Il bello di Miami è che non sai mai cosa ti aspetta, là, in una delle città più facoltose del mondo. È cresciuta grazie all'immigrazione dall'estero e da altre città degli Stati Uniti. Aveva sempre mantenuto una classe sociale alta: erano immigrati per buona parte persone con un alto reddito. Da Cuba però ci fu un grosso flusso di persone, tra cui numerosi ex galeotti. Nei primi anni Ottanta, Miami si trasformò nel più grande centro di traffico di droga, proveniente dalla Colombia, dalla Bolivia e dal Perù. La malavita introdusse miliardi di dollari ma anche una rapida escalation di crimini violenti, fino a rendere Miami una delle città americane più violente e con un numero di crimini sopra la media. Nonostante tutto ciò, è sempre una città dove i sogni si possono realizzare con un minimo sforzo, anche senza cadere nella criminalità. Le lunghe spiagge e i piccoli porti hanno dato l'opportunità a diversi galeotti di cambiare la loro vita, una seconda possibilità per rimediare ai loro sbagli e lavorare in attività legali. Quando il capitano Pastorino Giovanni si costruì una casa nel 1985 a Miami, a pochi chilometri dal parco Jungle Island, in una baia nascosta dagli alberi, tutti lo giudicarono un eccentrico. Credevano che fosse un vero capitano, ma era un contrabbandiere, svolgeva la sua attività nel porto di Genova. Aveva sempre un atteggiamento inespressivo e uno sguardo minaccioso, con il viso nascosto da una barba compatta. Era il capitano di un gruppo di sole venti persone. Era il titolare di cinque motoscafi, con cui contrabbandava sigarette. Nei tempi d'oro, accumulò una solida somma di denaro. Nel momento in cui capì che il gioco stava per terminare si rifugiò a Miami. Con quei soldi, anche se guadagnati illegalmente, poté acquistare una baia, e vi costruì una villa per la sua famiglia. Era una dimora circondata da prati spaziosi e da alberi che consentivano di avere una privacy assoluta. La sua baia era come un arco che affacciava sul mare. Aveva un sentiero per scendere in una spiaggia isolata e una scalinata che portava direttamente a una piccola banchina, dove aveva ormeggiato due motoscafi e due barche da pesca. Alle spalle della villa c'era il parco nazionale per animali liberi. Dopo tanto rischio e una vita tempestosa, aveva realizzato il suo nuovo sogno. Viveva di rendita, era libero tutto il giorno e trascorreva il suo tempo tra passeggiate lungo la riva del mare e la pesca, che era la sua passione. Era molto bravo a navigare, anche nella nuova vita si sentiva un vero capitano. Passarono anni, e di lui a Genova non si sentì più parlare. I tempi cambiarono e la famiglia a Miami cresceva. Giovanni partì dall'Italia che aveva solo un figlio: Michele. Aveva dieci anni quando arrivò in America. Poi nacquero altri tre figli, tutti maschi. Si creò una famiglia numerosa in una fantastica città. La sua esistenza cambiò totalmente, si era buttato tutto il passato alle spalle. La moglie Molinari Maria, nonostante gli anni, era ancora una bella donna, aveva un viso delicato, dei capelli neri lunghi e ondulati, occhi scuri e profondi. Era stata sempre una casalinga, circondata dalle amiche, e aveva un buon rapporto con gli inquilini del palazzo. Non aveva mai saputo il vero lavoro del marito. Lei era convinta che fosse un vero capitano, un eccellente marinaio. Viveva in un palazzo di quattro piani al centro storico di Genova. Nel quartiere era rispettata e la salutavano come la signora del capitano. Nessuno si permetteva di mancarle di rispetto. Il tempo passò. La famiglia Pastorino viveva ormai nel mondo della legalità. Giovanni riuscì a creare un giro di amici per andare a pesca e trascorrere qualche pomeriggio in buona compagnia. Nei momenti bui, sentiva la nostalgia dell'azione. Aveva vissuto anni a correre dietro ai rischi e adesso provava ad abituarsi a svolgere una vita tranquilla, senza adrenalina. Gli stava bene così, perché vedeva la moglie felice che si dedicava completamente ai figli. Un giorno, Giovanni si svegliò dal bel sogno che stava vivendo e si accorse che ormai gli anni erano passati. I figli crescevano bene, il suo obiettivo era stato raggiunto. Era una nuova persona in una nuova vita, tutto si svolgeva secondo i suoi piani, ma qualcosa gli saltò in mente: il futuro dei figli. Avrebbero dovuto trovare un lavoro onesto, con cui potessero vivere quella vita che lui invece aveva costruito con stratagemmi pericolosi. Un sabato mattina uscito presto a pesca con un suo amico e gli confidò la sua preoccupazione. La moglie non lavorava, i figli studiavano ma gli anni passavano veloci: il più grande aveva diciassette anni. Odell lo ascoltò con interesse. Aveva qualche anno in più, era nato a Miami e conosceva molte persone importanti. Prese a cuore il discorso. Erano sulla barca, lontani dalla riva. Odell reggeva tra i denti la sua solita pipa e non rispondeva, rifletteva in silenzio e aspirava lentamente il fumo. Erano di spalle, ognuno aveva una canna da pesca e aspettavano che un pesce abboccasse, la pazienza non mancava a nessuno dei due. Stavano comodi, Odell era piccolo di statura, occupava poco spazio, indossava un cappello perché era calvo e il sole gli dava fastidio. Giovanni quando lo incontrò la prima volta capì subito che era un bravo uomo, vide i suoi occhi brillanti che esprimevano fiducia. Senza girarsi Odell gli disse: - Senti, Giovanni, il comune ha stanziato dei soldi per chi vuole trasformare l'abitazione in un bed and breakfast. Ho un amico che lavora proprio nell'ufficio che svolge queste pratiche - . Giovanni prima di rispondere, ci pensò. - Grazie, bella idea - . - Quando si torna a riva, lo chiamo e fisso un appuntamento - . - Andiamo insieme a parlargli - . Rimasero in silenzio. Entrambi controllarono l'esca, nessun pesce si decideva ad abboccare. - Oggi sembra che non ci siano pesci - , disse Giovanni. - E già! Non si prende niente - . Scoppiarono a ridere. Giovanni lasciò la canna sul bordo della barca, prese una bottiglia di vino. - Meglio fare una bella bevuta - . Offrì un bicchiere a Odell, che accettò ben volentieri. Mentre beveva, Giovanni puntò lo sguardo verso l'orizzonte. Il sole splendeva nel cielo limpido. Il mare era una tavola e la barca ondulava timidamente. La linea azzurra dell'orizzonte si confondeva con il cielo. I pensieri di Giovanni si persero per un momento nel profondo del mare. Rammentò la sua vita passata, si ricordò le notti pericolose mentre correva con i motoscafi nel mare aperto sempre tutto nero. Navigava senza luce, per nascondersi nell'oscurità. Il suo lavoro era una questione di velocità e d'invisibilità. In una notte doveva trasportare nel porto più carichi di sigarette che poteva. Si fermava all'alba, con gli occhi stanchi per aver navigato al buio e cercato di non finire contro gli scogli o qualcos'altro. Si ricordò anche del suo rifugio, un appartamento acquistato vicino al porto. Aveva stipulato un contratto falso, con l'identità di una persona morta. L'appartamento aveva quattro entrate, lui ogni sera cambiava l'accesso e l'uscita. Aveva studiato quattro tipi di allarmi, ogni entrata aveva un suono diverso, così da sapere in che direzione scappare per non farsi trovare impreparato. Gli venne quasi da ridere. Il suono di una nave in lontananza lo svegliò dai pensieri. Si voltò, una grossa nave da crociera stava attraversando l'orizzonte. In quella giornata, in cui i pesci erano pigri e non mangiavano, Giovanni e il suo amico Odell rimasero per ore in attesa, con la speranza di portare a casa qualcosa per pranzo. Non ce la fecero. Restò solo la bella giornata a dar loro l'entusiasmo per tornare indietro felici.
Era martedì, quando Giovanni e Odell s'incontrarono per andare in comune. Più tardi, alle undici, erano nel Parco Watson, un luogo tranquillo vicino al mare, dove molte persone si dedicano allo sport e al relax. Si trovava circa a venti chilometri, o forse anche di meno, da casa di Giovanni. Erano seduti a un tavolo consumando del caffè e chiacchierando. Giovanni aveva gli occhi pieni di felicità, aveva trovato qualcosa d'interessante per il futuro dei figli, senza ricorrere a strategie strane. Era di nuovo una giornata piena di sole. Già si sentiva l'aria d'estate.
Salvatore Gargiulo
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