Sfidereste la morte per amore?
La notte a Cape Coral era magica. Luci e scintillii ovunque, la gente si ammucchiava per le strade com'era sempre stato naturale in quel posto pieno di vita. Gli odori delle bancarelle e del cibo si mischiavano al profumo di salsedine del mare, e i bambini impazzivano per i dolci a forma di animali che i genitori compravano. Karen era bellissima, Liam non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Aveva un vestito rosso corto, semplice, ma solo lei poteva renderlo così elegante e sexy al tempo stesso. I suoi lunghi capelli castani le incorniciavano il viso, sottolineando ogni sorriso, il candore delle sue espressioni mentre scherzava, mentre mandava sguardi golosi ai dolcetti che vedeva. Era sempre attaccata a lui e si divertiva davvero, costantemente intenta a ridere o a meravigliarsi, mai un'ombra di tristezza sul suo volto. Non poteva credere di essere davvero con lei. Poi il pensiero dell'ex marito misterioso gli attraversò la testa... Nick, giusto? Era da qualche parte a Boston che la stava cercando? Si rabbuiò all'idea che, se le fosse tornata la memoria, si sarebbe rimessa con quell'uomo. Liam sospirò, mentre osservava assente la folla. - Non ti stai divertendo? - , chiese Karen mentre gli stringeva un braccio. - No, figurati. Stavo cercando i miei amici ma in mezzo a questo casino è impossibile - . - Sono poco di compagnia, vero? - , farfugliò Karen, il broncio di una bambina dipinto sul viso. - Scusami, mi sono lasciata prendere dalla folla qui intorno... è tutto così vivo! - . - É solo una festa di paese! - , esclamò Liam, ironico. - Non ne hai mai vista una? - , si mangiò la lingua poco dopo. Che sciocco. Karen poteva anche aver visto una stramaledetta festa di paese, ma il suo ricordo si era sicuramente perso insieme a tutto il resto. Karen diede una gomitata al fianco dell'uomo. - Anche se ne avessi già vista una, questa è la più bella! - , ribatté lei, divertita. Sembrava non aver colto la gaffe. - Oh guarda! - . disse d'un tratto trascinando Liam dall'altro lato della strada. - Una cartomante! - . Liam fissò la donna vestita di viola, il trucco pesante, la pelle simile ad un biscotto bruciato... Sembrava una vecchia strega, antipatica. E tutti quei tarocchi consumati sul tavolo! La sola idea di doverle rivolgere la parola lo nauseava. Karen guardò Liam sbattendo le palpebre, lo sguardo esageratamente supplichevole. - No Karen no! - , esclamò lui, incredulo. - Non vorrai davvero sprecare i soldi in questo modo! - . Karen gli strinse il braccio di rimando. - Sì!!! - , era esaltata. - Proviamoci dai! Sarà divertente! Cosa potrà mai succedere? Prima tu! - . Liam accettò contro voglia, solo perché era Karen a chiederglielo. “Sei un coglione”, ripeteva il suo diavolo, totalmente contrariato. E come dargli torto? Liam si sedette sulla piccola sedia, per nulla entusiasta. Vide Karen strizzargli l'occhio complice, mentre si allontanava sorridendo al banco dei dolciumi. Ancora non riusciva a crederci di essersi accomodato davanti a quel tavolino sbilenco. La cartomante lo squadrò per bene, lo sguardo penetrante, il sorriso di chi la sa lunga. Liam si era sbagliato. Ora che ce l'aveva davanti, non sembrava una vecchia megera, anzi. Era una donna dall'età indecifrabile, i tratti egiziani, gli occhi incredibilmente profondi e neri. Si sentì a disagio. Aveva la sensazione che essere lì non era una buona idea, non tanto per soldi, ma per quello che la donna avrebbe potuto raccontargli. Forse una verità scomoda? “Non dire sciocchezze!”, sentì esclamare il suo diavolo. - Sei coraggioso ragazzo - , disse la cartomante con un forte accento straniero. - Avverto la tua paura. Cosa che ti turba? - . La voce era profonda tanto quanto i suoi occhi. Per lui fu come ritrovarsi da solo con lei in un deserto, la luna enorme nel cielo e solo ombre di dune attorno. Lui, la maga e i segreti dell'oscurità. Liam deglutì a fatica. - Ho paura di fare la cosa sbagliata - , riuscì a dire, cogliendo di sorpresa anche sé stesso. - E tu temi che ti dia conferma? - . Liam annuì, sentendosi incredibilmente fragile, nudo. Era vero. Karen, la sua amnesia, Helen... sospettava che qualcosa non andasse in tutto questo, che ci fosse del marcio sotto. Forse aveva ragione Helen, avrebbe dovuto seguire il suo consiglio. E perdere Karen? Perché era palese che lei non voleva assolutamente tornare a Boston, anzi. Liam sentì l'inquietudine impossessarsi dei suoi pensieri. La maga gli sorrise, poi gli porse un mazzo di carte, facendogli cenno di mescolare e di scegliere successivamente qualcuna. Liam obbedì e subito dopo la donna cominciò a disporle davanti a lei, l'espressione imperscrutabile. Quando terminò, all'uomo mancava il respiro. Gli sembrava di essere finito in un angolo parallelo dell'universo, senza capire che cosa avesse fatto per entrarci. Le orecchie gli ronzavano, il cuore batteva forte, la bocca impastata. Dio, perché era seduto lì? Deserto, la notte, la luna. La donna osservò i tarocchi a lungo, silenziosa, rughe pronunciate sulla fronte. Poi li riprese tutti in un sol gesto, mettendoli via velocemente, le mani scosse da fremiti. Nessuna spiegazione, nessun cenno, solo la paura tangibile della maga. - Lasciala ragazzo! - , mormorò concitata l'egiziana, lanciando occhiate furtive a Karen, che nel frattempo stava acquistando dello zucchero filato lì vicino. Quanti dolci stava mangiando? Si chiese distrattamente Liam, come se un banale pensiero potesse sovvertire il presente. - Lasciala prima che sia troppo tardi! - , ripeté perentoria la donna. Per Liam fu come avere la conferma alle sue paure. - Perché? - . La maga non rispose, continuando a rimettere tutto in ordine. - Le carte non mentono mai - , farfugliò di rimando. - Che cosa significa? Che cosa hai visto? Fermati! Ti prego, dimmi perché! - , Liam le bloccò la mano, sentendosi al limite di una crisi di nervi. - Dimmi perché! - , quasi urlava. La cartomante lo fissò dritto negli occhi, avvicinandosi, l'espressione incredibilmente dura. - I morti non camminano con i vivi - . Scrutò, guardinga, Karen, la bellissima Karen. - Dai retta a me ragazzo. Allontanati da lei il prima possibile. Morte chiama morte - . Poi prese tutte le sue cose e se ne andò via di tutta fretta, il fuoco ai piedi. Quella donna era terrorizzata, l'aveva visto. Aveva paura di Karen. Sparì in meno di un minuto, senza lasciare traccia, come se non fosse mai stata lì. La testa di Liam era vuota tanto quanto il posto lì davanti, il ronzio alle orecchie che non accennava a diminuire. Morti? Vivi? Cosa stava blaterando? Nemmeno il suo diavolo parlava, impietrito. Era successo tutto così velocemente, in modo così surreale! - E allora? - , chiese allegra Karen, arrivando poco dopo con il suo zucchero filato rosa. Si guardò attorno, notando con disappunto che la zingara non c'era più. - Che fine hanno fatto i miei tarocchi? - , chiese contrariata. “Lei sarebbe morta? A me sembra viva e vegeta! Quella vecchia ti ha detto un sacco di stronzate, amico! Sveglia!”. - Ah, ecco... - , Liam cercò di liberare la mente, tornando a fatica nel mondo reale. Si schiarì la voce, la gola come carta vetrata. - Aveva delle cose da fare - , riuscì a dire. - Pensa che alla fine non mi ha neppure letto le carte! - . Karen lo guardò dubbiosa, un sopracciglio alzato, sospettosa. - Davvero? - Liam rise, nervoso. Aveva paura. Sarebbe stato facile dire la verità; in fin dei conti non ci sarebbe stato nulla di male, ma qualcosa gli impediva di farlo. Spirito di conservazione, forse. - La vedi per caso? - , continuò lui nella sua recita. Karen alzò le spalle, facendo ondeggiare i suoi capelli, un sorriso a spazzare via la sua aria contrita. - No! - . Liam tirò un sospiro di sollievo, sentendosi di nuovo al sicuro mentre Karen gli passava un pezzo di zucchero filato. - Assaggia! - Liam aprì la bocca, facendo finta di gustarsi quella palla appiccicaticcia rosa. “I morti non camminano con i vivi”. - Andiamo alla festa? - , chiese Liam. Aveva un disperato bisogno di vedere i suoi vecchi amici. Aveva bisogno di non pensare più.
Liam trovò tutto il gruppo con una birra in mano, camicie coloratissime e divertimento stampato in faccia. Lo salutarono tutti e fecero altrettanto con Karen, che non badò alle occhiate o ai risolini che lanciavano a Liam. - È lei la tizia di cui mi hai parlato? Bravo, bel colpo! - , si complimentò Paul avvicinandosi, mentre Karen stava conoscendo alcune ragazze della compagnia. - Dimmi quante volte te la sei fatta, amico. Hai battuto il record? - . Liam rise. Adorava Paul e la sua franchezza. - È diverso questa volta. Credo di aver trovato quella giusta - , rispose Liam tra una sorsata e l'altra. Paul lo guardò, perplesso. - Davvero? - , lo fissò per dei lunghissimi secondi, serio. - No, è uno scherzo! - , il ragazzo sghignazzò, sincero. Liam sbuffò, spazientito. - È così difficile da credere? - . Osservò Karen muoversi a suo agio tra le ragazze davanti a lui, felice. Che strana sensazione gli suscitava vederla così! Era qualcosa che gli partiva dalle viscere per finire dritta dritta nel cervello, annebbiandogli la vista, trapassandogli il cuore. Gli occhi neri della cartomante gli balzarono in mente, prepotenti. Buttò giù un sorso di birra, dicendosi che la sua prima impressione era veritiera. Quella vecchia era davvero una pazza. “I morti non camminano con i vivi”. Perché, chi sarebbe il morto? Karen? Ridicolo. Rise della sua stessa reazione esagerata. Certe cose capitavano solo nei film di fantascienza, non nella realtà. “Te l'ho detto che sei un coglione!”. - Secondo te le piaccio? - , chiese a Paul, scacciando con forza ogni brutto pensiero. L'amico sbuffò, scuotendo il capo. - Ci vai a letto da quanto tempo, Liam? Sicuramente da più di una settimana e ti ha seguito fin qui, da Boston a Cape Coral. Certo che le piaci, tu piaci a tutte, Liam, che domande fai?! - .
Kety Franzolin
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