La mano invisibile di Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: ‹‹Sia la luce!››. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: Primo giorno (Genesi, 1,1). La consistenza delle scelte. Smith odiava fumare, ma lo faceva ugualmente, come tutti in fondo, almeno all'inizio è così. Tutti iniziano per provare e tutti al primo tiro dicono che fa schifo. “A chi è mai piaciuta la prima sigaretta, dai su?” Il primo tiro della tua vita fa venire solo la tosse. Si inizia odiando la prima sigaretta e si finisce per dire smetto quando voglio. Iniziò quasi tutto così nella vita di Smith, per casualità o curiosità, odiando sempre ai blocchi di partenza, ma finiva per innamorarsi di tutto ciò che faceva, alla fine. Lui era un tipo passionale, profondo, qualcuno direbbe pesante. Una di quelle persone che non lascia mai nulla al caso. Era curioso e ardeva dal desiderio di apprendere e spiegare le cose agli altri. A volte se pensava una cosa, non riusciva a tenerla per sé, doveva per forza condividerla col mondo. Se non lo faceva, iniziava a sudare freddo e accusava attacchi d'ansia. Insomma se c'era da dire qualcosa Smith non si tirava indietro, anche perché non poteva. Era pieno di tempo libero, per cui era un soggetto che aveva tanto spazio per pensare e non fare niente tutto il giorno. Ogni sera dopo una giornata seduto in ufficio, guardava delle serie tv, How I Met Your Mother, Californication, Game Of Thrones diceva che fossero le sue preferite, ma se pensava all'interpretazione di Bryan Cranston in Breaking Bed, forse l'avrebbe sostituita senza nessun rimpianto con Game of Thrones, dalla quale era rimasto molto deluso dall'ultima stagione. Di solito queste, coincidevano con quelle di cui tutti parlavano in quel periodo. Forse perché tutti vorrebbero avere in fondo l'amicizia utopica che lega Robin Scherbatsky, il folle Barney Stinson, la bellissima coppia Lily e Marshall e quel sentimentalista depresso di Ted Mosby o forse perché tutti desideriamo una volta nella vita prenderci da bere al MacLaren's Pub a New York. Quando parlava con gli altri davanti ad una birra, il venerdì sera, si tirava sempre in ballo l'argomento serie tv, era un modo per trascorrere quelle ore con la tranquillità di cui abbiamo bisogno tutti. Era in qualche modo l'argomento che tutti tolleravano e di cui tutti avevano da raccontare qualcosa. In realtà però non sapeva quali fossero le sue serie preferite, non era in grado di stabilire effettivamente con certezza quali fossero. Si chiedeva spesso questa cosa, ma alla fine non riusciva a dare un ordine di preferenza chiaro e coerente. Non era solo un maniaco di serie tv ma, era anche un cinefilo, di film ne aveva visti tantissimi, ultimamente era rimasto colpito da “Non succede ma se succede”, l'interpretazione di Charlize Theron nei panni dell'aspirante candidata alla presidenza americana, l'aveva steso, e poi era proprio il suo modello di donna, piuttosto alta, capelli biondi e occhi verdi, da quando aveva saputo su qualche rivista di gossip che fosse ancora single voleva a tutti i costi chiederle un appuntamento. I suoi film preferiti appartenevano al genere commedie romantiche ma gli piacevano anche i film che tutti guardano, quelli di cui tutti parlano, i film “belli”. Insomma, quelli che prima di vederli, hai già scoperto il finale per gli spoiler che ti fanno sui social. Era anche solito alzarsi tardi la mattina, d'altronde aveva visto tutta la notte bestialità, come poteva fare presto. Lui odiava il risveglio, odiava soprattutto l'odore dell'alito al mattino, era la prima cosa che sentiva appena sveglio, quella puzza era insopportabile sotto le coperte; dopo aver odiato per cinque minuti il mondo e se stesso, si alzava, accendeva una sigaretta, si lavava la faccia con l'acqua fredda e si vestiva. Era pronto in pochi minuti ad affrontare il tradizionale stress mattutino. Era un tipo pessimista, ma non di quelli che guardano il bicchiere mezzo vuoto, ma apparteneva alla categoria di chi pensava ad una bara piena, la vedeva sempre lì in mezzo la casa, con delle rose rosse sopra il coperchio e quattro persone che piangono tristemente , lo so mentre leggete questo dissidio state pensando che sto parlando di me stesso, di quanto odio il mondo e gli altri e forse è anche vero. State pensando quanto io sia sociopatico e scontroso con la società che mi circonda, e che Smith, sia una maschera da indossare per sfuggirvi. Leggendo state iniziando a farvi un'idea della mia personalità, dei miei gusti, dei miei modi di vivere, dei miei problemi. In realtà non è questo lo scopo di questo lavoro, anzi siete sulla strada sbagliata e vi consiglio di prendere questo manoscritto o dovrei dire computer-scritto e buttarlo nella spazzatura, ma vi raccomando nella carta non nell'indifferenziata, che già di spazzatura ne abbiamo fin troppa da smaltire. Il lavoro è una critica all'economia moderna, al sistema capitalistico e alle relazioni sociali, viste dalla mia prospettiva, dai miei occhi quelli di un giovane uomo che si interessa di questi temi e che è preoccupato del futuro che lo aspetta. In queste prime battute si è affrontato il tema delle preferenze. Detto in termini più ampi ci siamo occupati della Teoria del Consumatore . Non in un'ottica rigorosa e scientifica, ma semplicistica aggiungerei quasi banale. Proprio per facilitare l'accesso al lettore. L'esempio del fumo e delle serie dovrebbe rendere l'idea, spero. Questo è in qualche modo il senso del lavoro, trasmettere la conoscenza di base attraverso una logica semplicistica e irrazionale di argomenti complessi. In economia, con il concetto di preferenza si intende la capacità di un soggetto di scegliere cosa predilige di più e cosa reputa, invece, indifferente rispetto a delle alternative possibili. Abbiamo considerato infatti Smith, che ogni giorno della sua vita deve prendere decisioni e deve ogni volta valutare cosa scegliere e cosa preferire di più o di meno. Ci siamo resi conto che il soggetto non sa bene cosa desidera e nemmeno cosa decide. Questo è in qualche modo servito per dimostrare a differenza di quello che ci dice la teoria economica, che il soggetto non è in alcun modo razionale. Anzi sembra in qualche modo incosciente e influenzabile per buona parte della sua giornata tipo. Le decisioni assunte sembrano seguire delle mode, dei gusti generali, ma in fondo dentro di sé, non ha ben chiaro cosa desidera. C'è certamente una consistenza nella scelta, ma non è vero che abbiamo certezza di cosa desideriamo ogni volta. Altre volte abbiamo invece una struttura ben definita dei nostri desideri, e la nostra decisione sembra razionale ma poi ci scontriamo contro la triste realtà, che non possiamo avere tutto ciò che pensiamo. Proprio come quella volta in cui Smith, voleva andare al Dolby Theatre, per la notte degli Oscar, ma non era stato invitato, e non poteva neanche permetterselo, il suo umile stipendio da dipendente gli consentiva una buona vita ma non poteva diventare ricco e si dovette accontentare della birra, nel bar sotto casa, con quattro colleghi che frequentava di solito. Le persone sono convinte che lavorando possono diventare ricche, ancora c'è questa convinzione nella società, non hanno capito che il sacrifico molte volte che facciamo è vano. Quel giorno, mentre sorseggiava la sua 0,4, capì che percepire potenziali opportunità, ma non poterle realizzare effettivamente, crea un senso di tristezza e frustrazione generale. Il capitalismo genera frustrazione. Guardare tutte quelle storie su Instagram, degli attori, nel red-carpet, che fanno selfie con bei vestiti e non poter essere lì lo rendeva triste. Perché osserviamo delle cose tramite i nostri cellulari, ma molte non possiamo mai realizzarle, e quindi ci stiamo male, fateci caso. Andò a casa e provò ad addormentarsi pensando all'acqua che scorre. Era un pensiero semplice, ma piuttosto felice e si chiedeva come poteva decidere di essere felice? Ma soprattutto, si può decidere di essere felici?
Paolo Mare
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