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Autore: Daniela Vasarri
Non a caso
Silloge Poetica
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Non a caso
Vita eterna

Non sarà una vera fine
se tu conserverai
una piccola traccia di me.
Non fatta di oggetti, suoni
ma di impercettibili lampi,
quelli dei nostri sguardi
che attraversano l'aria,
proprio questa, che un giorno
non respirerò più,
ma che ti accarezzerà.
Ti domanderai allora
se la vita è eterna.
Lo è, tu stai leggendone
il suo mistero.


Tempo

La testa nei libri. È così che affronto il vuoto
del nostro futuro, guardando al passato.
Eppure, mi dico, preferisco ciò che mi ha preceduto,
anche se quel tempo non è più se non nei libri.
Voglio anch'io scrivere una pagina che rimanga, di me.
Ma la testa nei libri devo comunque affondarla.


Natale

Una cosa ho capito
Che ognuno di noi è dentro una scatola
All'interno vi sono virtù, difetti,
silenzi e risate.
Non è importante la loro quantità,
ciò che conta è far parte, è esserci,
sempre, in ogni momento,
perché solo così si può amare.
È una scatola magica, è il dono più bello
e non solo a Natale
Si chiama famiglia.


L'anno nuovo

Ringraziamenti trascritti sul foglio
quello della propria anima
che non ti mente mai.
Ritrosia ad esternarli.
Meglio chiedere, c'è molto spazio
per i desideri, e chi non ne ha?
Desideri che soffocano un grazie
di maggior valore e spessore.
Desideri che volano in alto ma
non abbastanza.
Ringraziamenti timidi, il tuo lato migliore.


La guerra degli altri

Non si può assistere impotenti
dal caldo delle nostre case,
indignandoci, commuovendoci.
Non si può e si deve uscire per strada
cercando angeli silenziosi che davvero
stanno facendo qualcosa sul campo
e chiedere loro di partecipare:
un soldo, un pasto, un letto? Come?
È venuto il tempo di ascoltare il cuore
silenziando egoismi e inutili comodità.
Uscirò per strada.


La pioggia

Piove nell'anima oggi, pare uno scroscio violento.
Non lava nulla però, porta detriti, freddo nel cuore.
Smetti di fingere che ognuno abbia un riparo,
non per tutti la pioggia cade e parla allo stesso modo.
A me urla dentro, la mia impotenza e la mia comodità.
Vergogna che non riesco a cancellare.


La terza parte

Per eclissarsi è sufficiente invecchiare.
Lasciare quel lavoro che ti ha portato via tanta vita
Illudendoti che fosse l'unica, che volessi proprio lei.
Ora i giorni non sono più lunghi ma sono soltanto tuoi.
I passi si fanno più consapevoli, il respiro è libertà.
Non pensare al segmento che ti separa dall'ultimo fiato,
ma inebriati di luci, colori e forme che prima non vedevi.
Fuggi da coloro che ancora stanno correndo.


Stomaci gonfi

Stomaci gonfi che faticano a digerire
Case che si riempiono di spazzatura
E oggetti bellamente inutili
E loro fuori, che camminano cercando
Un riparo dal freddo solitario
Lo stomaco che brontola forse per fame
Forse per rabbia vedendo la nostra indifferenza


Per la strada

Hai teso la mano cercando il mio sguardo
occhi imploranti un aiuto.
Sai che sono un passante e che entrambi
non ci ricorderemo uno dell'altra
a meno che
a meno che io mi fermi ad ascoltare
il tuo disagio, la tua disperazione.
A te di me resterà una moneta
a me la mia impotenza a comprenderti davvero.


Ascoltare

Ho chiuso i timpani
Lasciando fuori il mondo
I suoi rumori
Le sue grida d'aiuto.
Anche le risate non odo più,
E nemmeno i sospiri d'amore.
Vivo al riparo del silenzio
E mi affido ad altro senso
Quello dell'ascoltare
Prima di tutto me stesso.
Udire non è ascoltare.
Ascoltare richiede conoscenza.


Il teatro

Siamo comparse piene di brio
che calcano scene in divenire,
pronte ad indossare maschere,
abiti, persino cappelli di cattiva foggia.
Dimentichi di specchiarci
ci ritroviamo un giorno vecchi,
protetti da un logoro sipario.
Presto lasceremo il pubblico
tra applausi o critiche,
e gli abiti, i cappelli,
e l'ultima maschera,
forse a malincuore.
Attori consumati,
ci prepariamo a credere
in un altro spettacolo,
privo di pubblico
ma luminoso.


Donne

Potenza spesso soffocata
ma che non si lascia domare
se non dall' amore,
lui solo, le indica strade
che si rivelano a volte vicoli bui,
altre, tragitti difficili
ma che mai temono di affrontare.


Fine

Guardo i giorni, uno dietro l'altro
fitti di annotazioni, impegni, scadenze.
Eppure, i riquadri che ora mi ricordano
cosa devo fare, un giorno saranno bianchi.
Come la mia anima, alla quale non
servirà un calendario.


Lenzuola bianche

Perfette e ignoranti
del corpo che verrà,
adagiandosi e cercando
riparo e conforto.

Laggiù nella cesta invece
lenzuola sofferte che
verranno lavate,
colpevoli e complici
di una morte che non
hanno potuto evitare.

Daniela Vasarri

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