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Autore: Paola Zagarella
Il rumore delle scale
Psicologico
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Il rumore delle scale
Mi piace il sorriso di Mario, mi ha colpito dal primo istante.
Oggi festeggiamo il mio compleanno, e com'è nostra tradizione ha preparato lui la cena, spaghetti perfetti, al dente, con il sugo di vongole e scampi alla piastra, un buon vino bianco frizzantino e come dessert una crostata con crema pasticcera e frutti di bosco.
Siamo insieme da quasi trent'anni e ancora adesso ci guardiamo con gli stessi occhi complici e appassionati, io non faccio nulla senza di lui e lui ha bisogno della mia presenza "come una pianta dell'acqua", come mi dice sempre.
Noi, non abbiamo bisogno di regali, ce ne siamo scambiati sempre molto pochi, a volte a San Valentino, per un compleanno, o per le solite feste comandate, e ci siamo spesso divertiti a prendere in giro gli amici che mesi prima impazzivano alla ricerca del pensiero dovuto, io ricordo solo due anelli, alcune cenette romantiche senza il lume di candela e alcuni viaggi, ma tutto senza sentirne mai una reale necessità o il bisogno vitale per renderci felici.
- Sei pensierosa, Bruna? -
- Forse non ti piace il sugo o la pasta è un po' troppo al dente? -
- No, è tutto perfetto, stavo solo pensando al passato, a quando ci siamo conosciuti, a quella festa dalla mia amica e a quanto sei stato divertente e galante - .
- Lo so Mario, te lo ripeto allo scoccare di ogni anno, ma i nostri rituali vanno rispettati! -
- Hai ragione cara, in fondo vale sempre la pena ricordare quando ti ho adocchiato per la prima volta e invece di dirti un banalissimo ma efficace "ciao, piacere di conoscerti" non sono riuscito a spiaccicare neppure una parola. Mi sono fatto perdonare però, se ricordo bene, ballando solamente con te tutta la sera e accompagnandoti poi a casa con la mia Vespa rossa scassata - .
- La cena era ottima come sempre, il sugo fantastico e la torta... per favore Mario, toglila dal tavolo altrimenti rischio di prenderne un'altra fetta, non ho intenzione di mettere su peso con una sola cena! - .
- È una bella serata, non c'è umidità, si sta bene, usciamo a fare due passi e intanto Scotch si libera della sua pipì serale! Passeggiare fa bene, ci mantiene giovani, i dottori lo dicono sempre, e noi gli diamo retta, vero? Dai, forza, pigrone, metti la tuta e usciamo - .
Ogni volta noi ci teniamo a braccetto, o meglio io ogni volta voglio tenerlo così, e Mario non oppone mai resistenza, si è arreso ormai, dopo così tanti anni di mie insistenze ha ceduto e adesso, neppure lui ne può fare a meno, la sua mano, mentre passeggia, ciondola nell'attesa che io intrecci le mie dita alle sue. Camminiamo tranquilli, spesso in silenzio, qualcuno direbbe che non abbiamo più nulla da dire, ma non è così. Una volta, un po' di anni fa, mi teneva stretta a sé con il braccio sulle spalle, poi ha smesso perché diceva che erano 'cose da fidanzatini', a me sarebbe piaciuto però continuare...
Mentre penso a queste 'cose stupide da donna', come talvolta mi diceva, lo sento barcollare...
- Mario! -
- Cosa ti succede? -
- Stavi scivolando? -
- Perché mi hai stretto così forte? -
- Niente, stai tranquilla, ho perso solo per un attimo l'equilibrio, è Scotch che mi ha tirato - .
- Mario, forse è meglio che torniamo a casa, magari aver cucinato tutto il pomeriggio ti ha stancato, anche i provetti chef hanno bisogno di riposo! -
Scotch, appena sente il suono della parola 'casa', comincia a zampettare vivacemente e si volta verso di noi per cercare la conferma del ritorno imminente alla cuccia e ai suoi odori, ma l'espressione di Mario non è convincente, qualcosa lo turba, le ultime trasferte di lavoro lo hanno proprio distrutto.
Domani, per fortuna, faremo con gli amici una gita sui monti, per ammirare la distesa infinita di narcisi bianchi che ogni anno ci stupisce e ci incanta. Mario, oggi non mi ha regalato un banale mazzo di fiori recisi, lui è speciale, mi regalerà, domani, quella candida distesa, profumata di vita.
Questa notte, Mario russa troppo forte, non riesco proprio a prendere sonno, sono settimane che respira male, devo comprargli delle gocce, o uno sciroppo, adesso, però, non mi resta che mettere i tappi nelle orecchie.
- Buona notte, caro, a domani - .
Lentamente, le due spugnette si gonfiano e il suo russare si trasforma, prima, in un lieve ronzio di api e poi si spegne, trasformandosi in un impercettibile rumore bianco che io scopro indispensabile al sonno.
- Buongiorno, vado a mettere su il caffè, intanto preparati e prendi la borsa per il cane che fra un'oretta partiamo - .
- Siamo fortunati, Mario è una splendida giornata di sole, faremo delle foto fantastiche e Scotch si scatenerà su quei prati meravigliosi, già lo immagino!
In auto parlottiamo degli amici che probabilmente incontreremo e ci divertiamo, con battute e chiacchiere maliziose, sulle possibili e poco probabili coppie future, intanto noi siamo sposi consolidati e possiamo permettercelo.
Il viaggio sembra più lungo delle altre volte, Mario, a tratti, è silenzioso e mi viene il dubbio che non abbia ancora digerito la cena.
Posteggiamo l'auto, salutiamo tutti con baci, abbracci e tanti sorrisi e ci incamminiamo scherzosi come sempre verso i prati bianchi.
- Mario, dai vieni a sdraiarti qui accanto a me, lascia stare le stupide barzellette di Riki, sono sempre le stesse, le saprai a memoria ormai! Si sta troppo bene sul plaid, baciati dal sole, anche il cane l'ha capito! -
- Sì, arrivo, vado prima al bar a prendere un caffè con Riki, poi verrò a sdraiarmi - .
Guardo Mario un po' stupita per quella sua risposta che percepisco scostante e sbrigativa e lo seguo mentre si allontana quasi di fretta con il suo amico d'infanzia. Non capisco proprio questa sua necessità improvvisa di un caffè, ma forse non ha digerito il panino con le melanzane che ho preparato per pranzo o forse sono semplicemente i postumi della sua nottata un po' sofferta...
Lo vedo entrare nel locale e penso che per un espresso, anche se gustato con calma e chiacchierando, non ci vorranno più di cinque minuti.
Il tempo passa e, facendo finta con gli altri di non farci caso, provo a immaginare cosa mai si stiano dicendo... chissà, forse organizzano una sorpresa per me...
- Riki, scusa se ti ho strappato alla tua consorte, ma ho da dirti una cosa, ho bisogno assolutamente di un consiglio, non so come affrontare la situazione, sono in crisi da molto tempo, comincio anche a stare male e Bruna mi ha già notato diverso. Mangio meno, dormo male, mi sento in colpa e non riesco più a stare con lei con la medesima intensità - .
- Dimmi Mario, sai che di me ti puoi fidare, sono tuo amico da prima che conoscessi Bruna, farò il possibile per darti il consiglio giusto - .
- Frequento da quasi un anno un'altra donna, ha poco più di trent'anni e ha due bambini, è rimasta sola e ha bisogno di me. Lei è piena di vita, esuberante, senza acciacchi, lamentele, visite mediche, ha solo voglia di godersi la vita e dare ai suoi bellissimi bambini tutto quello che lei non ha mai avuto - .
- Ora non riesco più a fingere, a ridere come prima, a dormire sereno, ad abbracciare e baciare Bruna come facevo prima. Lei continua ad attribuire tutto alla salute, alla stanchezza per il lavoro, alla cattiva digestione, all'umidità, all'amministrazione da pagare, ogni volta riesce a concepire una motivazione che mi appare sempre più banale - .
- Mario, non so che dirti, avevo in realtà intuito già qualcosa, ti vedevo a volte depresso e a volte raggiante in un modo diverso. Non è facile, adesso, consigliarti, così, su due piedi, stiamo parlando di mettere in discussione un rapporto decennale di amore indiscusso, anche per tutti noi, amici da anni ... - .
- Dimmi tu, solamente se sia meglio aspettare ancora o confessare prima che lo intuisca anche solo guardandomi negli occhi e mi consideri così, alla fine, ancora più codardo - .
- Non so, forse, non saprei, è difficile, complicato, dillo! -
- Mi sembra vigliacco tacere, è passato quasi un anno, come dici, e quindi non si tratta certo di una banale infatuazione dovuta alla giovane età della donna - .
- Ha dei figli però, due e piccoli, sei certo di voler stare con lei? -

Paola Zagarella

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