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Autore: Pietro Bertino
I libri di sabbia e di ghiaccio
Distopia Urban Fantasy
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I libri di sabbia e di ghiaccio
Art. 4 La legittima difesa è un obbligo e una necessità. Tutti i cittadini etnicamente puri hanno il diritto e il dovere di armarsi e difendersi dalle aggressioni degli impuri. La difesa può essere anche preventiva e l'eliminazione di un pericolo potenziale non è considerata reato.

(Codice penale della confederazione)

L'idea di dover fare qualcosa divenne un'ossessione nei giorni successivi. Ogni giorno si alzava convinto che sarebbe stato quello buono, quello in cui nella sua mente sarebbe nata l'idea vincente e ogni sera, andava a dormire consapevole che nulla era cambiato. Rilesse La notte d'un fiato, restandone sconvolto: era successo così, di nuovo, si erano consegnati nelle mani dei carnefici col sorriso sulle labbra e la fiducia degli stolti, avevano venduto le loro coscienze a un potere crudele e ottuso in cambio di una finta sicurezza, avevano scelto di non sapere e non vedere anche quando l'evidenza era sotto i loro occhi. Avevano rivisto i loro principi etici e costruito una nuova morale di comodo, che comprendeva l'omicidio impunito di bambini. Il potere non aveva avuto bisogno di imbavagliarli, era bastato fargli balenare il miraggio di una nuova età dell'oro, di un benessere futuro, insinuare l'idea che appartenevano a una razza superiore, che quel benessere gli era dovuto, e si erano incatenati da soli, come servi ubbidienti. Si erano venduti al peggior offerente. Negli ultimi giorni, erano state sottoposte al voto online una nuova serie di leggi restrittive che riguardavano il diritto di famiglia, la sessualità e la salute. Erano tutte passate con percentuali plebiscitarie. I figli diventavano proprietà del padre, che avrebbe avuto carta bianca nel decidere del loro futuro, le madri perdevano ogni diritto. La pena per l'omosessualità passava da sei neo<< anni a dieci e comprendeva una permanenza di almeno tre neo anni in una struttura di controllo della perversione, per avviare i soggetti alla rieducazione e alla cura di quella che era considerata una deviazione dalla natura. Chiunque fosse stato trovato in possesso di medicine con composti chimici non approvati dal consorzio degli erboristi, sarebbe stato immediatamente esiliato e costretto a lavorare a tempo indeterminato nelle discariche di rifiuti tossici al di là del grande muro. Era stato firmato un nuovo concordato con le mafie unite della confederazione del sud che contemplava scambi commerciali, depenalizzazione del traffico di esseri umani impuri, autorizzazione all'ingresso di capitali mafiosi nella sistema delle case del piacere, la depenalizzazione del pizzo, considerato un esempio virtuoso di difesa del territorio e intraprendenza commerciale. Per la prima volta da anni, prendeva coscienza del grande incubo in cui il paese era immerso e si domandava se fosse l'unico a farlo. Quella rassegna di infamia quotidiana avrebbe dovuto risultare insopportabile per chiunque fosse stato in grado di ragionare con la propria testa. Si chiese come gli altri risvegliati fossero venuti a patti con quella nuova consapevolezza o avessero accettato passivamente la loro sorte, dimenticando di nuovo, questa volta volontariamente, il passato. Una mattina, entrò nel tempio neocristiano vicino a casa. Venne accolto dalla solita musica soft e dalle luci colorate che riempivano la grande sala. Si avvicinò al sacerdote, lo stesso che aveva visto la volta precedente. Il sacerdote era di nuovo impegnato nella predica, di fronte a un gruppo di persone che lo ascoltavano come ipnotizzate.

<< È tempo di liberarci dai vincoli della morale, di comprendere che, per quanto apparentemente orribile, un atto commesso per il bene comune è un atto che deve essere lodato. La Chiesa neocristiana, affrancata dal comunismo dell'antipapa di Roma, può finalmente svolgere il proprio ruolo di ancella del governo e accompagnare i fedeli verso quel mondo perfetto che Dio e gli uomini che ci guidano contribuiranno a creare. Dio è con noi, la strada è segnata. >>

I fedeli annuirono convinti e, dopo aver cantato l'Inno dei signori della rete, lasciarono la sala. Marco aveva riconosciuto nel sacerdote uno dei clienti più assidui della casa di piacere che dirigeva. Si avvicinò e, prima di rivolgergli la parola, lo osservò bene in viso.

<< Posso rubarle qualche minuto? >>

Con un gesto ieratico, il sacerdote allargò le braccia.

<< Il mio tempo è il tuo tempo, fratello. >>

<< Lei era un sacerdote cristiano, vero? >>

Un lampo di sospetto passò nel suo sguardo.

<< Molti di noi lo erano, l'uomo deve passare attraverso la selva del peccato e dell'errore prima di ritrovare la Grazia divina. >>

<< Certo. Vorrei sapere come fa. >>

L'uomo lo fissò confuso.

<< Come fa a mentire sapendo di mentire, come fa ad usare la fede a cui ha consacrato la sua vita come un bieco strumento di propaganda. Questo luogo non ha nulla di sacro, non si avverte la presenza di Dio qui. Come fa sopportarlo? >>

L'uomo sembrò invecchiare di colpo, le spalle si ingobbirono e il volto perse per un attimo la sua espressività di plastica per mostrare i segni di un tormento interiore.

<< Non lo sopporto, fratello, non lo sopporto. >>

Disse distogliendo lo sguardo. Con un gesto inaspettato si voltò e sollevò la camicia fin sulle spalle. Marco trasalì: la schiena dell'uomo era segnata da numerose frustate che avevano creato un reticolo di cicatrici arrossate e gonfie. L'uomo si riassettò e si voltò di nuovo verso di lui.

<< Adesso ti prego di uscire, fratello, e di non tornare mai più. Ti auguro di trovare la pace che cerchi. >> Marco uscì, preda di pensieri sempre più cupi. Cominciava a trovare insopportabili i volti lascivi dei clienti, a provare inedita compassione per le ragazze che lavoravano al suo servizio. Non mancava, quando terminava il suo turno, di sincerarsi delle condizioni di tutte, di scambiare qualche parola con loro, di mostrarsi più umano di quelli che le usavano ogni giorno. Sapeva di essere un ipocrita, dal momento che su quell'ignobile mercato si basava il suo benessere economico e la sua posizione sociale, ma continuava a non sapere cosa fare per cambiare le cose.

Calipso tornò a farsi viva una notte.

Calipso: Ciao.

Eternauta: Ciao. È un bel po' che non ti fai sentire.

Calipso: lo so.

Eternauta: Posso chiederti perché?

Calipso: No.

Eternauta: ok.

Calipso: Hai riflettuto sulla mia domanda?

Eternauta: Sì.

Calipso......

Eternauta.....

Calipso: Allora? Che fai, mi tieni sulle spine?

Eternauta: un po' :- ))) Calipso: :- ))))) Eternauta: I ricordi sono tutto quello che abbiamo per definire noi stessi, per sapere chi siamo. Sono un frammento di storia personale inserito nel grande libro della storia universale.

Calipso.......

Eternauta: ?

Calipso: Mi hai stupita. È una risposta...profonda. Eternauta: È un complimento?

Calipso: Forse. Viviamo in tempi in cui essere profondi può diventare pericoloso. Se cominci a guardare il cielo, a vedere davvero cosa succede per le strade, rischi di fare pensieri pericolosi.

Eternauta: Non credi che, forse, avremmo il dovere di farli quei pensieri?

Calipso: Credo che avremmo avuto il dovere di farli molto tempo fa, quando non erano ancora proibiti.

Marco rifletté su quelle parole, che, di nuovo, non gli suonavano nuove, per buona parte della notte. Per la prima volta da molto tempo, sentiva di avere la possibilità di cambiare, di evolvere, senza restare immobilizzato nel ruolo che gli avevano assegnato. L'idea lo entusiasmava e lo terrorizzava a un tempo. Giacomo gli aveva procurato dei testi di informatica in inglese e scoprì di padroneggiare perfettamente quella lingua, nonostante l'insegnamento delle lingue straniere fosse stato proibito per legge da diversi anni: in un mondo perfetto non c'era bisogno di stimoli provenienti da altri paesi né di conoscere altre lingue, visto che i viaggi al di fuori dei confini erano riservati agli imprenditori e agli esponenti del governo. Scoprì di comprendere perfettamente le formule matematiche e di essere in grado di creare algoritmi e programmare, se solo avesse avuto gli strumenti per farlo. Non lo disse ad Aisha, che continuava a incontrare regolarmente, né a Giacomo: prima di mettersi al servizio di qualcuno, voleva illuminare gli angoli bui del suo passato. Troppe cose erano ancora avvolte nella nebbia. La mattina, i lampeggianti delle auto della milizia che sfrecciavano per le strade erano aumentati, così come i prelievi forzati di cittadini durante il giorno. Marco aveva visto portare via intere famiglie senza un motivo apparente. Il giornale parlava di movimenti clandestini finanziati da paesi stranieri che volevano rovesciare il governo, di cellule dormienti mescolate alla gente comune, invitava alla delazione e a girare armati, nessuno poteva sentirsi al sicuro. I controlli ai posti d'accesso alla città diventarono sempre più minuziosi. La polizia etica e la milizia compivano esecuzioni sommarie se anche in pieno giorno: tossici, senza tetto, malati di mente e impuri venivano eliminati con un silenzioso colpo alla testa sotto lo sguardo indifferente dei cittadini. Marco, nonostante la sua irrequietudine crescente, quando assisteva alle esecuzioni si limitava a cambiare strada, per vergognarsene una volta tornato a casa. Aveva smesso di affacciarsi alla finestra, al mattino, per timore di quello che avrebbe potuto vedere. Una volta alzò lo sguardo al cielo livido e malato, saturo di gas e fumi e comprese cosa voleva dire Calipso. Poi, una sera, vennero a prendere Lisa e cambiò tutto.

Chi commette un reato va punito secondo quanto stabilisce la legge, ma se chi commette un reato è parte integrante del sistema repressivo, la punizione non può limitarsi a quanto scritto nel codice: deve essere esemplare, dura, mirata non al recupero del reo, come sosteneva l'antica e inefficace giurisprudenza progressista, ma alla sua perenne umiliazione. Il Sistema non contempla traditori.

(Compendio di nuova giurisprudenza, A.V.)

Da qualche tempo Lisa era di cattivo umore: parlava poco, rispondeva a monosillabi, sembrava distante, immersa in pensieri che non condivideva. Sul lavoro indossava la solita maschera di efficienza, ma era come se qualcosa si fosse incrinato in lei e trasparisse, attraverso una crepa sottile, la luce cupa del dolore. Quando qualche cliente la richiedeva, si avviava verso la stanza a passi strascicati, senza nascondere quanto le pesasse rispondere a quelle richieste. Marco era a sua volta tormentato, non trovava le risposte ai suoi dubbi e passava le notti sperando, invano, che Calipso si facesse viva. I pranzi e le cene erano diventati l'incontro di due solitudini che non avevano nulla da dirsi. Ognuno era occupato a non farsi raggiungere dai propri fantasmi.

<< Sei così da quando abbiamo dormito insieme. >>

Le disse una sera a freddo, mentre cenavano. Lisa si fermò con la forchetta a mezz'aria.

<< Credevo non te ne fossi accorto. >>

Rispose senza nascondere la sorpresa.

<< Me ne sono accorto, invece. Ho fatto qualcosa che non dovevo? Se è così ti chiedo scusa, io... >>

Due grosse lacrime cominciarono a scorrerle sul viso.

<< Lisa... >>

Disse prendendole la mano. Lei scosse la testa.

<< Sai da quanto tempo non dormivo con un uomo così, solo perché lui aveva bisogno di me e io di lui per dimenticare lo schifo di mondo in cui viviamo? Anni, anni in cui sono stata solo usata. In certi momenti, la tenerezza può ucciderti. >>

Dopo quel breve scambio, per qualche giorno Lisa sembrò tornata alla sua consueta allegria e Marco pensò che le cose, tra loro, sarebbero tornate alla normalità. Ma si sbagliava. Quella sera Lisa era diversa. Col senno di poi, Marco pensò che sapesse cosa l'aspettava, che tutto fosse stato premeditato da tempo. Era tornato dalla biblioteca di Giacomo esaltato per la lettura di Walt Whitman: le parole del grande poeta, ufficialmente inserito negli autori proibiti a causa della sua omosessualità, trasudavano voglia di vita e libertà, erano un inno al coraggio di essere sé stessi e avevano provocato in lui uno stato di incontrollabile eccitazione. Lisa sembrava contagiata dal suo buon umore. Indossava, per la prima volta da molti giorni, una mise sensuale, una canottiera con una scollatura provocante, una gonna cortissima e stretta che non lasciava trasparire biancheria intima, si era anche truccata con cura. La cena era stata sana e deliziosa. Lisa era riuscita a procurarsi, attraverso il solito canale misterioso, una bottiglia di ottimo vino rosso e presto, forse influenzati dall'alcool, avevano cominciato a flirtare. Lei lo baciava, cercava la sua lingua e lui le carezzava i capelli e l'incavo del seno, sempre più frastornato dal vino e dal desiderio. 71

<< Non dirmi di no, non stasera, ti prego. >> Gli sussurrò accarezzandogli il viso.

<< Perché? Che succede stasera? >> Le chiese guardandola negli occhi. Lei trasalì e non rispose, continuando ad accarezzarlo.

<< Che succede stasera, Lisa? >> Disse Marco staccandosi. Lei lo fissò con i suoi grandi occhi scuri.

<< Qualcosa si spezza, qualcosa si unisce, niente è come sembra. >> Rispose stringendosi a lui e impedendogli di rispondere. La guardò negli occhi, poi le sollevò la canottiera e cominciò a baciarle i seni, lentamente, con cura, eccitato dai suoi capezzoli duri, dal suo desiderio che cresceva, consapevole che quella notte passata insieme aveva creato tra loro un legame. Sentiva che adesso poteva interagire con lei senza sensi di colpa. Il suono del campanello li colse tutte e due di sorpresa, Lisa impallidì.

<< Sono qui per me. Così presto... >> Mormorò guardandolo con gli occhi sbarrati per la paura.

<< Perché per te? Chi è qui? >> Chiese Marco confuso. Impugnò la pistola e guardò attraverso l'oculare: dietro la porta c'erano, in attesa, un ufficiale e due agenti della polizia etica. Aprì, sentendo i battiti del cuore aumentare, tenendo l'arma in mano. L'ufficiale gli fece il saluto d'ordinanza: come dirigente civile, a meno che non fossero venuti per lui, era un suo superiore.

<< Cittadino direttore Marco, sono il cittadino brigadiere Carlo, siamo qui per tradurre in tribunale Lisa Parodi. >> << Immagino abbiate un mandato. >> << Signorsì. >> << Posso vederlo? >> << Certamente, è un suo diritto. >>

Il brigadiere fece un cenno a uno dei suoi agenti che porse un foglio a Marco salutandolo militarmente. Era piegato in due, Marco lo aprì e cominciò a leggere. Man mano che procedeva nella lettura, impallidiva: le accuse mosse a Lisa erano molto pesanti.

...l'imputata Lisa Parodi ha intrattenuto rapporti confidenziali con alcune delle schiave sessuali che prestano servizio nella casa del piacere gialla, offrendo loro somme di denaro per il mantenimento dei figli violando gli articolo 9 e 12 del codice penale riguardante i rapporti interrazziali. Ha in più occasioni esternato la propria avversione per le politiche del governo mentre si intratteneva con i clienti, in violazione dell'articolo 3 del codice penale. Fa uso regolare di sostanze proibite acquistate illegalmente nel ghetto in violazione degli articoli 15, 21 e 23 del codice penale....

Marco fece una smorfia di disappunto, dopo aver terminato di leggere: erano accuse pesanti, reati che venivano sanzionati con pene severissime. La comparsa del cognome nel mandato di arresto significava la perdita dello status di cittadina pura. Lisa era ormai una reietta. La sentenza era già stata emessa prima del processo. Nella migliore delle ipotesi, sarebbe stata destinata a una rieducazione di lunga durata in una delle colonie penali oltre il Grande Muro. Un destino terribile. Porse il foglio al brigadiere.

<< Chiedo di conferire con la mia sottoposta per ottenere eventuali nuove informazioni e darle la possibilità di spiegare i motivi del comportamento criminale tenuto, a mia insaputa, sul luogo di lavoro. >>

Il giovane sottufficiale scattò sull'attenti.

<< È suo diritto, dirigente cittadino Marco, attendiamo fuori. Si prenda tutto il tempo necessario. >>

Lisa era in piedi, accanto al tavolo e lo osservava. La paura era scomparsa dal suo volto, sembrava tranquilla.

<< Non abbiamo molto tempo. >>

Gli disse avvicinandosi.

<< Per cosa? >> Chiese lui confuso.

<< Per questo. >> Rispose baciandolo. Fu un bacio lungo, intenso, disperato. Quando si staccò, aveva gli occhi colmi di lacrime.

<< Rieducazione oltre il muro? >> Chiese con un filo di voce.

<< Venduta. Forse se io scrivessi una lettera al giudice...>> Lei gli carezzò il viso, scuotendo la testa.

<< Sarebbe inutile. Sono spietati con i recidivi. >> Marco la guardò perplesso.

<< Chi sei veramente, Lisa? Che significa recidiva? >>< Lei distolse lo sguardo, scuotendo la testa.

<< Niente, niente che abbia importanza, ormai. >> Restò in silenzio per un lungo istante.

<< Chi mi ha tradita? >> Marco scrollò le spalle << Clienti, forse una delle ragazze, non so. >> Scosse la testa.

<< No, loro hanno paura, sono terrorizzate, non hanno colpa, non tradiscono: sopravvivono. Dev'essere qualcuno...un infiltrato. >> Si morse le labbra, come se si fosse fatta sfuggire qualcosa che non doveva.

<< Infiltrato? Infiltrato in cosa? >> Disse guardandola negli occhi. Le lo fissò per un instante che gli sembrò eterno.

<< Io sono morta, non voglio trascinarmi dietro nessuno. >> Disse in tono deciso.

<< Io non tradirò. Odio questa gente! >> << Davvero? Non li tradirai? >> << Te lo giuro. >> Lei esitò ancora un istante, poi annuì. 74

<< D'accordo. Bisogna che qualcuno li avverta, se il governo ha infiltrato una talpa, è la fine. Faccio parte di un movimento clandestino, il mio contatto è una schiava sessuale nera: bellissima, venticinque anni, il suo nome è Aisha. Va da lei appena possibile: dille che il sole tornerà a scaldare la nostra pelle, è la parola d'ordine, si fiderà di te. Falle sapere che c'è un infiltrato. Devi fare presto, loro sapranno come neutralizzarlo, almeno spero. >>

Marco era turbato. Stava intrattenendo rapporti con due sovversive, un reato per cui poteva essere condannato a morte. Quella era l'occasione che aspettava, l'occasione per cambiare le cose, ma adesso che era arrivato a quel punto, la paura lo paralizzava.

<< Conosco Aisha, è stata una mia allieva, nella mia vita precedente. Abbiamo parlato spesso, ultimamente. >>

Un lampo di stupore accese lo sguardo di Lisa.

<< Eri un professore...ecco perché quel tuo modo di esprimerti così ricercato...io ero sposata con un meridionale, avevo due figli. Dopo la costruzione del Muro, lui è stato rispedito nella sua terra con i bambini e io... ho cercato di sopravvivere. Ero un avvocato, scrivevo testi di giurisprudenza che venivano studiati all'università. Non mi occupavo di politica, vivevo la mia vita senza curarmi troppo degli altri, mi interessava solo il successo professionale. Per questo, quando le cose sono cambiate, ho accettato la proposta che mi hanno fatto e ho cominciato a lavorare per il governo. Pagavano bene, io non avevo idee politiche, mi sembrava stupido rinunciare a una opportunità. Ero convinta che fossero tutti uguali che uno valesse l'altro, ero perfino un po' razzista. Quando ho scoperto cosa stava succedendo, ho provato a ribellarmi. Sono stata scoperta e punita duramente. Ma non ho ancora pagato abbastanza. >>

<< Che significa? >>

<< Niente, non significa niente ormai. >>

Disse con un sorriso amaro. Si avvicinò a lui, guardandolo con occhi ardenti.

<< Prendimi, ti prego: prendimi adesso. È l'ultima occasione che ho per sentirmi viva, l'ultimo schiaffo che posso dare a questo potere cieco e senza pietà. Fammi godere, fammi sentire ancora desiderata. >>

Disse in tono supplichevole. Posò le labbra sulle sue, facendo scivolare la mano sulla cerniera dei jeans; lui non la fermò. Lei lo carezzò piano, a lungo, leccandogli il collo e gemendo di piacere mentre lui le scostava le mutandine. Quando la toccò tra le cosce, dovette trattenersi per non urlare. La prese contro il muro, sollevandole la gonna e penetrandola, mordendole i capezzoli, in preda a un'urgenza disperata, chiudendo gli occhi per non vedere il suo dolore, sentendo il suo respiro farsi sempre più affannato man mano che aumentava l'intensità dei colpi. Il piacere cominciò a salire in lei, inesorabile come una marea, per poi esplodere in un gemito strozzato, liberatorio, precedendo di poco il suo orgasmo. Restarono l'uno attaccato all'altra a lungo, senza fiato, senza guardarsi negli occhi.

<< Grazie, è stato bellissimo. >>

Sussurrò lei quando il suo respiro tornò normale.

<< Non posso permettere che mi cambino, Marco, e non sopporterei la tortura. Cerca di capirmi e perdonami. >>

<< Non hai nulla da farti perdonare. >>

Rispose. Lei gli diede un altro, intenso bacio, si riassettò e si avviò alla porta sorridendo.

<< Sì, invece. >>

Gli disse guardandolo negli occhi. Sembrava serena, non c'era traccia di rassegnazione nel suo sguardo. Avrebbe potuto impedire quello che accadde? Doveva capire? E se avesse capito, doveva fermarla? Sarebbe stato giusto? Domande che l'avrebbero tormentato a lungo, in seguito, destinate a restare senza risposta. Quando Marco aprì la porta, Lisa prese la pistola dalla fondina e sparò in fronte al brigadiere, freddandolo, poi se la puntò alla tempia, voltandosi verso di lui e sorridendogli:

<< Bastardo servo del potere! >> Gridò, prima di premere il grilletto.

Pietro Bertino

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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