Adesso si era denudata, tenendosi solo il reggicalze, esibendo per un istante il suo corpo asciutto e vibrante, prima di avvolgerlo nello scialle. Il candore delle calze, in un magico connubio di pizzo nero, creava una visione eccitante e voluttuosa. Nessun tessuto sa essere intrigante e irresistibile quanto il pizzo, che vela e svela quelle forme nel pieno rigoglio della loro femminilità. Fabrizio osservava con sguardo estuoso la dolce curva dei suoi fianchi, la perfetta linea del corpo, le morbide curve delle spalle, la solidità dei seni acuti che sobbalzavano flessibili nella danza... eppure, quella giovane donna, esposta dinanzi alla sua proverbiale esperienza, gli appariva di colpo fragile e indifesa... senonché, quasi a voler scacciare dall'animo quella nota di tenerezza, fu proprio nell'eccessiva disinvoltura che lei mostrava danzando, che individuò il cavillo, affinché prevalesse in lui la forte indole maschilista. Alzandosi, si avvicinò a lei con passo risoluto e sguardo temerario. Guardandola dritta negli occhi, le posò le mani sui fianchi, percorrendoli in su e giù con carezze fruscianti, per poi cingerla in un abbraccio perdifiato, sigillandole la bocca in un bacio interminabile. Françoise sentì sommergersi in una lenta ma intensa cascata di emozioni: un intricato miscuglio di inimmaginabili sensazioni la invase. Lui la stringeva forte, tenendole il capo reclinato sulla spalla, continuando a esplorarla con mano così esperta da farla fremere. Lei emise un suono flebile di pura beatitudine. Avvertiva l'estumescenza di lui pressarle prepotentemente sul ventre. Sapeva di averne sollecitato l'appetenza, e constatandone l'ardore che lo animava si ritenne soddisfatta del risultato sin lì ottenuto. Le mani di lui scivolavano leggere e instancabili su quei fianchi snelli e voluttuosi. Gli occhi semichiusi, a gustare il sapore dell'ebbrezza, e l'arrendevolezza di lei, lo rendevano forte, travolgente, passionale. Lei, consapevole di non poter mai più rivivere simili emozioni, si abbandonò serenamente tra le sue braccia sospirando, gemendo... Al ché lui, ebbro del lievissimo profumo esalato dalla sua pelle, la sollevò di peso, spostandola di qualche passo per la stanza, per deporla infine supina, su una scura e massiccia cassapanca a ridosso della parete. Dopo si denudò, iniziando a baciarle il corpo, soffermandosi sui seni che colse come due frutti appetitosi... - Oh, amore! - disse lei con un filo di voce, labbra ansiose ed occhi animati d'una luce di fuoco. - Quanto ti amo! - soggiunse, a guisa di un tenero sussurrio. - Sei davvero uno schianto, cherì! - esclamò lui con minor solennità, non appena l'ebbe liberata dello scialle, che gettò nell'aria e che volteggiò un poco prima di toccare il suolo. Dopo anni di sesso fatto meccanicamente, era la prima volta che vibrava di autentico amore, e l'idea di potersi allietare con lei lo riempiva d'una felicità inaspettata. Seguitava a carezzarla ininterrottamente, indugiando là dove sentiva fremerla di più. Si era messo a trastullarsi coi nastri elastici che le sorreggevano le calze, divertendosi ad attorcigliarseli tra le dita per farli tendere di più. Lei giaceva vibrante, passionale, osservando il suo amante col volto sfavillante beatitudine. La mente, sopraffatta dal flusso dell'eccitazione, viaggiava libera sulla carreggiata preferenziale dell'irreale. Fuori era ripreso a piovere, e il crepitio delle gocce cadenzava i loro respiri affannosi. Lasciandosi guidare, lui conquistò il suo nido. E benché lei lo aiutasse, parve incontrare difficoltà a penetrarla. Raramente gli era capitata una simile défaillance! Ebbe allora una intuizione, e volgendo gli occhi su di lei, comprese dal suo sguardo sfuggente che quella doveva essere la sua prima volta. - Non l'hai mai fatto? - le chiese, con espressione sconcertata. - No, è la prima volta... - disse lei, con voce implicante una nota di timore. La pioggia tintinnava sui vetri appannati, mentre il rumore sordo d'una sirena lacerava l'aria. Fabrizio interruppe di colpo quanto stava facendo, e aggrottando la fronte, ebbe una riflessione. Forse una volta, probabilmente fino agli anni sessanta o settanta, la verginità aveva ancora il senso e la gioia di dare al coniuge la primizia dell'offerta sessuale, ma allo stato attuale, in un gigantesco tourbillon di emozioni e sensazioni della vita moderna, tale virtù è da considerare qualcosa di assolutamente anacronistico. - Perché non mi hai detto di essere vergine? - le chiese dunque, con voce greve, sentendosi come preso in giro. - Pensavi che non me ne sarei accorto? O hai creduto possibile che fossi disponibile alla tua iniziazione? Stupida ragazzina! - soggiunse corrosivo, scostandosi da lei, come se ne fosse svilito il suo onore. - No, resta, ti prego! - lo supplicò lei, affranta. Tutto ad un tratto stava sfumando l'illusione che potesse avverarsi il sogno più bello della sua vita. Delle lacrime cominciarono a salirle agli occhi. - Vai fino in fondo, ti prego! - proseguì, con una nota di pudore. Mai nella vita si era sottomessa a tal punto, ma il crescente desiderio di lui superava di gran lunga il suo forte orgoglio. E nonostante avesse fallito nell'essersi spacciata per donna di mondo, in quel preciso istante capì che il sesso andava con l'anima ed il corpo le obbediva. Sapeva di donne che tornavano alla castità dopo una o più disillusioni amorose, o di ragazze che rinviavano il momento della fatidica prima volta aspettando di trovare l'uomo degno della loro anima... lui, pur non avendo quei tratti caratteriali che la rassicurassero, aveva qualcosa in più, specie quando la osservava con quei suoi occhi assassini... sapeva di amarlo e d'essere pronta a donargli incondizionatamente tutto il suo essere... - Vestiti e vattene - disse invece lui spietato, accingendosi a raccogliere gli indumenti sparsi in terra. - Perché debbo andarmene? - chiese lei trepidante. - Sono venuta per fare l'amore con te - soggiunse, con occhi reclinati, le guance accese dal rossore. - L'amore con me? Ma guarda un po'! Sei proprio una sfacciata, sai? Come se fossi disponibile a chiavarmi la prima ingenua che mi telefona... sei solo una stupida! - l'ammonì con durezza. - Pensavo di piacerti - replicò lei avvilita. - Cosa c'è che non va in me? - ribatté, osservandolo mentre si rivestiva. - Non sarò certo io a renderti donna! - incalzò lui spavaldo, ostentando una padronanza che lo rendeva cinico e graffiante. Françoise alzò il mento e aggrottò la fronte. - Ti senti forte, eh?! Un vero uomo, eh?! Bene! Sappi allora, che sono pronta a pagarti, come è giusto che sia! Avanti, fammi vedere che maschio sei! - lo sfidò in un rigurgito di rabbia, chinandosi a raccogliere la borsetta da terra, dalla quale estrasse un mazzetto di banconote. - Sono tuoi, prendili! - disse risoluta, gettandoglieli addosso. - Non voglio i tuoi soldi. Vestiti e vattene! - ribatté lui sprezzante, rivolgendole uno sguardo di ghiaccio. - Se lo fai per denaro non vedo perché non dovresti accettare il mio. Qual è la tua parcella? - chiese lei sarcastica, in un anelito di orgoglio, attendendo che lui si chinasse a prendere le banconote sparse in terra. Ma lui non lo fece. - Forse, non mi sono spiegato! - disse ancora più minaccioso, avvicinandolesi. - Raccogli i tuoi indumenti e vattene! Non ho alcuna intenzione di ripetertelo! - rimarcò duramente, afferrandole violentemente un braccio, tanto da farle male... ora sì, che riconosceva la bestia selvaggia che lo tormentava! Ma Françoise, in virtù d'una imperdonabile ragione che muove l'animo degli innamorati, persistette. - Devo proprio andar via? - gli chiese sommessamente, con occhi lucidi, il volto rigato di lacrime... - Sì, devi andartene! - fece lui glaciale. Non avendo scelta, lei cominciò a rivestirsi, mentre lui attendeva ritto a braccia conserte. Fatto ciò, prese la direzione dell'uscio, passandogli accanto senza degnarlo d'una occhiata. Lui aveva aperto la porta e parve non aspettare altro che di vederla scomparire nell'ascensore, per dirle un'ultima cosa. - Ehi, aspetta! - la chiamò, prima che le ante si chiudessero. - Sì! - esclamò lei timidamente, affacciandosi appena, sperando in un suo possibile ripensamento... - Hai dimenticato qualcosa - disse lui, rivolgendole uno sguardo di spietata indifferenza. - Questo è tuo - soggiunse cinicamente, porgendole l'ombrello. - Ah sì, grazie... - fece lei con voce rotta dall'emozione, spegnendo sul nascere un'espressione di gioia. Un ulteriore sguardo su di lui, poi... sarebbe sparita definitivamente dalla sua vista.
Luciano Vecchi
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