Il mistero della nuvola nera
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Arriva la nuvola.
Una nuvola scura, densa e sfilacciata ai bordi, aleggia sulle cime dei monti e si confonde con il cielo notturno. Un vento teso la sta spingendo, le fa cambiare direzione, le permette di rallentare, abbassarsi sui tetti delle case per poi riprendere il proprio vagare. Sotto di lei, le poche persone che sono ancora sveglie, non alzano gli occhi al cielo. Non possono notare i suoi strani movimenti e sorprendersi nel vedere quella massa scura riprendere il viaggio e allontanarsi. La corsa della nuvola rallenta all'arrivo sul mare, sembra fermarsi ad annusare il venticello che profuma di iodio e salsedine, quindi cambia il proprio percorso e si lascia alle spalle l'acqua spumeggiante. Non incontra alte montagne in cui impigliarsi, ma dolci colline e alberi secolari su cui scivolare. Le città e i piccoli borghi arroccati sulle colline sono addormentati, la nuvola si sente attrarre da una bassa collina di tufo, dalla cittadina circondata dalle mura, dalla Fortezza che sovrasta le case di Pitigliano. Alla ricerca del posto perfetto dove atterrare, la nuvola incappa nelle Vie Cave che furono scavate dagli etruschi nel tufo. Le pareti sono alte e i sentieri stretti, con gli alberi che fanno da soffitto a quei cunicoli. Gallerie suggestive, fresche e ombrose che creano un microclima perfetto per le felci, i muschi e i licheni. I secoli passati si possono contare guardando le impronte pietrificate di chi è passato su quei sentieri. Chi visita questi luoghi, oggi, resta affascinato dall'ambiente e dall'aria che si respira, piena di mistero e di storia. Tutto questo alla nuvola non interessa, è concentrata sulla ricerca di un luogo che possa ospitarla nell'attesa di entrare in azione, deve essere un posto davvero sicuro e disabitato. Il nascondiglio che sceglie deve essere perfetto per permetterle di trasformarsi e restare nascosta. La galleria che sta percorrendo si dipana sino alle porte di Pitigliano, fino alle alte mura, alle case strette le une alle altre e alla residenza Orsini che sembra vegliare su tutto il borgo addormentato.
Deve sorgere il sole che non ha ancora superato le colline e tinto di rosso il tufo e i mattoni delle case; solo i gatti randagi sono già svegli e vanno a zonzo per le vie strette. È proprio uno di loro che vede un tùrbine di fumo scuro scendere dal cielo e penetrare nella griglia di una cantina. L'animale, pur essendo vecchio e malaticcio, ha un buon fiuto, arriccia il naso e resta a bocca aperta, i polmoni che ricevono l'aria e l'espellono velocemente. Sta cercando di scomporre l'odore e capire se è pericoloso. Quando l'esalazione arriva alla memoria, ricorda i pericoli atavici che gli sono stati tramandati da secoli di cacce sanguinose. L'animale sa che quell'odore è un campanello d'allarme terribile e non può essere sottovalutato. Cesare, vecchio gatto randagio, cieco da un occhio, sa che quel fumo scuro non è normale. Gonfia il pelo della schiena e della coda, inarca il dorso, soffia esprimendo tutto il suo terrore e la sua preoccupazione e poi corre a cercare i suoi compagni di vagabondaggio. Nel giro di poche ore, decine di gatti arrivano ad annusare la grata, soffiano e corrono a dare l'allarme, sino a che tutta la popolazione felina di Pitigliano è avvertita del pericolo. La notizia terribile arriva anche alle orecchie di Chocolat, lei che deve sempre essere informata e che sa che cosa bisogna fare. Dalla Dottoressa Vinci al Dottor Ferro In ufficio, Luisa sente un'atmosfera un po' pesante: il riscaldamento è eccessivo, la sua collega si lamenta di avere freddo, lei non riesce a mantenere la concentrazione. Ha bisogno di un caffè ma, proprio mentre si sta dirigendo verso la porta, entrano Martina e Patrizia trafelate. - Che succede? - - Luisa, notizie incredibili: la Dottoressa Vinci va in pensione! - - Così? All'improvviso? - - Sì! Le voci di corridoio parlano di una malattia che la costringerà ad assentarsi per molto tempo. Ha presentato la richiesta di pensionamento e l'hanno accettata - . - Incredibile! Ѐ un'istituzione. Da quando ho memoria, lei è sempre stata in biblioteca ogni giorno, estate e inverno. - Vittoria si agita e prende la parola: - Ha superato i quarant'anni di servizio. Tutte noi siamo cresciute con lei, i miei nipoti hanno incominciato a frequentare la biblioteca dall'età di due anni e adesso vanno a studiare lì tutti i giorni. Io mi sono laureata grazie al suo aiuto nelle ricerche. È anche merito suo se in questo paese si legge. - - Sta male? Sapete che cos'ha? - Luisa si sente seriamente preoccupata, guarda Martina con apprensione. - Dicono che debba farsi operare di cataratta, una cosa improvvisa. - - Poverina, mi dispiace davvero tanto. Quando va in pensione? Facciamo una festicciola? Un regalino d'addio? Dopotutto quarant'anni di servizio sono davvero encomiabili ed è sicuramente una delle persone più amate del paese. - - Me ne occupo io, Luisa, parlo con il responsabile e vediamo di fare qualcosa di ufficiale. Se lo merita! - - Grazie Patrizia, ti aiuterò volentieri se ne avrai bisogno. - Martina e Patrizia, organizzeranno una festicciola a sorpresa, con il consiglio comunale al completo e con la partecipazione del maggior numero possibile di cittadini. Sarà un passaparola senza precedenti per fare in modo che la Dottoressa Vinci non sospetti nulla. Le due donne la salutano ed escono dall'ufficio, lasciandola un po' commossa per l'entusiasmo con cui si stanno organizzando per questo evento. Luisa sorride. Le sembra di conoscere da sempre le due donne. Sono due impiegate di mezza età che l'hanno accolta, due anni prima, come un'amica e non come un'estranea. Si ricorda ancora i primi tempi, quando, appena arrivata in paese, Martina e Patrizia, le hanno fatto vedere il suo ufficio, il lavoro da svolgere, presentandole il resto del personale comunale. Sono state molto accoglienti e disponibili: una domenica l'hanno accompagnata a visitare tutto il borgo parlandole della storia del luogo. Sono state entusiaste e orgogliose, è stato molto piacevole trascorrere del tempo in loro compagnia. Ѐ stata una giornata indimenticabile, che le tre donne nominano ancora oggi e che ha dato inizio a una bellissima amicizia. Luisa è grata a entrambe per l'accoglienza che le hanno riservato e a Martina in particolare che le ha trovato il piccolo appartamento vicino all'ufficio. Luisa non ha faticato ad adattarsi al nuovo paese, è stato facile sentirsi a suo agio e trovare una nuova serenità. Ripensa agli avvenimenti che l'hanno portata in Toscana. Una situazione dolorosa che ha gestito con un coraggio e una determinazione insospettate. Ricorda ancora quel periodo: un delizioso paesino di montagna, in Valle d'Aosta, un lavoro tranquillo, ben retribuito e un grazioso appartamento con vista sulle montagne. Al suo fianco, un giorno alla settimana, Alberto, agente di commercio sempre in viaggio. Lui arrivava il giovedì pomeriggio e andava via il venerdì sera. Un uomo muscoloso, alto, capelli biondi e pelle abbronzata, con il portamento fiero di chi indossa una divisa anche se fatta da una giacca e una cravatta su un'eterna camicia bianca. Era piacevole Alberto, amante attento e di gradevole compagnia, sempre prodigo di racconti fantasiosi sulle città italiane visitate durante i suoi viaggi. Sino a quel terribile giorno: lui nella doccia e lei che sente suonare un cellulare. Non guarda lo schermo, apre la chiamata senza pensarci, un gesto fatto in un momento di distrazione. - Pronto? - - Vorrei parlare con Alberto, per favore. È importante. - La voce di una donna, un po' sorpresa, sicuramente molto agitata. - Al momento non può rispondere, chi devo dire? - - Sono la moglie, con chi sto parlando? È urgente. - - Capisco. Attenda un attimo per favore. - Luisa guarda lo schermo e si morde un labbro, sa di aver commesso un errore, ma è anche sconvolta: Alberto ha una moglie. - Faccia presto, per favore, sto andando in ospedale, si sono rotte le acque! - - Auguri signora. Ne avrà molto bisogno! - Luisa porta il cellulare in bagno, lo infila dentro il box doccia dove Alberto sta finendo di risciacquarsi. - Tua moglie. Sta per partorire! - Alberto è sconvolto, prende il cellulare, parla con la moglie e chiude l'acqua, tutto insieme. Quando finisce di telefonare, entra in camera. - Che cosa ti è saltato in mente? Si è bagnato! Poi non dovevi rispondere al mio cellulare. - - Certo, è stato un gesto non pensato, ma meno male che l'ho fatto perché sta per nascere tuo figlio! - - Ti devo una spiegazione, per questo. È stato un incidente. - - Che cosa? Avere una moglie o aspettare un bambino? In entrambe i casi, non ne esci bene. Senti, a me non devi niente. Hai il tempo di fare la valigia e uscire senza voltarti. Si sono rotte le acque, quindi nascerà tra poco, vai! Non prenderti il disturbo di tornare. - - Io... Luisa, cerca di capire... - - Non devi spiegarmi niente, tutto chiaro. Hai il tempo di fare la valigia e uscire senza voltarti. Si sono rotte le acque nascerà tra poco, vai! Non prenderti il disturbo di tornare. - Luisa sente che ripetere quelle frasi è il modo più civile che conosce per far uscire l'uomo dalla sua vita, per proteggere sé stessa da un dolore che potrebbe travolgerla. Mentre Alberto la guarda imbarazzato, lei svuota il suo cassetto e riempie il trolley, apre l'armadio e stacca la giacca dall'attaccapanni, prende il borsello dal bagno. Chiude con un gesto secco la cerniera. Alberto si riscuote dal torpore che lo ha bloccato. Si guarda intorno, non c'è altro. Dopotutto Alberto vive lì solo un giorno alla settimana, non le ha lasciato molto in custodia. Tutta la sua vita è un viaggio, in giro per l'Italia, probabilmente con una donna al giorno e una moglie chi sa dove. Luisa non ha avuto il coraggio di presentarsi e parlare del suo ruolo vicino ad Alberto. Lui, invece, avrà molte spiegazioni da dare quando l'eccitazione per la nascita del bambino, sarà passata. Lei è contenta di non avere questo problema da risolvere. Gli occhi di Alberto sono tristi, le labbra tremano, fatica a finire di chiudere la camicia e la cravatta è storta. Luisa lo sospinge verso l'ingresso, gli porge la valigia, apre con un colpo deciso la porta e poi gliela sbatte in faccia. L'uomo ha tentato di voltarsi e darle un bacio, ma lei si è spostata evitandolo accuratamente. Il rumore dello stipite della porta e della chiave nella serratura sono stati un modo per sottolineare la sua determinazione nel chiudere definitivamente quella storia. Per Luisa il discorso è finito. Alberto è molto sorpreso per il comportamento della donna, non riesce a dire nulla. Si trova con la porta chiusa a pochi centimetri dal naso e si rende conto che il silenzio adesso è assordante; non vorrebbe allontanarsi da lì, ma deve raggiungere sua moglie, ha centinaia di chilometri da fare. Durante il viaggio, deve preparare una storia convincente per la sua sposa e avere l'aspetto di un padre stanco, preoccupato e molto felice. Rischia di perdere tutto, non può permettersi di sbagliare qualcosa. Alberto è un uomo molto impegnato, con una vita decisamente complicata: lavora, ha una moglie, tre amanti. A ognuna di loro racconta cose diverse. Una fatica immane mantenere le bugie e cercare di non farsi cogliere in fallo. Sente su di sé tutto il peso della situazione e il gravissimo pericolo che sta correndo. Con un solo passo falso potrebbe perdere tutto: la moglie, il figlio, la sua Luisa. Perché lei è l'unica che abbia amato davvero. Durante il viaggio verso casa, Alberto pensa a una storia plausibile, deve trovare delle spiegazioni credibili. L'uomo non riesce a concentrarsi: c'è traffico, ci sono frasi che gli balenano in testa ma che sembrano poco plausibili. La distanza si accorcia, c'è sempre meno tempo, le risposte non arrivano. È rassegnato, spera che chiedere perdono sia sufficiente; ci sono strappi che non si possono ricucire, lo imparerà a caro prezzo. Luisa intanto, volta le spalle alla porta e incomincia a riempire le sue valigie. Le conseguenze economiche di quel colpo di testa non la preoccupano: disdice l'appartamento, lascia il lavoro e prende il primo treno che la porta verso il mare.
Maria Caterina Comino
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