Gloria sorrise a Francesca e fu felice di aver accettato di partecipare. Non appena si sedettero, due uomini si avvicinarono e sostituirono due segnaposto. Le due amiche si guardarono senza capire. Poco dopo i due tornarono al tavolo. “Siete molto più carine voi” esordì uno di loro, indicando il tavolo al quale erano stati originariamente assegnati. Gloria e Francesca si girarono per poi lanciarsi uno sguardo d'intesa. All'altro tavolo sedevano quattro donne davvero brutte. Gloria trovò quella mossa originale e divertente. Arturo e Sebastiano si rivelarono fin da subito molto simpatici sia con loro che con gli altri commensali, che a loro volta risultarono essere una compagnia piacevole. Capelli e occhi castani, un metro e ottantacinque, Arturo era un tipo affascinante e riuscì a far ridere Gloria per l'intera serata. Era proprietario di un'agenzia di viaggi che aveva aperto da quasi tre anni, dopo aver lasciato il suo precedente lavoro che consisteva nel testare hotel e resort di lusso all'estero, insieme a un socio. Per quel motivo non si era mai sposato. Passò l'intera serata a raccontare le tante disavventure avute nei vari spostamenti e Gloria rimase letteralmente rapita dai suoi racconti. “Mi farebbe piacere rivederti” disse Arturo a Gloria una volta usciti dal locale, alle quattro del mattino. “Che ne dici di una pizza questa sera?” Lei rimase spiazzata. Non si aspettava quell'invito a bruciapelo, anche se aveva trascorso la serata a chiedersi cosa lui pensasse di lei. Avevano ballato quasi sempre insieme e quando era stata un'altra donna ad accompagnarlo in qualche danza, lui non le aveva tolto gli occhi di dosso un solo istante. Gloria sentì riaffiorare tutte le sue paure e prima che potessero avere il sopravvento su di lei gli rispose. “Volentieri, ti do il mio indirizzo, passi a prendermi tu?” Francesca sgranò gli occhi. “Anno nuovo vita nuova?” le chiese una volta rimaste da sole. “Voglio tornare a vivere. Ci voglio almeno riprovare.” Francesca le sorrise. Aveva compreso che Gloria nascondeva qualcosa di terribile che le aveva rovinato la vita, ma non le aveva mai chiesto di cosa si trattasse. In più di un'occasione la collega aveva eretto un muro. Le aveva accennato di una grossa delusione avuta molti anni prima che le aveva causato un enorme dolore, ma aveva sempre affermato di non volerne parlarne. Gloria e Arturo iniziarono a frequentarsi da quella stessa sera. Lui le aveva detto di aver avuto molte donne al suo fianco e se avesse trovato la persona giusta, avrebbe messo fine a questa sua continua ricerca. Gloria al contrario non aveva esperienza e aveva interpretato le parole di Arturo come la voglia di costruire qualcosa con lei. Si vedevano quotidianamente e in più di un'occasione avevano trascorso il fine settimana insieme a casa di lei o di lui. Aveva cercato di non ascoltare quel passato doloroso che ogni tanto tornava a farsi sentire. Anche lei aveva diritto a quella felicità che le era stata tolta tanto tempo prima. Non gli avrebbe permesso di interferire nella sua vita come era successo con Fabiano. Così aveva deciso di aprirsi un po' con Arturo, raccontargli delle sue vicissitudini, ma non c'era riuscita. Qualcosa ancora la bloccava e lui aveva percepito questo suo blocco. Ma avrebbe vinto lei, avrebbe fatto il possibile per chiudere quel dolore in una scatola e non riaprirla mai più. Il sogno di Gloria si infranse il pomeriggio del 21 febbraio. Arturo da qualche giorno era sfuggente e nel fine settimana si era assentato millantando un grosso affare collegato alla compravendita di un albergo nel sud Italia. Non le aveva dato molte spiegazioni, il venerdì pomeriggio l'aveva chiamata dicendole che sarebbe partito nel giro di poche ore per fare ritorno nella serata di domenica. Poi il lunedì era andato da lei dopo cena e aveva messo fine alla loro relazione. Gloria era distrutta, era successo di nuovo e questa volta sarebbe stato impossibile passarci sopra. “Vogliamo cose diverse” le aveva detto “tu vuoi costruirti una famiglia e io credo di non essere ancora pronto.” Con queste parole l'aveva lasciata sul divano a piangere. Era tutto finito, ancora una volta. Il mercoledì 15 marzo il notiziario della sera sconvolse Gloria. Arturo Barone, quarantadue anni, era stato trovato morto nella doccia di casa sua. La madre non lo sentiva dalla domenica sera. Non era da lui, che la chiamava ogni giorno. Fra l'altro quella mattina alle nove avrebbe dovuto accompagnarla a una visita e non si era presentato. Così l'anziana signora si era preoccupata e aveva chiamato in agenzia, chiedendo del figlio. Anche lì nessuno aveva notizie. L'ultima volta che si era recato al lavoro era stato la mattina del sabato. Arturo era un titolare molto esigente e i dipendenti erano rimasti piuttosto meravigliati dal fatto che non avesse avvisato della sua assenza. La telefonata della madre, preoccupata, aveva fatto suonare un campanellino d'allarme a tutti. Alle dodici e cinquanta il corpo senza vita di Arturo Barone era stato ritrovato nella doccia della propria abitazione in un lago di sangue. Proprio sopra la nuca vi era una grossa ferita, causata da un colpo al rubinetto. L'autopsia, oltre a svelare che l'uomo fosse deceduto da almeno tre giorni, rivelò una grossa presenza di alcool e droga nel suo organismo. Fra le persone che conoscevano Arturo c'era anche Gloria, che fu convocata il giorno successivo. Furono gli agenti Angelo Marini e Adriano Santoni ad accoglierla. “Signora Giannetti” iniziò Marini “vuole dirci che rapporto aveva con il signor Barone?” Gloria sorrise tristemente. “Ho avuto una relazione con lui per quasi due mesi.” “Quindi adesso non stavate più insieme, mi sembra di capire” intervenne Santoni. “No, ci siamo lasciati tre settimane fa.” “Chi ha preso la decisione?” continuò Santoni. “È stato Arturo.” “È stato Arturo... Vuole dirci qualcosa in più? Come vi siete conosciuti, il motivo per cui la vostra relazione è naufragata... C'erano dei problemi?” Santoni l'aveva sottoposta a una serie di domande alle quali avrebbe voluto non rispondere. Sarebbe stato come camminare di nuovo su un tappeto di vetri. “Devo proprio?” disse Gloria senza rendersi conto che quella frase era fuori luogo. “No, ce lo dica giusto se le fa piacere” esordì Marini con tono sarcastico “stiamo parlando di un morto quindi non è importante, la nostra è mera curiosità.” “Mi scusi, forse non mi rendo neppure conto di cosa sto dicendo, per me è molto doloroso.” Gloria emise un grosso sospiro, poi cercò di farsi forza e iniziò a parlare. “Ci siamo conosciuti in un locale durante la festa di capodanno e abbiamo iniziato a frequentarci. Mi sembrava che andasse tutto bene, fino a quando lui mi ha lasciata da un giorno all'altro, senza motivo. Mi ha detto che eravamo troppo diversi.” Marini prese di nuovo la parola. “Signora Giannetti, dove si trovava la notte fra l'11 e il 12 marzo?” “Beh ero a letto come tutti.” “Era a casa sua? O forse è andata a casa di Barone, magari per farsi dire il vero motivo per cui l'ha lasciata o per tentare di tornare insieme a lui?” “Io ero a casa mia, non capisco cosa voglia insinuare nel dire che ero da Arturo.” “Vuole raccontarci qualcosa in più anche della sua relazione con Fabiano Morelli?” continuò l'agente. “Ma... non capisco cosa c'entra adesso Fabiano.” Gloria si rese conto che quella conversazione stava prendendo una strana piega. Marini aprì una cartellina, facendo sussultare Gloria. All'interno, oltre a una foto di Arturo, vi era quella di Fabiano. “Vede, mentre controllavamo i contatti di Arturo, ci siamo imbattuti nel suo nominativo che risultava nei nostri schedari. Abbiamo verificato ed è venuto fuori che due anni fa lei ha avuto una relazione anche con Morelli che, guarda caso, è morto in circostanze molto simili a quelle di Barone.” “E guarda caso” intervenne Santoni, “a entrambi è stata rilevata una forte dose di alcool e droga nell'organismo, la stessa droga. Non so lei, ma io non ho mai creduto alle coincidenze.” “Mi cercherò un avvocato” rispose Gloria “non ho intenzione di farmi accusare un minuto di più per qualcosa che non ho commesso.” Il tono di Gloria era diventato aggressivo e lei si era messa sulla difensiva. “Nessuno la sta accusano di niente” disse infine Marini, “le abbiamo semplicemente fatto qualche domanda e messa a conoscenza di un fatto. È comunque suo diritto avvalersi di un avvocato.” Il colloquio ebbe termine e Gloria lasciò la centrale in preda al panico. Era sospettata di qualcosa? E dove avrebbe trovato un avvocato? Non ne aveva mai avuto bisogno per fortuna. Dopo aver avvisato in ufficio che non sarebbe rientrata, si sedette sul divano. Ci rimase per molto tempo, con lo sguardo fisso nel vuoto. In quella casa, oltre al grande dolore del suo passato, della morte prima di Fabiano e poi di Arturo, adesso c'era anche la preoccupazione di essere coinvolta in qualcosa di terribile, che avrebbe potuto dare il colpo di grazia alla sua vita. Decise di non perdersi d'animo, era davvero arrivato il momento di lasciare il passato alle spalle e guardare avanti, se ancora voleva avere un futuro accettabile. Come prima cosa il mattino successivo andò a parlare con Todaro. Non aveva niente da nascondere e non poteva permettersi di perdere il lavoro. “Tu una potenziale assassina?” esordì ridendo. “Se ti conoscessero come ti conosco io non ti avrebbero neppure convocato.” In quelle parole, che in parte rassicurarono Gloria, c'era però anche molto sarcasmo. Ecco come la vedevano le persone, come la povera disperata tutta casa e lavoro, incapace di fare qualsiasi cosa. Figuriamoci commettere un omicidio. A parte la battuta infelice, Todaro, famoso per essere un burbero d'eccellenza, si dimostrò molto comprensivo con lei. Le consigliò un bravo avvocato, assicurando a Gloria che lo avrebbe contattato immediatamente per farle avere un trattamento economico adeguato. Lei lo ringraziò. Nel pomeriggio Gloria era già presso lo studio dell'avvocato Antonio Focardi il quale, dopo averla ascoltata attentamente, si era dimostrato disponibile a seguirla, nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Sonia Alcione
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