Realizzare questa avventura può esorcizzare quanto sta accadendo e dargli maggiore fiducia nel futuro”, questo pensava Leonilde, senza tuttavia dirlo, e guardava il compagno come una mamma guarda con tutto il suo amore il figlio, cercando di trovare la strada giusta per agevolare la sua crescita. L'avrebbe, con la sua aura di protezione, avvolto per trasmettergli tutta la mielina necessaria e consentirgli la guarigione così da poter affrontare anche sfide ambiziose come quella di un viaggio in Polinesia. Si confrontarono con il medico curante che ritenne possibile, ma con gradualità, che entrambi potessero affrontare un viaggio così ambizioso. Dovevano procedere tenendo conto del fuso orario e fare qualche scalo in più tra un volo e l'altro, anche prevedendo delle soste di assestamento e di acclimatamento per non stressare il sistema neurologico. Come di consueto l'organizzazione del viaggio era lasciata a Delia e Leonilde che cominciarono innanzitutto a bloccare i voli, e a ricercare i principali tour operator attivi in Polinesia. Nel complesso, andare in Polinesia risultava molto dispendioso, non tanto per i voli che erano nella media, quanto per le sistemazioni che si andavano ad aggiungere anche al costo dei voli interni, il cui ricorso era frequente. Non potendo utilizzare i fantastici e costosi resort sul mare, optarono per le cosiddette petite pension, dei piccoli B&B con massimo tre o quattro sistemazioni, spesso in capanne sulla spiaggia, anche se dotate di servizi privati e gestite prevalentemente da francesi che a un certo punto della loro vita hanno deciso di stazionare in uno di quei magnifici atolli, magari sposando una bella e dolce donna polinesiana. Li vedevi tutti sorridenti e colorati da camicie a fiori con tanti tiarè, fiori polinesiani molto profumati. Ad esempio, c'era il mitico Thematie sull'isola di Tikehau, una lingua di sabbia in mezzo all'oceano. Egli aveva realizzato la petite pension con la costruzione di tre capanne sulla spiaggia, con bagni molto vicini e aveva arricchito la struttura con una piccola costruzione dotata di un tavolone per mangiare, fare colazione e per infilare collane di fiori. Attività molto cara alla moglie, rigorosamente polinesiana, una bella donna, bruna con gli occhi scuri. Thematie era un ingegnere francese che aveva costruito la pista di atterraggio dell'aero porto dell'isola e, vicino al pensionato e tra un progetto e l'altro, si era innamorato dell'isola, del paese e della ancora bella polinesiana. Passava il giorno a predisporre quanto necessario per allietare i suoi ospiti e a guardare l'orizzonte con il suo binocolo. Chissà perché. C'era molta nostalgia quando scrutava l'orizzonte. D'altronde in Polinesia la luce dura dodici ore, la mattina comincia alle sei e il tramonto è alle sei del pomeriggio, quindi c'era ben poco da fare sull'isola, che peraltro era molto piccola. Diceva che per allontanare gli squali dalla riva bastava schiaffeggiare dolcemente sul pelo dell'acqua con la mano e magicamente le pinne filavano via, questo aiutò molto gli ignari viaggiatori all'inizio, perché avevano ancora un profondo terrore degli squali. Il progetto si concretizzava progressivamente. Delia e Leonilde, ormai compagne di viaggio inseparabili, iniziavano a dare forma alla loro idea di viaggio. Come di consueto, noleggiarono una macchina per raggiungere l'aeroporto di Fiumicino e iniziarono a vivere l'atmosfera che precede l'imbarco e la vera partenza per un sogno. Lo avevano sempre sognato infatti, ed era quasi impossibile che stessero per realizzarlo. Un viaggio da libro, da catalogo fotografico o da documentario televisivo. Mai avrebbero pensato che ne sarebbero diventati i protagonisti. Gianfranco aveva organizzato compiutamente i suoi farmaci che cadenzavano ogni suo venerdì. Ogni siringa in meno era una settimana in meno di viaggio, bisognava tenere conto del fuso orario per fare la siringa alla stessa ora italiana, e controllare il ghiaccio nella borsa frigo per mantenere il farmaco alla giusta temperatura. Peraltro, in conseguenza del fuso, circa dodici ore di differenza, la siringa settimanale l'avrebbe fatta in pieno giorno con il sole allo zenit anziché a mezzanotte. Gianfranco di consueto, allo scoccare della mezzanotte, un po' come Cenerentola, scappava via da ogni cosa per iniettarsi quella medicina e prolungare la sua stabilità e vivibilità; Matilde invece aveva il compito di controllare i tempi di somministrazione e controllare di tanto in tanto la temperatura della borsa frigo dove era conservata la medicina per intervenire all'occorrenza e rimpinguarla di ghiaccio. C'erano tante cose da tenere sotto controllo, quella volta era la prima, e quindi avrebbe fatto da apripista per tanti altri fantastici viaggi se tutto fosse andato bene, e avrebbe aiutato Gianfranco a ricostruirsi una vita da viaggiatore e da individuo quasi normale. Il gruppetto di viaggiatori si imbarcò sull'aereo, direzione Los Angeles e poi Papeete. Era l'opposto di quello che aveva suggerito o indicato o addirittura prescritto il medico. Volo di dodici ore per Los Angeles, e poi scalo di quattro ore per fumare qualche sigaretta. Dopo questa fugace boccata d'aria, si sarebbero imbarcati su un volo di altre dodici ore per Papeete. Ma non era finita, dopo un po' un piccolo aereo li avrebbe aspettati per portarli in solo un'ora a Moorea, la prima isola che avrebbero visitato. L'aereo era tanto piccolo che il pilota teneva il braccio fuori dal finestrino mentre lo pilotava e bagagli e passeggeri erano ammassati nello spazio retrostante il pilota. Moorea è un'isola dalla natura lussureggiante e imponente che predomina sull'uomo il quale, contrariamente alla norma, diventa ospite e non predomina sulla natura. Erano quindi ospiti della natura, che pervadeva impetuosa e rigogliosa ogni angolo verde. Il mare era di un colore azzurro, che si alternava al verde smeraldo e all'azzurro più scuro. Di tanto in tanto si scorgeva una pinna nera, veloce, che volteggiava a filo d'acqua, si trattava di qualche squalo. Le isole ne sono piene, ma sono squali pinna nera dal colore ambrato e non sono pericolosi. Il mare della Polinesia è popolato da tante specie marine, dai barracuda alle enormi murene, nonché dai pesci napoleone, dal colore verde intenso e dall'aspetto solenne e regale. Nonostante Matilde fosse molto spaventata di fronte alle molteplici manifestazioni che la Polinesia offre di madre natura, con molto coraggio e al fine di soddisfare la sua enorme curiosità, pian piano faceva esperienza con tutte quelle novità, ed era continuamente supportata da Gianfranco e Leonilde che, un po' come Google, provvedevano a rispondere alle sue domande. Matilde aveva imparato dal padre a considerare i viaggi in due modi: viaggi di immaginazione, fatti comodamente in poltrona dove si dà sfogo all'immaginario, e viaggi in cui il sogno diventa realtà. E questo della Polinesia era proprio il viaggio dei sogni perché sin da bambina, aiutata dai libri di geografia, si era vista immersa in quel mare e in quella natura verde solo guardando delle fotografie. Dopo qualche giorno a Moorea, dove pernottarono in un piccolo resort sempre stile petite pension, con quattro bungalow sollevati da terra sulla spiaggia, si spostarono a Bora Bora, tanto sognata sui libri di scuola. Un'isola meravigliosa dai mille colori. La girarono tutta con delle piccole barche a motore e riposarono su candide spiagge abbracciate da palmeti, con un mare dall'acqua cristallina. I primi giorni avevano qualche remora a fare il bagno, soprattutto Matilde; gli squali popolavano le acque circostanti. Non avevano ancora conosciuto Thematie e utilizzarono il metodo della vedetta. Uno si sacrificava e faceva da vedetta e gli altri facevano il bagno, pronti a scappare all'occorrenza se la vedetta gli avesse fatto cenno di uscire dall'acqua. Poi, però, decisero di esorcizzare questo timore e parteciparono a uno shark feeding che è una sorta di rito in cui persone esperte ti accompagnano con barche dotate di bilanciere in mezzo al mare, in modo da stivare tutti i partecipanti dietro il bilanciere e tenere a bada contemporaneamente partecipanti e squali. Quindi richiamano gli squali con l'ausilio di pesce appena ammazzato e sanguinante. I nostri viaggiatori parteciparono a questa sorta di iniziazione; gli squali, attirati dal sangue, arrivarono numerosi e cominciarono a roteare sotto la barca, a un certo punto furono invitati a baciare e abbracciare gli squali. Poi cominciarono a uscire dalle tane le murene, lunghe due metri, sinuose, regali e di tanto in tanto si scorgeva qualche barracuda incuriosito dalla piccola festicciola, che li fissava sospeso nell'acqua con i suoi riflessi argentei e gli occhi minacciosi, vitrei. Durante i percorsi in barca, Delia guardava con meraviglia tutto ciò che la circondava. Un azzurro chiaro macchiato di nero caratterizzava il mare, gli spruzzi che venivano su dalla prua della barca che tagliava le piccole onde e sferzava attraverso il vento sembravano una manciata di diamanti buttati lì, su quel tappeto azzurro, quasi per corrispondere un prezzo a quella enorme ricchezza prodotta dalla natura. Che tesoro tutto ciò! E Delia rifletteva sulla responsabilità sociale, le pari opportunità e i comportamenti della gente. La tutela dell'ambiente, gli accordi di Parigi avevano proprio questo obiettivo: consentire a tutta la collettività, ai loro figli, di godere della stessa magnifica opportunità di riconciliarsi con la natura e beneficiare della stessa medesima.............
Eugenio Alaio
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