La seconda indagine dell'avvocato M. T. Smithson.
Purtroppo la situazione della signora Presenti si aggravò in breve tempo, perché sul luogo del delitto fu ritrovato il suo portachiavi, o meglio lo zampino di coniglio che lo adornava. La donna si recò da Marco qualche mattina dopo l'omicidio a chiedere aiuto e consiglio. - Avvocato, ora sono davvero nei guai. Lo zampino del mio portachiavi è stato ritrovato tra il sangue. Mi ero accorta di averlo perso, ma non avevo idea di dove cercarlo. Forse Cicerone ne aveva allentato il gancio, mordicchiandolo - . - Mi dispiace molto, ma come hanno capito che era il suo? Non c'è stato sufficiente tempo per ricavarne il DNA - . - È stata la collaboratrice del ristorante a riferire che era mio e io l'ho confermato. A che pro negare? - . - Cos'hanno deciso nei suoi confronti? - . - Non appena avranno i risultati dell'autopsia, del DNA e avranno confrontato tutte le impronte con l'arma del delitto, formalizzeranno le accuse. Intanto, non mi devo allontanare, ma so già come andrà a finire: le mie impronte sono dappertutto e lì c'era il mio portachiavi - . - Intanto, come posso aiutarla? - . - Vorrei che mi assistesse lei - . Marco pensò che si stesse ripetendo la stessa situazione vissuta col dottor Martellini. - Signora Presenti, io sono civilista; però, se vuole, il mio collega Matteo Marani è qui nella stanza accanto. Può rivolgersi a lui. Venga, l'accompagno - . - Sì, però, voglio che lei collabori con l'altro avvocato, se decido di chiedergli di assistermi - . “E due! Ci risiamo. Perché i clienti si fidano così tanto di me?”, fu il pensiero di Marco, mentre l'accompagnava da Matteo. - Avvocato Marani, c'è qui una mia cliente che forse, in questo momento, ha più bisogno di te che di me - , disse, introducendo nella stanza la cliente. - Vi lascio - , concluse, con la speranza che la signora Presenti abbandonasse l'idea di coinvolgere anche lui. Purtroppo non andò come sperava. Matteo lo chiamò con l'interfono, pregandolo di andare da lui. - La signora ha fatto presente la sua situazione e ho deciso di assisterla in questa fase d'indagine e di assumerne la difesa qualora necessitasse. Però, lei vuole anche che tu mi affianchi. La ritiene condizione necessaria - . Quattro occhi stavano lì in attesa di una sua decisione. Quanto odiava quelle situazioni, quelle in cui vieni messo alle strette e ti rendi conto che se dici no crei difficoltà a qualcun altro. - E va bene! A quanto pare non ho molta scelta - . - Allora è fatta. Contenta? - . La signora Presenti ringraziò tutt'e due di cuore e lasciò lo studio. Non appena fu andata via, i due avvocati si confrontarono. - Cosa ne pensi? - , chiese Marco. - Dipende. In fin dei conti quello zampino può essere caduto in precedenza e le impronte è normale che siano sugli attrezzi da cucina. Speriamo che abbia un alibi al momento del delitto, che sapremo quand'è avvenuto con più precisione ad autopsia effettuata. Il problema è il movente. I collaboratori sono a conoscenza del fatto che lei e il cuoco stavano ai ferri corti per quelle ricette e, se la polizia non lo sa già, lo saprà presto - . - Non ti pare eccessivo uccidere per dei piatti cucinati? - . - Accade anche per meno, come ben sai. Dipende da quanto la signora Presenti abbia investito in questo progetto. Voleva aprire un suo ristorante e avere l'esclusiva di un certo tipo di offerta - . - Non sono neanche riuscito a spiegarle i suoi diritti in tal senso, perché siamo stati sopraffatti dalla nuova situazione - . - Rimaniamo in attesa delle decisioni degli inquirenti - . - È l'unica cosa che possiamo fare - . Tornando nel suo appartamento ormai a sera, Marco sentì il bisogno di bussare alla porta di Virginia. - Scusa se piombo qui senza preavviso, ma non avevo voglia di andare subito a casa - , esordì appena gli fu aperto. - No, nessun disturbo. Entra, entra... - . Virginia gli fece cenno di varcare l'uscio. - Mi trovi in tuta, ma non aspettavo nessuno - . - Tu sei sempre bella, qualunque abito indossi - . - Grazie, ma sei un po' esagerato. Comunque, se vuoi restare con noi a cena, ho preparato un po' di polenta con salsiccia e spuntature - . - Buonissima, ma di sera non è un po' pesante? Sia chiaro che resto volentieri, non mi tiro indietro per questo. Chiedevo, perché ci tieni tanto all'alimentazione... - . - È vero, ma, da quando Jules va all'università, non so per esattezza cosa mangi e, allora, cerco di nutrirlo la sera. È giovane e consuma energie - . - Io sono già convinto! Non mi servono spiegazioni. La polenta è la polenta e non c'è dieta che tenga - . Intanto si erano spostati in cucina. - Ciao, Marco - , salutò Jules, appena uscito dalla sua stanza. Il ragazzo si diede automaticamente una riavviata con le mani ai suoi indisciplinati capelli ricci e biondi, sempre più somigliante al padre anche nell'altezza e con gli stessi occhi grigi. - Siamo in confidenza, Ju? - , lo rimproverò la madre. - Tranquilla. L'ho autorizzato io a darmi del tu - . Marco fece un occhiolino al ragazzo che gesticolò verso la madre. - Ehi! Ti vedo che stai dicendo a gesti che sono pesante. Beh, io ci tengo ad avere un figlio educato che sa trattare con le persone - , dichiarò Virginia, mentre metteva in tavola le spasette con la polenta fumante. - Che profumo meraviglioso! - , dichiarò Marco. - Vedo che hai messo anche il rosmarino fresco come fa mia madre - . - Buono come sempre, ma' - . - Allora, Ju. Cosa state facendo all'università? - , chiese l'avvocato con sincero interesse. - Per il momento sto seguendo le materie di base del primo anno. Non si tratta certo degli argomenti per cui mi sono iscritto alla facoltà di ingegneria informatica - . - Lo so. A te piace la cyber security - . - Infatti... Però, mi sono infilato in un seminario che tratta proprio questa materia, anche se non è previsto per il primo anno. Ho seguito le lezioni iniziali e mi sta piacendo molto. Si è parlato di malware, trojan... cose così. In parte conosco gli argomenti trattati, ma in questo caso il discorso viene molto approfondito - . - Tu te ne intendi già, per cui devo presumere che il professore è molto competente. Come si chiama? - . - Il suo nome è Filippo Vanzitelli - . - Fil! - , esclamarono insieme Marco e Virginia. - Lo conoscete? - . - È stato un mio cliente ed è un amico. È il proprietario di un castello con annesso golf club - , continuò Marco. - Dice che è un ex hacker, lo è stato intorno agli anni novanta del secolo scorso - . - Noi ci siamo avvalsi delle sue competenze nel caso del dottor Martellini - , aggiunse Virginia. - Fil ricostruì, attraverso informazioni reperite nel dark web, l'attività della moglie nel traffico di sostanze illegali per realizzare dei prodotti cosmetici che venivano usati in una SPA fuori Roma - . - Il professor Vanzitelli deve essere stato forte ai tempi dell'archeologia della rete! Ci ha raccontato come, ancora prima dell'avvento di Internet, nelle università cominciava a essere disponibile la rete Arpanet e gli studenti vi avevano accesso. Nelle case un certo numero di ragazzi potevano disporre del Commodor e alcuni più svegli cominciarono a programmare. Il modem permetteva di collegarsi con un altro computer e alle banche dati. Da qui inizia l'hacking. Nel 1983 il film “Wargames” mette in evidenza il fenomeno. Devo proprio vederlo quel film - . - Sicuramente una realtà affascinante, ma finisci di mangiare - , lo incitò Virginia. - Ha detto altro di sé? - . Marco era genuinamente curioso. Da ragazzo aveva amici patiti di queste cose, ma lui non vi aveva mai prestato molta attenzione. Ora capiva che Fil era uno di quelli. - Ha raccontato che lui si collegava a delle messaggerie. Una di queste, Qsd, divenne il ritrovo per gli hacker di tutto il mondo e decidevano le loro strategie notturne. Tutti avevano un nickname e il suo era fil_vanz_88 - . - Finché quel gioco goliardico non diventò un nuovo sistema per delinquere. Fine della storia - , s'intromise Virginia, sempre preoccupata che il figlio non intraprendesse una strada pericolosa. Già lo aveva visto muoversi nel dark web e non sembrava affatto impacciato. - Ma', sei una guastafeste - . - Ascolta tua madre, Ju. Vuole solo il tuo bene - , intervenne Marco. - Lo so come comportarmi. Papà mi mette sempre in guardia e anche il professor Vanzitelli ci ha suggerito di non prendere ispirazione dai suoi comportamenti da adolescente. Però, poi ha fatto un sacco di soldi lavorando per la sicurezza informatica - . - Puoi fare i soldi senza diventare un hacker - , lo rintuzzò la madre. - Ma devo sapere come agiscono! - . - Io sono stata una poliziotta e conosco bene come ragionano i criminali. Questo non significa che sono stata prima una criminale. Ho studiato criminologia e lavorato sul campo. Ti basta come esempio? - . - Direi che il ragionamento di tua madre non fa una grinza. Eh, Ju? - , osservò Marco. - Ma sì! Solo che lei c'ha la deformazione professionale - . - Ok, ok. Time out! - , esclamò Virginia, esasperata. - Vi va un po' di tiramisù? - , propose, anche per sviare quella conversazione stancante. Almeno per lei. - Sono d'accordo su tutta la linea. Mandiamo all'aria mesi di dieta sana! - , rispose Marco, che da quando conosceva Virginia sgarrava raramente. - Un po' di trasgressione non guasta - , concluse, ammiccando a Jules.
Elena Andreotti
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