ODE ALLA NOTTE
Mesto, dinanzi a te o notte, che sei tu maestra di una vita, già spesa. Mi lascio ingannare dai tuoi silenzi, mi lascio trainare dalla tua oscura aura. Tento di comprendere i tuoi misteri più profondi. Ma ahimè, colmo di mera ignoranza della forza ne sono ormai sprovvisto. La mia mente già satura di ovvietà, chiede un'ancora per riemergere al tuo cospetto.
FERITE D'INVERNO
Immobile, inerme, vacuo. Sotto di un cedro, raccolgo amari ricordi. Ricolmo di invidia, ne osservo le foglie già cadute, in un inverno di incerta fattezza. Osservo il vuoto nei suoi robusti rami. Segnati dal gelo. Questo arbusto colmo di paure antiche, spoglio della sua integrità, nudo nella propria dignità. Accarezzo la corteccia, interrogo me stesso, specchiandomi nei suoi nodi legnosi. Al cielo mi rimando, seppur arida questa terra polverosa, confido in una primavera fiorente. Di quest'assenza lasciarla andar si può solerte. E di questi ricordi amari, far svanire nel gelo possente.
ODE ALLA VITA
Cedo il mio passo ad un cantilenare di pioggia scrosciante. Sul mio viso come schegge di vetro taglienti. A lacerare il mio passato. Di fronte a questa pioggia, annego in miei incubi più reconditi. Troppo male è stato versato. Ne sfioro il velo con un palmo l'informità. Mi ritrovo impietrito. Mi pervade un gelo perenne. Al cielo mi rivolgo, che anima è mai questa. Priva di un'occasione ad aleggiare. Di robuste catene è provvista. Di distruggerle, è difficile dimostrare. Presto anima pia il riscatto è ormai alle porte. Dimostra i tuoi valori, a questa terra che ti imprigiona senza rimorsi. Sii fiera di te stessa, dar battaglia è la via maestra. Su questo tuo velo riprendi candore oramai spento, da tutto questo fetore. Un'ode alla vita.
UN FIGLIO
Con occhio funereo ad osservar senza vergogna, la vita atroce di un perduto figlio. Che sia il vento ad ingannarti. Che sia la brezza, ad ombreggiar la tua vista. Un oltraggio alla mia essenza. Lascio in pace la tua assenza, già essa intrisa di un'infinita e immane decadenza. La mia vita mi assiste. Senza indugio, lascia che il vento porti via quest'osservanza. Cedo al raziocinio. Abbandono la realtà.
SUPPLICA ALL'ESISTENZA
Un richiamo, a te, celata amica. il tuo sguardo dal silenzio ottenebrato. Non son degno! Poiché il tuo è alla Terra designato. Son qui a meritar disgusto. Sia io maledetto! Un mal costume ho scelto ad alterar la mia presenza, specchiata nel tuo sguardo che ahimè, denota solo assenza. In ginocchio al tuo cospetto. Ragionevole tu sia, coprendoti di clemenza. Non mi odiare per ciò che sono. Non odiare la scellerata non curanza. Ma al contrario, prova ad amare ogni parvenza. Che sia in luce od oscurata, incapace di venir trovata. Una supplica, a te, esistenza. Ma temo. Sol la paura troverebbe giovamento e l'infamia dell'inganno alla luce della mia anima, vien fuori senza sgomento.
SON GOCCIA
Son goccia a rigare gli sguardi. Son goccia a solcare le membra. Son goccia ad inondare ridenti malanni. Son goccia a solcare il velo del tempo, con rimirare sincero. Che sia goccia o no non sia io a tenerne conto. Di quegli occhi districati. Vuoti nella loro pienezza, avvolti dal caldo abbraccio di una brezza. Un immancabile richiamo, rigenera la mia interezza. In un agguato di ricordi a proclamare la mia saggezza.
PENITENZE
Con acuta osservanza, a rimirar quel plumbeo cielo. Assorbo ogni anelo di mancate essenze. Porgo indistinto un celato sguardo penitente, ostentato da malsane e buie decadenze. Mi riservo un dovere opprimente, poiché lacero e bieco di spinose sentenze. Con penuria in agguato, mi rimando alla saggezza, ammirato da un destino.
FUMO
Sciolte son perse le mie parole, ove, giacciono in un grigiore, di un corposo fumo che circonda il mio essere, racchiuso in un eterno nulla presente in ogni dove.
UNA FINE, UNA RINASCITA
Cava il mio sguardo, perduto nei tuoi occhi vuoti. Giungere, oltre il confine più remoto la mia meta. Dolce e triste sorte o tu, che sei sacra, profana le mie vesti. A te, rimando le mie gesta. La tua anima imponente mi indichi la via. Consacra il mio destino. Non più in grado di porne rimedio alcuno. Rendi sordo, ciò che non si può ammutolire. Ostacola la mia fine. Poiché arranco per restare. Possa invece carpire Il coraggio di divenire.
META'
Pendii scoscesi, un'amara risalita. Una vita senza uscita. L'io imprigionato. Mura robuste, i miei sensi da intorpidir l'ascesa. Il mio volto da una maschera spezzato. Salvami mia dolce metà. O tu, che di oscurità nelle tue vesti sei pura. Il tuo abitar in me mi rende forte ma, avverto le mie ossa di peso. Tue, le mie spoglie.
SENSAZIONI
In me, un'esplosione di lacera impotenza. Sinistri battiti dal mio cuor sento echeggiare con resilienza. Un pullulare di ombre mi bramano a gran voce. Poter o buon cielo toccar la tua luce. Miseri rumori, al mio udire son la mia croce. Il rintocco della fine la mia anima a predominare, serena di lasciarsi andar senza condannare.
UNA VITA
Osservo una vita, attraverso una serratura arrugginita. La ruggine, sul metallo rivestita, rende la veduta più chiara. Un'anima persa mi balza allo sguardo. Mi è inevitabile, scrutar la sua palese sofferenza. Ma alla coscienza mi rimando. Si può lasciare tanto dolore al vento. Aiuti da lontano, evitati sempre. Mi vien da pensare, siano le armi deposte già da tempo. Troppo dolore da riuscire a condannare. Qui riposano, le vestige di un'anima distrutta. Non esiste ago in grado di ricucire quell'essenza. Poiché non esiste cruna a custodire un filo, degno di un lavoro ben fatto. Il silenzio, l'unica salvezza in questa sofferenza.
ODE ALLA LUNA
Dal profondo delle mie carni. Nel mio essere ne avverto il tuo richiamo. Da distanze inarrivabili, colme di lontani sapori smunti. Al tuo cospetto mi ritrovo. A te, o possente luce che la notte ti dà adito di elargire, La mia anima attratta dalla tua aura. Il mio corpo desideroso di arrivare, anche se solo con un tocco, sfuggente. A te luna mi affido.
RENDERE L'ANIMA
La mia anima inerme tace, ma un sussulto mi pervade. Tutt'attorno mi è sconosciuto. Ad un tratto la mia identità vacilla. Avverto un peso d'improvviso inesistente. La mia anima dubbiosa si distacca. Guardando dall'alto con infida superbia, un'ultima lacrima rigarmi il viso.
REDENZIONE
Affidare al tempo il nostro triste fato. Donare al grembo eterno, le nostre anime povere di redenzione e in pieno, affidarci all'infinita eterea oscurità. Nel suo abbraccio di dannazione, in attesa di un perdono vano. Che giustifichi ogni lacrima versata, su questa terra. Il dolore è ineguagliabile. Cessa ogni respiro.
PERSI
Volgere lo sguardo in alto. Criticare, una prematura dipartita. Essere consapevoli di tutto ciò che è intorno, sia reale illusione. Ma lo stesso riuscire a coglierne un germe, dal profondo animo che lentamente appassisce. Accecati, da un dolore silenzioso che ci ha resi ciò che siamo. Persi.
Piccola nota. Per ogni composizione è presente nel libro un'immagine dedicata. Dando al testo e al lettore una osservazione più chiara e d'impatto visivo, arrivando direttamente al cuore. Il tutto scelto dall'autore.
Valerio Guidarelli
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