Party Girl, Feste pericolose
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Le indagini del commissario Alex Draghi. Quelle sue feste scintillanti, abbaglianti, erano in me così vivide che ancora potevo sentire la musica e le risa tenui e incessanti provenire dal giardino, le macchine andare su e giù per il suo viale.
(Francis Scott Fitzgerald)
L'inferno lo conosceva molto bene e da troppo tempo. Anni di freddo, fame, materassi pidocchiosi, cartoni puzzolenti, notti in panchina in compagnia delle zanzare e un cielo nero, senza stelle, come tetto. Lo aveva visto negli occhi dei tossici che morivano di overdose in qualche angolo merdoso o in quelli di un compagno di strada che si lasciava afferrare dalla morsa infida del gelo. L'aveva scacciato con l'alcol e riabbracciato più e più volte, in un gioco di ruolo senza fine. Aveva smarrito la via del ritorno tante volte che gli restava a malapena la forza per portare avanti un giorno dietro all'altro. Aveva perso memoria di quel che era, e aveva fatto del suo essere invisibile la sua forza. In un dicembre gelido e piovoso si era illuso che la sorte una volta tanto avesse voluto sorridergli. Aveva scovato un posto da re, vicino a una villa di lusso, super moderna. Il gabbiotto lasciato dall'impresa costruttrice era stato, a suo parere, un vero e proprio colpo di fortuna. Con un paio di coperte recuperate alla Caritas e la sua sacca per cuscino si era creato una suite di tutto rispetto: un posto asciutto e abbastanza caldo dove passare la notte, extra inclusi. La prima volta, rovistando nel pattume, aveva recuperato un vassoio intero di tartine al salmone scozzese e caviale Beluga. Con qualche fondo di champagne e mezza bottiglia di single malt si era concesso il suo party personale. La musica cessava sempre alle prime luci dell'alba, ma arrivava ovattata dalla sua posizione e non gli dava noia. Subito dopo ragazze giovani e bellissime lasciavano la villa scarmigliate e barcollanti sui tacchi a spillo, stringendosi nei cappottini striminziti che lasciavano scoperte le gambe affusolate. Anche quella mattina piccole utilitarie e automobili di lusso erano scivolate via inghiottite dalla penombra, verso le palme e il mare ruggente che si intravvedeva in lontananza. Un'ombra sporca tra i rovi e la vegetazione fitta, due occhi cisposi in mezzo a un barbone sudicio e incolto. Camminava senza fretta, attendeva il momento giusto per cominciare a rovistare e placare lo stomaco in fiamme. Sperava di trovare vino e liquori, prima ancora del cibo. Lungo la strada solo un'altra ombra: un capriolo impaurito aveva zigzagato a precipizio sulle terrazze sottostanti. Ma ecco che l‘inferno lo chiamava nuovamente. L'immagine si fermò nelle sue retini come un maledetto pugno in faccia. Una maschera di sangue e trucco colato, i capelli lunghi appiccicati al cranio in grumi viscidi di materia cerebrale, mezzo volto privo di pelle, i muscoli e le ossa della mandibola e i denti scoperti dove sarebbe dovuta esserci la guancia. Il corpo nudo femminile vergato di sangue, lacerazioni e bruciature. Il seno abbondante pareva scavato da una parte e lasciava intravvedere metà cassa toracica fino al pube. Rimase scioccato per qualche istante, poi vomitò in un cespuglio, lo stomaco agitato come un mare in tempesta. Cercò un briciolo di lucidità nella sua mente vacillante e capì che l'unica cosa da fare era allontanarsi da lì, il più in fretta possibile. La ragazza era morta, molto più che morta! E lui... lui incarnava il sospettato ideale. Tornò alla baracca per recuperare la sacca e cominciò a correre con il diavolo alle spalle che sogghignava malignamente.
Nella stanza regnava il caos totale. Un guazzabuglio di jeans, vestiti, magliette, top luccicanti, giacchette con borchie e lustrini, gettato sul letto, sulle sedie o sul pavimento tra scarpe con il tacco vertiginoso e una gran varietà di stivaletti e sneaker. Dai cassetti pendevano calze, reggiseni, perizoma e tanga in pizzo, in un groviglio disordinato. Carola era intenta nella ricerca spasmodica di chissà cosa, all'interno di una borsetta minuscola ricoperta di strass. - Hai visto il mio eye-liner blu notte? Lo avevo appena comprato! - - Ti sta meglio quello verde smeraldo, è di là in bagno. E sbrigati, che siamo già in ritardo. - Rispose Erika rimirandosi di schiena nello specchio. La minigonna era abbastanza corta e tesa da evidenziare il suo prezioso lato b a pesca, frutto di mirati allenamenti. I lunghi capelli castano scuro avevano ancora bisogno di una passata di piastra, considerò. - Secondo te quanto tiriamo su stavolta? - - Il tipo ha detto centocinquanta, duecento. Poi dipende da noi... Spero di incontrare quella che organizza con gli arabi. Mi hanno detto cinquecento al giorno e soggiorno da sogno a Dubai! - - Ma sei sicura? Tutti quei soldi solo per fare immagine? - Carola arricciò il naso scettica. - Sì, se poi ti piace il tizio, non sono sempre vecchi, puoi tirar su anche cinquemila euro in una botta sola. Ma nessuno ti obbliga. - - Già... E tu lo faresti? Lo sai come si chiama? Prostituzione! - Asserì Carola, un lampo di disgusto negli occhi chiari. - Forse, ma di lusso, con tanti soldi, uno sfondo magnifico e totale sicurezza. I ricconi arabi sono molto attenti e in più nessuno lo verrà mai a sapere. Ci pensi? Estinguere il finanziamento della macchina, non avere problemi con l'affitto o le tasse dell'università. E comunque meglio gli arabi dei preti. - - Oh, lascia perdere questi discorsi. Personalmente preferirei un calciatore, ma per una storia seria, non queste schifezze. Ne ho notato uno proprio carino... Mi presti la giacca di pellicciotto? Vado a mettere in moto. - Concluse Carola scuotendo il carré biondo corto, le chiavi della Mini già in mano. La villa era nuova di zecca, immersa nel verde, tutta vetrate e travertino, con tanto di piscina e poolhouse, prati all'inglese curatissimi, siepi colorate, viali pavimentati in toni neutri ed enormi vasi fioriti. All'esterno non si intravvedeva personale di sicurezza, ma non significava che non ce ne fosse. Le due ragazze parcheggiarono e inviarono un sms con la frase concordata, al numero concordato. Sulla porta venne loro incontro un uomo corpulento in completo scuro, si fece consegnare il cellulare e le accompagnò all'interno. In una grande sala, su poltrone e divani, uomini e donne chiacchieravano tranquillamente, una quindicina in tutto. Le ragazze erano un po' più giovani, tra i venti e i trenta anni, gli uomini per la maggior parte non superavano di molto i quaranta. Notarono facce nuove e ne riconobbero altre familiari. C'erano drink e stuzzichini, mentre in una stanza a fianco, dove il via vai aumentava col passare dei minuti, un tavolo con mucchietti di coca, con tanto di schede telefoniche per stenderla e cannucce per sniffarla. Alcune ragazze esageravano, tanto che “l'uomo dell'ingresso” doveva frenarle. Carola ed Erika cominciarono a muoversi a ritmo della musica, sorseggiando una coppa di champagne. Ben presto furono approcciate e si persero di vista.
Solito squillo in piena fase REM. Non era mai riuscito ad abituarcisi del tutto. Si rivoltò nel letto, scontrando un gomito teso che spuntava dal cuscino. Un ammasso rossiccio fuoriusciva a malapena dal piumone avvoltolato. Draghi scavalcò l'ammasso e afferrò il cellulare che continuava a squillare impietoso. Sara brontolò infastidita. Aprì un occhio con rassegnazione e aria interrogativa. - Commissario, denuncia di scomparsa: una ragazza sparita nel nulla durante una festa. La denuncia è un po' prematura, ma l‘amica che ci ha contattato è veramente sconvolta e sicura che ci sia dietro qualcosa di grave. - - Pittaluga, e tu mi chiami a quest'ora per le supposizioni di una ragazzina isterica? Magari la donzella si è infrattata con il primo bullo di turno dai jeans sbrindellati e non gliene è fregato un... picchio di avvisare l'amica. Non potevi occupartene personalmente? - Sbraitò Draghi seccato. - Le ragazze presenziavano a uno di quei party proibiti... Pensavo che ti sarebbe interessato parlare con una testimone spontanea. - Nicchiò l'ispettore. - E si può sapere dove si è tenuto questo party? - Si ammorbidì leggermente il commissario. - La ragazza non ha ancora detto tutto. Penso che abbia paura di parlare. Chissà che con l'ispettrice capo Ardenghi non si apra. Sai com'è, tra donne... - Azzardò Pittaluga. - D'accordo, arriviamo. Ma se la ragazza ricompare, tu domani fai il doppio turno. - Concluse Draghi, acido. Sara si liberò del piumone con uno scatto fulmineo, già pronta a vestirsi e a mettere in moto le cellule grigie, lasciando al compagno i suoi tempi di ripresa. Draghi preparò in fretta una moka da quattro e solo dopo aver ingollato due tazze di caffè nero e amaro si decise a condividere i suoi pensieri. Porse un caffè zuccherato, con aggiunta di latte, a Sara e rivolse lo sguardo perplesso alla finestra e al buio ancora incombente. Le rughe sulla sua fronte si arricciarono, la mascella volitiva si fece ancor più dura e quadrata - Ragazza scomparsa, vogliono te. Sembra si trovasse a uno di quei party proibiti. Ho strapazzato un po' Pittaluga, ma effettivamente ci potrebbe essere del marcio. La droga in quegli ambienti non è un optional. -
Angelo Azzurro
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