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Autore: Elena Andreotti
Quando il ciliegio sfiorirà
Cozy Mistery
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Quando il ciliegio sfiorirà
Una corsa contro il tempo per Debora Nardi.

- Cosa ne pensi, Debbi? - .
- La faccenda non è chiara per niente. Come ha fatto quella ragazza a essere sbalzata fuori dall'auto? Non aveva la cintura e lo sportello si è aperto? È stata fortunata a non perdere la vita - .
- Succede, però... - .
- Non lo nego, tuttavia ho delle perplessità - .
- Tu hai fiuto per le situazioni losche, perciò mi fido a priori. Come si procede? - .
- Come al solito. Tu contatti il tuo giro di esperte del gossip ed io attivo i miei canali - .
- Cioè cominci a tampinare il povero Sergio? - , rise di gusto Flora, immaginando Sergio Vannini, maresciallo dei carabinieri di Monte Alto nonché loro amico, risvegliato dal torpore della vita di provincia dalle sollecitazioni di Debora.
La prima occasione di incontrarlo si verificò il giorno in cui Debora e Flora andavano a prestare il loro servizio presso la casa-famiglia per ragazze disadattate, di cui Debora stessa era stata promotrice. Sergio andava a dare una mano occupandosi della consegna di derrate alimentari e indumenti; anche sua moglie era una volontaria della struttura.
- Ciao, Debbi. Che piacere rivederti! - , la salutò il maresciallo.
- Buongiorno, Sergio. Giustappunto, volevo chiederti notizie sull'incidente di Matteo. Ci sono novità sulla dinamica? - .
- Riesci sempre a bloccare sul nascere il piacere di rivederti. Ora vorrei non averti visto! - .
- Perché? Io sono semplicemente la tua coscienza, che ti pungola a fare il tuo dovere - , lo stuzzicò Debora.
- Non ce n'è bisogno. Ci sono già i miei capi che lo fanno - .
- E quindi? - .
- E quindi non mi infastidire - .
- Dai... Lo sai che poi cerco le notizie per conto mio e a te tocca starmi al passo - .
- Va bene! Nell'incidente c'è qualcosa che non torna. Nel punto dove l'auto ha sfondato il guard-rail ci sono impronte fresche, anche se risultano un po' confuse, per via della pioggia serale... Comunque, io non sto al tuo passo - .
- Quindi, sospettate qualcosa? - .
- Ancora non abbiamo formalizzato niente, ma sì, c'è qualche dubbio - .
- E la ragazza? È una di qua? - .
- Sì, è di Roma e non comprendiamo bene come sia stata sbalzata fuori dall'auto - .
- Lei, però, è rimasta ferita - .
- Sì, una ferita alla testa e varie contusioni - .
- Va bene, grazie. Ora scarichiamo le derrate che hai portato - .
- Non so perché, ma mi sembra sempre di essere usato da te - , si lamentò Sergio.
- Non lamentarti troppo e lavora! - , lo spronò scherzosamente Debora.
Mentre lui le passava i pacchi di pasta, farina, pomodori e ogni altro bene di prima necessità, Debbi rifletteva sulla ragazza che si era salvata da quel disastroso incidente.
“Una fortuna sfacciata. Poteva finire in fondo al burrone e invece... Ci sono alcuni aspetti che non convincono neanche me. Chissà se riuscirò a scoprire qualcosa di più. Tra qualche giorno tornerò in visita da Marta; magari, nel frattempo, lei ha fatto progressi nella conoscenza dei fatti”.
Debora attese qualche giorno, un po' per non risultare eccessivamente invadente e un po' perché così poteva sperare in un aggiornamento delle notizie. Quando si presentò a casa di Marta, la trovò in giardino insieme a una bella ragazza dai lunghi capelli rossi.
- Cara Debbi! Vieni che voglio presentarti Giuliana, la ragazza di Matteo. Giuli, questa è la scrittrice Debora Nardi - .
- Piacere! Mi dispiace per tutto quanto... Come stai, adesso? - .
- Piacere mio, signora Nardi... Sto meglio. Mi è rimasto solo qualche livido e qualche piccolo taglio, ma il dolore per la morte di Matteo è più forte ogni giorno che passa - . Detto ciò, si appoggiò alla spalla di Marta e cominciò a piangere. Al suo pianto si unì quello della donna.
- Mi dispiace di avervi scosso, magari passo domani - , si affrettò a dire Debora.
- No, no! Resta... Adesso passa - , la invitò Marta, asciugandosi le lacrime. - Giuliana è venuta a trovarmi e a raccontarmi un po' di lei e Matteo. Si conoscevano da poco, ma tra loro c'era già molto feeling. Vero, Giuli? - .
La ragazza fece di sì con la testa, ma non riusciva ancora a parlare.
- Mi ha raccontato che stavano andando a una festa e non procedevano neanche a gran velocità, quando un'auto li ha abbagliati. Lei ricorda solo questo, perché quando ha ripreso conoscenza era sul ciglio di una strada, ferita e dolorante - .
- Le è andata più che bene - , constatò Debora. - Avrebbe potuto anche rompersi l'osso del collo - .
A questa affermazione una strana espressione, difficilmente interpretabile, apparve per un brevissimo attimo sul volto della ragazza. A Debbi non sfuggì e la accantonò, per il momento, tra le informazioni da riorganizzare in un secondo tempo.
- Se non vi dispiace, preferirei cambiare discorso - , disse Giuliana, recuperando la voce.
- Certo, cara... È ancora troppo doloroso per tutt'e due, ne parleremo quando tornerai la prossima volta. Ora, prendiamo qualcosa da bere... Ho fatto del tè, lo vuoi anche tu, Debbi? - .
Debora assentì, anche se avrebbe preferito continuare a parlare. Fino a quel momento non aveva ricavato una sola informazione interessante, salvo un leggero fastidio che, però, rimaneva al margine dei suoi pensieri.
Conversarono ancora un po' finché non arrivò l'ora di salutarsi.
- Torna quando vuoi, Debbi. Mi fa piacere la tua compagnia - , la salutò Marta.
Giuliana fece un saluto compito e formale e fu tutto.

Capitolo 4

- Ieri sono stata da Marta - , comunicò a Flora durante la loro consueta camminata mattutina.
- Io non sono ancora andata. Come sta? - .
- Piuttosto addolorata, come puoi ben immaginare. Io non so come farei senza Elisa - , le riferì Debora.
- Nessuna madre dovrebbe seppellire i propri figli. Non è naturale - .
- Sono assolutamente d'accordo, senza ombra di retorica. C'era anche Giuliana, la ragazza di Matteo - .
- Già si muove, dopo quello che ha passato? - .
- A dirti la verità non sembrava così infortunata - .
- Cosa intendi? - .
- Che sia caduta dall'auto non lo metto in dubbio, ma sembra che sia caduta, come dire, preparata - .
- Come fanno gli stuntmen? - .
- Sì. Direi che hai fatto il paragone giusto - .
- Perché mai l'avrebbe fatto? Se avesse voluto ucciderlo avrebbe potuto trovare un altro sistema - .
- Questo appare come un incidente - .
- Ha rischiato un bel po'... Sempre che sia andata così - .
- Questo le ha permesso di entrare in contatto con Marta - .
- A qual fine? Non ti sembra di volare con la fantasia? Lo fai sempre, ma stavolta mi sembra un volo un po'... esagerato, ecco - .
- Stavolta la pensi come gli altri, mia figlia, mio marito, Sergio... - .
- Lo sai che sono sempre dalla tua parte e se vuoi che riflettiamo su questa cosa, ti seguirò. Chissà dove ci porterà questa nuova storia - .
Mentre conversavano erano arrivate in prossimità di Villa dei glicini.
- Vediamo se Giorgio è in giardino - , suggerì Debbi.
Giorgio Roher, un affascinante scrittore settantenne, proprietario della villa, era stato accusato molti anni prima dell'uccisione della moglie incinta, il cui corpo non era stato mai ritrovato. Era andato via dal paese ed era tornato a Monte Alto in tempi recenti. Aveva ripreso con sé la segretaria di un tempo, Gianna, che si rivelò una feroce assassina, avendo ucciso la moglie di Roher e sottratto la figlia neonata Ginevra, facendo credere a tutti che fosse figlia propria. Infine, vedendo l'attenzione che lo scrittore riservava alla ragazza, aveva rapito anche lei. L'intervento di Debora era stato risolutivo e Ginevra ora viveva col padre, mentre Gianna languiva in una cella.
Le due amiche si affacciarono al cancello e intravidero Giorgio che godeva il fresco sotto l'ampio ulivo che proprio Flora aveva provveduto a far piantare.
- Ehi! Venite dentro, voi due - , le chiamò lo scrittore alzandosi dalla panchina. - Entrate, forza - , le invitò aprendo il cancello.
- Buongiorno! Cosa stai facendo, oltre a oziare sotto un albero? - , domandò Flora.
- Oggi ho un giorno di libertà, visto che Ginevra è andata a Roma per vedere in quale facoltà universitaria vuole passare i suoi prossimi cinque anni. Se fosse qui starei a lavorare come uno schiavo. È una vera stakanovista, mia figlia - .
- Che bello che possa ricominciare gli studi. È una ragazza molto dotata. Sta superando anche lo shock di sapere di essere vissuta con una pazza assassina, che le ha ucciso la madre in modo così orrendo - , constatò Debora.
- E che voleva uccidere anche lei! - , aggiunse Flora.
- Sì, sta facendo passi da gigante in tal senso e sta buttando tutto alle spalle, grazie al buon terapista che la segue - . Giorgio cambiò discorso. - Cosa state facendo di bello oltre alle passeggiate? - , chiese con interesse.
- Debbi ha dei dubbi su un incidente automobilistico e ne stavamo parlando - , disse Flora.
- Se lei ha dei dubbi è da prendere assolutamente in considerazione. Il suo intuito non fallisce mai - , osservò Giorgio. - Cosa non ti quadra? - , domandò alla diretta interessata.
- Credo che le ferite riportate dal passeggero superstite non corrispondano al tipo di lesioni che si possono avere se sbalzati fuori da un'auto - .
- Certo. Se così fosse avrei dei dubbi anch'io. Prima di tutto bisogna capire se avesse la cintura di sicurezza, se gli airbag siano entrati in funzione, se la portiera si sia aperta o se il passeggero abbia sfondato il vetro della stessa... Poi, cosa importante, bisogna sapere a che velocità procedeva l'auto - , osservò lo scrittore.
- Infatti! Ognuna di queste condizioni comporta importanti lesioni e la velocità è una variabile da non sottovalutare, ma non so se, con il veicolo finito nel burrone, si possa ricostruire la dinamica dell'impatto - . Debora esitò un attimo, seguendo i suoi ragionamenti, poi continuò le sue riflessioni ad alta voce. - L'unica situazione relativamente meno lesiva potrebbe essere che il passeggero, resosi conto di ciò che stava accadendo, abbia aperto la portiera e si sia buttato fuori. Immagino che l'auto fosse in frenata, quindi con una bassa velocità; in questo caso una caduta avrebbe comportato meno danni fisici. Oppure, posso ipotizzare che, una volta finiti contro il guardrail, sia scesa dall'auto - .
- Intanto che continuiamo questa interessante conversazione, spostiamoci in veranda - , fu l'invito di Giorgio.
Le due amiche lo seguirono volentieri: un po' di refrigerio era quello che ci voleva. Bevvero insieme del tè freddo mentre continuarono la conversazione.
- Al di là di tutto, secondo me bisogna trovare il movente di un possibile omicidio. Qual è la tua ipotesi? Perché credi che il passeggero dell'auto volesse uccidere il conducente? E perché farlo in un modo così pericoloso anche per lui? - .
- Il passeggero è una lei e non so ancora perché l'abbia fatto... in realtà non so neanche “se” l'abbia fatto, però non mi convincono le leggere lesioni che ha riportato - , rispose Debora.
- Magari il tuo amico Sergio ti potrà delucidare sugli interrogativi che ti ho esposto - .
- Sempre che la voglia ascoltare! Non sopporta che Debbi lo smuova dalla sua quieta vita di provincia - , intervenne Flora, facendosi una risata.
- In realtà ho già parlato con Sergio e mi ha riferito che anche loro hanno dei dubbi, tenuto conto che ci sono dei rilevamenti sulla scena dell'incidente che ne sollevano più d'uno. Però è come dice Flora: non vuole essere infastidito e sollecitato - , precisò Debora.
- Allora hai due strade: o torni da Sergio per aggiornamenti o inizi una tua indagine parallela - , le suggerì Giorgio.
- Probabilmente farò ambedue le cose - , fu la conclusione di Debora.
- Non so voi, ma io devo tornare a casa altrimenti dubito che potrò pranzare - , intervenne Flora.
- Hai ragione, Flo. Dobbiamo rientrare, ma vieni da me, ché pranziamo insieme - .
Salutarono, quindi, l'amico e ripresero la strada del ritorno. 
Capitolo 5

Dopo pranzo Debora propose a Flora di fare qualche ricerca insieme sulla morte di Matteo.
- La buona parte delle notizie in rete non ci dà informazioni aggiuntive, però guarda qua - . Debora indicò all'amica un trafiletto scritto qualche giorno dopo l'incidente. - Dice che Giuliana, la fidanzata, sia stata presso un famiglia affidataria fino alla maggiore età - .
- Forse è uno dei motivi per cui si era avvicinata al ragazzo? L'uno era stato adottato e l'altra era vissuta in affidamento... Mi sembrano destini simili - .
- È probabile. Sono anime che s'incontrano... Ma, al momento non ci dà altre informazioni utili - .
- C'è il nome della famiglia affidataria? Potresti informarti meglio da loro. Com'era Giuliana quando si trovava in affidamento, che so... - .
- Hai ragione, Flo! Ora cerco meglio - .
Infine, trovarono un altro articolo in cui la stessa giovane parlava della struttura in cui era stata accolta per un lungo periodo.
- È una casa-famiglia tipo la nostra, solo per minori - , osservò Flora.
- Interessante... Potrei fare una telefonata, con una scusa plausibile, e vedere se mi danno qualche notizia su Giuliana - .
- Falla subito! - .
Debora non se lo fece ripetere. Cercò il numero della casa-famiglia e chiamò, mettendo in viva voce. Dopo i convenevoli venne subito al sodo.
- Sono Debora Nardi, una delle responsabili della casa-famiglia Speranza di Monte Alto, e volevo qualche informazione su Giuliana Franzini. Le spiego subito. Ho conosciuto Giuliana a casa della madre di Matteo, il fidanzato con cui ha avuto quel terribile incidente; si è mostrata interessata al nostro servizio di volontariato, motivo per cui ho pensato di chiedere a voi, che l'avete seguita per tanto tempo, se sia idonea - . Debora sperava vivamente che questa scusa fosse un minimo credibile.
- Sì, Giuliana ha passato buona parte della sua vita con noi e posso dirle subito che non può occuparsi di volontariato. È stata una ragazza solitaria e taciturna, a tratti scontrosa; legava poco con gli altri, tranne un altro ragazzo, ombroso come lei, con cui ha mantenuto l'amicizia anche fuori da questa struttura - .
- Quindi, non ritiene sia il caso di accettarla - .
- Penso di no... Siete comunque liberi di prendere le vostre decisioni - .
- Certamente, è ovvio. La ringrazio molto per la sua disponibilità. Buongiorno - .
- Un altro piccolo tassello - , disse Flora.
- Sappiamo qualcosa di più sul carattere e che non dovremo cercare molto tra i suoi amici. Direi che per oggi ci può bastare. Devo anche fermarmi con le ricerche, ché ho degli affari urgenti da svolgere - .
- Anch'io ho dei compiti in sospeso, perciò ti lascio ai tuoi - .
Flora andò via e Debora, rimasta sola, continuò a riflettere.
- Una ragazza problematica. Non sappiamo come abbia vissuto senza una vera famiglia e cosa l'abbia spinta verso Matteo, malgrado la sua difficoltà a legare con le persone. Lui era al contrario un carattere aperto, era il più popolare dei ragazzi della sua età, faceva amicizia con chiunque. Forse è stata attratta dal carattere, per poi soffrirne in un secondo momento, magari per gelosia. Uno come Matteo attirava le ragazze in quantità e questo, a una fidanzata introversa e insicura, sarebbe bastato per una gelosia incontrollata e devastante. Sì, penso proprio che sia ora di fare una visita a Sergio. Al diavolo gli altri impegni!”.
Debora non indugiò molto e si presentò alla stazione dei carabinieri nel pomeriggio presto.
- Buon pomeriggio, Giuseppe - , salutò il giovane carabiniere in portineria, con una tazza fumante di caffè in mano. - Appena pranzato? - .
- Ehm, sì, signora Nardi. Oggi abbiamo fatto un po' tardi e il pranzo è slittato - , si trovò a giustificarsi il giovane.
- Vado da Sergio - , disse Debora e, senza attendere risposta, si infilò nella stanza del maresciallo.
- Oh, insomma, Debbi! Almeno bussa. Per poco non mi andava il panino per traverso! - , borbottò Sergio.
- Chiamalo panino! Una pagnotta da mezzo chilo con almeno due etti di prosciutto e un'intera provola, da quello che vedo - .
- Mi devo nutrire, io. Faccio un lavoro intellettuale che mi assorbe tutte le energie! - .
- Chi... tu? - . Debora soffocò una risata.
- Perché? Solo il tuo cervello è in grado di ragionamenti elevati? Se sei venuta a rovinarmi il pranzo ti puoi accomodare fuori - .
- Sono venuta a chiederti se ci sono novità sull'incidente di Matteo - .
- Dimmi un motivo valido per cui dovrei rivelare a te notizie in mio possesso e soprattutto riservate - .
- Perché siamo amici - .
- Non credo che basti - .
- Perché spesso ti ho aiutato a risolvere dei casi complicati? - .
- Diciamo anche che io ti ho tratto d'impaccio in situazioni altrettanto complicate? - .
- Facciamo, allora, che siamo una bella squadra, tu ed io? - .
- Facciamo che mi stai stremando, come al solito, e se ti dico qualcosa te ne vai e mi lasci in pace a finire il mio panino? - .
- Affare fatto - .
- Bene. Partiamo dalle impronte sul luogo dell'incidente, il bordo della strada. Oltre alle impronte della ragazza e le nostre, c'erano altre impronte di scarpe numero 41, ma potrebbero essere di chi ha prestato il primo soccorso... è da verificare - .
- Avete analizzato l'auto? Se si sono aperti gli airbag, i finestrini rotti... Cose del genere. Come è uscita la ragazza dall'auto? Inoltre, l'ho vista e non mi pare che abbia subito così tanti danni per quello che racconta - .
- L'auto è veramente ridotta male e se gli airbag si siano aperti prima o dopo la caduta nel precipizio, non è dato sapere. Forse l'autopsia del cadavere di Matteo potrebbe rivelarci qualcosa di più - .
- La ragazza aveva le cinture di sicurezza? - .
- Non lo crediamo perché ipotizziamo che abbia aperto la portiera e si sia buttata fuori. Togliersi la cintura avrebbe comportato tempo a sufficienza per non potersi salvare. Da quello che so non riporta le lesioni tipiche di quando si apre l'airbag - .
- Magari non si è aperto ed è uscita di macchina dopo l'impatto contro il guardrail. Lei cosa ricorda? - .
- Rammenta solo l'auto che veniva verso di loro e che Matteo ha frenato rapidamente, ma non ha memoria dell'impatto né di come abbia fatto a uscire dal veicolo - .
- Questo è normale. Speriamo recuperi i ricordi di quel momento - .
- Più probabile che non accada mai - .
- Quindi, al momento, c'è un incidente causato da un veicolo che veniva in senso opposto e una ragazza che molto fortunatamente si è salvata, riportando qualche livido e piccole ferite - .
- Si può dire così - .
- Quali saranno i prossimi passi? - .
- Stiamo cercando un'auto che deve aver riportato danni alla carrozzeria, intanto - .
- Potrebbe anche non essere rimasta danneggiata, qualora Matteo, per salvarsi, abbia sterzato bruscamente, finendo fuori strada - .
- Chi sta analizzando i rottami ci saprà dire se ci sono tracce della vernice di un'altra auto - .
- Non avete sospetti sulla ragazza? - .
- Del tipo? - .
- Per esempio, gelosia? - .
- Ma hai visto che schianto di ragazza? Di chi avrebbe dovuto essere gelosa? - .
- La gelosia è data dall'insicurezza e da una visione possessiva delle relazioni personali, non c'entra niente la bellezza - .
- Sì, vabbè coi tuoi psicologismi... Comunque, non abbiamo elementi a suffragio - .
- Sai che la ragazza ha vissuto sempre in affido in casa-famiglia? - .
- No. Tu come lo sai? - .
- Ho i miei informatori... E poi vado oltre, non mi fermo alla prima impressione sulle persone - .
- Questo, comunque, che c'entra? - .
- Ci può dire qualcosa di più sulla psicologia della ragazza - .
Debora guardò l'amico che cominciava ad avere una caduta d'attenzione, perciò gli concesse una pausa.
- Dai un morso al tuo panino, va', ché ti vedo in calo glicemico - .
Sergio non se lo fece dire due volte e addentò con furore la pagnotta.
- Piano, ché non te lo rubo! Allora? - .
- Allora che! - , borbottò con la bocca piena il maresciallo.
- Stavo parlando della personalità della ragazza - .
- Senti! Al momento non è sospettata di niente. Ci penseremo in seguito, se servirà - .
- Vabbè... Io te l'ho detto. Comunque, non mi sei stato molto d'aiuto. Non si fa così con gli amici - .
- Ok... Ora basta. Fammi mangiare in pace! - .
- Ma lo vedi che tutto quel grasso ti fa alzare la pressione? - , gli fece notare Debora, che non aspettò l'esplosione successiva dell'amico diventato paonazzo. - Sì, sì... Vado. Ma tu fatti controllare il colesterolo e la glicemia - , suggerì, prima di chiudere velocemente la porta per attutire il suono della serie di improperi che lui le rivolse.
- Signora Nardi, non deve farlo arrabbiare, perché dopo se la prende con noi - , le disse Giuseppe della portineria.
- Mi dispiace, ma fa tutto da solo - , gli rispose Debora, facendogli l'occhiolino.

Elena Andreotti

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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