Poveri sciocchi coloro che credono che dopo la morte ci sia solo il nulla! Persone prive di sogni, radicate nel loro ateismo, chiudono gli occhi dinanzi a realtà che solo una mente aperta è in grado di vedere. Peggio degli atei, aggrappati a falsi miti e convinti che esista un luogo sicuro che li attende dopo il grande sonno sono i credenti di ogni religione. Ahimè! Nessun Paradiso e men che meno l' inferno, attendono le anime di chi trapassa perché ad attenderli, vi è solamente la nuda terra e un eternità che si ripete all'infinito. Quando il corpo esala il suo ultimo respiro, l'anima immortale dimentica che il suo involucro di carne non gli serve più, eppure con cieca fedeltà, come se fossero vincolati da una catena invisibile ed indissolubile, seguono il viaggio dei poveri resti e rimangono a vegliare su di loro. Poco importa se dovranno passare l'eternità in un cimitero a custodire le polveri, i loro scarni residui o delle casse al cui interno non vi è rimasto più nulla. Sembra che i morti non sappiano di essere veramente liberi e scioccamente rimangono al fianco di un bozzolo scarno ed inutilizzabile. Ogni mortale desidera incontrare nuovamente un caro defunto per svariati motivi: per amore, per nostalgia, per senso di colpa o per ragioni più frivole come l'avere una soffiata vincente sulla prossima lotteria. Lo smodato desiderio di rincontrare ancora una volta, o nei sogni o nella realtà le persone che ci hanno lasciato, rende l'uomo cieco e paradossalmente incapace di vedere ciò che più desidera. Io voce narrante di questa storia (che storia in realtà non è ma si tratta di una giornata qualsiasi ) mi chiamo Gustavo e sono uno degli ultimi custodi del cimitero sul mare. Nel 1977 avevo vent'anni e poche capacità per cui mia madre, grande frequentatrice della chiesa del paese, sì raccomandò al prete perché mi trovasse un buon impiego e fu così che ottenni il mio primo ed ultimo lavoro. Io sono sempre stato un uomo schivo, un po' burbero e molto taciturno per cui il campo santo era il posto ideale per le mie esigenze. Spesso si dice che il cimitero è un luogo sicuro perché i morti non ti possono fare del male...questo è vero ma quando riesci ad incontrarli, hanno un inestinguibile desiderio di chiacchierare. In principio come tutti gli esseri umani nemmeno io potevo vederli ma poi tutto cambiò quando rimasi solo al mondo. I miei genitori morirono, non avevo amici né una donna, nessun figlio... cosa mi era rimasto in questa insulsa vita? Nulla, solo il cimitero. Ormai avevo la morte nel cuore, la solitudine si era radicata nel profondo della mia anima e questa consapevolezza mi portò a vedere ciò che nessun altro poteva contemplare. Ogni mattina mi sveglio molto presto per ammirare il sorgere del sole tra i cipressi che, come imponenti colonne, creano un portale tra questo mondo e quello etereo. Il rumore del mare poco vicino culla i miei sensi e mi rilassa, in qualche misura mi sento appagato e godendomi l'alba, so che un'altra giornata in compagnia dei vivi e dei morti sta per incominciare. Mi chiedo se questa nuova giornata abbia in serbo qualche felice sorpresa per me. Il mio primo compito del mattino è quello di spazzare il viale d'ingresso e poi tutti i vialetti che costeggiano le lapidi nella terra. Abbiamo molte tombe: tante sono antiche e sbiadite, alcune nuove con il marmo luccicante, svariati mausolei di famiglie facoltose, tombe senza nome, l'angolo dei bambini ed infine in cima ad una scalinata vi sono i muraglioni che custodiscono i loculi. Dovete sapere che per un Arcano mistero (al quale io non sono capace di dare una risposta) quando si muore, l'anima, si presenta con l'aspetto e l'età di quando si è deceduti. Non sarebbe stato più bello poter scegliere la propria età preferita e rimanere per sempre a quei giorni? Secondo me torneremmo tutti bambini. Dunque, senza cincischiare e con buona volontà inizio a spazzare ogni foglia che si para sul mio cammino ben sapendo che presto sarò interrotto dalla solita anima errante che ogni mattina mi tiene compagnia. Costui è il signor Pietro, un uomo anziano che prima di morire aveva subito un importante operazione al cervello. Questo intervento aveva irrimediabilmente minato la sua memoria remota per cui anche da morto, spesso dimenticava chi era stato. Io sapevo molte cose di lui ma, per non umiliarlo, tacevo e lo lasciavo nelle sue convinzioni. - Buongiorno signor Pietro, come andiamo questa mattina?- - Salve a lei custode, oggi sono stanco come tutti i giorni. I reumatismi dell'età...- - Mi permetta signor Pietro ma,lei ha 80 anni da almeno dieci anni! Si rende conto che non può avere i reumatismi?- - Come sono sbadato...è vero! Sono morto-. Il signor Pietro si gratta pensoso la testa rugosa e calva, sospira e come facendo uno sforzo immane cerca di cambiare argomento. - Vabbè signor custode, sono cose che capitano...questo mi ricorda di quando ero un alto ufficiale della Marina militare e mi dimenticai di avvisare l'equipaggio che avevamo poco carburante- . -Signor Pietro mi consenta di ricordarle che lei non era affatto un ufficiale della marina-. Pietro assume un aria pensosa ed accigliata, rimane cupo per una decina di minuti e poi esclama: - Sono davvero sbadato custode! Ho nuovamente confuso tutto, ora però ricordo ogni cosa. Io sono stato un aviere-. - No davvero signor Pietro, lei non era nemmeno un aviere-. Rispondo trattenendo a fatica un ghigno di insofferenza. -Va bene allora ero un meccanico della formula uno-. -No nemmeno quello-. -Aspetti custode ci riprovo...ero un pescatore ne sono sicuro! I reumatismi non mentono. Tutta l'umidità delle notti di pesca deve essermi entrata nelle ossa-. -No signor Pietro non ci siamo proprio-. L'anziano defunto, spazientito, inizia quindi a fare tantissimi tentativi per ricordare quale mestiere avesse fatto in vita ma come ogni volta non indovinò mai. -Ora basta signor Pietro, lei era un banalissimo cameriere in un bar del paese e se non mi crede, può andare a chiedere a Mario due tombe più in giù. Lui era il padrone del bar-. Pietro sbigottito e non del tutto convinto disse che avrebbe chiesto conferma a Mario. Io, dal canto mio, mi allontano in tutta fretta con la mia ramazza prima che Pietro cambi idea e ricominci tutto dal principio. I morti non sono tutti come il signor Pietro: molti si ricordano benissimo chi erano e cosa facevano, tanti hanno mantenuto le passioni che avevano in vita, alcuni ne hanno create di nuove, soggetti che erano arroganti sono diventati più umili e altri che erano terribili in vita hanno conservato questo aspetto anche nella morte. Vi è solo una cosa che va oltre i limiti del trapasso e questa è l'amore. Coloro che si amano veramente si sono ritrovati e amati più di prima, hanno ricostruito le loro famiglie ed ogni giorno è sempre più bello ma per altri che avevano un matrimonio infelice, nella morte, hanno trovato desiderio di vendetta e un quotidiano tormento. In realtà bisogna anche ammettere che alcuni nuovi amori sono sbocciati proprio qui nel cimitero. Continuando a pulire il vialetto, passo davanti ad una panchina dove ogni giorno si siedono tre eleganti signore che spettegolano su ogni cosa avvenuta in vita o che accade nel cimitero quotidianamente. Le donne però non mancano mai di cortesia e mi sorridono, mi salutano, io ricambio e continuo per la mia strada almeno fino a quando non vengo trattenuto da un siparietto messo in scena da un gruppo di quattro anziani. Queste anime erano in vita dei giocatori incalliti e forti scommettitori quindi qualche parente, pensando di fare cosa gradita al defunto, aveva pensato bene di lasciare sulle loro tombe dei mazzi di carte. Ogni mattina quando mi ritrovo a passare davanti alle loro tombe, li vedo che giocano assiduamente con gli occhi iniettati di rabbia e le bestemmie che fioccano quando uno di loro cala l'asso. Potete immaginare le bestialità che escono dalle loro bocche quando qualcuno vince la partita. Piovono accuse di ogni tipo e a turno tutti loro vengono tacciati di barare. Anche questa mattina non fa eccezione e la storia si ripete. I dannati urlano e bestemmiano disturbando tutto il cimitero, in particolare un drappello di suore che è stato seppellito qui ai primi del 1900. Le suore personcine poco socievoli, forse per via della loro vita ritirata, si dice che siano morte durante un epidemia ma altri ipotizzano che un sadico brigante si sia intrufolato nel loro convento tra le montagne e abbia fatto scempio dei loro corpi. La cosa certa è che loro non ne parlano ed io non faccio domande. Mi attengo solo ai miei compiti ed uno è semplicemente quello di placare gli animi tra i giocatori evitando, che disturbino troppo la serenità del posto. Calmare i giocatori di carte non è mai cosa semplice e anche oggi la mia quindicina di minuti dietro ai loro capricci li ho sprecati. Fortuna che i viventi sono convinti che dopo la morte tutti i problemi svaniscono! Magari fosse davvero così.
Elena Piccardo
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