Colt 45. Cinque racconti noir
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-Chi è Galilei Galileo?- Chiese alla classe Umberto da dietro la cattedra. Dal penultimo banco a destra della penultima fila, si alzò in piedi Achille Romano, il quale, con la fermezza degna del proprio nome, tuonò -Un ciarlatano!- L'intera 4B del Liceo Scientifico L.B. Alberti scoppiò in una chiassosa risata, ogni alunno presente quel giorno guardò con aria di sfida il professore, come a dire “Adesso come rispondi?” Umberto della Corte era un uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati e un dopobarba dall'odore talmente intenso da far appassire le piante. Professore con cattedra di Storia e Filosofia, lavorava all'Alberti da dieci anni. Poco loquace, ma molto affidabile; non perdeva mai un giorno di insegnamento, mai una malattia o un permesso, cose per cui i suoi alunni erano davvero poco entusiasti. Nessuna moglie, nessun erede, era un professore dallo spiccato senso paterno, si prendeva cura dei propri alunni, proprio come si farebbe con un figlio, o meglio come avrebbe voluto fare con un figlio. Seduto ancora sulla sua sedia Umberto rispose con ironia pacata -Bene Achille, grazie per aver condiviso con noi il tuo lodevole pensiero. Ma di grazia, puoi argomentare con la classe le motivazioni che ti hanno portato a definire in tal modo Galilei?- -Professò, la Terra è piatta!- Parte della classe si unì in un caloroso applauso. -Achille, ragazzi, no vi prego. Non fatevi raggirare anche voi da complottisti e ignoranti, pronti a negare anche l'ovvio solo per giustificare la propria inadeguatezza nel mondo. Vi prego, siate più intelligenti di loro-. Achille si risedette con calma, stese le gambe, appoggiando delicatamente le nuove Nike Jordan sul banco, tirò il fiato consapevole di stare per iniziare una lunga discussione e con le braccia incrociate commentò -Professò allora perché guardando l'orizzonte non si vede mai una curvatura della terra, neanche con telescopi o binocoli professionali?- -Bravo, è vero- Incitava un parte cospicua della classe. Umberto iniziò a perdere la calma e in maniera dura e accusatoria, ribatté -Caro Achille esistono tanti esempi che confermano la sfericità del nostro pianeta. Già gli antichi erano al corrente della forma della Terra. Ad esempio i viaggiatori o i marinai potranno confermarti che durante la navigazione, scorgendo l'orizzonte è possibile individuare prima le parti più elevate di imbarcazioni in avvicinamento. Per non parlare poi delle leggi della fisica che interpretano e analizzano forze come quelle di gravità, prova a studiare meglio Newton!- -Ah si Isaac, quel massone di merda!- Driiinn... il suono della campanella salvò professore e alunni da una lunga ed estenuante discussione. I ragazzi raccolsero zaini e corsero fuori, Umberto si accasciò sulla sedia e buttò fuori un amaro respiro di disperazione e desolazione: era solo l'undici settembre e non sapeva se sarebbe arrivato vivo e vegeto alla fine di quel maledetto anno scolastico.
Umberto da qualche anno abitava vicino il liceo dove insegnava. Figlio unico, dopo la morte dei genitori, aveva ereditato un piccolo gruzzoletto che gli permise di acquistare un appartamento di 90mq in via Omodeo al Vomero. Il papà era Commissario di Polizia, morì giovane a causa di un tumore allo stomaco, la mamma, insegnante, morì un paio d'anni dopo in preda alla disperazione e depressione. Umberto aveva 46 anni e il giorno dopo il funerale della mamma, contrariamente a quanto il buon senso possa far pensare, iniziò a fumare. In poco tempo arrivò a consumare quasi due pacchetti al giorno, vaporizzando nel tabacco e nel catrame tutta la sua tristezza e rabbia. Passeggiando verso casa dopo scuola, si fermò dal solito tabaccaio per comprare le sigarette. -Professore, come sta? Finito per oggi?- -Buonasera Fabio, a scuola si, ma ho due lezioni private nel pomeriggio-. Il tabaccaio porse due pacchetti di Chesterfield rosse morbide al professore, il televisore posto nel angolo a destra del negozio mostrava il ricordo della tragica caduta delle torri newyorkesi. Una signora anzianotta al banco del lotto, alzò lo sguardo sulla tv e commentò il servizio del telegiornale affermando che ormai tutti i giornalisti erano governati dai Poteri Forti e che era assurdo che dopo tanti anni riproponessero ancora immagini del FINTO attentato alle torri gemelle. -Signora avete proprio ragione, ormai sono tutti rimbecilliti dai governi. Nessuno cerca di capire la verità, vivono tutti nel mondo delle favole- Diede manforte Dario da dietro il banco. -Signora pensate che ho letto che il punto di fusione dei grattacieli era più alto di quello raggiunto dopo lo schianto aereo- Incalzò Fabio -Cioè l'acciaio dei palazzi non si sarebbe dovuto sciogliere a quelle temperature-. Umberto raccolse le sigarette, poggiò dieci euro sul banco ed entrò sprezzante del pericolo nella discussione -Guardate che il crollo delle Twin Towers non è stato causato dalla fusione del metallo-. -Mah... Sarà- ribattè Fabio -Ma secondo me è stata l'America che si è autodistrutta le due torri, sapete prof, tutto per avere una motivazione valida per fare guerre e raccogliere petrolio. Mica sono scemi gli USA-. -Loro sicuramente no- Concluse Umberto uscendo dal negozio e lasciando le persone al suo interno intente a capire se avessero ricevuto o meno un insulto da parte del professore.
Di giorno professore di Storia e Filosofia al liceo, di pomeriggio prezioso supporto per gli studenti più “difficoltosi” in Latino e Greco. Grazie a una formazione classica e a un'invidiabile predisposizione allo studio, Umberto era in grado di insegnare ogni materia ad ogni alunno, ad eccezione probabilmente delle materie scientifiche. Quelle proprio non gli entravano in testa, tutte quelle “x” e quelle “y”, le odiava. Durante il liceo, di notte, sognava personaggi poco raccomandabili a forma di numeri e lettere che accoltellavano personaggi storici del calibro di Aristotele, Zenone e Parmenide. Nella sua concezione la matematica dava poco spazio al ragionamento e all'immaginazione, tutto il mondo dei numeri era racchiuso in formule e calcoli. In algebra per ogni problema esisteva sempre una sola e perfetta soluzione, tutte le altre erano sbagliate, ma nel mondo reale non era così. Ecco cosa odiava delle materie scientifiche: la totale assenza delle sfumature di grigio. Clara invece pensava proprio il contrario. Umberto nutriva ancora il fresco ricordo dei loro lunghi battibecchi sulle differenze tra Liceo Scientifico e Classico. Lei sosteneva che una mente scientifica era in grado di dare ordine al mondo, capirne le regole e trovare soluzioni innovative per migliorarlo, mentre una mente classica non faceva altro che crearsi pippe mentali su qualsiasi cosa, soprattutto su quelle cose di scarsissima importanza, giustificando quest'abitudine col termine “Cultura”. Inutile sottolineare quanto Umberto fosse in disaccordo su questi punti.
Clara incontrò Umberto durante i primi anni di università, in occasione di una festa a casa di amici. Lui in realtà sarebbe dovuto venire accompagnata, ma la sua ragazza decise di restare a casa per preparare al meglio un esame di Diritto Penale. Quella scelta, proprio come una variabile matematica, fornì una svolta radicale alla vita di Umberto. Con Clara fu intesa dal primo istante, si notava subito che i due ragazzi provavano una forte attrazione fisica, ma c'era anche molto altro: due menti preziose, innamorate delle proprie idee e pronte a lottare fino allo stremo per esse. Durante quella festa, mentre gli amici bevevano, ballavano e distruggevano casa dello sfortunato Pellini Vittorio, Umberto e Clara erano seduti sul divano dibattendo su qualsiasi questione di interesse generale. Meglio il gelato alla frutta o quello al cioccolato? Vacanze in montagna o al mare? Tolstoj o Dostoevskij? Estate o inverno? La cosa più assurda è che su ogni argomento i due avevano preferenze e idee diametralmente opposte e lottavano dialetticamente fino allo stremo per dimostrare la verità oggettiva della propria posizione. Il loro amore nacque proprio da quella discussione, dalla disarmonia intellettuale nacque una delle più forti armonie di cuore. Una domenica sera di un agosto lontano, Umberto e Clara si trovavano in auto di ritorno da un magico weekend sorrentino. I due avevano preferito partire sul tardi, dopo cena, sperando di evitare il traffico di rientro. La stazione radio dell'auto interruppe la musica per lasciare spazio al radiogiornale. Il giornalista trasmetteva i primi risultati della 2001 Mars Odyssey, una spedizione spaziale su Marte che aveva l'obiettivo di ottenere un mappatura scientifica del pianeta rosso. -Tutte bufale! Come l'atterraggio sulla Luna!- Commentò in modo seccato Clara. -Dai non ricominciare- Rispose Umberto spegnendo la radio
Antonio Canonico
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