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Autore: Anna Pulinaro
Oltre l'arcobaleno
Romanzo
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Oltre l'arcobaleno
Avevo poco più di dieci anni, quando vidi mio padre litigare furiosamente per la prima volta, con mia madre.
In un assolato pomeriggio di giugno, giocavo con i miei amici, quando sentii le urla di mia madre.
Senza pensarci troppo, lasciai i miei giochi per andare in suo soccorso, ma non appena la raggiunsi in cucina, capii che quel litigio aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri.
Accortasi della mia presenza, m'intimò di tornare fuori in cortile, ma non lo feci. Bensì mi nascosi in corridoio per ascoltare la loro lite, purtroppo, mi resi subito conto che forse avrei fatto meglio a ubbidire. Da quel giorno tutto cambiò, i litigi in casa divennero pura routine ed io imparai a ignorarli, ma quando mia sorella Adele decise di trasferirsi in un'altra città, per me divenne difficile vivere con i loro problemi.
Ero rimasto solo, e ogni volta che in casa si urlava, subivo i loro sguardi di rabbia e indifferenza, finché non decisero di separarsi.
Finalmente potevo andare a letto senza il timore di essere risvegliato dalle loro grida, ma purtroppo per quello che già avevo abbondantemente sopportato, sviluppai una personalità irosa la quale si è ripercossa su altre persone.
Mia madre non mi era certo d'aiuto, continuava a sminuirmi e a mettermi in competizione con Adele, che nel frattempo si era affermata come avvocato a Torino.
Malgrado provassi tanti di quei lavori pur di non sentire le sue umiliazioni, il suo atteggiamento non cambiava minimamente.
Ero stanco di sentirmi così, e non appena compii la maggiore età, saltai sul primo aereo per raggiungere mia sorella.
Da allora sono passati cinque anni e seppur io ce la metta tutta, sembra di non riuscire a combinare nulla di buono; almeno così dice Adele.
Come al solito; entra in camera mia mentre ancora dormo.
<>Urlo non appena il sole si affaccia nella stanza sfiorandomi il viso; e lei fregandosene dei miei lamenti, spalanca completamente la finestra.
<>Grido coprendomi gli occhi. <>La voce stridula che ha m'innervosisce, le lancio la prima cosa che ho a tiro, ma prontamente la schiva uscendo.
Furioso mi alzo dal letto, ma scendo in cucina dopo un quarto d'ora per indispettirla.
La osservo mentre si muove tra i fornelli con frenesia, mi accomodo a tavola mentre lei mi guarda torva, sicuramente a causa del mio aspetto ancora assonato. <>Domando infastidito dalle sue occhiate.
<>Dice con tono esplicitamente da rimprovero.
<>Ribatto canzonatorio con l'intenzione di provocarla, e dalla faccia che ha suppongo di esserci riuscito.
Inaspettatamente sbatte le mani sul tavolo e mi guarda dritto negli occhi. <Sei arrivato qua cinque anni fa con il tuo bagaglio carico di presupposti, mi hai riempito la testa con le tue illusioni e i tuoi progetti che non hai mai messo in pratica.
Io ho bisogno di vivere la mia vita, e condividere questa casa con Davide ma>>
A quel punto non voglio più ascoltarla, mi alzo e mi dirigo alla porta per respirare aria pulita.
<>Grida afferrandomi per il braccio.
<>Ringhio mettendomi il berretto, e con uno strattone mi libero della sua presa.
<>Dice con la speranza di discolparsi, ma sono troppo arrabbiato, e considero che sia meglio uscire.
<< Credi che sia tanto stupido? Ho ricevuto il messaggio e presto troverò una soluzione, così tu potrai finalmente vivere la tua vita senza preoccupazioni.>> Detto ciò esco rapido senza darle il tempo di contrattaccare, e mi dirigo nell'unico posto che possa smaltire la mia rabbia.
<> Esclama Nico mentre fatica a tenermi il sacco da boxe.
<>Ringhio tirando un gancio potente.
<>A questa riflessione abbasso i guantoni e scoppio a ridere.
<>
<>
Sollevo un sopracciglio contrariato dalle sue parole, poi torno a picchiare il povero sacco.
Ho conosciuto Nico da Matteo; il proprietario del ristorante, dove lavoriamo da tre anni.
Seppur io abbia un carattere complesso, lui si è sempre mostrato paziente, e questo ha fatto sì che diventassimo ottimi amici.
<>Confermo tra un dritto e un rovescio.
<Ovviamente si riferisce a mia sorella, da quando l'ha conosciuta, le ha subito affibbiato questo nomignolo, riferendosi alla protagonista del film “Soldato Jane”.
<>Rispondo adirato abbassando i guantoni.
<Sinceramente, non so come fai a vivere con Adele se è davvero così opprimente>>La sua sincerità mi fa sorridere.
<Anche se a volte credo che abbia ragione, sono troppo presuntuoso da ammetterlo.>>
<>Scoppio a ridere e sono grato per la sua autentica amicizia.
<>Chiede vedendomi indossare la felpa.
<>Ma Nico solleva le spalle contrariato.
<>Sbuffo rassegnato per quell'informazione.
<>Dico raccogliendo il mio asciugamano deciso ad andarmene. <>,mi raccomanda prima di salutarmi; così mi avvio all'uscita, e come aveva annunciato il mio amico, m'imbatto nel temporale.
Non ho alternativa visto che voglio tornare a casa, così mi alzo il cappuccio della felpa e comincio a correre. In un attimo sono inzuppato fino alle ossa, ma mi sento stranamente a mio agio, continuo con il capo chino rilassando completamente la mente, finché qualcosa interrompe bruscamente la mia corsa.
<>Esclamo frastornato, mi sono scontrato con qualcuno. Alzo il cappuccio e mi ritrovo una ragazza davanti con un impermeabile rosso, ha anche lei il cappuccio che quasi le copre gli occhi, e un cane al guinzaglio.
<>Dice mortificata, ma la osservo con poca attenzione perché non ho tempo da perdere. Improvvisamente il cane comincia ad abbaiarmi contro.
<< Ehi tieni a bada quel cane! E guarda, dove metti i piedi la prossima volta.>>Scanso con attenzione la belva e riprendo la mia corsa.
“ La pioggia può far dimenticare cosa abbiamo scoperto, e ciò ci sorprenderà a ogni cambiamento”
<>Esclama la mamma non appena entro in casa.
<>Tento di rassicurarla e mi libero del mio impermeabile.
<>So che non dovrei farlo, ma mi viene da ridere mentre la mamma sbuffa sonoramente. <Andiamo che ti preparo un bagno caldo.>>La seguo senza aggiungere altro, ho proprio bisogno di un bagno; sono infreddolita.
Nella stanza c'è un tepore che mi allieta subito, Akira mi segue e si accuccia nel suo solito angolino.
<>Dico mentre tento di scollarmi i jeans bagnati di dosso.
<>La sua risposta mi stupisce. <>Chiedo delusa, lei mi prende le mani e capisco che sta per dirmi qualcosa d'importante.
<>Dalla sua voce traspare emozione, ma non capisco cosa ci sia di speciale oggi.
<> Lei mi sposta i capelli bagnati dal viso e con il tono più dolce che ci sia mi dice: <>In un attimo la mia mente ripercorre gli anni di studio, la difficoltà per raggiungere la laurea e tutti i sacrifici fatti.
Il sangue lascia posto all'euforia che esplode dentro di me facendomi emettere un urlo che spaventa tanto Akira da farla abbaiare.
<>Dico con estrema gioia, mi stringe tra le braccia e sento le sue lacrime di felicità.     

CAPITOLO 2
” Ogni giorno avrà qualcosa di eccezionale, ma per qualcuno sarà l'esatto opposto”. Nathan*

Sono arrivato a casa, completamente fradicio. Per fortuna noto che Adele non c'è.
Mi spoglio prima di arrivare in camera mia, ma nel corridoio m'imbatto in quel damerino del suo ragazzo.
<> Sbuffo alla sua vista, la giornata non poteva andarmi peggio. <> Rispondo frettolosamente senza nemmeno guardarlo e mi dirigo verso la mia camera.
<>Davide non lo sa, ma ha appena attivato il tasto del mio autocontrollo.
Mi sforzo nel trattenermi mentre mi volto, e vedo un manichino nel suo impeccabile completo da avvocato che mi osserva dall'alto in basso.
<Sai... penso che tu, non abbia ancora capito che ruolo hai nella vita di mia sorella.>> Anche se sembra che sia riuscito a trattenere la mia ira, sento tutto il mio corpo vibrare e nel guardare il viso di Davide credo di aver attivato anche la sua rabbia.
A un passo della mia faccia, mi rendo conto che è più alto di me, ma non sono per niente intimorito dal suo atteggiamento.
<>Lascia il discorso sospeso come un codardo.
<>Rispondo con un sorriso istigante, e mi volto perché non ho più voglia di ascoltarlo.
Proprio in quel momento mi afferra la spalla, nel girarmi gli mollo un pugno sul naso che sanguina subito.
Ecco ci risiamo, anche stasera farò tardi al lavoro.
                                 ~   ~    ~
Parcheggio la mia jeep con una manovra da ritiro della patente, sono a venti minuti di ritardo.
Passo dal retro e mi cambio rapidamente nel bagno, quando entro in cucina vedo Nico avvicinarsi con una faccia indecifrabile.
<>E proprio mentre sto per dargli le mie spiegazioni, entra il boss.
<>Il tono ampiamente alto della sua voce mi fa sollevare le spalle, e il fatto che mi abbia chiamato con il mio nome per intero, mi conferma la brutta sensazione che ho.
Mi volto e incrocio i suoi occhi; è incazzato nero.
<< Matteo fammi spiegare...>> ma interrompe il mio inutile tentativo di giustificazione.
<Sai che giorno è?>>Domanda improvvisamente.
<>, rispondo confuso per quella domanda.
<>Esclama posandomi una mano pesante sulla spalla, poi esce dalla cucina lasciando tutti basiti. <>Sorrido e indosso la mia bandana rossa.
<>Dico sorridente e soddisfatto. Nico quasi si strozza con le risate, e con eloquenti movenze stupide, ci dirigiamo alle nostre postazioni.
Il locale è molto frequentato, e il venerdì c'è spesso il delirio, così mentre siamo intenti a preparare le portate, entra Matteo e mi punta un dito in faccia. <>Tutto lo staff sembra pietrificarsi, e smette di lavorare per guardarmi. Forse perché in questo momento, ho una faccia da ebete mentre fulmino il boss contrariato.
<>Provo a ripetere, ma lui continua a guardarmi con un'aria impassibile.
<< Be' da stasera lo sarà! Datti una sistemata e vai in sala! >>E con la stessa rapidità di com'è entrato, lascia la cucina.
Guardo rapidamente Nico che sembra perplesso quanto me.
Con molta rabbia mi sfilo la bandana e la lancio sul banco, dove stavo lavorando. Rassegnato, cerco di darmi un contegno e vado in sala.
Mi ci vuole poco per comprendere l'umore del capo, il ristorante è pieno come un uovo, e l'assenza di due camerieri si nota.
<>Il commento alle mie spalle mi manda su tutte le furie.
È quell'imbecille di Boris che attende la sua occasione per litigare.
<>Ringhio a denti stretti passandogli accanto, ma si mette dinanzi con aria di sfida.
<>E proprio in quell'istante che sto per tirargli un pugno, vedo materializzare Matteo alle sue spalle.
<>Dico lasciandolo solo con il suo stupido ego.
Quando si cambia città, la cosa più difficile è integrarsi con nuove persone, e con il carattere che mi ritrovo, diventa un'impresa epica farsi degli amici.
Dal primo giorno che ho messo piede al Manitù, ho capito che Boris ed io non lo saremmo mai diventati, soprattutto perché ha sempre creduto che il capo facesse dei favoritismi nei miei confronti.
Dopo questa sera posso esserne certo che si è sempre sbagliato.
Le gambe sembrano vogliono abbandonarmi dopo l'ennesimo piatto che servo, e la serata sembra non finire mai.
Esausto vado verso un tavolo di sei ragazzi, ma i miei occhi sono attirati da due commensali più dietro.
Una donna molto bella, con i capelli biondi raccolti da uno chignon elegante, sorride a una ragazza che ha accanto.
Ha degli occhi notevolmente verdi come quelli di un gatto, i capelli sono castani e lunghi appoggiati sulle spalle e...un sorriso che ti stende solo

Anna Pulinaro

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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