringerla a me. Lei mi osserva con occhi gelidi e un volto rigido, non si muove e incrocia le braccia davanti al petto, la sua freddezza, il suo odio mi colpisce come una spada nel petto e squarcia le membra. - Ellis, saluta tuo padre! - continua mia madre. - Buongiorno - riesce appena a sussurrare, ma abbassa gli occhi. - Mamma, ma che cazzo dici, tuo padre? Lui non è un padre, lui è un estraneo, anzi peggio. - Guardandomi in cagnesco mi chiede. - Perché sei venuto? Cosa vuoi? Sei venuto per dividere l'eredità? Hai fatto male i tuoi conti papà non ancora crepa! Gira i tacchi e torna da dove sei venuto. Qui non sei gradito! - - Smettila David, stai dando spettacolo! Ho chiamato io Colin, è tuo fratello ha diritto di stare qui. La sua famiglia è qui! Lui è mio figlio e figlio di Matt. - - Mamma, ma come cazzo ti è venuto in mente? A Brianna, non pensi a Bree? Dopo tutto quello che ha subito? Dopo quello che ha fatto per noi? Bree merita rispetto. Non è andato a comprare le sigarette e tornato! Mamma, lui è sparito per tredici lunghi anni senza mai degnarsi di una... - - Ho detto smettila David, ora dobbiamo andare avanti! Lui è qui, con Bree dovrà sistemare lui la situazione, è sempre sua moglie. Ellis è sua figlia. Questo è un dato di fatto. È ora che la situazione si sistemi. - Hanno ragione e io non posso rispondere, non saprei cosa dire, non ho alibi né giustificazioni. Sono la pecora nera della famiglia, quello di cui aver vergogna e io mi vergogno tanto, ma resisto. - Io vado alla fattoria, prima che vomiti! Ellis vieni o resti qui? - - Ellis, resta poi ti riporta tuo padre! - le prende una mano mia madre stringendogliela. - No, nonna, preferisco andare con zio David! - - Di a Sarah di preparare la stanza per Colin, David! - - Cosa? Mamma non può alloggiare in fattoria! - - Certo che sì! Quella è la sua casa, non chiedo che lo ospiti Bree nella sua casa, ma la sua camera è ancora lì, nella casa padronale. Dormirà a casa sua! - - Vado in albergo, mamma lascia stare! - - Colin O'Connor tu farai ciò che dico io, ho tollerato anche troppo la tue idee e il tuo comportamento, fino a quando sarai a Kenmare, tu vivrai come un O'Connor. - Vedo David imprecare e Ellis lo prende sottobraccio guardandomi il tralice. Non sarà un bel soggiorno il mio. Mia madre mi indica la sedia accanto alla sua. - Mamma, loro hanno ragione non ho scusanti! Come sta papà? - sospira, la vedo afflitta. - Tuo padre è stazionario, quando si è sentito male era a casa per fortuna l'ho portato subito in ospedale, da allora non ci è stato permesso di vederlo se non da dietro un vetro, è intubato. Il dr. Robert ci dice di avere pazienza e aspettare. Io mi sono trasferita da Fiona, sto vicino all'ospedale, non tornerò a casa fino a quando non ci saranno novità, non sono tranquilla. - Sospira e mi osserva, poi riprende a parlare. - Tu, devi avere pazienza, voglio che vada a casa e ci resti, cerca di creare un minimo di rapporto con Ellis, lei è una ragazza molto dolce, hai visto che bella ragazza? Ti somiglia molto, ha il tuo viso, ma la tempra della mamma. - - Non mi vogliono mamma! Hanno ragione, per quello che ho fatto, e per come sono fuggito! - - Non lo meriti, hai ragione, ma dobbiamo andare avanti! Per te, per Bree, per Ellis e per David. Tu hai scelto la tua strada, ma qui hai lasciato troppe cose in sospeso! Ho chiesto molte volte a Matt di sistemare le cose ma si rimandava sempre a domani. Ora spero che non sia troppo tardi, è ancora giovane e abbiamo ancora tanto da fare. Ma la vita e il destino ha la sua strada e non tiene conto dei progetti degli uomini. - - Non so come dovrei comportarmi? Bree lo sa che sono qui? - - No, da ieri non viene qui, Colin molte cose sono cambiate, tredici anni sono stati molto lunghi. Lei ora è un veterinario, un bravo veterinario. Non solo quelli della nostra contea fanno affidamento su di lei ma anche nelle contee vicine, se ci sono gravi problemi la chiamano anche dalla contea di “Clare”. Inoltre lei si occupa della fattoria, David ha un buon socio, Bree da tutti viene considerata il miglior “Uomo” della fattoria. Anche Matt, ne ha dovuto prendere atto e le ha dato fiducia. Abbiamo passato brutti periodi, brutti davvero, ora invece siamo risorti e la fattoria è diventata una delle più importanti della contea, seguiti dai Farrell. - - Sono contento! Spero di non creare troppi problemi, tutto qui! - - I problemi se ci saranno stavolta devi risolverli, figliolo. Ma dimmi di te? - - Io, ho finito il college e sono un architetto, ho lo studio con un collega Donald Svift, va bene, anzi fin troppo. A Dublino ci conoscono tutti e siamo andati a fare anche dei lavori in Scozia e Inghilterra! - - Sono contenta. Ma Colin, sei felice? Era quello che desideravi no? - Una domanda che mi colpisce come un pugno, mi butta a terra e un camion con rimorchio mi passa sopra, non riesco a respirare, il sangue si ferma a scorrere e il cuore sanguina trafitto da una sola parola: “Felice” cos'è la felicità? L'ho inseguita tra i libri di disegno e architettura, nelle notti di pioggia e in quelli di sole, concentrato su parole e regole, sperando che alla fine del tunnel avrei trovato una luce. Mi sono laureato ma la pace e la felicità che speravo non è arrivata, un pezzo di carta per spaccare il mondo, un pezzo di carta intriso di fiele. Mi sono spaccato la schiena giorni e notti i primi tempi per dimostrare di essere un uomo di fiducia, un uomo su cui puoi contare, un uomo migliore. La strada si è aperta è ho avuto la mia prima occasione, “O'Connor” con scritta cubitale su un importante cantiere, lo champagne per brindare che non ho bevuto, io non bevo più! Non tocco alcool da tredici anni e non provo gioia da allora! Ho aperto lo studio con Donald, anche lì un altro traguardo, ma nulla la mia sete restava, ho cercato la felicità tra le lenzuola e tra donne di mezza Irlanda. Ho cercato la felicità nelle auto e nel denaro, ma non sono appagato, è quello che volevo, ma non mi ha dato il risultato atteso. Giro intorno alla mia vita, la riempio di cose ma non placa la mia anima in pena. - Ho fatto quello che desideravo, mamma ma non so se sono felice, è una domanda che spesso mi faccio. - - Allora non sei felice, Colin altrimenti non ti faresti questa domanda. Ora vai a casa a riposare e comportati come dice il tuo cuore. Lascia che sia per una volta il tuo cuore a guidarti. - - Resto ancora un po'! - - No, Colin, qui non potresti fare nulla, a casa c'è Sarah, la moglie di David, è una brava ragazza. David ha due figli Noah di dodici anni e la piccola Charlotte di otto anni. Sono due angeli vedrai. Tardare non ti toglie dall'imbarazzo. Devi affrontare quello che ti aspetta. - - Hai ragione, credo che debba andare! - - Colin, spero tu resti un po' con noi, abbiamo molte cose da dirci. - - Vedremo! Mamma vedremo! - Brianna: Un lupo
Il tempo è sempre un tiranno, qui da marzo ad agosto i parti nei greggi e mandrie sono all'ordine del giorno. Corro come una pazza da una fattoria all'altra, per fortuna il mio stupendo purosangue Aaron corre più del vento. Per andare dai Farrel o ai pascoli il cavallo è il mezzo più rapido, posso tagliare per i campi. Oggi è un giorno particolare, la nostra purosangue Divine avrà il suo primo puledro, ma sono in pena anche per i Farrell una sua cavalla sta in travaglio da un po' e ci sta mettendo troppo. Volevo andare in ospedale a vedere Matt, non ci voleva proprio questo. In fattoria ci servono più braccia possibili in questo periodo, Matt era una grande risorsa, non doveva capitargli nulla. Ci sono compiti che devono essere per forza portati a termine dai proprietari anche se gli uomini che lavorano per noi sono molto bravi e godono di smisurata fiducia. David è giù di tono, l'ho chiamato stamattina ed era nervoso. Sono riscesa dai pascoli a nord e varco la soglia della fattoria Farrell, Patrick Farrell, sta davanti alla stalla. - Finalmente Brianna! - - Ciao Patrick allora? - - Vieni credo che ci siamo! Temevo che non saresti arrivata in tempo stavo per chiamarti - Adel, una bella cavalla sta sdraiata sulla paglia pulita e vedo che le contrazioni sono arrivate e sono rapide, vado dietro e tocco, sta per uscire il puledro, vedo le zampe anteriori avvolte nella placenta, la cavalla sobbalza e spinge. Ogni tanto si ferma, poi riprende. - Patrick aiutami! - è da troppo tempo che sta in travaglio preferisco aiutarla. Prendiamo il puledro per le zampe e dolcemente quando riceve la spinta in contemporanea tiriamo. Patrick esegue con diligenza i miei comandi, piano piano viene fuori la testa e alla fine eccolo, un bellissimo cavallino pezzato bianco e marrone. Adel si alza e va a leccare il suo cucciolo. Ogni volta il miracolo di una nuova vita si ripete ed è una gioia infinta. Abbraccio Patrick Farrell e corro come il vento verso Farm O'Connor, casa mia! Dove mi aspetta Divine. Arrivo vicino alla stalla e vedo una Bmw cabrio, la stessa auto che stamattina per poco non ci travolgeva davanti al cancello di casa. - Sarah chi è il coglione proprietario dell'auto qui davanti? - Chiedo scendendo da cavallo, e cedendo le redini a uno degli stallieri per far abbeverare e rifocillare Aaron. Non ottengo risposta, mi giro verso l'uscio e ti vedo “Colin” mio Dio! Non è possibile! Cosa ci fa lui qui? Lui sta davanti alla porta del casolare principale, io e Ellis viviamo a pochi metri nella casa che Matt ci ha sistemato quando mi sono sposata con Colin, una bella casa con un porticato davanti, ampia e luminosa. Nel casolare principale molto grande ci vivono David con la sua famiglia e Matt e Katie. Ci sono molte stanze, una parte le abbiamo sistemate per fare accoglienza turistica, con stanze da letto e un ampio salone da pranzo. Un angolo dell'edificio è adibito come piccolo caseificio per lavorare il nostro latte. Mi manca il respiro, è bellissimo: somiglia sempre a un Dio dell'olimpo, tredici anni e lo hanno reso più bello, un corpo scolpito nel suo metro e novanta, il suo viso squadrato con un po' di barba incolta, gli occhi azzurri con sfumature di grigio che bucano il cuore. I capelli neri ricci ora hanno qualche filo d'argento alle tempie. Ho amato quest'uomo la prima volta che ho posato lo sguardo su di lui. L'ho amato con passione dal primo giorno che mi sono donata a lui, l'ho amato profondamente quando ci siamo scambiati gli anelli davanti al pastore, qui nella fattoria. L'ho amato spropositatamente quando l'ho reso padre, l'ho amato con amarezza e delusione quando mi ha ferita e uccisa. L'ho amo con disperazione da tredici lunghi anni, nel suo silenzio, nel vuoto della nostra casa. Nel volto di nostra figlia. Ho cercato di cancellare i suoi occhi, la sua immagine dalla mia mente ma non ho potuto cancellare l'amore che mi squarcia l'anima. Oppure l'odio, ora lo guardo e vedo cosa mi ha tolto! Cosa non potrà mai più restituirmi. La sua assenza come una notte senza fine, una canzone senza note, una disperazione senza speranza. Una morte senza ritorno. Lui mi ha lasciata sulla porta dell'inferno, sola, sanguinante se vuota, si è girato ed è sparito. Ho pianto per un anno lacrime che non sapevo di avere. Ho straziato il mio corpo e la mia mente verso limiti incomprensibili, sono arrivata ai bordi del baratro e per poco sono riuscita a riemergere. Se non ci fosse stata Sarah e David io ora sarei all'ombra di un cipresso, la mia bambina sola. Come può tornare qui? Ora. ora che iniziavo a richiudere lentamente i solchi scavati dal dolore. Con quale coraggio può restare lì immobile a guardarmi dopo quello che ci ha fatto? - Ciao Brianna! - - Cosa ci fai qui tu? - - È ancora casa mia! - - Davvero? Pensavo che avessi perso la strada o la memoria. Questa la chiami ancora casa tua? Ci vuole coraggio sai, devo ammirare il tuo! Mi fa piacere comunque che dopo tanto tempo ti ricordi che hai ancora qualcosa da queste parti! - dico sarcastica. Poi mi rivolgo a Sarah. - Sarah mi fai preparare un panino da Molly, vado a vedere Divine e vado da David su al pascolo. - Mi giro verso casa e vedo Ellis affacciata alla balaustra, mi guarda, io cerco di essere più fredda possibile mentre mi dirigo verso di lei. Le passo accanto - Quello è tuo padre. - le dico facendo cenno con la testa. - Lo so l'ho conosciuto all'ospedale, me lo ha detto nonna Katie. - Risponde seguendomi. - Perché è venuto? - - Ellis, io l'ho visto ora, non sapevo nulla, forse per Matt, è sempre suo figlio! - - Forse vuole il divorzio mamma, così potrà tornare a vivere con quella. - - Ellis, non so dovrà dirmelo prima o poi, ma sarà poi. Ora abbiamo troppi problemi, faccio una doccia, passo da Divine, nella scuderia se sta bene vado da David, tu resti a controllare, se aumentano le contrazioni mi chiami. E cerca di portare rispetto a quell'uomo, è sempre tuo padre e tu non sei una selvaggia! Dimostriamo di essere migliori di lui. - - Non puoi chiedermi questo, Mamma! Non dopo tutto quello che ha fatto! - - Ellis, è tuo padre e quello che ha fatto deve rendere conto a Dio e a me. Non ti sto chiedendo di genufletterti a lui, ma il minimo rispetto e educazione. Dovresti parlare con lui se te lo chiede. Sei sempre sua figlia e ha degli obblighi nei tuoi confronti che non ha mai assolto. Se vorrà il divorzio ci sarà molto da parlare! Ellis, molto, e molto da pagare e sai bene che non intendo solo soldi, io non sono più la ragazzina che lui ha lasciato. Lui non sa che anche un agnello per sopravvivere può diventare un lupo. - Colin: Brianna
Quando ho sentito il rumore degli zoccoli, sono uscito davanti alla porta, il folletto che avevo visto attraversarmi davanti come il vento era “Brianna”. I capelli sono lunghi fino e metà della schiena sono diventati più rossi, più scuri. Sono ricci e lucidi come li ricordavo, il suo corpo è una favola, il seno sembra più grande e il fondoschiena da togliere il respiro. Le andrei incontro e la sbatterei a terra su un pagliericcio, sento il pantalone tirarmi in mezzo alle gambe. Cazzo, dopo tredici anni mi fa sempre lo stesso effetto. Sta di schiena e parla, la sua voce è più dura e autoritaria. Ma dove ha imparato a cavalcare come un cowboy? Si gira e la vedo in volto! Era la donna più bella di tutta la contea di Kerry e Cork, ora posso dirlo è la donna più bella di tutta l'Irlanda e la Scozia. Il mio cuore sta impazzendo, non parlo non fiato, le parole mi si fermano a metà gola, mi manca il respiro! Che coglione che sono? Che cazzo ho fatto? Che merda di uomo può fare del male ad una creatura simile! Ora so perché non sono mai tornato qui! Non dovevo venire qui neppure ora! È l'unica donna che io amo, e per quanto io possa andare lontano la mia anima resta con lei, il mio cuore appartiene a lei. Ma lei non mi perdonerà mai, ho distrutto tutto e la vergogna supera di molto il coraggio e il perdono. La vedo andare a casa con una vitalità impressionante. Torno dentro e Sarah mi guarda. - Colin! Tutto bene? - - Mi chiedevo se è giusto che io sia qui, tuo marito non mi vuole tra i piedi, mia figlia mi odia, Brianna mi ucciderebbe. Solo mia madre mi ha detto che è qui che ora dovrei essere. - - Io non sono nessuno, Colin, non so cosa sia successo tredici anni fa, so solo che quando sono arrivata per prendermi cura di Brianna lei era una ragazza distrutta. Ti ricordi di me Colin? Io sono la cugina di Brianna, la figlia dei Walsh di Cork. Mi ha mandato mia zia per dare una mano a Brianna a superare la cosa. - - Si! Ecco dove ti avevo vista, al matrimonio! Hai fatto da damigella a Brianna! - - Giusto! Ti dicevo, Brianna ha passato un brutto periodo, è stata male per quasi un anno, la cosa è peggiorata dopo tre mesi che tu sei andato via, i miei zii, i genitori di Brianna sono morti in un incidente stradale. Lei allora è finita in una crisi depressiva senza precedenti. Abbiamo cercata di scuoterla, credevamo a volte di non farcela. Ti abbiamo cercato Colin, tu ti sei negato ricordi? Per fortuna Brianna ha reagito. È tornata al college ed è diventata un veterinario. Lei si dedica anima e corpo alla fattoria. Se non c'era lei non avresti trovato più nulla qui. David e Matt le hanno dato ascolto e ora va tutto a gonfie vele. Tua moglie era una ragazzina insicura e debole, quando l'hai lasciata. Ora è una donna sicura e determinata, un grande capo e ha fiuto per gli affari. Matt davanti alle sue capacità ha dovuto cedere il passo e lo sai come è testardo tuo padre! - - Sarah, ho passato un brutto periodo anche io, ero un ragazzo con tanti sogni, amavo Brianna, ma più il tempo passava e più mi sentivo stretto nel ruolo di marito e qui in fattoria, ho dato la colpa a Brianna della mia situazione, volevo fare l'architetto e secondo me lei mi era di intralcio, poi la situazione è peggiorata quando ho iniziato a bere. Uscivo, andavo in città e bevevo con i miei amici, loro non avevano problemi, mi sentivo prigioniero di un matrimonio. Avevo venti anni Sarah, i miei amici scopavano come ricci e bevevano e io avevo una figlia e ne aspettavo un altro. Se posavo gli occhi su mia moglie pensavo quando ero stato fortunato, avevo davanti a me la ragazza che tutti sognavano di sfiorare almeno una volta. Quando ero ubriaco vedevo una strega che mi aveva messo le manette. - - Ora cosa pensi? Hai un'altra vita a Dublino? - - Sarah, non lo so ho trascorso tredici anni a cercare di cancellare il mio passato, invece ora che sono qui mi accorgo che ho sbagliato tutto! Mai madre mi ha chiesto se sono felice, ora che ho visto Brianna, posso dire no non sono felice. Quante volte la sera mi dicevo: “domani faccio la valigia e vado a casa!” la mattina mi alzavo e ricordavo tutto e mi vergognavo di che uomo ero stato. Mi vestivo e mi uccidevo di lavoro fino allo sfinimento, così non sentivo quello che mi consumava dentro. - - Colin! Dio Santo tu ami ancora Bree? - - Credo di sì! Sarah, credo che l'amerò follemente fino a quando avrò vita! Ma ti prego non dirlo a nessuno. Quello che ho fatto è imperdonabile. L'ho persa Sarah, l'ho persa per sempre! - - Colin! Io non dirò nulla, ma credo che Matt ti sta dando un'altra possibilità. Io cercherò di darti una mano con i miei consigli e chissà che tu non riesca a riconquistarla! - - Credi che ci possa essere una piccola possibilità? - - Io ci credo Colin, ci credo. Brianna non ha voluto sentire nessuno, non ha voluto mai prendere in considerazione un altro uomo, Matt e Katie, e poi anche David hanno cercato anche di forzarle la mano con il dott. Michael, il veterinario che spesso si trovano a condividere il lavoro, ma lei nulla. - Sto per rispondere quando sento dei passi, mi volto è Brianna, entra come una furia. - Sarah, lascio Ellis alle scuderie con Divine, lei sa cosa deve fare. Vado da David, i panini? - Sarah passa una borsa, vedo Brianna con un fucile in spalla e una tracolla, prende la borsa e va via, non mi ha degnato di uno sguardo come se io fossi una sedia o un fantasma. Mi alzo e esco, la vedo salire sul cavallo che aveva lasciato un ora fa, portato da uno stalliere. Sistema le bisacce, si slega i capelli che aveva raccolti in una coda e parte come un filmine, la vedo salire sul piccolo rilievo e sparire come una farfalla che spiegate le ali si disperde nel cielo. Un dolore atroce mi squarcia il petto, vorrei correre al suo fianco perdermi con lei nei suoi spazi, la desidero da impazzire, ho bisogno di toccarla, di sfiorare i suoi capelli e sentire la sua pelle su di me. Non è solo un desiderio è una necessità, è come se non mangio da anni e lei è l'unica cosa che possa saziarmi. Una lacrima rotola sul mio viso, dentro di me solo amarezza. Sarah mi è accanto, non me ne ero accorto e mi sta guardando. - Indubbiamente tu l'ami Colin O'Connor! - - Dove ha imparato a cavalcare come un vento? E il fucile aveva il fucile? - - Matt le ha insegnato a sparare e lo fa benissimo, ogni tanto dà anche a me lezioni, sto imparando anche io. A cavalcare? David dice che è una cosa che ha dentro, lei e il cavallo diventano una cosa sola, David mi dice quando sono insieme capisce dove finisca Brianna e inizi il cavallo e viceversa, Aaron è solo suo, un purosangue nato e allevato qui, una potenza di cavallo che con lei è un docile coniglietto. Hanno lo stesso cuore Colin. Ti ripeto non è più la ragazzina che hai lasciato lei è uno spirito selvaggio che nessuno può domare. Uno spirito che qui e nelle contee vicine tutti gli uomini vorrebbero provare a domare nel loro letto. - Brianna: Divine Arrivo al pascolo dove si trovano le mandrie di bovini. David sta con i ragazzi cercando di riunire tutti i bovini in modo da poterli tenere sotto controllo, le fattrici stanno dentro gli steccati in modo da controllare le nascite, mi avvicino David mi viene incontro. - Tutto bene Bree? - - No! David, non va bene! Perché non mi avete detto che sarebbe venuto Colin? - - Cazzo! Bree, se lo sapevo ti avrei avvisata, me lo sono ritrovato davanti in ospedale, mia mamma lo avrà avvisato! - - Devi parlare con lui David, voglio sapere cosa vuole? Vorrà sicuramente il divorzio per andare a vivere con quella, sposarla e dare il suo nome al figlio! Vedrai sarà così! - - Se così fosse Bree, cosa farai? - - David, non possiamo permetterci di far venire qui un'altra donna e un figlio che potrebbero modificare i nostri progetti e il nostro futuro! Dobbiamo dire com'è la situazione lui deve sapere che non si deve aspettare nulla. David lui è morto, è morto ogni giorno da tredici anni, ogni giorno nelle nostre lotte per sopravvivere, nel proteggere questo posto, lui non appartiene più a questi luoghi, lui qui ha seminato solo dolore. Lo odio David! lo odio! - - Matt avrebbe dovuto sistemare le cose, molto tempo fa! Hai ragione. - abbassa lo sguardo David. - Matt non si aspettava questo! È giovane speriamo che non ci lasci nella merda David, speriamo che ritorni presto! - - Sono stato in ospedale, non ci sono novità. Sono tre giorni è sempre stabile nulla di più! - - Aspettiamo David e speriamo! Vado dalle mucche a controllare e mi mangio qualcosa, per la rabbia non ho neppure più fame! - - Bree, non lascerò che mio fratello ti faccia ancora del male, e ne faccia a tutti noi! -
Angela C.
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