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Autore: Rita Caiazza
La sirena Margherita ed il bisso di Chiara
Fantasy
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La sirena Margherita ed il bisso di Chiara
La lontananza di Gabriel.

Da quasi un mese Gabriel era andato a trovare i suoi in Sardegna, ed a Margherita mancava tanto, anche perché con lui si sentiva più protetta ed integrata nella società. Con gli altri suoi coetanei si sentiva un pesce fuor d'acqua (in effetti ero proprio così). Erano solo pochi mesi che abitava in superficie, ed ancora non era riuscita a farsi qualche amica. “Ma come sei vestita?” disse Carla una ragazzina della sua stessa età vicina di casa quella mattina “Sembri uscita dalla pubblicità!” E rise insieme alle altre sue amiche. Si guardò, ed in effetti era vestita un po' diversa da loro: quel vestitino che amava tanto ed era appartenuto alla sua mamma a loro non piaceva. Tornò di corsa a casa. “Zia, cos'è la pubblicità?” Disse un po' ansimando “La vedi sempre durante i film.” “La scatola animata?” “Si chiama televisore! Impara a dire le parole giuste, altrimenti non ti integrerai mai qui! Comunque la pubblicità è dove si richiama l'attenzione di un determinato prodotto che si consiglia di acquistare!” “Ho capito, ed io perché sembro uscita dalla pubblicità?” “Tu? E chi ti ha messo in testa questa cosa ora!” “Carla” “Non la pensare, vuole solo prenderti in giro” “Vorrei anche io un gionse come lei!” “Si chiama jeans. Certo! Se vuoi dopo usciamo a fare compere” “Grazie zia sei un angelo!”. E così almeno quel pomeriggio passò in fretta e Margherita si distrasse un pochino. La sera poi, dopo aver visto tutta la pubblicità possibile cercando di capire perché Carla avesse detto così di lei, decise di andare a letto. Avrebbe voluto un telefonino, ma i suoi si erano raccomandati alla zia di non acquistarglielo ancora, dato che non ne vedevano la necessità e l'avrebbero distratta dalle cose che la circondavano e che reputavano più interessanti di una scatoletta; e così non poteva nemmeno mandare un messaggio al suo amico per sapere cosa stesse facendo. “I miei vogliono che passi le vacanze da loro questa estate.” “Ma io non posso restare sola, cosa faccio?” “Tu non vai dai tuoi?” Le disse Gabriel prima di partire. “Non so, la zia dice che verranno loro qualche giorno.” In effetti erano stati lì circa una settimana prima, e Margherita passò giorni favolosi, accompagnando la sua famiglia nei posti più belli della città. Però per doveri di regno dovettero tornare in mare, e così la piccola principessa si ritrovò sola. Aveva cercato di avvicinarsi alle altre sue coetanee, ma loro guardandola dall'alto in basso ridevano e scappavano via. Cosa avrò mai di strano? Mica sanno chi sono? E così tra una domanda e l'altra si addormentò. “Gabriel, finalmente!” “Ciao Margherita, vista che bella quest'isola?” “È meravigliosa! Il mare poi qui è ancora più limpido e bello!” Si tuffarono e nuotarono insieme felici, spensierati e finalmente di nuovo insieme! “Margherita, oggi proprio non vuoi alzarti? Vero che non devi andare a scuola, però sono le dieci! Volevo portarti con me al mercato” Aprì gli occhi, ritornando bruscamente alla realtà: non era in Sardegna, aveva solo sognato. “Certo zia, ora mi alzo” E se...... pensando ad uno dei suoi lampi di genio, che scacciò subito via preparandosi ad uscire. La zia, vedendo la sua nipotina soffrire di nostalgia aveva ben pensato di farla distrarre un po' e spesso la portava con sé. Però a Margherita, quando cominciava a frullargli qualcosa in testa, doveva prima o poi combinarne qualcuna. Così, dopo cena: “Zia sono proprio stanca, mi sa che vado a letto!” “Va bene, ci vediamo domani: ti porto a trovare mia cugina che ha una figlia della tua stessa età, così magari fai amicizia!” “Che bello, certo, mi farebbe piacere!”. Non aveva però voglia di riposare, perché per tutto il giorno il pensiero di andare in Sardegna le era frullato nel cervello, e niente avrebbe potuto fermare la sua determinazione a raggiungere l'amico. Non avrebbe poi tardato tanto, ed anche se Sant'Antioco era lontano (era lì che abitavano i genitori di Gabriel) per lei non sarebbe stato un problema: era sempre una sirena, e con la sua velocità avrebbe raggiunto la costa in pochissimo tempo. Non disse nulla alla zia, tanto sarebbe rientrata prima dell'alba. E così, come da tradizione ricominciarono, le fughe notturne. Carol che si era appisolata in cucina sentì uno scricchiolio e si destò; vide la porta socchiusa e corse in camera di sua nipote: “Lo avevo immaginato, è uscita!” Disse ad alta voce nonostante in casa non ci fosse nessuno. “E' una piccola peste, e sono sicura che è andata a cercare Gabriel. Pazienza, non mi resta che aspettare che ritorni!” E così rimase la porta socchiusa mentre lei restò sveglia aspettando che la nipote rientrasse. Sapeva che non era possibile tener legata una sirena, e sapeva anche che non correva nessun pericolo dato non sarebbe potuta certo annegare. Però avrebbe fatto la sua parte di responsabile e l'avrebbe certamente rimproverata. Questo ovviamente Margherita non poteva certo saperlo perché al momento era immersa in una nuova ed emozionante avventura.

La donna del mistero

Finalmente nel suo mare! Era tanto che non si tuffava, anche per evitare di essere scoperta, e perché la zia non le dava il consenso “Se sei qui, è inutile ritornare alle tue origini, altrimenti non ti ambienterai mai. Solo quando dovrai andare dai tuoi!” Poi in questo periodo le spiagge erano sempre affollate di bagnanti. Di notte invece, finalmente libera! “Le coste della Sardegna, ce l'ho fatta!” Si diresse verso quell'isoletta legata da un ponte, come gli aveva descritto il suo amico. “Altro che isoletta, è proprio grandissima! Ed ora dove lo trovo Gabriel?” Incominciò ad aguzzare l'udito cercando di captare la sua voce, ma non aveva calcolato che di notte ci si riposa, e di conseguenza non si parla! “Che stupida che sono, sicuramente starà dormendo.” Approfittando della spiaggia deserta, si incamminò per le strade del paese. Per arrivarci, non era però tanto facile, dato che il centro abitato era abbastanza lontano. “Non vedo nulla, solo un chiosco chiuso ed un'infinità di vegetazione”. Era approdata sulla spiaggia di Coeguaddus, ma lei non ne era a conoscenza, anzi non sapeva nulla di quei posti: le faceva compagnia solo la macchia mediterranea. C'erano tante piante che non aveva mai visto in vita sua: pini marittimi, quercia da sughero, leccio, mirto, ginepro, lavanda (che era davvero tanto profumata) cespugli di corbezzolo. Quest'ultimo aveva attirato la sua attenzione “Che belli questi piccoli frutti rossi, si potranno mangiare?” Si lasciò vincere dalla sua curiosità e ne assaggiò uno: “Tanto noi sirene non moriamo di certo se sono velenosi” Le piacquero così tanto che ne mangiò a volontà, dimenticandosi che i minuti passavano e non ne aveva abbastanza per guardarsi ulteriormente intorno. Un ultimo sguardo: “Gli alberi sono piccoli, ma davvero affascinanti: mi piace Sant'Antioco!” Ma non era ancora niente, ne avrebbe avute di cose da scoprire! Si rituffò in mare attraversando la costa piano in modo da godere ogni angolo. Ad un tratto una voce lontana l'attirò. Non sembrava una voce qualunque, e non riusciva a decifrare se era un canto o preghiera, quello che la colpì era il suo suono: non poteva crederci, era proprio simile al loro suono del mare, ma a cantarlo non era certo una sirena: com'era possibile? Seguì rapita quella voce, fino a giungere sugli scogli di Cala della Signora, dove scorse una donna, con gli occhi socchiusi e le braccia in alto che con un leggero oscillare, parlava proprio a loro: le creature del mare! Come può un'umana fare ciò? Chi era quella donna che si rivolgeva alle potenze del cielo e del mare? Le parole non riuscì ad afferrarle anche se il suo udito era straordinario; era un dialetto a lei sconosciuto. Non si era resa conto, che fattasi incantare era giunta vicinissima a lei: il bello è che quella donna non la spaventava, anzi più la guardava, più sentiva che quell'umana era parte del mare, parte di loro. Grazie ad un raggio di luna riuscì a vederla bene: aveva un viso sereno, luminoso come se dai suoi occhi scorgesse l'infinito. Aveva un vestito azzurro e da quello scoglio sembrava un tutt'uno col mare, i piedi scalzi. Margherita pensò che era così in modo da sentirsi più a contatto con quella realtà magica. Non trovò altre parole per definirla se non: la donna del mistero. Finito quel rito, la donna ritornò a guardare verso il mare “Cavolo, devo scappare!” Chissà se l'aveva scorta! Però, senza sapere perché, non aveva paura di essere scoperta come sarebbe successo con altri umani, se la sentiva, nonostante non la conoscesse affatto, un'amica che forse un giorno avrebbe voluto conoscere. Si fermò su uno scoglio al largo restando a guardarla, con quella camminata lenta e regale fino a quando non la scorse più. Fu così che ricominciò a nuotare. Era distante dalla costa, eppure restò impietrita quando sentì una voce che la chiamò: “Principessa Margherita cosa ci fa qui?”

Rita Caiazza

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