Comprendere la vita per sconfiggere la morte.
Diario di Lorenzo, 3 novembre 2015 Louisiana State Penitentiary, death row, cella n. 44, settantasettesimo giorno
Edward non si è fatto vedere nei giorni scorsi e io non ho più scritto niente fino a oggi. Ma non mi è mancato. Non mi manca più niente ormai, perché tra pochi giorni mi mancherà tutto. Ieri mattina, subito prima della colazione, il direttore si è presentato alla porta della mia cella per dirmi che, non essendo state emesse comunicazioni di impedimento da parte della Corte Suprema, la macchina della giustizia ha fatto il suo corso. Il giudice della contea di Lafayette ha fissato la data della mia esecuzione. Sain ha tenuto a dirmi che, come previsto dalla legge degli Stati Uniti, una richiesta di riesame potrebbe arrivare fino all'ultimo minuto prima dell'iniezione letale. Il buon senso e l'esperienza, però, vietano di considerare questa possibilità come realmente plausibile. Meglio prepararsi da subito al destino ormai segnato, cercando di affrontare la morte con dignità. Poche parole, dure e pesanti come macigni. Il tono è stato quello neutro delle comunicazioni ufficiali, senza traccia di provocazione né finta compassione. La data prevista è venerdì 13 novembre. Dopo aver sentito queste ultime tre parole, ho solo registrato passivamente senza capire più niente di quello che ha continuato a dire. Da quel momento ho staccato la spina, chiudendo i canali sensoriali con il mondo esterno. Per tutto il giorno sono rimasto in stato confusionale. Non sono uscito dalla mia cella neppure per il consueto lavoro nei campi della tenuta. Non ho toccato cibo. Anche l'istinto di sopravvivenza si è azzerato. Dieci giorni. Questo è quello che mi resta da vivere. Forse l'avvocato Chamberlain avrebbe avuto qualche probabilità in più di presentare un'istanza di riesame alla Corte Suprema, ma ormai non considero nemmeno questa eventualità. Ho smesso di torturarmi pensando al futuro. Dieci giorni non sono un orizzonte temporale che si possa definire - futuro - . Non rappresentano neppure un presente dilatato. Sono solo un passato non ancora compiuto, ma già scolpito nella memoria del tempo. Per questo ho deciso di assaporare tutti i brevissimi attimi che voleranno da ora fino al 13 novembre, senza farmi nessuna domanda. Senza pormi aspettative né pensare a uno scopo. Non ne ho più nessuno. Finirà anche l'angoscia dovuta al pensiero dell'orrenda fine di Caroline. Questo è sicuramente l'aspetto migliore del morire così presto. Nell'ultima settimana ho pensato a lei dalla mattina alla sera. La vedevo viva più che mai e ho rivissuto i nostri momenti più intensi. L'emozione del primo bacio e le prime volte che abbiamo fatto l'amore. L'entusiasmo dei primi risultati scientifici ottenuti insieme e la discussione di quella sera di settembre che ci ha fatto allontanare. Ho sentito ancora le parole che ha pronunciato e l'emozione che provava quando mi ha avvicinato al distributore di bevande per dirmi che sarebbe tornata nel nostro gruppo. Ma l'immagine più insistente e dolorosa è stata quella della sua espressione e del suo atteggiamento durante il processo. Purtroppo è questo l'ultimo ricordo che ho di lei e so che rimarrà tale per sempre. Ma il mio - per sempre - è così breve da diventare ridicolo. Voglio vivere il tempo come se non avesse senso e non condizionasse più la mia vita. Come nelle equazioni che studiano e descrivono i fenomeni a livello subatomico, dove il tempo sembra svanire. In effetti me ne resta così poco che posso permettermi di non preoccuparmene più. Mi considero libero dalla schiavitù del tempo. Ho deciso di assaporare ogni dolore, ogni delusione, ogni ricordo della vita che ho vissuto istante per istante, fino alla fine. Forse non posso fare nient'altro, ma quello che conta è che voglio farlo. Un ultimo atto di volontà per sfuggire a un destino deciso e determinato per me da altri, ritagliandomi l'ultima minuscola fetta di libero arbitrio. È il libero arbitrio, o l'illusione della sua esistenza, che rende la vita degna di essere vissuta e dà significato al tempo, soprattutto alla visione che abbiamo del futuro. Eppure anche il libero arbitrio, al livello più profondo, è frutto dell'aleatorietà intrinseca nella natura delle leggi della fisica quantistica. Questa riflessione fu argomento di una domanda alla fine di una conferenza che tenemmo alcuni anni fa presso una scuola superiore di Boston. La domanda più interessante che ricevetti nella stessa occasione però fu un'altra. E risulta particolar- mente adatta alla mia condizione. Una ragazza dell'ultimo anno mi chiese se poteva farmi una domanda che esulava dall'ambito strettamente scientifico. Le dissi che non c'erano problemi e che, anzi, avrei avuto piacere di risponderle e di confrontarmi con altri temi. - Se come ha spiegato adesso - mi disse, - la fisica ha rimosso la necessità di un ente superiore e non ipotizza nessuno scenario dopo la morte, qual è allora secondo lei il senso della vita? - Rimasi alcuni secondi a riflettere, perché non volevo dare una risposta banale o scontata, e non potevo ripetere la lezione appena conclusa. Stava cercando un altro tipo di risposta. Quella stessa risposta che darei ancora adesso. Se si toglie alla vita l'idea di una prospettiva ultraterrena e il fatto che sia inserita in un progetto più grande, potrebbe sembrare assolutamente priva di senso. Non c'è un disegno intelligente, non c'è un creatore e non c'è un'altra vita dopo la morte in cui verremo puniti o ricompensati. La fisica considera la vita al pari degli altri fenomeni dell'universo. Come le stelle, le radiazioni elettromagnetiche o le supernovae. Semplicemente esiste. È magnifica e unica proprio per questo, per la sua incredibile complessità del tutto fine a se stessa. Possiamo e dobbiamo studiarla, cercando di comprenderne l'origine e i meccanismi che hanno consentito la sua comparsa nell'universo. Ma senza volerci vedere qualcos'altro dietro, un fine ultimo che la nobiliti e la riempia di ulteriori significati. Dal punto di vista evoluzionistico siamo solo contenitori incredibilmente complessi e sofisticati dei nostri geni immortali, che devono essere custoditi e tramandati all'infinito. La vita in quest'ottica ha il solo scopo di propagare e riprodurre se stessa di generazione in generazione, senza nessun altro obiettivo se non quello di esserci. È proprio questo a renderla unica e speciale, degna di essere vissuta in ogni suo preziosissimo istante. Se proprio devo attribuire un significato particolare alla mia esistenza, uno scopo preciso, posso dire che è quello di capire e spiegare le leggi che regolano l'universo e che hanno consentito alla vita stessa di manifestarsi. Ma la maggior parte delle persone è interessata all'interpretazione filosofica o metafisica di questa domanda. Cercare un senso alla vita che trascenda la sua dimensione spazio-temporale la sminuisce, perché pone l'obiettivo al di fuori dei suoi confini, impedendo di apprezzare appieno il qui e ora, che è l'unica certezza che abbiamo. L'abbandono della prospettiva metafisica la rende più importante, anziché meno. Sapendo che costituisce un evento singolare e improbabile nell'universo nonché irripetibile per ognuno di noi, sarebbe stupido sprecarla e non viverla fino in fondo. Di questo sono certo soprattutto adesso che posso contare sulle dita i giorni che mi rimangono. Mi mancano già tutte le delusioni e i rimpianti, non solo le gioie, le ebbrezze e i successi. Mi mancano i tramonti sul mare, le nuotate in piscina, il caffè con i colleghi, l'entusiasmo delle scoperte, la fatica dello studio e degli esami. La pizza, il buon vino, le passeggiate, la corsa e il sesso. Le cene sul mare d'estate, con il vento che accarezza la pelle. La luce della mattina e il silenzio della notte. La musica di Mozart e dei Radiohead, la campagna di Orciano, il lungarno di Pisa e Piazza dei Miracoli con la torre. Il dolore della sconfitta e del fallimento, la voglia di riprovarci e stupire se stessi. Il calore del contatto umano e la comprensione profonda dell'amore. Quale potrebbe essere il significato di tutte queste sensazioni, se non le sensazioni stesse? Sono più che mai convinto. La vita è meravigliosa proprio perché è inutile.
Filippo Mammoli
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