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Autore: Ronald Arkham
Pillole di tenebre
Antologia Black Humor
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Pillole di tenebre
I brutali omicidi a Redmoon non avevano smorzato il divampante umore dei teenager locali.
Ogni importante città aveva la sua buona dose di violenza. L'arrivo del pazzo furioso, che stava mietendo anime da inizio anno, significava che Redmoon era pronta per fare il grande ingresso nella civiltà.
La cittadina presto sarebbe stata accostata alle grandi metropoli peccaminose.
Il Redmoon Journal, giornale locale che principalmente narrava di gattini scomparsi e buche stradali, l'aveva battezzato il Lupo Ariano.
Il folle si era guadagnato il nomignolo perché le sue vittime venivano trovate dilaniate a morsi.
Inoltre l'assassino firmava le sue scene del crimine con manciate di peluria chiara.
Aveva il ritmo di un delitto al mese e colpiva sempre durante il plenilunio.
Ogni mese la luna piena portava l'alta marea ed un corpo masticato.
Dopo il terzo omicidio il sindaco aveva caldamente suggerito di rimanere chiusi in casa durante il plenilunio. Il coprifuoco era opzionale per non turbare la libertà dei cittadini, essendo periodo di campagna elettorale.
Inoltre, anche se avesse voluto imporlo, non aveva abbastanza risorse. Parecchi agenti di polizia erano stati sospesi, dopo aver malmenato degli ospiti indesiderati che stavano disturbando la quiete della sonnolenta cittadina durante il capodanno. Ora il paese era vulnerabile a contorti individui che facevano il bagno nel sangue al chiaro di luna.
Il brufoloso astro celeste era sempre stato fonte di macabra ispirazione per le menti più avariate.
*
Il locale mensa dell'unica scuola superiore del paese era chiassoso e colorato. L'aria era turbata da un mosaico di odori di carne, ormoni e sudore.
La bella Lucy era seduta al tavolo insieme ai suoi soliti compagni Rudy e Chuck. Stava contemplando nel suo piatto un'insalata che pareva plastica aromatizzata. Sembrava una pianta finta tagliuzzata e condita con un po' di olio per motori. Decise che avrebbe saltato il pasto e cominciò impulsivamente a pettinarsi la morbida chioma bionda. Appena tornata a casa avrebbe compensato sorseggiando una bella centrifuga di frutta esotica.
Negli ultimi mesi era diventata molto attenta a quello che mangiava. Ogni boccone era segnato sul suo diario alimentare. Ogni alimento ingerito era preceduto da una ricerca accurata sul web.
Stava imparando le proprietà di ogni singola vitamina e sale minerale per progettare il modo per nutrirsi alla perfezione. Trattava il suo corpo come un'automobile da collezione. La sua più recente scoperta annunciava che lo zucchero era il peggior nemico dell'universo.
Non lo faceva per mantenere la sua impeccabile linea.
A differenza delle sue coetanee, che ad ogni sgarro guadagnavano un brufolo o un rotolino, lei aveva un metabolismo che bruciava come il motore del Titanic. Avrebbe potuto mangiare una gallina con le piume e sentirsi leggera come una nuvola.
Il problema erano i violenti bruciori di stomaco che da qualche tempo avevano iniziato ad affliggerla.
Durante alcuni giorni percepiva nella pancia una nave fatta di argilla che lottava contro feroci onde composte di ammoniaca.
Certe volte le fiamme che parevano corroderle gli organi non le davano tregua, lasciandola a malapena respirare.
Soprattutto quando, proprio come quel giorno, le sue ovaie erano in fermento.
Rudy masticava lentamente, non tanto per assaporare ogni molecola di quello stufato di dubbia qualità, ma per assicurarsi di non far uscire il pelo dalla camicia.
A causa di qualche squilibrio ormonale, il povero Ruby da quando aveva tredici anni lottava e perdeva la guerra perenne contro la peluria. Aveva usato rasoi, creme depilatorie, cerette, aveva pure provato a bruciarlo con l'accendino, ma il pelo aveva sempre vinto ogni singola battaglia.
Ogni mattina si radeva, non solo la barba, che col tempo era diventata talmente ispida da sembrare composta da stuzzicadenti, ma anche busto e braccia, tuttavia il pelo infame per l'ora di pranzo era già pronto per sbucare fuori dai vestiti e salutare il mondo. Si era abituato ad indossare camicie lunghe pure duranti le estati più torride.
La sua pelle era particolarmente fertile per quell'erbaccia nera.
Aveva scuri cappelli a caschetto e, nonostante l'acconciatura fosse ridicola per la sua età, non stava affatto male.
Rudy parlava sempre con tono malinconico come se fosse perennemente in lutto per tutti gli insetti che ogni secondo lasciavano questo mondo. Molti scommettevano che da grande avrebbe lavorato in un'impresa di pompe funebri.
- A chi toccherà stanotte? -
Sapevano benissimo a cosa si riferisse, ma nessuno gli rispose.
La luna piena stava arrivando a reclamare un'altra anima e il Lupo Ariano era il suo fedele maggiordomo.
Lucy era sprofondata nei suoi pensieri mentre Chuck aveva la faccia immersa nel piatto, pareva che stesse usando il naso come se fosse una proboscide.
Alla ragazza la sola vista della carne aveva iniziato a dare la nausea. Erano più di tre settimane che non ne mangiava neanche un boccone. In ogni bistecca vedeva occhi e lineamenti dell'animale da cui proveniva.
La settimana prima mentre la cuoca della scuola stava affettando il polpettone, in un momento di allucinazione, aveva visto su di esso una faccina che le faceva l'occhiolino.
Ciao carina! Dammi un bel morso affettuoso. Io sono qui per te.
Al ricordo la ragazza rabbrividì dal disgusto.
Chuck aveva sollevato il muso dal piatto e si stava pulendo rozzamente con un tovagliolo. Grumi marroni erano rimasti appiccicati al viso rendendolo simile ad una pizza ai wurstel.
- Cara Lucy, io non riesco capire come fai a non mangiare la carne. Il tuo gran cervelletto ha bisogno di nutrimento. -
- Cagati addosso, Chucky -
- Guarda là -
Chuck stava indicando sia con lo sguardo che con la lingua Beth.
Beth era sempre tra le TOP 5 nelle classifiche clandestine delle ragazze più appetitose della scuola.
- Non dirmi che non ti piacerebbe mordere quelle natiche? Io ci farei anche degli hamburger. -
Chuck finì il discorso ululando, ottenendo l'attenzione non solo di Beth, ma di molti ragazzi intenti a mandare giù gli insidiosi bocconi.
Lucy prese una manciata di quello che la mensa faceva passare per insalata e la ficcò nella cavità orale di Chuck per metterlo a tacere. Il ragazzo quasi si strozzò, continuando a ridacchiare come una iena in stato di ebrezza.
Chuck era un asino che non faceva neanche il minimo sforzo per occultare al mondo la sua natura da somaro. Era un gradino sopra ai Neanderthal. Alla sua morte, durante l'autopsia, l'avrebbero finalmente incoronato come l'anello mancante dell'evoluzione umana.
Spesso Lucy odiava sé stessa per non riuscire a liberarsi di lui.
Era perfettamente consapevole di che genere di bestia fosse, ma, per qualche mistero del cosmo, ne era calamitata ugualmente. Si infuriava spesso con lui, ma non riusciva a tenergli il muso per molto. Forse era per quel suo sorriso ipnotico o oppure per la sua chioma da cavallo.
Aveva scoperto di persona che la gente permetteva di tutto alle persone bionde.
- Piccola Lucy, stasera vieni alla festa, vero? Abbiamo preso la birra alla canapa che ti piace tanto. -
*
Avrebbe voluto spaccare il culo al folle verme che banchettava nelle notti di plenilunio.
Si era procurata anche un potente spray al peperoncino che teneva sempre a portata di mano. Se il Lupo si fosse avvicinato, lei gli avrebbe riempito ogni orifizio di gas urticante.
La merdaccia se la prendeva sempre con le ragazze, mai che se la prendesse con gli uomini. Era come se ritenesse la carne maschile abominevole e tossica.
Non vedeva l'ora di fargliela pagare.
Ma non quella notte.
Quanto la innervosiva il fatto che Chuck non avesse ancora capito che la birra alla canapa non le piaceva più da un pezzo.
In ogni caso niente party per lei, avrebbe recuperato il mese successivo.
Non voleva correre alcun rischio.
Non poteva morire proprio quella notte, voleva disperatamente sopravvivere per finire la sua opera.
Una volta conclusa avrebbe potuto festeggiare come se non ci fosse un domani e magari anche morire affrontando il Lupo.
Già leggeva nella sua mente i titoli dei giornali.
Il Lupo divora artista locale.
Giovane scultrice si sacrifica per sfamare un killer psicopatico.
Il pensiero di essere sepolta insieme alla sua creazione la riempì d'orgoglio.

Mentre la luna lampeggiava in cielo in cerca di qualcuno che rispondesse al suo sanguinario richiamo, Lucy era sul divano con sua mamma a guardare un vecchio film. Al posto di un cestello di popcorn condividevano una tazza di ciliegie.
Non le aveva mai parlato dei suoi problemi allo stomaco, non voleva darle pensieri, visto che era già costantemente preoccupata per lo zio Nathan. Il fratello di sua mamma da inizio anno vagabondava tra vari ospedali ,in cerca di una cura per un male sconosciuto che si era impadronito di lui.
Quando i protagonisti del film non parlavano, Lucy riusciva a sentire in lontananza il ritmo pulsante della festa sulla spiaggia, che martellava in tutta Redmoon come un battito cardiaco.
*
Nonostante la psicosi per gli omicidi irrisolti, i giovani avevano risposto organizzando una festa sulla spiaggia ogni notte di luna piena. L'obbiettivo era radunare il più alto numero di ragazzi possibile per poter eventualmente affrontare il killer senza problemi. Non avrebbe avuto speranza contro un'orda di teenager ubriachi.
La spiaggia di Redmoon non era una location per turisti, nessuno avrebbe mai osato pensare di farci una cartolina. L'aria puzzava di pesce e petrolio, mentre al posto di finissima sabbia dorata c'erano sassi e fanghiglia.
In un'altra epoca Redmoon era stata un'importante cittadella portuale. Secoli addietro, quando il mare strabordava di vita e pullulava di pesci di ogni colore. Ora restituiva saltuariamente solo pesci radioattivi con un occhio solo. Chi può sapere quali orrori il mare nasconde sotto le sue tonnellate di litri di acqua salata.
I giovani danzavano nell'orbita dell'antica statua di Vork.
Era l'eroe cittadino, famoso per aver salvato Redmood da un mostro marino che divorava i pescatori locali.
Le leggende sudano fascino, mentre la grezza verità è sempre noiosa e pungente.
Il “mostro” di Redmoon non era altro che un delfino, che con i denti cercava di trasportare a riva i pescatori ubriachi che cadevano nel mare.
L'animale non aveva mai ucciso nessuno, faceva solo da traghettatore dalle acque gelide alla riva.
Trovando i cadaveri con i colli masticati, i giornali avevano creato il mito di un mostro acquatico che succhiava il sangue dei pescatori per vendicare i propri fratelli defunti nelle reti da pesca.
Vork non aveva fatto altro che pescare il delfino, lasciarlo agonizzare sulla spiaggia e poi perforarlo con qualche coltellata.
I luna party erano sempre un successo.
Centinaia di braccia alzate a ritmo mostravano il dito medio al cielo completamente sgombro di nuvole, come se fossero scappate da Redmoon terrorizzate. Le stelle lampeggiavano come luci da discoteca.
Chuck ballava intontito con gli occhi chiusi e la lingua che pendeva come una molla fuori dalla bocca.
Teneva le braccia elevate al cielo come per chiedere alle stelle ulteriori energie e muoveva i piedi nel vuoto come se prendesse a calci dei topi invisibili.
Rudy era l'unico umano che non ballava.
Con il suo portamento da becchino buddista era in console a fare il DJ.
Grazie alle sue doti musicali centinaia di organi cardiaci pulsavano all'unisono seguendo il ritmo delle sue melodie.
*
Nel suo atroce incubo un braccio spettrale entrava nel suo stomaco attraverso la gola per succhiarle la vita.
L'arto fantasma rovistava dentro la sua pancia come in cerca di un tesoro perduto.
Lucy riuscì a svegliarsi dal sonno prima che lo spirito le asportasse l'anima.
Il dolore allo stomaco era lancinante, si sentiva come se le avessero sparato in pancia.
Era esterrefatta perché il giorno prima aveva mangiato solo frutta e un dolore del genere era ingiustificabile, forse era giunto il tempo di consultare un medico.
Uscì lentamente dalle coperte per sedersi con fatica sul bordo del letto.
I timidi raggi dell'alba filtravano loscamente dalle fessure delle tapparelle illuminando la camera che era permeata di un odore di carpaccio misto all'anice.
Lucy pensò che avesse nevicato all'interno della casa, poi mise a fuoco la vista e capì che la sua stanza era invasa da uno sciame di peli biondi.
Uno spasmo interno scosse la ragazza. La gola eruttò come un vulcano furibondo e la piccola Lucy riversò il contenuto del suo stomaco.
Buttò l'occhio sul tappeto dove tra i suoi succhi gastrici espulsi galleggiavano un dito smaltato ed un bulbo oculare.
Divorata dal terrore la ragazza rigurgitò ancora, riversando sul pavimento il capezzolo di una mammella masticata.

Ronald Arkham

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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