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Autore: Emiliano Maria Leone
2053 L'ultimo rintocco
Distopico
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2053 L'ultimo rintocco
La notte appena trascorsa era stata per Sveva piuttosto agitata al punto che non era quasi riuscita a chiudere occhio.
Le morti di Varsavia per intossicazione, le accuse rivolte a Madsen e le possibili conseguenze che la Green Corporation avrebbe dovuto affrontare, proprio per quella poco assennata gestione del termovalorizzatore.
Infine la telefonata di Jacopo.
Cosa voleva proporle?
Si alzò dal letto e si diresse in cucina per farsi un caffè.
Erano da poco passate le 7:00 di mattina.
Accese lo smartphone.
In pochi istanti iniziarono ad arrivarle diverse notifiche di avviso relative ad altrettanti tentativi di chiamata dello stesso Jacopo.
Si affrettò a richiamarlo.
"Pronto Sveva" rispose Jacopo.
"Cosa succede? Ho visto che hai provato a chiamarmi diverse volte questa notte" domandò perplessa Sveva.
"Non hai saputo ancora niente?" le chiese Jacopo.
"Saputo di cosa?"
"Di Madsen" proseguì Jacopo "E' stato trovato morto nella sua villa" esclamò.
"Cosa? Morto?"
"Sì Sveva, pare si tratti di suicidio" proseguì.
Silenzio.
"Tutto bene Sveva? Dove ti trovi?" chiese Jacopo.
"Sono a casa" rispose sbigottita
"Perfetto Sveva, io sono appena atterrato all'aeroporto di Odense. Mandami la posizione che ti raggiungo immediatamente".
"Va bene" assentì Sveva.
"A tra poco" concluse Jacopo.
Non appena terminata la conversazione, Sveva si precipitò in bagno.
Dopo una rapida doccia, infilatasi frettolosamente l'accappatoio, si soffermò di fronte allo specchio a pettinare i suoi capelli lisci castani lunghi fino alle spalle. Un leggero velo di rossetto color carne sulle labbra ad impreziosire gli armoniosi lineamenti del suo incantevole viso.
Dalla cucina lo smartphone di Sveva riprese a suonare.
"Oh porca miseria!" esclamò Sveva prima di accettare la chiamata.
"Sì, pronto Jacopo" rispose cercando di mantenere un tono quanto più possibile tranquillo.
"Ciao Sveva, se la posizione che mi hai mandato è corretta, dovrei essere arrivato".
"Bene Jacopo, dammi giusto un minuto" temporeggiò Sveva indossando, in tutta fretta, un tubino blu preso dall'armadio della sua camera "Ora ti apro".
"E' permesso?" chiese Jacopo varcando la porta lasciata volutamente socchiusa da Sveva.
"Entra pure"lo invitò.
Jacopo richiuse la porta alle sue spalle voltandosi verso di lei.
Sveva lo guardò con i suoi profondi occhi color nocciola.
Le sembrò come se quei dieci anni trascorsi senza essersi più incontrati, si fossero sbriciolati in un istante.
Nell'incrociare gli occhi verdi di Jacopo, avvertì una sensazione di vuoto allo stomaco tale da toglierle il respiro.
"Sei sempre uno splendore" le sorrise.
"Anche tu non sei affatto cambiato" sottolineò Sveva.
"Beh diciamo che sono un po' più brizzolato rispetto a dieci anni fa" si produsse in una smorfia autoironica Jacopo.
"Dai siediti" lo invitò Sveva indicando una delle sedie del tavolo da pranzo "Gradisci un caffè?" proseguì.
"Volentieri Sveva".
"Scusa le spalle, Jacopo" si voltò verso la cucina per preparare il caffè.
"Ma figurati" le rispose "Anzi sono io che devo scusarmi per questa improvvisa irruzione in casa ma, come puoi vedere, i fatti di Varsavia hanno provocato una serie di sviluppi tanto repentini quanto inaspettati".
"Già" assentì Sveva "E da navigato giornalista quale sei, cerchi di cavalcare la notizia prima di chiunque altro, giusto Jacopo?" si voltò porgendogli la tazzina di caffè.
"E' proprio qui che ti sbagli, Sveva" ribattè "Se fosse così mi sarei dovuto precipitare sul luogo dell'accaduto, anziché trovarmi qui a parlare con te" concluse.
"Da questo punto di vista non posso darti torto" constatò Sveva "Dunque quale sarebbe la tua idea? In che modo pensi di poter difendere la credibilità della Green Corporation e di tutti i suoi ricercatori?" gli chiese.
"Un'intervista" replicò Jacopo.
A quelle parole Sveva scoppiò a ridere.
"Che idea geniale Jacopo, alquanto innovativa direi".
"Siediti Sveva e ascoltami" le prese le mani stringendole fra le sue "Sto parlando di un'intervista in diretta, trasmessa a livello mondiale presso gli studi della International Press" proseguì "Ti permetterebbe di avere una visibilità senza precedenti, consentendoti di difendere e avvalorare le ineccepibili attività svolte dalla Green Corporation e da tutti i suoi ricercatori".
"Non so cosa risponderti" tentennò Sveva.
"La risposta devi trovarla dentro di te" la esortò Jacopo "E' necessario dare un segnale importante prima che i riflettori si spengano, lasciando dubbi ed incertezze nell'opinione pubblica" proseguì "Si tratta di difendere i tuoi valori, il lavoro di tutta una vita e, forse il fine stesso della tua vita" concluse Jacopo.
"Ora devo andare" riprese alzandosi dalle sedia ed incamminandosi verso la porta "Ci conto, Sveva".
Aprì la porta e si voltò verso di lei "Fidati di me" le disse prendendole d'un tratto il capo tra le mani e dandole furtivamente un bacio "Ci sentiamo più tardi" concluse Jacopo.
"Ok a dopo" rispose confusa Sveva.
"Mi raccomando, da te non mi aspetto una risposta negativa" la esortò un'ultima volta prima di congedarsi.
Non fece in tempo a rientrare in casa e richiudere la porta alle sue spalle che il videocitofono iniziò a suonare.
"Sveva sono Charlotte".
"Sì Charlotte sali" le rispose.
"Hai sentito che casino?!" irruppe trafelata e scossa Charlotte entrando in casa di Sveva.
"Un vero e proprio disastro" confermò Sveva "Ora però cerca di calmarti" provò a rincuorarla con un abbraccio.
"Fosse facile!" riprese Charlotte "La Green Corporation è stata messa sotto sequestro cautelare dall'autorità giudiziaria" proseguì.
"Penso sia un atto dovuto visto quanto sta accadendo" provò a minimizzare Sveva per tranquillizzarla.
"Sarà anche come dici tu, ma nel frattempo chissà che idea si sta facendo di noi l'opinione pubblica" sentenziò Charlotte.
A quella frase, Sveva si soffermò a riflettere su quanto le aveva proposto pochi istanti prima Jacopo.
Fece accomodare Charlotte sul divano condividendo con lei l'idea del giornalista.
"E' una grande intuizione" commentò Charlotte "Tu cosa intendi fare?".
Sveva si soffermò un istante a riflettere su tutto quello che stava accadendo.
"Ho intenzione di accettare" rispose convintamente "Non posso esimermi dal farlo" concluse.
"Grazie Sveva ho sempre sostenuto che sei una persona speciale".





Quella sera stessa Sveva contattò nuovamente Jacopo per informarlo della sua ferma volontà di rilasciare quell'intervista.
"Non avevo dubbi, Sveva" le rispose convintamente Jacopo "Infatti avevo già prenotato il volo per dopodomani, 25 marzo" continuò "La partenza è prevista per le 9:45 del mattino e, in un paio d'ore, dovremmo essere in Italia" concluse Jacopo.
"A che ora faremo l'intervista?" chiese Sveva.
"Andremo in onda alle 21:00 dagli studi italiani dell'International Press" rispose Jacopo "Così avrai anche tutto il tempo per riposarti. Ti ho riservato una suite a pochi passi dagli studi" concluse.
"Ma non dovevi disturbarti tanto" replicò Sveva.
"Figurati" proseguì "Anzi non ti ho ancora parlato del tuo cachet".
"Lascia stare, i soldi non mi interessano".
"Non avevo dubbi nemmeno su questo" ribattè Jacopo.
"Certo, mi conosci bene. Piuttosto com'è andata oggi?" domandò Sveva.
"Bene direi, ho fatto un paio di ottimi servizi sul suicidio di Madsen" indugiò alcuni secondi Jacopo "Ma se non hai nulla di meglio da fare, potremmo vederci per parlarne di persona e magari discutere dell'intervista".
"Considerando che la Green Corporation è al momento sotto sequestro e domani non dovrò andare a lavorare" indugiò volutamente Sveva "Direi che si può fare".
"Perfetto so dove trovarti" esclamò Jacopo.
"Detta così sembrerebbe quasi una minaccia" intervenne ridendo Sveva.
"Effettivamente" assentì ridendo a sua volta.
Si ritrovarono a parlare, l'uno di fronte all'altra, con quella profonda complicità che solo un grande amore è in grado di edificare e che il tempo non può in alcun modo scalfire.
Quella sera Sveva e Jacopo si persero e ritrovarono, l'uno nelle braccia dell'altra a fare l'amore, corpo e anima, occhi negli occhi, respiro dentro respiro.
Sfiorata dalle prime luci dell'alba, Sveva aprì gli occhi svegliata da un bacio di Jacopo.
"Devo andare amore" le sussurrò ad un orecchio "Il lavoro chiama" sorrise.
"Buona giornata amore" gli strinse le braccia al collo Sveva, come nel tentativo di trattenerlo.
"Ci sentiamo non appena mi libero".
"Ok a dopo".
Sveva si alzò dal letto ancora disorientata ma felice per la notte appena trascorsa con Jacopo.
Prese in mano lo smartphone e notò il simbolo intermittente di un messaggio ricevuto.
Le era stato inviato da James Patel qualche minuto prima.
Lo aprì.
“Appena puoi chiamami” recitava il messaggio.
E così fece.
"Pronto James" esordì Sveva.
Il collega si soffermò tirando un profondo sospiro.
"Tutto bene?" lo esortò Sveva
"Il 22 giugno 2053" esclamò James.
"Cosa accadrà il 22 giugno?" chiese Sveva con voce preoccupata.

Emiliano Maria Leone

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