Finalmente la settimana lavorativa era giunta al termine e ne fui veramente felice, poiché alcune giornate furono più frenetiche e snervanti del solito. Purtroppo, con mio estremo dispiacere poiché non sopportavo vivere certe situazioni all'interno dell'ambiente di lavoro, avevo avuto un litigio con una mia collega a causa di alcune banalità, non causate da me naturalmente, su cui avrei anche potuto sorvolare. Però, quella collega ebbe un tono aggressivo e accusatorio nei miei riguardi e, nonostante avessi tentato di resistere mantenendo la calma meglio che potevo, si scagliò contro di me urlando e accusandomi di errori che non avevo commesso. Quel suo atteggiamento, che non avrebbe dovuto avere nei miei confronti, visto che mi comportavo sempre con umiltà e comprensione nei riguardi degli altri, mi diede un gran fastidio. Stanca e innervosita da quel suo modo di atteggiarsi nei miei confronti, replicai alle sue urla con ferocia. Dopo un'accesa discussione, che richiamò l'attenzione di altri colleghi, i nostri toni calarono e riuscimmo a calmarci. Placati i toni, ci spiegammo con calma e risolvemmo il problema, per poi tornare ad avere quel rapporto di collaborazione che avevamo sempre avuto. Per mia fortuna e per il mio equilibrio psichico, gli ultimi due giorni di quella settimana furono piuttosto tranquilli e privi di problemi, al punto tale che passarono con una lentezza quasi disarmante. Quel sabato mattina mi ero svegliato intorno alle otto e, dopo aver fatto un'abbondante colazione, consumandola con tutta la calma del mondo in cucina, ero tornata in camera e stavo sistemando il letto. Con l'arrivo della stagione autunnale, avevo pensato di cambiare le lenzuola e il copriletto, in modo da stare più calda durante la notte. Avevo da poco finito di sistemare il copriletto e stavo piazzando i cuscini ad ornare il letto, quando mi venne in mente di guardare fuori dalla finestra per vedere se quel tizio fosse ancora nel parco dove lo avevo visto anche la sera prima. Con quell'idea in testa, finii di sistemare quei cuscini, per poi avvicinarmi alla finestra, dove spostai leggermente le tende in modo da poter volgere lo sguardo verso l'esterno. - Che strano... non c'è nessuno - borbottai mentre muovevo lo sguardo tra un lampioncino e l'altro. Mi assicurai che non ci fosse davvero nessuno là fuori, dopo aver controllato anche in lontananza attraverso quel parco che si trovava tra gli edifici. Così, abbandonai la finestra e lasciai la camera da letto per andare in soggiorno. Non avendo nient'altro da fare, visto che avevo già fatto le pulizie alcuni giorni prima, mi stesi sul divano per poi mettermi a leggere le notizie sul telefono, mentre rispondevo ad alcune notifiche ricevute dai vari social network in cui ero iscritta. Quando mi accorsi che era giunto mezzogiorno, mi alzai dal divano e mi resi conto che non avevo alcuna voglia di mettermi a cucinare qualcosa per pranzo. Così, pensai che sarei potuta andare al ristorante poco distante da casa, dove ero solita andare in quelle giornate in cui la pigrizia prendeva il sopravvento. Decisa nel recarmi in quel posto, un piccolo ristorante che sorgeva sull'angolo di un edificio posto ad un paio di isolati dalla mia abitazione, presi il telefono, che avevo lasciato sul divano, e mi spostai sull'ingresso, dove indossai la giacca e afferrai la borsa che mi aspettava sopra ad un mobiletto. Lasciato il mio appartamento, mi ritrovai sul marciapiede che passava davanti alla mia casa e, dopo essermi guardata in giro, mi sistemai la borsa sulla spalla per poi incamminarmi dirigendomi verso quel ristorante. Arrivata sul posto, lanciai un'occhiata verso l'interno attraverso una vetrata per assicurarmi che ci fossero dei tavoli liberi. Vedendo che poche persone stavano consumando il loro pranzo all'interno di quel locale, mi decisi ad entrare senza aspettare oltre. Il cameriere, che ormai conoscevo da diversi anni, mi venne incontro accogliendomi con il suo solito sorriso. Dopo i consueti saluti, mi accompagnò al mio solito tavolo, mentre mi illustrava i piatti del giorno, consigliandomi quelli di suo gradimento. Mi accomodai al tavolo per poi prendere il telefono dall'interno della borsa e tornare a leggere le notizie del giorno, mentre aspettavo che il mio pranzo fosse pronto. Pochi minuti dopo che mi ero accomodata, il cameriere uscì dalla cucina con un piatto fumante in mano e si incamminò verso il mio tavolo mantenendo lo sguardo su di me. - Buon pranzo, Mary - disse sorridendo dopo aver appoggiato quel piatto sul tavolo proprio di fronte a me, per poi andarsene in modo da lasciarmi mangiare in pace. Afferrai forchetta e cucchiaio per iniziare a gustare quel piatto di spaghetti alle vongole che si trovava di fronte a me, deliziandomi le narici con il suo piacevole odore. Me ne stavo tranquilla a gustare con piacere quegli spaghetti e quelle vongole, quando mi accorsi di un'ombra che si trovava sulla mia sinistra. Inizialmente pensai che fosse il cameriere, il quale era solito muoversi tra i tavoli per servire i clienti o per chiedere loro se il cibo era di loro gradimento. Ma vedendo che quell'ombra rimaneva immobile di fianco a me, mi fermai alcuni istanti con la forchetta pronta per essere infilata in bocca, fino a quando mi voltai lentamente verso quell'ombra per vedere chi fosse a procurarla. - Ti dispiace se mi siedo? - chiese quella persona che si trovava di fianco a me e che stava allungando una mano per afferrare lo schienale di una sedia libera. Nel vedere quell'uomo in abito scuro che si stava sedendo al mio fianco con tutta calma, rimasi senza parole e con quella forchetta immobile davanti alla bocca. Rabbrividii alla vista di quell'uomo, con il suo abito scuro indosso e quegli occhiali da sole sul viso. Era di nuovo lui! Era quell'uomo visto in strada alcuni giorni prima. Lo stesso che vidi nel parco sotto casa, mentre lanciava occhiate verso la mia finestra. Si trovava proprio lì, in quel ristorante, e si stava sedendo al mio fianco, al mio tavolo. - Chi sei tu? Cosa vuoi da me? Perché mi stai seguendo? - chiesi appena quell'uomo smise di sistemarsi su quella sedia, dopo aver appoggiato la forchetta sul lato del piatto. - Però... quante domande in una volta sola... comunque diciamo che... mi chiamo John e diciamo anche che ti stavo cercando... non seguendo - fece lui dopo aver accavallato le gambe. - Mi stavi cercando? Chi diavolo sei tu? E cosa vuoi da me? - domandai allarmata dalle sue parole e da quella sua calma che manteneva nel parlarmi. - Rilassati... non vorrai disturbare il pranzo di quella gente - disse indicando alcune persone che si erano voltate verso di me dopo avermi sentito porre quelle domande a quell'uomo con un tono troppo accentuato. - E va bene - dissi riducendo il tono della voce - Vuoi dirmi cosa vuoi da me e perché mi stai seguendo? - - Ora va molto meglio... immagino che non crederai alle mie parole - fece lui - Ma sono una persona diretta... quindi ti spiegherò il motivo per cui ti sto cercando senza preoccuparmi troppo della tua reazione... che potrei considerare... prevedibile. - Ascoltate le sue parole, rimasi con lo sguardo rivolto verso di lui in attesa che proseguisse con quelle sue spiegazioni, mentre continuavo a chiedermi chi fosse e cosa volesse da me. Nel frattempo, passò il cameriere per chiedermi come stava andando il mio pranzo ed io risposi che era perfetto come al solito. Quando si allontanò dal tavolo, quel John riprese con le sue spiegazioni che tanto aspettavo. - Lavoro per un'agenzia segreta non proprio governativa... la quale collabora con una civiltà aliena dedita all'esplorazione spaziale - riprese il discorso dopo esser rimasti soli. - Sono... un reclutatore. Cerco persone come te che siano disposte a viaggiare attraverso il cosmo con la missione di esplorare nuovi mondi... conoscere nuove forme di vita... e fornire tutte le informazioni che trova durante il suo viaggio - spiegò. Finite quelle spiegazioni, rimasi a fissarlo negli occhi con espressione stupita e leggermente innervosita. - Ma... quando parli... ti ascolti? - domandai. - Agenzia segreta... civiltà aliena... viaggiare attraverso il cosmo... sai cosa ti dico? Per me tu sei solo un pazzo! Ed io non ho tempo da perdere con i pazzi come te! E poi... cosa intendi dire con persone come me? Spiegami questa cosa per piacere! - dissi dopo esser scoppiata a ridere.
Michele Scalini
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