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Autore: Ganymedian Meltdown
Ilaria Vigorito
Fantascienza
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Ilaria Vigorito
Ascesa e Caduta di Ganimede 3.

- Presidente Jung... io qui a Heosphoros ci vivo e nonostante quello che dicono molti dei miei amici... quelli che sognano Venere, Marte o addirittura la Terra... io qui ci vivo bene. Se i reattori hanno problemi gravi... se uno dei reattori dovesse scoppiare... noi ci rimetteremmo tutti... non ci sarà alloggio sotterraneo che potrà difenderci. Voglio solo che questa colonia ricominci a funzionare bene e non potrà farlo, se resta sotto la dittatura della Hecates... mi spiace ma sono otto anni che frequento questa centrale e cinque che ci lavoro a tempo pieno e non c'è un angolo che non abbia una falla... - .
La voce di Kean era lenta e pacifica, persino mentre era assillato da preoccupazioni che non avrebbe potuto risolvere da solo neanche con tutta la buona volontà di cui era fornito.
Shi-Woo dondolò la testa, tenendo il tempo mentre lo sentiva scandire le parole, poi tamburellò le dita sottili sul bordo umido della coppa e tirò su una lunga sorsata del suo drink in una sola volta, prima di schioccare rumorosamente la lingua contro il palato.
- Questo drink me lo faccio fare apposta dal bartender del Ditirambo Dionisiaco. Lo sa come si chiama? Ah no, dimentico che lei non frequenta i pub! Si chiama... Ganymedian Meltdown. Lo capisce come siamo ironici su questa luna? Pardon... come siete ironici voi Ganimediani! Io sono arrivato qui appena vent'anni fa... Inneggiate al collasso nucleare, vi permettete di scherzarci sopra, come se quei tre coni di cemento non minacciassero le vostre stesse vite. Avete lottato per ottenere il controllo politico di questa città, eppure sono decenni che continuate a obbedire ai diktat di mamma Hecates, solo perché vi spedisce un po' di balocchi dalla Terra! E adesso che è troppo tardi, vi svegliate e scoprite che le cose non vanno bene... cos'è, un pentimento tardivo per mettervi la coscienza in pace? - .
Kean maledisse se stesso e la sua mancanza di prontezza nelle risposte ma discutere non era mai stato il suo forte.
- Per questo mi sono rivolto a lei. Per questo ho deciso di passarle quelle informazioni riservate... so che la Presidente Dimasalang non le permette di mettere piede ad Artemis e so che lei la detesta e ha ragione... per questo io... - insistette, provando a riportare i binari della conversazione sull'argomento che più gli premeva in quell'istante.
Shi-Woo socchiuse gli occhi e premette il capo contro lo schienale immenso della sua poltrona prima di interromperlo con tono neutro e definitivo: - Mi parli di Charlotte - .
Chiunque altro avrebbe perso le staffe in quella situazione ma nemmeno la difficile lotta per restare in equilibrio precario sul suo pouf grigio impedì a Kean di mantenere la sua calma ieratica: - Presidente Jung, non so cosa potrei dirle di lei, sul serio... - .
- Dov'è la nostra zelante Sismologa in questo momento? Mi sembra che non si sia fatta vedere in giro... o è una di quelle che si stordisce di Hypnogast e sfrutta la sua settimana libera per dormire centosessantotto ore di fila? - esclamò l'uomo, porgendogli pietosamente un suggerimento in risposta alla supplica implicita nella sua voce.
- Oh no... lei e suo fratello e... un'amica di suo fratello, se ho capito bene, partivano. Sono andati fuori. In vacanza - .
Kean si rese conto troppo tardi di aver risposto con troppa prontezza a quella richiesta d'informazioni. Charlotte gliel'aveva comunicato senza fare misteri ma l'amica non poteva sapere a che genere di interlocutore avrebbe fatto rapporto lui, appena due giorni dopo il suo annuncio.
Provare a correggere il tiro era bastato a rendere la sua affermazione sufficientemente assurda per far sbottare Shi-Woo in un esilarato: - Vacanza? Su Ganimede? Hanno aperto un villaggio turistico fra i mammut e le tigri dai denti a sciabola e nessuno mi ha avvisato? - .
Kean borbottò qualcosa di inintelligibile, che si perse nel sottofondo di grilli pre-registrati in cui era immersa tutta la stanza. Quel sottofondo stava cominciando a irritare persino lui ma fu presto sopravanzato dal rumore secco che fecero i palmi delle mani del Presidente Esecutivo, quando si rimise seduto dritto e li sbatté entrambi sul rovere scuro della scrivania insieme alla coppa di cristallo ancora piena per metà.
- Come, prego? - .
- Arktoon... uhm... - . Kean si portò il pugno contro la bocca, soffocando un mezzo colpo di tosse per schiarirsi la voce.
- Charlotte è andata a visitare... la capitale dei Bopi... con suo fratello e... - .
- L'altra pericolosa criminale, per usare le parole di Liwayway cara, che è venuta a farci gentilmente visita durante l'ultima manifestazione dei nostri ribelli preferiti, scommetto - .
Shi-Woo era estatico, mentre si puntellava sui gomiti e posava il mento sulle dita intrecciate, facendo cenno a Kean di continuare nel suo racconto.
Quello si strinse nelle spalle: - Che vuole che le dica, Presidente Jung? Anche Charlotte è preoccupata... e se si preoccupa lei... che ha sempre sostenuto che la Hecates avrebbe funzionato meglio, se gli Insorti avessero cominciato a lavorare seriamente... - .
- Non capisco se è un'ottima attrice, che veste i panni della bigotta lealista per non attirare sospetti... o se lo choc per la separazione dal padre l'abbia spinta ad attaccarsi così tanto all'azienda che le ha distrutto la famiglia... sa, Kean caro, una specie di Sindrome di Stoccolma - .
Kean osservò il Presidente Jung con un misto di sospetto e timore. Quell'uomo analizzava le persone come se fossero stati protagonisti di una storia di fantasia; ne indagava le manie e le motivazioni come un entomologo avrebbe analizzato il comportamento di una colonia di formiche, per nulla toccato dalle vicende umane che amava dissezionare con tanta freddezza.
- A Charlotte piacciono le cose ordinate, Presidente Jung. Le piace la monotonia e non ha mai detestato le gerarchie... ma suo padre... le posso assicurare che non c'è persona nel Sistema Solare che odi di più... lei non ha mai... creduto alle sue giustificazioni. È sempre stata... uhm... convinta che la Hecates c'entrasse poco, che suo padre fosse scappato via per sue... convenienze personali... - .
- Nessuno che odi più di suo padre? Al contrario, Kean caro, avrebbe dovuto essere nel mio ufficio, quel giorno. Non ho mai percepito un desiderio omicida così potente nei confronti di quella donna... o anche di me... e io sono abituato agli sguardi della nostra poco tenera Presidente Dimasalang, capisce? Quella piccola serpe... chissà quante persone ha già ucciso nella sua fervida fantasia! - .
Kean gli lanciò un'occhiata perplessa. Quel giudizio non corrispondeva né alla Charlotte che conosceva e nemmeno all'idea che si era fatto dei suoi rapporti con il Presidente Esecutivo... rapporti pressoché inesistenti.
- Non... non sapevo che la conoscesse anche lei... - sondò il terreno Kean ma tutto ciò che ne ricavò fu un sorrisetto malizioso, mentre Shi-Woo si leccava via dalle labbra il sentore appiccicoso di mirtillo e zucchero del suo drink e poi lo liquidava con un gesto stanco della mano.
- Conosciamo mai davvero qualcuno? Purtroppo io e la cara Lottie abbiamo avuto occasione di restare nella stessa stanza soltanto per una manciata di minuti. Ma la sua parentela... pericolosa e il modo in cui stringeva i pugni, mentre Liwayway cara riprendeva suo fratello... speravo di scoprire che avesse messo in piedi una rete di ribellione seria... non quei quattro buffoni che pensano solo alle case, le case e ancora le case! - .
Shi-Woo si fermò per un istante opportunamente calcolato. Quella pausa drammatica fece scivolare il povero Kean Brannon giù dal suo pouf proprio quando si era rilassato, convinto di averne finalmente compreso il meccanismo di precario equilibrio.
Poi riprese, agitando entrambe le mani mentre continuava a premersi tutto sui gomiti: - Ma i Bopi! È andata addirittura alla fonte a abbeverarsi... cosa vuole, far scoppiare uno scandalo? Ma deve stare attenta... Liwayway cara è una cacciatrice esperta, se la prende di mira... pum! - .
- Cosa... non credo! Io non... Presidente Jung... - balbettò Kean, risalendo sul suo pouf all'indietro, senza staccare lo sguardo attonito dalle mosse del Presidente Esecutivo, che gli stava puntando contro i due indici come a mimare un fucile vero e proprio.
- Io non credo che Charlotte abbia voglia di fare nessun colpo di Stato... credo che stia cercando di capire cosa sta succedendo... ma soprattutto... Perché lei continua a parlare come se... come se l'unico scopo... il suo unico scopo fosse... danneggiare la Presidente Dimasalang? - .
- Perché, ce n'è un altro? - .
La risposta arrivò a bruciapelo, come il metaforico proiettile che Shi-Woo gli aveva appena sparato. Poi l'uomo sembrò rilassarsi e riafferrò il drink fra due dita, tornando con i piedi sul tavolo e la testa contro lo schienale.
- La situazione è già troppo compromessa, Kean caro. Ma se prima di andarcene tutti, riuscissi a distruggere la reputazione di quella strega e dimostrare a tutti che immondo cane da guardia di mamma Hecates è... sa cosa le dico? Morirei soddisfatto! - .
Kean aveva sottovalutato il Presidente Jung. Per questo aveva pensato a un suo capriccio, quando lo aveva avvicinato dopo un rarissimo giro d'ispezione all'interno del reattore. Lo aveva persino giudicato un idealista, che cercava il suo aiuto per ribellarsi a un sistema di cui era prigioniero. Gli era bastato trovarsi da solo faccia a faccia con lui per una volta, per cambiare completamente idea.
Liwayway Dimasalang poteva avere un'indole dittatoriale ma era esattamente come si presentava agli altri. Shi-Woo Jung aveva invece interpretato così a lungo la parte del mantenuto senza ambizioni, che faceva fatica anche ad alzarsi dal letto, che tutti avevano finito per cascarci.
Per questo Kean sobbalzò a quelle parole. Per questo lanciò uno sguardo obliquo in direzione dei libri alle sue spalle, chiedendosi se avesse fatto bene a fidarsi di quell'uomo e dei suoi istinti suicidi, che sommergevano con egoismo tutte le persone attorno a lui – come se non sopportasse anche solo l'idea che qualcuno potesse sopravvivere alla sua visione distruttiva delle cose.
Non riuscì a riempire il silenzio, nemmeno con un colpo di tosse, ma ci pensò il bussare insistente alla porta dello studio a risvegliarlo dallo sconvolgimento catatonico in cui era caduto.

Ganymedian Meltdown

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