Il buio in fondo all'anima
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17 agosto 1982. I raggi di sole che filtrano a stento attraverso le rigogliose fronde degli alberi, lambiscono a tratti il volto sudato, sporco e atterrito di un gracile ragazzino. Il bimbo, disperato, corre a più non posso nel bosco, piangendo e voltandosi di tanto in tanto, con il viso quasi deformato dalla paura e solcato dalle lacrime. Il frinire ossessivo delle cicale si frammischia con il chiassoso crepitio delle foglie secche, calpestate in modo frenetico dalle sue scarpe da ginnastica rosse. Il martellante ritmo accelerato del suo cuore impazzito gli rimbomba tormentosamente nei timpani, nella gola, nel petto. Il respiro si fa sempre più affannoso, sofferto, spasmodico. All'improvviso, il piccolo arresta la sua angosciosa corsa e tremolante, si nasconde dietro un imponente tronco d'albero crollato a terra. - Mamma, aiutami - piagnucola osservando sbigottito delle gocce di sangue sulla sua canottiera a righe bianche e blu. - Aiutami, ho paura - geme tirando su con il naso. - Mamma, ti prego, aiutami - mugola terrorizzato, guardandosi intorno con occhi smarriti. - Aiutami - si lamenta aspirando un paio di spruzzate dal suo inalatore per l'asma. Dopo aver respirato a fondo alcune volte e deglutito un po' di quell'aria soffocante e densa, con le mani tremanti si appoggia al massiccio ceppo e facendo leva sulle sue esili braccia, si solleva appena appena dall'erba alta, profumata e umidiccia. Mordicchiandosi con insistenza le labbra irrequiete, osserva la boscaglia attraverso una piccola fenditura del tronco essiccato. Si pulisce il naso con il dorso di una mano e mandando giù, si guarda alle spalle con aria circospetta. Gli pare di essere uno di quei cervi che caccia suo padre. Sì, è così che si devono sentire quelle povere bestie, pensa lasciando correre lo sguardo in tutte le direzioni. Braccati e in trappola, proprio come lui. D'un tratto, il fruscio delle foglie dietro di sé lo fa sobbalzare. Si gira di scatto, con il cuore che sembra voler schizzare fuori dalla gola, ma prima che possa gridare, una mano gli tappa la bocca con forza, soffocandogli quell'urlo straziante fra le labbra socchiuse e gli occhi sbarrati. OGGI - Su, dai, ragazzi, venite - mormora Patty, con voce afflitta e scheggiata, aprendo la porta cigolante. - Wow, non è cambiato davvero niente qua - nota Dave, rapito, varcando la soglia. - Questa non è una casa, è una macchina del tempo - . - Già - conferma Andy, seguendolo a ruota. - C'è anche lo stesso identico odore di allora. Un misto di... di biscotti appena sfornati e... - - Muffa - lo interrompe Sam, entrando e chiudendo la porta dietro di sé. - Biscotti e muffa, esattamente come quarant'anni fa - asserisce respirando a pieni polmoni e palpebre abbassate. - Ah, mi sembra di essere tornato bambino. Quel piccolo, adorabile e... - . - Stronzissimo coglione - sibila Andy, aprendo una finestra. Dave ride di gusto, mentre Patty, con la fronte e gli occhi velati di mestizia, posa un'urna sopra il camino, sistemandola in modo accurato tra alcune fotografie e un paio di statuette di bronzo a forma di cavallo. - Complimenti, siete proprio dei veri amici - commenta sarcastico Sam, spalancando un'imposta scricchiolante. - Uh, ma come siamo permalosi - ribatte Andy, levandosi della polvere dalle mani. - Ehi, Patty, è tutto okay? - domanda Dave, accarezzandole la schiena. Lei, con gli occhi lucidi, annuisce, schiarendosi la voce e tirando su con il naso. - Tieni - le porge un fazzolettino, Dave. Patty abbozza un sorriso e dopo aver preso un profondo respiro, chiede, tamponandosi il viso solcato dalle lacrime: - Chi mi dà una mano in cucina? - . In quel preciso istante, qualcuno bussa con decisione alla porta. Sam apre e prima che possa spiccicare parola, l'uomo di fronte a lui dice, allargando le braccia: - Pensavate veramente che non sarei venuto? - . - Gene, figlio di puttana! - esclama Sam, stringendolo a sé. - Ciao ragazzi, scusate il ritardo, ma ho avuto dei problemi con la macchina a noleggio e... Dio, non siete cambiati per niente, fate schifo come al solito”, scherza abbracciando Andy e Dave. Poi, cingendo con le braccia Patty, le sussurra all'orecchio: - Mi dispiace, tesoro, mi dispiace davvero - . Lei gli carezza i capelli e dopo averlo baciato sulle guance, bisbiglia: - Sono felice che tu sia qui - . - Anch'io - . - Allora, chi si offre volontario per darmi una mano in cucina? - domanda Patty, puntando le mani sui fianchi. - Vengo io, bellezza - si offre Sam, levandosi alla svelta la sottile cravatta di colore nero, come il completo. - Sei pressoché irriconoscibile in giacca e cravatta - commenta Gene, squadrandolo dalla testa ai piedi. - Dico per davvero, sembri quasi una persona seria - . - Non credevo che lo avrei mai visto vestito così. Secondo me l'ha affittato - aggiunge Andy, con tono pungente. - Già. Lui non si vestirebbe così neppure per il suo matrimonio - rincara la dose Dave, ridacchiando. - Lui non si sposerà mai e tantomeno avrà dei figli - sentenzia Gene, deciso. - È uno spirito libero e nessuna riuscirà mai a ingabbiarlo. Mai. Ne sono sicuro - . - È uno stronzo, altro che spirito libero. Per questo rimarrà solo - spara a zero Andy. - Sì, vecchio mio, resterai solo - . - Sì, dai, incrociamo le dita - replica Sam, facendo ridere tutti. - Andiamo, Sammy, vieni con me - lo invita Patty, dirigendosi verso la cucina. - Non fare caso a questi mentecatti. Parlano così soltanto per invidia - . - Oh, lo so, lo so - . - Sembra uscito da un film di Tarantino - lo sfotte Andy. - Sì, hai ragione, forse è scappato dal set de Le iene - gli dà manforte Dave. - Ehi, Mr. Brown! - lo prende in giro Gene. Sam segue con calma Patty e senza voltarsi, alza le mani, mostrando agli amici entrambi i medi. - No, no, è uno dei Men in Black! - bercia Andy, ghignando senza ritegno. - Invece di dire cazzate, mettete su un po' di musica! - strilla Patty dalla cucina. - E già che ci siete, andate a farvi fottere! - sbraita Sam. - Eh, è una brutta bestia l'invidia - sospira Patty, accendendo il forno. - Loro non lo ammetteranno mai davanti a te, neppure sotto tortura, ma un uccellino mi ha detto che non si perdono neanche una puntata del tuo programma in tv - . - Dici sul serio? - resta meravigliato Sam. - Oh, sì - . - Che bastardi - . - Già. Senti, Sammy, per favore, dovresti tagliare quella torta salata e sistemare gli snack e i biscotti nelle ciotoline di vetro. Le trovi là, nel secondo cassetto. E nel primo, ci sono le posate. I bicchieri, invece... - . - Trovati. I piatti dove sono? - . - Lassù, nell'anta centrale - . - Okay - . - Comunque, anch'io non perdo nemmeno un episodio del tuo programma, sai? - . - Stai scherzando? - . - No, no, mai stata più seria - . - Non pensavo che t'interessassero le automobili - . - Infatti. Non ci capisco niente, ma Michelle ne va pazza, quindi... - . - Eh, che cosa non si fa per amore. A proposito, dimmi, come sta la tua mogliettina? - . - Bene, bene. Sai, stiamo pensando di adottare un altro bambino - . - No, dici davvero? Ma è fantastico - . - Già. E poi ci piacerebbe creare un centro di recupero per animali selvatici - . - Uh, bello. È una veterinaria anche Michelle, se non ricordo male, vero? - . - Sì, esatto - . - E dove pensate di aprirlo? - . - Il problema più grosso, Sammy, non è tanto il posto, quanto i fondi. Occorrono molti soldi e... - . - Di quanto stiamo parlando? - . - Non lo so di preciso. Michelle si sta informando, però... - . - Be', quando hai una cifra esatta, fammelo sapere, mi piacerebbe darti una mano - . - Parli sul serio? - s'illumina Patty, smettendo di sistemare del cibo su un vassoio. - Certo - . - Sei un tesoro, Sammy - lo abbraccia con trasporto, dandogli un bacio su una guancia. Lui abbozza un sorriso, le accarezza il viso e ricacciando in gola le lacrime, farfuglia: - Non... non riesco ancora a credere che... che... che Hillary... che sia... - . Patty gli stringe con forza le mani e con gli occhi umidi, sussurra: - Lo so, Sammy, lo so - . - Ehi, si sta bruciando qualcosa? - chiede lui, tirando su con il naso. - Oh, cavolo, la pizza! - strepita Patty, spegnendo il forno e tirandola fuori al volo. - Uh, meno male, è solo bruciacchiata in un punto - . - Be', devo farti i complimenti, sei una cuoca con i fiocchi - . - Io non mi sbilancerei se fossi in te. Vediamo se dopo mangiato sarai ancora dello stesso parere - . - Ah, non ho dubbi. Anche da ragazzina eri bravissima. Anzi, se non vado errato, era il tuo sogno diventare una cuoca, no? - . - Sì, bravissimo. Be', è un sogno che è finito nel cassetto insieme con tutti gli altri - . - Ma sì, in fondo, i sogni sono gratuiti - . - Già, forse, ma la loro mancata realizzazione la paghi a caro prezzo - , commenta con tono amaro Patty, tagliando la pizza con cura. Nel frattempo, mentre Gene fruga tra i vinili, Andy gli domanda: - Allora, che cosa aveva la macchina? - . - La macchina? - ripete stranito Gene, senza smettere di rovistare. - Sì, non hai detto che ti ha dato dei problemi? - . - Ah, sì... sì... era una... una sciocchezza - borbotta poco convinto. - Anche il telefono, a quanto pare, non funzionava - lo incalza Dave. - Abbiamo provato un sacco di volte a chiamarti, ma era sempre staccato - . - Sì... sì... ero... ero in una zona in cui non prendeva - . - Ah, ma guarda un po' - , commenta Dave, facendo l'occhiolino a Andy. - Be', che c'è? - chiede a un certo punto Gene, sentendosi osservato con insistenza. - Diccelo tu - ribatte Dave, guardandolo fisso negli occhi. - E che cosa dovrei dirvi? - bofonchia abbassando lo sguardo, con un disco tra le mani. - È una cazzata, non è così? - lo mette alle strette Andy. - Una cazzata? Ma che cosa... che cosa... Ah, e va bene, va bene, okay, avete ragione - . - Lo sapevo! - esulta Dave. - Lo sparacazzate non si smentisce mai - sostiene Andy, con tono acido. - È che... che... insomma, cazzo, io non li affronto i funerali, non ce la faccio proprio, è più forte di me - crolla Gene, con la faccia stravolta. - Mi dispiace, però... Lo so, lo so, sono un vigliacco di merda, ma... - . - Guarda che non c'è stato nessun funerale - lo spiazza Dave, duro. - Ah... Io credevo che... che... - balbetta Gene, imbarazzato. - Hillary non voleva nessuna cerimonia - spiega Andy, addolorato. - Abbiamo soltanto preso l'urna con le sue ceneri - precisa puntando l'indice verso il camino. - Mi... mi dispiace, però... io... io... - tartaglia Gene, confuso. - Dai, metti su quel disco - gli dà una pacca su una spalla, Dave. Guardando verso l'urna, Gene bisbiglia: “Quando ho visto mio padre dentro quella maledetta bara, io... io... Cazzo, credevo che avrebbe aperto i suoi occhi e... Non lo so, era così... così... sembrava vivo ma... Dio, perdonatemi, sono proprio un coglione, proprio un coglione... - . - Allora, non siete ancora riusciti a trovare un disco decente? - domanda Patty, portando in tavola un paio di vassoi. - In tre non fanno un cervello funzionante, bellezza. Ormai dovresti conoscerli - spara a zero Sam, posando sul tavolo delle bottiglie di vino. - Ehi, Gene, ma che cos'hai combinato? Va tutto bene? - chiede Patty, vedendolo sconvolto. - Sì, sì, è tutto a posto, tutto a posto, sto solo morendo di fame - . - Volete una mano? - si offre Andy. - Muovete il culo e andate in cucina a prendere il resto - risponde Patty, con fare autoritario. - Ai suoi ordini, signora! - scherza Dave, facendo il saluto militare. Una volta riuniti a tavola, Patty si alza dalla sedia e sollevando il bicchiere verso il soffitto, declama con la voce rugginosa: - Alla mia sorellina - . - A Hillary! - esclamano all'unisono gli amici, facendo tintinnare i cristalli. Trascorsi parecchi minuti di assoluto silenzio, nei quali ognuno di loro dialoga tra sé e sé con l'amica e sorella scomparsa, Sam, con la bocca piena, a un tratto biascica: - È tutto squisito, Patty, dico sul serio, sei stata bravissima - . - Sì, è davvero tutto eccezionale - conferma Andy. - Roba da urlo - commenta Gene. - Già, è tutto fantastico - si aggiunge Dave. - Grazie, ragazzi, siete troppo gentili, ma non ho fatto niente di speciale, solo normale amministrazione - . - Non fare la modesta, sei veramente bravissima e lo sai - prosegue Dave, estasiato. - Anche se io, a dirla tutta, non sono certo il più indicato per dare un giudizio obiettivo. Rispetto a come cucina mia moglie, anche una scatoletta di cibo per cani sarebbe una prelibatezza - . - Ma dai, non si dicono certe cose! - lo redarguisce Patty. - È la verità, te lo giuro - insiste Dave, buttando giù un boccone con un sorso di vino. - Quando mi siedo a tavola, tengo sempre a portata il numero di telefono del Centro Antiveleni - . - Lo sai che sei proprio una carogna? - ridacchia Patty, pulendosi la bocca con il tovagliolo. - Senti, invece di sparare stronzate, dimmi di tua figlia. È già una donna ormai, vero? - . - Ehi, ehi, ehi, frena bella, frena, ha solo diciassette anni - . - Chissà quanti ragazzi si è già scopata - sibila Andy, posando la forchetta sul piatto. - Fottiti! La mia bambina è ancora vergine - . - Sì, certo, come no - sogghigna Gene, versandosi da bere. - Sì, sì, sono d'accordo con Dave - s'intromette Sam, azzannando un trancio di pizza. - È certamente vergine. Si limita soltanto a fare sesso anale - . - Siete dei gran figli di... - sbotta Dave, cominciando a tossire in modo convulso. - Ecco, ormai mi fate anche soffocare, bastardi! - . - Su, lasciatelo in pace - s'intromette Patty. - Mi piacerebbe vedere voi al suo posto. Prendereste a fucilate tutti i fidanzati di vostra figlia - . - Sinceramente - riprende il discorso Dave, - ogni tanto prenderei a fucilate anche lei. L'altro giorno, mentre stavo lavorando, viene nel mio studio e con la sua vocina mi dice: “Ho pensato che non sono più tanto sicura di voler fare architettura. Vederti tutti i giorni chiuso qui dentro a scarabocchiare mi mette tristezza. Non voglio ridurmi come te”. A quel punto, trattenendo la voglia di strangolarla, le ho chiesto cosa volesse fare in alternativa. Lei mi guarda con un misto di pena e disprezzo e poi, scuotendo la testa, proclama: “Voglio fare l'influencer. Ma non voglio perdere tempo a spiegarti di cosa si tratta, perché sei vecchio e non capiresti”. Poi, senza aggiungere altro, si è girata e se n'è andata via. No, dico, ma stiamo scherzando? - . - Fatti coraggio, non sei solo - lo consola Andy, dandogli un paio di pacche sulla schiena. - Mio figlio Julian, il più piccolo, mi ha detto che piuttosto che fare l'agente immobiliare come me, preferirebbe fare il rapinatore. Cioè, non so se mi spiego. E poi, guardate, non è tanto quello che ha detto, che ovviamente mi ha amareggiato, ma come l'ha detto. Squadrandomi come se fossi un rifiuto umano - . - E poi vi domandate perché io non voglio avere figli? - dice Sam, riempiendo il bicchiere. - Non sai che cosa ti perdi, però, a non averne - interviene Gene, tagliando un pezzo di torta salata. - Sarà, ma so che cosa mi evito - sentenzia Sam. - È vero che i miei gemelli sono ancora piccoli, ma entrambi vorrebbero fare i giornalisti sportivi, proprio come il loro papà - afferma Gene, orgoglioso. - Sì, sì, aspetta che crescano e poi vedrai se continuerai a essere il loro eroe - commenta Patty, disillusa. - Non vi ricordate più quello che pensavamo dei nostri genitori, quando eravamo giovani? Be', per rinfrescarvi le idee, vi racconto un piccolo aneddoto. La settimana scorsa, dopo un insignificante litigio con mia figlia, per dei motivi che onestamente non ricordo neppure, lei, con le braccia incrociate sul petto, mi fissa con aria strafottente e poi, puntandomi l'indice contro, mi dice: “Sei patetica. Svegliati, siamo nel ventunesimo seco-lo”. Ve lo giuro, ragazzi, lì per lì l'avrei ammazzata, ma poi mi è venuto in mente com'ero io alla sua età e... - . - Cristo Santo, ragazzi - la interrompe Sam, - scusate se ve lo dico senza tanti giri di parole, ma come genitori siete a dir poco un fallimento totale. Ma vi rendete conto che avete cresciuto dei veri e propri mostri? Se fossi in voi, dormirei con la porta chiusa, perché prima o poi, quei piccoli bastardi vi faranno fuori, potete starne certi. Vi faranno saltare il cervello con un bel fucile a pompa. Ah, roba da matti - . - Mi secca ammetterlo - confessa Andy, affranto, - ma temo che questa volta tu abbia ragione. Forse siamo dei genitori di merda - . - Parla per te! - s'inalbera Gene. - I miei piccoli sono... - . - Sì, sì, sono due gioiellini, lo abbiamo capito - gli toglie la parola Dave. - Due gioiellini che fra qualche anno ti manderanno affanculo esattamente come hai fatto tu con i tuoi genitori - . - Ma è una cosa completamente diversa - replica Gene, indispettito. - È diversa soltanto perché quello che verrà mandato a farsi fottere sarai tu - infierisce Patty. - Ah, mi sono veramente rotto di questo discorso. Possiamo parlare d'altro? - taglia corto Gene, tracannando un bicchiere di vino. - Shhh! - sibila Sam, sollevandosi dalla sedia e dirigendosi verso lo stereo. - Estate '81. Vi ricorda qualcosa? - domanda dopo aver alzato il volume. - A me non viene in mente niente - afferma Andy, scrollando il capo. - Che disco è? - . - È una compilation di vecchi successi - risponde Gene. - Però, anche a me non dice niente - . - Eravamo a casa di Brandon Cooper e giocavamo al gioco della bottiglia - asserisce Dave, senza tentennamenti. - Cooper? Ma chi, faccia di maiale? - chiede Andy. - Già, proprio lui - conferma Dave. - Aveva solo quel maledetto quarantacinque giri e lo mise su tutto il giorno. È una canzone di Otis Redding. Mi pare che il titolo sia... - . - I've been loving you too long to stop now... - canticchia Sam, commosso, con gli occhi chiusi. - Ehi, ma che gli è preso? - domanda Andy. - Non ne ho la più vaga idea - risponde Gene. - Lui e Hillary si baciarono per la prima volta - mormora Patty, emozionata. - Io speravo che la bottiglia si fermasse da me, invece... be', toccò a lui e... - sussurra Dave, sconfortato. - Scusatemi - dice all'improvviso Sam, con un filo di voce, uscendo di casa alla svelta. - Ci penso io - rassicura tutti Patty, seguendo Sam senza indugio. - Non doveva farlo, cazzo, non doveva, non è giusto - ringhia lui, fumando nervosamente. - Non doveva, è stata una stronza egoista, porca troia - . - Calmati, tesoro, calmati, per favore, non fare così - tenta di quietarlo Patty, accarezzandogli con dolcezza la nuca. - Non si fa così, non è giusto, è da vigliacchi - . - Sammy, lo sai che lei era diversa da noi. Era così fragile, insicura, piena di paure e di ansie - . - Fanculo, anch'io sono fragile e insicuro, ma non per questo mi sono impiccato, cazzo! - . - Tu non sei né fragile né insicuro - . - Oh, sì che lo sono, Patty, molto più di quanto tu possa immaginare - . - Sai, Hillary non è mai riuscita a superare quello che ci è accaduto quella maledetta estate. Le si era infilato nella testa come un tarlo e giorno dopo giorno l'ha consumata fino a... fino... Sammy, noi, bene o male, abbiamo voltato pagina e siamo andati avanti. Per Hillary stato diverso. Una parte di lei era rimasta là, per sempre. E piano piano, l'ha trascinata giù nel baratro. Si sentiva sopraffatta e aveva raggiunto il suo punto di rottura - . - A volte mi sveglio in piena notte, sudato fradicio, perché ho sognato quel dannato posto. Sono incubi così veri, così angoscianti. Mi pare di essere lì per davvero. Sento ancora nel naso quell'odore nauseabondo di putrefazione, di varechina, di metallo bagnato. E soprattutto non riesco a levarmi dagli occhi il pavimento sporco di sangue. Come se fossi ancora lì, capisci? Tutto quel sangue... Sangue ovunque - . - Credi che a me non succeda? Mi ricordo quell'aria satura di vapore, l'acqua che gorgoglia nei tubi di scarico, una sedia che struscia sul pavimento e quel... quel... quel ributtante fetore di morte - . - Oh, Patty, Patty, Patty, non so se riuscirò mai a perdonarla - . - Lo farai, tesoro, lo farai. Ci vorrà del tempo, ma lo farai, credimi - .
Samuele Pederzoli
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