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Autore: Federico Saraò
L'Anonimato
Narrativa
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L'Anonimato
Quando mi tuffo, affondando lo sguardo nella vita, è importante tenere a mente che si parte dritti e si conclude dritti. Così, anche per le capovolte da dover affrontare, con stile, per un fine. L'unica cosa sicura a questo mondo, è la morte. Per tutto il resto, non esiste verità che non cambi in funzione di quanto tempo e quanta curiosità si usano quando si ha ogni significato tra le mani. Il grosso problema delle verità, però, non è tanto il cambiamento, né la rapidità di esso, quanto bensì la reale affidabilità, lo stile e l'eleganza con cui questa nuova verità viene affrontata. Molte persone, durante l'arco della loro giornata, si riempiono la testa di problemi inutili. Dalle più futili preoccupazioni alle più confusionarie e controverse scuse intellettuali a giustificazione di problemi irrazionali che non esistono nel creato.
Per cui, non ha molto senso chiedersi come mai di questi pensieri, in quanto, in un secolo di

comodità, è l'unica cosa scomoda di cui doversi occupare. Piuttosto, meglio chiedersi il perché crearsi tanti simili problemi ed andare a fondo in quelle vicende, ricordi ed insegnamenti scomodi che hanno influenzato la nostra qualità di pensiero, aggiornandoli sempre più ad una nuova forma di pensiero, così da raggiungere la perfezione delle comodità. Ciò non significa che dobbiate necessariamente fare la cosa giusta al momento giusto, bensì, che facciate la cosa adatta al momento migliore, per se stesso e per gli altri. Ma questa etica di buon gusto, non sempre coincide con un animo buono e misericordioso, entrando in conflitto con valori morali duri e rigidi di altri tempi ormai andati. Allora, il problema non è il come fare l'azione migliore per se e per gli altri ma, come fare a nascondere i propri interessi da quelli degli altri. Così, le verità stanno nascoste dietro delle maschere, etichette ed altra roba simile, solo ed esclusivamente per buon gusto di valori che continuano ad esistere, ma sulla teoria sono ancora troppo forti per far andare d'accordo un uomo con un altro. Questo è stato il cambiamento da una società chiusa a se stessa ad una basata sullo scambio interculturale ed intellettuale e ne sarebbe il principio fondamentale

per la ricerca di se stessi e l'ampliamento dei propri orizzonti se, e solo se, questi non fossero minacciati dalla fatuità dell'apparire, del vago e dell'immagine, sempre più rilevante rispetto al contenuto. Allora, la vista dell'uomo si abbassa e dalle stelle passa alle stalle. Dai vasti orizzonti di un cielo stellato si getta rompendosi la testa su d'un asfalto pietrificato. Allora, quali passi in avanti sono stati fatti in questi ultimi venti anni se non solo verso un dirupo? Nascondo l'idea del complotto in quanto superata e data per scontata, ma ciò che mi preoccupa non sono la quantità di persone che si arrendono al solo piacere che può dare il denaro, ma la quantità di persone che per esso vende anche i suoi momenti di relax. Per buon gusto dell'apparire corretti e normali in una società pazza e malata dove tutti hanno almeno un problema grave di debolezza e, chi non lo ha, è portato a sbagliare ed a crearselo.

Così, pensava una volta mentre mi trovavo tra le persone in ufficio. Sarà che fosse anche questo un problema inutile, ma ridere forzatamente di qualcosa che non fa ridere, non è per me buon gusto ma solo cordialità, e senza di questa ci sarebbe meno confusione e più cose autentiche per cui ridere.

Poi uscì per andare a mangiare.

Elogiare le persone per qualcosa di materiale è pura vanità. Quanto può servire per vivere al meglio la propria vita? Quanto può far sentir grato se stesso per questa esistenza e, per quanto tempo ancora?
E' così che va avanti l'industria, usando però un modello errato per affrontare i reali misteri di questa vita. Se l'economia non avesse un fine sarebbe solo soldi, il problema è che questo scopo è segreto a tutti quando, invece, se fosse a conoscenza di tutti, sarebbe non solo molto meglio, ma aumenterebbe l'interesse verso la vita di tutti. Se questo fine è nascosto, si presume sia a nostro danno, ma tutti confermano la verità che si ha sotto gli occhi, allora perché si continua imperterriti a sbagliare? Perché l'industria dell'economia non ascolta le persone ma solo il suo interesse. Così, se c'è da sacrificare 1000 persone per averne un ricavato di 2000, lo fa.
Così, il mondo, nel senso più generico possibile, sarebbe tiranno di se stesso per migliorarsi in qualcosa che nasconde a se stesso. Un po' come l'infezione di una ferita di cui non si vuol conoscere la cura, per paura. E tutto questo, spinge

le persone a raggiungere traguardi equi, vaghi ed apparenti, alzando il velo sulla realtà che per anni si è cercato di tirare giù, il tutto con un semplice click dal telefono cellulare.
Non conosco alcun tipo di meditazione migliore dello star fermi ad osservare un paesaggio, che sia il mare o la montagna, il fiume o il lungo prato.
Chissà che saggezza dovevano contenere i vecchi alberi, mi domando quando ne incontro uno nuovo, l'ennesimo, che tossisce frutti neri, perché parlandoci chiaramente, non sarebbe una verità.

Questo è un esempio di come osservava il personaggio senza nome le cose, le persone, i momenti.

Incontro una persona ad un bar. Parliamo del tempo, delle cause con l'avvocato, dei problemi con qualcuno, poi c'è ne andiamo via senza aver detto veramente qualcosa di noi a qualcuno.
Perché ciò che riguarda la società è menzogna. Questo non significa che non sia necessaria, ma che indica la grossa e spessa barriera che ha un essere umano con un altro, ed anche con se stesso, perché sa di imbrogliarsi. Incontrare un fratello, senza avere nulla da dirgli, è di questi tempi la

cosa più spontanea che può accadere, se non anche la più noiosa.
Così, passeggiavo fuori dal bar, tornavo a casa. Accendo la tv, cosa è la tv? Una scatola con del vuoto dentro, lo stesso che appartiene, secondo la mia ignoranza, allo spazio celeste. Una riproduzione su scala di immagini che non conosci la provenienza. Un mezzo di diffusione arrogante e presuntuoso che pretende di entrare nelle famiglie già cariche di problemi, con vorace appetito.

Così, si sfila la cravatta, si stende sul divano e si riposa.

Esistono tendenzialmente varie forme di rispetto, ma io ne identifico 3: il rispetto emotivo, il rispetto reale ed il rispetto gerarchico.

Così pensava mentre scriveva nuovamente la sera.

Il rispetto emotivo riguarda i valori reali d'amore, quelli che vanno oltre l'apparenza, oltre la parola ed oltre l'idea stessa di poter contenere qualcosa di non contenibile. Quindi apprezzo ciascuno per le scelte che fa, per ciò che fa, a dispetto di come viene pensato dagli altri. In questo li ammiro per coraggio e dedizione a se stessi.

Il rispetto reale riguarda la realtà dolorosa che essa rappresenta, con i suoi problemi e le sue angosce.

Il rispetto gerarchico è quanto viene dichiarato con la voce meno che con i fatti. E' tutto ciò che viene regalato all'aria, tutto ciò che viene messo su carta e tutto ciò che normalmente separa le persone invece che avvicinarle. In parole misere, è paura.
Fai affidamento solo su te stesso.

Così pensava mentre si trovava il giorno dopo sull'autobus.

Nessuno aiuta gli altri se non per una ragione, se è modo di fare, modo di essere, allora è un problema.

Ecco che improvvisamente un uomo si sedette fianco a lui. Era nero di pelle, un volto come gli altri e indossava un vestito come gli altri.
“E' libero?”, chiese con un sorriso sul volto.

Il nostro personaggio non ha gradito la sua vicinanza per un motivo banale e futile, così si alzò ed andò via pensando.

Il genere umano è tanto poco cordiale con se stesso da dimenticare le buone maniere, le cordialità e tutto ciò che fa mondano, diventando un mostro vorace di rapporti umani malati.

Dimenticando di esser sinceri agli altri come a se stessi, fanno buon viso e cattivo gioco, poi piangono la solitudine del rapporto col mondo. Ma del resto, se non sbagliassimo, saremmo portati a farlo. L'uomo deve andare oltre tutte queste cose che reputo banali cordialità, che poi è sempre per un interesse personale.

Federico Saraò

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