Il percorso di vita di Gianluca è stato carico di ostacoli e di incresciose situazioni che lo hanno tormentato fino al punto di essere abbandonato sul ciglio della strada. Ogni giorno, nel cuor dell'inverno doveva fare i conti con le gelide temperature, ritrovandosi a Bologna a dormire da semplice accattone sotto uno dei porticati della Galleria San Petronio. Non pretendeva nulla da nessuno, ma i suoi sguardi e la sua affabilità, sapevano catturare il cuore di tante persone che gli venivano incontro con diverse forme di aiuto. Certamente non tutti lo guardavano di buon occhio anzi, spesso si ritrovava in situazioni dove il disprezzo e l'umiliazione lo colpivano come se fossero delle vere e proprie frustate. Era abituato alle sofferenze, ma una cosa lo contraddistingueva dal resto delle persone che si trovavano nelle sue stesse condizioni, lui viveva mano nella mano con la poesia; con i suoi versi dava alla luce specchi d'anima, brezze matutine, le sfumature che creavano la luce dei tramonti, i dialoghi che costruiva con la sua interiorità; inoltre cercava di scalciare quelle lacrime di amarezza che gli impedivano di vedere il lato positivo della vita. Lui agli occhi di tutti era un mendicante, un barbone, un buono a nulla, ma poche persone e a sorpresa alcuni bambini, avevano scoperto che indossava solo una maschera per nascondere la sua vera personalità, e per ripararsi dalle aggressioni fisiche e psicologiche alle quali era stato sottoposto sin da piccolo. Quando poi trovava le persone giuste, si apriva al dialogo e interagiva molto volentieri guardando dritto negli occhi i suoi interlocutori, facendo a loro il dono dell'intensità di quella poesia che solo lui possedeva nonostante si celasse l'incertezza di un destino vago o addirittura inesistente. Dalla mattina alla sera faceva molte riflessioni che lo portavano a scrivere tanti pensieri e tante poesie; dedicava poesie a chi lo faceva sentire un essere importante, ma anche alla memoria dei suoi cari e quella ragazza misteriosa dei lunghi capelli castani che lo aveva fatto innamorare perdutamente. Gianluca non aveva la certezza di poter conquistare il cuore di quella giovane donna, ma soprattutto non sapeva se avrebbe vinto lui la lotta per la sopravvivenza dettata dalla povertà e dalle cattive condizioni fisiche alle quali era sottoposto quotidianamente. Viveva da poeta abbandonato e con l'anima fuggittiva ma non demordeva e nonostante tutto, aveva il dono di saper donare con saggezza il meglio di sé stesso in ogni circostanza. Sosteneva spesso: -Per essere felici non serve ostentare superiorità e vantarsi di possedere abbondanti beni materiali, serve avere un cuore e un'anima dove potersi rispecchiare ed essere d'esempio per le generazioni del futuro. Era il periodo natalizio, e durante una delle sue camminate verso il centro di Piazza Maggiore, si fermò raccogliendosi in preghiera davanti a una chiesa. Andando avanti nel suo percorso giunse ad un angolo della Piazza dove trovò una caratteristica e significativa raffigurazione di un presepe vivente che ogni anno veniva allestito dai volontari della parrocchia. In quel momento si concentrò per sentirsi parte anche lui, con l'unico ruolo che sarebbe stato in grado di interpretare, un umile pastore che portava a pascolare i suoi versi e caricava sulle spalle gerle di pura poesia. Passava il suo tempo cercando di arrivare costantemente agli enigmi sociali che erano basati solo da privazioni, castighi e tormenti. La vita stessa gli impediva di espandere quelle rime tra la gente, soprattutto dal periodo in cui i suoi genitori adottivi lo avevano prelevato da un orfanotrofio di Pavia e una volta maggiorenne e derubato dall'eredità di suo padre quando lui era ancora un bambino, gli avevano voltato le spalle cacciandolo fuori dal loro appartamento. Gianluca si sentì anche privato del suo spirito letterario, da questo punto di vista in tanti lo avevano capito, tranne le persone che dovevano essere due genitori del cuore, e le donne che nella vita privata aveva pensato veramente di amare, a partire dalla sua ex moglie. Si ritrova spesso in situazioni di dialogo con persone di cui fece conoscenza, soprattutto durante i suoi viaggi in treno mentre cercava il tepore di un ambiente per ripararsi dalle rigide inclemenze del tempo, e cercando il calore umano che aveva perso da quando era stato rifiutato dalla sua stessa famiglia. A volte i miracoli non sono i fatti tangibili, ma si verificano con la presenza delle persone giuste che entrano nella nostra vita nei momenti in cui abbiamo più bisogno. Con i suoi pensieri e attraverso i suoi racconti, i suoi appunti e le sue poesie, cercava di avviare un inizio per lui abbastanza confuso per svelare i segreti nascosti che tanto male gli facevano, come le discriminazioni e le pessanti e ingiustificate affermazioni da chi si credeva superiore ad esso. Rifletteva spesso sul fatto che i piacevoli avvenimenti del passato non tornano indietro, ma il sole rispecchia ogni giorno, anche quando è nascosto dalle nuvole, la luce buona della speranza e della caparbietà. Se solo si potessero vedere in anteprima le nostre vittorie, non ci sarebbe spazio per le lamentele nell'essersi inciampati, perché le escoriazioni passerebbero in secondo grado, facendoci riflettere sul fatto che milioni di persone comunque vivono in condizioni peggiori della nostra. In questi anni di solitudine continuava a vedere e a sentire i tasti della sua vecchia macchina da scrivere mentre trascorreva intere giornate a cercare il suo mondo fatto di metafore, etimologie, punteggiatura e tante maiuscole per mettere in evidenza le parole veramente importanti per la sopravvivenza con il nulla che possedeva. Arrivando a toccare con mano l'esasperazione, più volte tentò anche il sucidio in modo che le persone che lo avevano tradito e umiliato con gesti, fatti e parole, si fossero accorte del male che gli avevano inflitto, e portassero sulla sua coscienza in vita e dopo la morte, il peso della scomparsa di un giovane essere umano umile e servizievole che nella vita non pretendeva nulla, ma avrebbe tanto voluto essere amato. Ebbe a che fare con persone comuni, bambini, anziani, forze dell'ordine, personale ospedaliero, capotreni, ecc. ma nel suo cuore restava sempre l'enigma di ciò che la vita gli avrebbe indicato per ritrovare la giusta direzione da ripercorrere per ritrovare il suo progetto di vita. Nei marciapiedi della città o delle stazioni ferroviarie passava il suo tempo seduto sulla valigia tenendo in mano quei fogli sempre più segnati dal tempo e dalla sabbia che svolazzava in riva al mare. Lui guardava il cielo, le onde e l'orizzonte, sentiva la voce di questo mare mano come un'essere orgoglioso e solo ebbe sempre e costantemente i suoi metodi per riuscire a vivere. Gianluca non era di Bologna, e nel corso degli anni aveva vissuto in diverse città come Milano, Torino, Vercelli, Brescia, Napoli e Ancona. Oggi grazie al suo angelo mandato dal Signore, è riuscito a riavere ciò che sembrava essere solo un desiderio irrealizzabile, perché tutto quello che vedeva come un'utopica e irrealizzabile fantasia incominciava a dare i suoi primi frutti. Lui guardava sempre le persone sempre dal basso come si faceva ai tempi della schiavitù, ma la schiavitù in sé esiste ancora, perché si è schiavi dell'odio e la discriminazione anche solo per portare i capelli e la barba lunghi, seppur si dica che non è l'abito a fare il monaco. Guardare come sempre dal basso, per il giovane poeta facilitava sentire meglio il profumo della terra bagnata dalla pioggia, osservare i timidi e trascinati passi lenti un'anziano, catturare con impotenza e dispiacere l'inciviltà di colorono gettavano ogni stipo di scarto per terra; ma soprattutto poteva vedere il mondo con gli occhi di un pargolo, e percepire molto di più le barriere architettoniche del rifiuto e la discriminazione. Gianluca poteva vedere cose o persone che agli altri passavano inosservate, forse per il fatto che nessun'altra persona al mondo possedeva le chiavi dello scrigno che conteneva ogni cosa, le cose semplici e ogni emozione da poter raccontare in futuro. Non c'era modo di farlo fermare, cercava con disperazione una mano distesa che potesse sollevarlo. Ma nel giro di poco tempo il nuovo Gianluca, che poi non risultava essere tale, decise di porre la parola fine a tutto ciò che lo aveva ferito profondamente. E fu così che nacquero le ore della verità di questo enigmatico e sofferente essere umano che fuori dal guscio di dolore che non gli permetteva di vedere la vita, iniziò a far valere i suoi diritti e trasformarsi nell'uomo attuale che quasi nessuno riesce a riconoscere quando lo incontrano per strada. Nel susseguirsi di queste tre tappe: “L'inizio del calvario , “La svolta delle parole” e “L'ora della verità”, il vero protagonista emerge e mette a nudo la propria esistenza. Ci presenta i nuovi aspetti della sua vita, a cominciare del paese della Valle Bormida dove trascorre le sue giornate, la sua compagnia, i suoi progetti lavorativi e le nuove speranze per il futuro. L'ora della verità è una guida per riflettere su ciò che siamo e ciò che possediamo. Impiegare il è proprio tempo per leggerla, è come acquisire uno scrigno di riflessioni e di saggezza.
Luigi Piazzolla
Biblioteca
|
Acquista
|
Preferenze
|
Contatto
|
|