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Autore: Priscilla Potter
Lezioni di attrazione
Romance Umoristico
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Lezioni di attrazione
Danilo.

L'amore: un sentimento inventato.
Ciò che conta è il gioco della seduzione,
il rituale di piacere a qualcuno.
Gesualdo Bufalino

Detesto le feste di addio al celibato.
Non capisco il motivo per cui un uomo debba scatenarsi in una serata che rappresenta l'ultima occasione della sua vita per divertirsi senza freni. Dopo, ad attenderlo troverà un capestro.
Il solo pensiero mette i brividi, lo so.
Il matrimonio.
Finchè morte non vi separi.
La monotonia.
La morte del desiderio.
Il pensiero della morte del desiderio sessuale uccide. Che noia, sempre la stessa donna, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno.
Ti sposi, supponiamo a trentacinque anni, poi, una mattina ti svegli e ti ritrovi vecchio, depresso, oppresso e con al fianco una donna dalla carne flaccida.
Orrore.
Una cosa che a me non potrà succedere. Odio l'istituzione matrimoniale. Per carità, gli altri possono fare quello che vogliono. L'importante è che a mettere la fede al dito non sia io.
Se fossi costretto a scegliere tra il farmi prete o sposarmi, credo che sceglierei di farmi prete.
Non che io ami la castità. Tutt'altro.
Ho avuto il mio primo rapporto incompleto a quattordici anni e a sedici sono riuscito a scoparmi una ragazza che aveva due anni più di me. Da allora non ho più smesso.
Senza alcun impegno, sia ben chiaro. Una volta, al massimo due, e poi basta.
Niente che assomigli anche lontanamente a una relazione stabile.
Per me il sesso è pura attività fisica, poco differente dallo sport, la più piacevole tra tutte le forme di attività fisica.
Come tutti gli sport richiede costanza e allenamento. E ovviamente tecnica. Pratica. Raggiungimento degli obiettivi.
Bisogna innanzitutto impegnarsi per mantenersi attraenti. E inoltre, conoscere le regole del gioco.
Bisogna ragionare come l'allenatore di una squadra di calcio.
Un gioco che comincia con la selezione della ragazza. Scartare quelle troppo serie, a caccia di un anello al dito oppure innamorate. Mai, mai e poi mai cedere alle tentazioni di una ragazza innamorata. Rischi di ritrovarti invischiato in una relazione impegnativa e non riuscire a liberartene.
Mi è capitato qualche volta, ma non capiterà più.
Una volta individuata la preda, iniziare il gioco della seduzione. Attaccare, senza tregua, come il bomber del calcio, fino a mettere il pallone in rete.
La ragazza giusta per me non si fa pregare. Non fa la preziosa. Non pensa di avercela solo lei. Un po' di voce roca, sguardi ammiccanti, qualche palpeggiamento, e poi, via di lingua. La prendo per i fianchi. Individuo le zone erogene. Se tocchi i punti giusti, il gioco è fatto.
Ci vogliono anni di studio e allenamento per raggiungere la perfezione.
Modestia a parte, io sono l'amante perfetto. Il seduttore perfetto. Piaccio alle ragazze, sono simpatico, ho fatto della discrezione la mia bandiera e scopo da dio.
E poi incappo in una serata fastidiosa come questa.
Mio cugino Roberto si sposa tra una settimana. Insieme alla fidanzata, Irene, ha deciso di festeggiare nello stesso locale: addio al celibato di lui e addio al nubilato di lei.
Ma che senso ha? Non sarebbe stato meglio festeggiare con una colossale bevuta e le spogliarelliste, come fanno tutti?
E invece no, eccomi qui, ad annegare il mio disappunto in un sex on the beach.
Siamo talmente tanti che non si può fare conversazione in modo decente né ballare nel modo giusto per attirare una tipa con cui concludere la serata. E di prede interessanti ce ne sarebbero...
Non mi resta che cercare un posto tranquillo in cui starmene in disparte in attesa di un momento migliore. Ma dove?
Esco fuori, nella zona del patio, antistante al locale. È una serata piuttosto calda di fine settembre. Qui a Palermo è normale che l'estate continui. Soprattutto in una zona di mare come questa, a Sferracavallo.
Mi guardo in giro. Ci dovrà pur essere un angolo per starmene un po' tranquillo.
Ah, ecco. Ci sono degli angoli salotto all'esterno. Forse non sono destinati alla festa, ma se non mi cacciano... Ecco il posto che fa per me.
Mi butto sul divano.
- Hai problemi di vista, forse? Non vedi che il divano è occupato? -
Giuro che non l'avevo vista. Ha gli occhiali rossi a goccia, ovviamente griffati, e un vestito corto verde militare. Chi vestirebbe mai di verde militare per una festa? Mi sta guardando malissimo con i suoi occhi... azzurri?
- In effetti non ti avevo vista. Però questo è un grande divano, e c'è spazio per entrambi. -
Il suo sguardo si fa ancora più perfido. Credo che abbia circa trent'anni; per i miei canoni, è piuttosto attempata.
- Non ho detto che non c'è spazio. Ho detto che il divano è occupato. -
- Scusa, non avevo capito. -
Educatamente mi alzo in piedi e prendo posto in una sedia nella stessa zona.
Dopo aver vuotato il bicchiere, mi rendo conto che vicino all'arpia non c'è nessuno. Non posso lasciar correre.
- Ehi, tu, non mi avevi detto che il divano era occupato? -
Sul viso le compare un ghigno che dovrebbe somigliare a un sorriso.
- Infatti è occupato. Da me. -
- E chi credi di essere, la padrona del locale? Io posso sedermi dove mi pare! E poi sei piccolina, non occupi molto spazio - , insinuo, con la velata intenzione di insultarla.
E senza attendere ulteriormente mi siedo esattamente accanto a lei. A contatto. Potrei mantenere le distanze, ma non voglio farlo.
E non perché io voglia stare vicino a lei.
Non mi piace.
È antipatica, scorbutica e odiosa. Ma non voglio dargliela vinta.
Coscia a coscia. La sua è scoperta, ed è forse l'unica cosa bella che ha.
Si tratta chiaramente di un'appartenente alla categoria di donne che ai nostri giorni si autodefiniscono single, ma da che mondo è mondo si chiamano zitelle.
Qui non si batte chiodo, è chiaro.
Questa donna non tocca un uomo da dieci anni, se mai ne ha toccato uno.
- Mi dai fastidio - , dichiara, scandendo le parole e fissandomi negli occhi.
- Anche tu. Voglio solo starmene in santa pace per non assistere a questo spettacolo... -
Cerco un termine, ma non lo trovo.
- Indecoroso? - , suggerisce lei.
- Già. Indecoroso. Trovo indecoroso che qualcuno abbia voglia di festeggiare la perdita della propria libertà. -
Mi scruta con grande serietà.
- Sono assolutamente d'accordo con te. Ho cercato di convincere mia sorella a evitare le nozze, ma a quanto pare... -
- Sei la sorella di Irene? -
Ecco perché mi sembra che i suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri abbiano un'aria familiare. Annuisce.
- Sei fidanzata anche tu? -
Mi risponde con una risata.
- Io? Possibile che voi uomini viviate di stereotipi? Ti sembro una che ha bisogno di un fidanzato? -
Mi avvicino ulteriormente. La mia coscia è ancora a più stretto contatto con la sua.
- Chiaramente non sei fidanzata. Ciò non significa che tu non ne abbia bisogno... -
Perché le sto guardando le labbra? Non mi piace.
- Bisogno di che, esattamente? - , chiede a voce bassa, avvicinando la bocca al mio orecchio.
- Di qualcuno con cui fare della sana attività fisica. -
La guardo intensamente. Lei reagisce scoppiando in una risata fragorosa.
- Di quali attività parli? Jogging, tennis, calcio? -
- Sinceramente pensavo a qualcosa di più gradevole e meno stressante - , le bisbiglio all'orecchio.
- Ginnastica a corpo libero? -
Ha un lampo malizioso nello sguardo.
- Già - , rispondo, deglutendo, tentando di scacciare le immagini porno che mi scorrono nella mente.
Ma chi è questa donna, Satana? Non. Mi. Piace. E allora come mai mi faccio questi film mentali?
È bassa e ha il viso spigoloso. È scorbutica. Bisbetica.
- Ma io non ho bisogno. Vado regolarmente in palestra. -
- Ti ci vedo, in effetti. Tutina aderente griffata per la lezione di... ginnastica posturale? Pilates? Yoga? -
Ride sgangheratamente.
- Credi che sia un tipo da attività aggraziate? Magari da danza classica? Io pratico la kick boxing! -
L'immagine di questa ragazza mentre scalcia e molla pugni è provocante. Questa donna è stupefacente. Sembra così innocua, e invece...
- Sei una che mena. Adoro le donne violente. A parte te, ovviamente. -
- E perché, ovviamente? -
Davvero vuole che le risponda?
- Perché non sei il tipo di donna che piace a me. Semplice, no? -
- Spiegati meglio. -
Mentre lo dice, si avvicina pericolosamente. Lo so, il mio fascino non perdona.
- Perché lo vuoi sapere? Sei interessata? -
Scoppia a ridere.
- Assolutamente no! Neanche tu mi piaci. È pura curiosità scientifica. Sarebbe interessante capire che cos'abbiano in testa i maschi. Ammesso che in testa abbiano qualcosa, beninteso. -
- Tanto per iniziare, sono un gran figo. Piaccio a tutte e sono capace di portarmi a letto qualunque donna. E poi, anche tu, vai con gli stereotipi. Come la tua insinuazione. Vorresti dire che gli uomini ragionano con il... -
- Membro? - , mi soccorre, impedendomi di usare un termine volgare. - Comunque sì. Vi lasciate influenzare dal testosterone. -
- Stereotipi. Io sono un tipo razionale. -
- Un tipo razionale, eh? - , ripete, imitandomi. - Cioè uno che unisce ormoni e cervello? -
Mi studia, con le braccia conserte.
- Perché, hai qualcosa in contrario? Tu sei una romanticona? Una che insegue il sogno dell'amore eterno? Del principe azzurro? Dell'anello al dito? -
Ride in modo sgangherato.
- Io? Assolutamente no! Non sono il tipo. Amo la mia indipendenza. Niente lacci. Non sono il tipo. -
- Beh, neanch'io. Abbiamo qualcosa in comune - , constato.
- L'unica. Io non sono il tuo tipo, ammesso che tu ne abbia uno... -
- Comunque... Vuoi sapere com'è il mio tipo? Facile. Seno: almeno la terza misura. Chiappe tonde e sode. Fisico flessuoso. Magari labbra morbide. Disinibita a letto. -
Ride sarcastica, poggiando le mani sulle ginocchia, per poi spostare la sua mano sinistra sul...mio ginocchio? Perché lo fa?
E soprattutto, perché il mio lui risponde all'appello?
- I miei sarebbero stereotipi? Non mi hai indicato neanche una dote intellettuale! Ne deduco che la donna intelligente non t'interessi. -
- In effetti non saprei che cosa farmene. Non sono tipo da relazioni stabili. La donna per me è puro intrattenimento - , spiego, selezionando i termini.
Ride ancora.
- Per fortuna noi donne ci siamo affrancate dal bisogno di avere un uomo accanto. Anche noi possiamo sfruttare gli uomini a fini di intrattenimento. Anche se la tecnologia ci ha fornito dei validi sostituti... Credo che tu lo sappia, no? Che bisogno abbiamo di un uomo se un ...attrezzo può darci soddisfazione? Quindi in realtà a una donna moderna non occorre un uomo. -
Questa volta sono io a ridere.
- La nostra conversazione sta prendendo una piega surreale. Attrezzi per donne, dici? Che prendono il posto di un uomo? Niente può sostituire un bel manzo... Comunque, qui ci vuole alcol. Cosa ti porto? -
- Una tequila, grazie. -
- Ci vai giù pesante, a quanto pare. -
Mi alzo e mi precipito alla zona dell'open bar, dove vengo intercettato dai miei amici, soprattutto da Roberto, il festeggiato. Sono costretto a salutare un po' di gente, a fare quattro salti e un trenino, e quando finalmente raggiungo il bar mi rendo conto che è passato troppo tempo. Quando torno fuori con due bicchieri di tequila, lei non c'è più.
Torno dentro, la cerco ovunque con lo sguardo, ma pare che sia svanita nel nulla.

Priscilla Potter

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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