Storia di un amore sadomaso
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Managua. 21 dicembre 2019, nasce la storia di Emma e Lorenzo. Emma aveva appena compiuto 43 anni. Per festeggiare si era pagata un viaggio: meta il Nicaragua. In verità quella vacanza aveva lo scopo di rivedere Laurita che ormai si era stabilita là a Managua dove seguiva un centro di recupero di ragazze di strada. Stava salendo verso la città alta con la sua jeep sgangherata quando lo vide all'angolo del crocevia. Camminava lesto con uno zainetto sulle spalle un paio di jeans color bordeaux di quelli che non si vedevano facilmente in giro, una maglietta bianca con una scritta verde sul davanti. La cosa che la fece fremere, un paio di manette attaccate allo zainetto, che dondolavano come un pendolo di qua e di là. Non doveva avere più di trent'anni, i capelli cortissimi scuri, e una barba incolta di qualche giorno. -Serve un passaggio?- gli urlò accostando al marciapiede. -Volentieri miss- rispose lui e la guardò fisso negli occhi. Notò che aveva un leggero strabismo convergente all'occhio sinistro che gli conferiva uno sguardo molto intrigante. Salito al suo fianco le spiegò che aveva da poco finito l'Università, era informatico, stava girando da alcuni mesi prima di accettare un lavoro che gli avevano proposto ma che lo avrebbe ancorato ad una scrivania. -Prima di sedermi- disse -voglio conoscere un po' il Sudamerica. Son partito dal Brasile alcuni mesi fa-. -Sei solo?- -Sì miss.- -Chiami tutte le donne più grandi di te miss?- -No miss, solo coloro che lo sono.- Emma sentì scorrere una scossa lungo la schiena. Come cazzo si permetteva quell'arrogante. -Ma tu sai il significato di miss?- -Lo conosco- e toccò delicatamente con l'indice le sue manette. -E anche lei lo conosce mia signora.- Ora Emma era furiosa ma si trattenne, per non cadere in trappola. Sicuramente quel giovane voleva fare solo il gradasso. Restarono in silenzio per un po' poi lui riprese. -Signora, queste manette che forse lei non ricorda son sue, immagino che non ricordi nemmeno di aver ordinato Champagne l'altra sera all'hotel. Quando sono entrato ho scorto un uomo incatenato ad una sedia di ferro nella stanza attigua, la porta era socchiusa e io ho sbirciato. Lei, signora, consenta la sfacciataggine, ha ricevuto questo povero cameriere con abbigliamento discutibile seppur estremamente sexy.- Era vero, quella sera aveva indossato un vestito rosso di seta stropicciata aderente da fare paura, un paio di sandali neri dal tacco vertiginoso. Quando aveva chiamato il cameriere pensò che ci avrebbe messo un po' ad arrivare. Lei stava facendo il gioco della puttana sadica e Ramon nonostante le copiose frustate e i calci ai testicoli aveva un cazzo duro da fare paura. Quel cazzo che lei sapientemente avrebbe cucito dopo aver sorseggiato una coppa di fresche bollicine. -Le manette signora le ha dimenticate sul letto e io le ho recuperate. Son due giorni in verità che vado su e giù per la strada perché ho saputo da fonti certe che lei la percorre.- -Sei solo un bambino, non mi metto a giocare coi bimbi.- -Certo signora, però potrebbe insegnare ai giovani uomini che non sono più bimbi, mi creda.- -Vuoi provare la dominazione?- -Sì.- -Io sono sadica non faccio le coccole.- -Io sono masochista, anche se può sembrare strano, lo sono intimamente, da che ho memoria.- Non aveva mai educato nessuno, non le piaceva, voleva che lo schiavo sapesse a cosa andava incontro con lei, però quello sfrontato aveva un certo non so che. -Mi son permesso di prenotare una stanza nel barrio basso. Questo è l'indirizzo. Io aspetterò là questa notte allo scoccare della mezzanotte. Prima devo lavorare. A proposito miss io mi chiamo Lorenzo come il santo ma non lo sono.- -Io sono Emma. Ti lascio in fondo alla strada e mi riprendo le mie manette.- Lui scese, lei fece inversione di marcia, accostò accanto agli eucalipti. Doveva riprendere fiato. Aveva la fica bagnata, non c'era nessuno, si masturbò come una bagascia in calore senza nemmeno capire perché. Alle 23 quarantacinque minuti e 33 secondi varcò la porta al numero 9 dove lui aveva prenotato. Si era portata il suo frustino preferito, una catena, un cappuccio nero e null'altro. Avrebbe praticato il whaterboarding. Doveva tarare il novizio. Posò due mattoni sotto i piedi del letto, acqua ce n'era e fu soddisfatta di vedere che pure la caraffa c'era. Lorenzo arrivò puntuale, non gli disse nulla, gli posò solo una mano sulla bocca fece -Sccc-. Lui capì che tutto si sarebbe svolto in silenzio. Preso per mano, lo portò al centro della stanza, lentamente lo denudò, lo fece sdraiare sulle reti dure del letto, fissò le caviglie con la catena e i lucchetti nella parte più alta del giaciglio. Gli legò le mani; prima di mettergli il cappuccio riempì la caraffa di acqua, la posò sul comodino. La stanza era in penombra, Emma si tolse la tunica facendola scivolare a terra. Rimase con la sottoveste nera, i sandaletti bassi di strass. -Guardami- disse -stasera sarò la tua padrona e tu sarai schiavo.- Con lentezza gli infilò il cappuccio nero. -Sei pronto?- -Lo sono padrona lo sarò sempre per lei.- Emma respira forte, sente l'odore acre del piacere, sferza due tre frustate su quel corpo giovane... poi gli versa tutta la caraffa di acqua addosso... lo sente tossire... si ferma un attimo, conosce questa tortura non gli farà del male... ma lui non la conosce quindi aspetta un po'. -Emma...- -Dimmi Lorenzo.- -Fallo ancora ti supplico...- Arriva l'alba, lui è ancora legato a quella rete metallica, lei seduta su una sedia a gambe aperte lo osserva estasiata.
La zoppa Vi parrà strano, anche per lei lo era, ma quel giovane uomo divenne il suo schiavo prediletto. Sapevano ridere e prendersi in giro, e ad Emma quel senso di leggerezza faceva bene al cuore. Accadde quindi che dopo il primo incontro ne seguirono altri, struggenti, viscerali, animali. I loro sensi erano sollecitati sempre in modo estremo. Lui iniziava ad imparare quello che piaceva a lei e lei ad usarlo fino allo spasmo. Si fermava un attimo prima perché quella sospensione dava ad entrambi un appagamento vero, di attesa, di punizione, di erotismo, ed era ciò che cercavano. Nutrirsi l'un l'altra era ciò che sapevano meglio fare. Emma era vulcanica, creativa, amava elaborare situazioni sceniche che dovevano stupire. Lorenzo era più silenzioso, materiale, la sua mente era binaria. Quando eseguiva un compito veniva assorbito da esso, si concentrava per dare il meglio di sé, solo esaurendo l'ordine accettavano di prestarsi ad altro. Il suo dono più grande era saper regalare la sofferenza della carne poiché quello era ciò che dava a lui massima soddisfazione. Emma ne era affascinata, anche se non lo diceva per evitare che si montasse la testa. Ramon fu presto dimenticato. Decise così che lo avrebbe accompagnato un po' verso sud nel suo viaggio, poi sarebbe rientrata a Managua. Lorenzo propose di prendere una corriera. Emma suggerì l'auto, era più comoda, avrebbero passato la frontiera e il pomeriggio tardi sarebbero arrivati in Costa Rica. Qualche giorno lì, poi Panama e dopo lei sarebbe tornata lasciandolo proseguire la sua avventura in libertà. Libertà.... un concetto che Lorenzo sosteneva testardo; lo lasciava parlare senza contraddire, mentre lui esponeva i suoi ideali, lei pregustava la punizione che gli avrebbe inflitto quella notte a sorpresa perché più lui era testardo più lei desiderava piegarlo, umiliarlo, seviziarlo. Un rapporto sadomaso consumato così lungo la strada, nei container adibiti a motel, sulle amache delle spiagge, nei bagni, sulle cataste di rifiuti dove i condor si spartivano resti di cibo e carcasse di pesce. Partirono in auto, e finalmente gli cedette il comando della guida. Le piaceva addormentarsi mentre la calura riempiva l'abitacolo. Le sue cosce si bagnavano di sudore salmastro. Accadeva molto spesso che Lorenzo fermasse l'auto sotto un'ombra lungo il percorso. Si metteva lì a leggere un testo di informatica e aspettava che lei si svegliasse. Emma amava questa finzione della bella addormentata, a volte a sorpresa lo colpiva con uno schiaffo e gli diceva -lecca!-. Lui, posava lentamente il libro nel sedile posteriore, si metteva il collare di metallo, le poneva il guinzaglio, scendeva sotto di lei. Emma apriva le gambe tenendo serrato il collare quasi a soffocarlo finché non raggiungeva l'orgasmo, lo riempiva di sudore salato, di liquido viscoso e di urina. Stavano dirigendosi verso la parte atlantica di Costa Rica, avevano visitato le grandi foreste del pacifico, i parchi ed ora volevano buttarsi un po' nella mischia. Lorenzo disse: -Emma e se tu fossi zoppa?-
Antonella Valentini
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