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Autore: Maria Caterina Comino
Rose e Fantasmi
Romanzo Noir
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Rose e Fantasmi
Il nastro adesivo sulla bocca le brucia le labbra, la saliva che sta ingoiando ha un gusto orribile, è sicura che sta ingoiando la colla del nastro. Le mani le formicolano mentre i polsi bruciano per la corda che le sta tagliando la pelle. L'istinto le dice di muoversi per cercare di allargare le corde, ma ottiene l'effetto opposto, i nodi si stringono di più. Distesa sul letto, con il dolore che le fa lacrimare gli occhi, vede l'uomo che l'ha legata che si aggira per la stanza, toccando tutte le sue cose, accarezzando i suoi mobili, annusando i suoi abiti, spostando la poltrona o chiudendo le tapparelle.
Leo, l'uomo che lei ha fatto entrare in casa come amico, si sta preparando a farle del male.
Chiara è terrorizzata, sconvolta dall'aver mal giudicato l'uomo. Il terrore si unisce alla delusione e all'umiliazione.
Le ritorna alla mente la sera in cui l'ha conosciuto. Già allora aveva ignorato il brivido premonitore.
Lo sguardo segue l'uomo e lo vede riempire una siringa. La paura la fa agitare, si contorce, ma i nodi si stringono ancora. Mugola cercando di dire di no. Ha sempre avuto paura degli aghi e non vuole droghe o sonniferi.
- Zitta. Ti sgozzo subito, se non stai brava! -
Chiara si blocca, la voce arrabbiata e profonda dell'uomo le ha fatto capire che è pronto a mettere in pratica le minacce. Leo si avvicina con la siringa, la punta dell'ago penetra nella pelle, lo stantuffo scende, mentre l'uomo la guarda negli occhi. Lo sguardo esprime tutta la sua soddisfazione a vedere il terrore negli occhi di Chiara.
Quando il medicinale incomincia a fare effetto, ha sempre più difficoltà a restare vigile, non sente più le mani e i piedi, la vista è annebbiata, le parole di Leo le arrivano da lontano e sono distorte. Il desiderio impellente di mantenere il controllo la fa combattere contro gli effetti del farmaco, ma è una battaglia persa in partenza.
Sta perdendo, sempre più in fretta, il controllo sul proprio corpo: non riesce a chiudere gli occhi, la bocca non articola più le parole che vorrebbe dire nonostante il nastro adesivo, le dita non riescono più a muoversi.
Le immagini si confondono, il viso di Leo diventa orribile, con occhi enormi e denti appuntiti, le mani adunche che le percorrono le gambe, la pelle le restituisce una sensazione amplificata di viscido orrore. L'uomo le è sempre più vicino, sempre più nel suo spazio intimo.
Come in un sogno, sente una parte di sé staccarsi dal letto, prova la sensazione di volare, si sente sollevare verso il soffitto, vede il suo corpo, coperto da quello di Leo. Si allontana, entra in salotto e si concentra sul ricordo della sera in cui ha conosciuto l'uomo.

Leonida Liberti

Chiara, a casa, seduta nella sua poltrona preferita sta leggendo. Ѐ fine novembre e fa freddo. Nelle sue mani c'è un libro nuovo, che le ha imprestato una sua vicina. Ѐ un romanzo d'amore, molto avvincente e romantico. La sua amica è una vera esperta e spesso le propone libri interessanti. Chiara ama leggere e se la storia la affascina dimentica persino di mangiare, come quella sera. Ha perso la cognizione del tempo, ma le righe del libro stanno diventando sempre più confuse, allunga la mano verso la lampada e la accende senza perdere di vista la pagina che sta gustando. La luce improvvisa la abbacina, sbatte gli occhi che bruciano, ma non demorde e continua a leggere. Finito l'ennesimo capitolo, alza gli occhi per un attimo e si rende conto che sono le venti e trenta.
- Ecco perché ho così fame! -
L'ora di cena è passata da un pezzo, la casa è completamente al buio. Le dispiace molto lasciare quel racconto così pieno di passione, prende un segnalibro e lo inserisce tra le pagine. Con un sospiro rassegnato si dirige verso la cucina e accende la luce, un lampo luminoso che sfarfalla sulle superfici bianche e acciaio che le fa chiudere gli occhi per un momento. Il frigorifero si apre su un muro di contenitori di plastica con i tappi colorati, ha l'imbarazzo della scelta per la cena: finire la zuppa di ieri, far scaldare il polpettone con le carote stufate oppure prepararsi un tagliere di affettati e formaggi. Sceglie la zuppa e la mette a scaldare nel micro-onde. Il suono del campanello di casa echeggia tra le pareti e la fa saltare, spaventata. Ѐ tardi, in strada non c'è nessuno, chi può suonare alla sua porta? Con il cuore in gola, guarda dallo spioncino e vede un uomo. Alto, ben pettinato, con un cappotto color cammello da cui esce il colletto di una camicia bianca e una cravatta.
- Chiedo scusa, ho l'auto in panne, posso usare il telefono? -
Chiara, solo per un attimo, rivede il fotogramma di un vecchio film in bianco e nero, dove un uomo suona alla porta, con quelle stesse, identiche parole e poi sgozza la malcapitata ragazzina che gli ha aperto la porta. Lei, ride di sé stessa, quindi apre senza aspettare che l'immagine scompaia del tutto dal suo cervello.
- Buona sera, mi dispiace disturbarla signora. La mia auto si è fermata proprio là, non riparte. Posso provare a telefonare? -
- Certo! -
- Mi presento, mi chiamo Leonida Liberti, sono un avvocato. Ecco il mio biglietto da visita. Lei è molto gentile, mi dispiace molto averla disturbata - .
- Si accomodi, lì c'è il telefono. Sa il numero dell'assistenza? -
- Sì, grazie - .
Leonida compone il numero, parla con un operatore e con una nota di disappunto, esclama:
- Lunedì? Ѐ sicuro? -
Chiara si chiede com'è possibile aiutare questo signore così distinto.
- Signora si rende conto? Sono bloccato qui sino a lunedì. Come faccio? -

- La posso accompagnare in città, potrà cenare e trovare una stanza, non è alta stagione, camere ce ne saranno di sicuro - .
- Le creo un grosso disturbo, chiamo un taxi - .
- A quest'ora? Impossibile. Prendiamo la mia auto. Ci vogliono dieci minuti per arrivarci. Di solito ci vado in bicicletta, ma ne ho solo una - .
- Ѐ davvero molto gentile - .
Chiara ricorda quel breve tragitto, con frasi di circostanza sulla sua vecchia auto e sulla vita di una piccola città rispetto a quella di una metropoli. Quando Leonida, che vuole essere chiamato Leo, è sistemato, Chiara ritorna a casa, riscalda nuovamente la zuppa, cena e va a dormire.
Chiara gli ha promesso una visita in centro e nei dintorni. Passeggiano un po' per le vie principali e poi raggiungono a piedi la casetta di nonna Evelina.
- Perché andiamo da Nonna Evelina? -
- Perché lei ha una bicicletta in più. Tutti in città usano la sua bicicletta quando ne hanno bisogno - .
- Capisco, ma tu sei sicura che voglia imprestarla a un estraneo? -
- Stai tranquillo, vedrai che donna speciale è Evelina. Poi io garantisco per te - .
La casa di Evelina è una bomboniera, con un piccolo giardino pieno di rose, un sentiero in pietra e un piccolo garage. Evelina, nonostante la temperatura, è seduta sotto il portico; guarda la gente che passa sulla via e parla con tutti i passanti.
- Chiara! Che bello vederti! Vieni dentro, ho del the caldo! -
- Evelina, permettimi di presentarti l'avvocato Leonida Liberti - .
- Chi è? -
- Ѐ un signore che ha avuto un problema con l'auto, deve restare qui sino a lunedì - .
- Oh! Come mai siete qui? -
- Posso chiederti di imprestarmi la bicicletta di tuo marito? Vorrei portare il signor Leo a fare qualche giretto - .
- La bicicletta di mio marito? Lo sai quanto ci tengo. Sei sicura che la tratterà bene? -
- Evelina, se solo avessi un dubbio, non te l'avrei chiesta. La userà solo in mia compagnia. Te lo prometto, te la riporto entro lunedì. Ne avremo cura - .
- Se sei sicura... Oh, va bene. Sai dov'è! -
- La ringrazio davvero tanto signora Evelina. Posso immaginare la sua preoccupazione, non mi conosce, ma starò molto attento. Glielo prometto - .
- Adesso beviamo il the caldo. Ho provato una nuova torta, ne volete una fetta? -
- Evelina, che cosa hai provato? -
- Torta di castagne, non l'avevo mai fatta. Spero sia buona - .
Evelina ha fatto sedere gli ospiti nel salotto, una stanza molto elegante, con mobili antichi e un penetrante profumo di cera. Lei si allontana qualche minuto, ritorna con un grosso vassoio d'argento. Sulla superficie brillante c'è un antico servizio da the, piattini, forchette, tovaglioli di lino e una piccola torta di castagne, molto profumata.
- Evelina è una meraviglia! Un profumo paradisiaco - .
Dopo una breve conversazione, la coppia si allontana con la bicicletta. Evelina li guarda dalla finestra, preoccupatissima.
L'uomo fatica qualche minuto per prendere confidenza con la bicicletta, ma poi parte deciso, con Chiara che lo segue e quindi gli si affianca. Non è più preoccupata, Leo sa andare in bicicletta.
- Quanti anni ha Nonna Evelina? -
- Tra gli ottanta e i novanta, nessuno lo sa esattamente. Lei non lo dice. Ѐ molto lucida - .
- Durante la bella stagione si occupa della compagnia teatrale dei bambini. Dovresti vederla, ha un carattere di ferro - .
- Sta benissimo. Nessuna malattia? -
- Nessuna, con grande dispiacere del nostro medico, che spera sempre di poterla visitare, ma lei lo caccia via con la scopa e lo chiama “segaossa”. Non prende neanche l'influenza. Se stesse male, si fermerebbe tutto - .
Leo e Chiara pedalano, visitano qualche edificio storico e poi si dirigono verso la casa di Chiara. La superano e raggiungono un grosso lago. Quando arriva l'ora di pranzo, Chiara si dirige verso un'enoteca poco lontana. Il servizio è molto spartano, ma il vino è particolarmente buono ed è stato abbinato a piatti locali. La conversazione è molto rilassante e l'uomo è incuriosito dalla produzione vinicola locale. Leo è di piacevole compagnia e il resto della giornata trascorre in fretta. Per il giorno dopo, decidono di fare un'altra gita e pranzare in un ristorante caratteristico.
Ѐ il ristorante Amore. La proprietaria, la signora Luisa, è l'ultimo membro di un'antica famiglia locale. Si occupa del ristorante, di un paio di associazioni benefiche e vive nell'antica villa che domina la cittadina dall'alto della collina che Chiara indica a Leo.
- L'architettura è molto interessante. A che epoca risale? -

Maria Caterina Comino

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