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Autore: Virginia Less
Declinazioni
Romanzo non di genere
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Declinazioni
- Nonna, chi era il praetor peregrinus? -
- Il magistrato che si occupava delle controversie giuridiche tra romani e stranieri. -
- E che sono le controversie giuridiche? -
- Questioni di legge. Cause e processi. Avvenivano litigi e discussioni specie per motivi commerciali: prezzi delle merci, contratti di vendita. Ma non stavi studiando Cesare? -
- L'ho trovato qui. -
Sua nipote ha davanti il libro di storia, ma preferisce lo smartphone. Ha cercato “vita di Cesare” e saltella da un sito all'altro.
- Ah, ‘sti nativi digitali... - borbotta Sandra, cogliendo infine il collegamento. - Cassio era praetor peregrinus e Bruto praetor urbanus. Parla dei congiurati. -
- Giusto, nonna, eccoli, avevo saltato l'inizio. Sai sempre tutto! - Giulia, prima media, la considera un'enciclopedia ambulante.
- Figurati! Ma perché non segui il libro? Dai, spegni quel telefono e leggi ad alta voce. -
Riprende a stirare. Riserva quell'attività, che l'annoia, ai pomeriggi in cui assiste i nipoti. Oppure ricama. Cerca di seguire la lettura, ma spesso si distrae.
L'incontro con Berta le ha riportato alla memoria episodi dell'adolescenza. L'inizio della sua storia d'amore, in primo luogo.

Di Filippo si erano infatuate un po' tutte le studentesse del corso. Il professore (allora lo si denominava per intero!) di latino e greco era un attraente giovanotto bruno poco oltre i trenta. Lui non dava segno di accorgersene: chiamava gli allievi per cognome e faceva di tutto – il Sessantotto era appena alle spalle – per mostrarsi autorevole e distaccato.
Al secondo anno, quando Berta era già a Roma per frequentare l'Isef, Sandrocchia aveva deciso la conquista di Filippo. Era graziosa e in effetti somigliava un po' alla Mondaini per via degli occhioni azzurri. Fino ad allora aveva baciato due ragazzi; il secondo si era spinto a toccarle una delle floride tette, ma lei aveva subito scansato la mano.
Cominciò nel più banale dei modi, dedicandosi con zelo alle sue materie, nelle quali riusciva comunque bene, e moltiplicava i pretesti per rimanere a Formia dopo le lezioni. Entrò come aspirante nella squadra di pallavolo che si allenava due volte a settimana, alle tre del pomeriggio. Aveva scoperto che il professore abitava da solo in un piccolo appartamento e dopo pranzo era solito passeggiare un po', in centro o verso il porto.
Si fece trovare nella villa comunale in compagnia di un panino al prosciutto, oppure sulle panchine prospicienti il molo, limitandosi a salutarlo con deferenza. Filippo rispondeva con un cenno, né – pur sapendola pendolare – chiese mai perché fosse lì. Dopo un paio di mesi Sandra rinunciò. L'unico risultato positivo era stato la perdita, grazie al movimento e alla dieta spartana, di tre o quattro chili.

- Allora ti ripeto, nonna, o mi fai delle domande? -
- Ripeti e poi ti faccio anche le domande. -
- Uffa - brontola Giulia.
Più tardi passa Teresa a riprendere la figlia. Lavora in banca ed esce alle cinque, se tutto va bene. Sua nuora è simpatica, con lei ha un buon rapporto. Fatica a capire l'ostilità di altre suocere che conosce, meno fortunate. Loro due, pensa, sono entrambe donne di buon senso. E sanno di aver bisogno l'una dell'altra.
Teresa racconta di un cliente dall'aspetto equivoco che l'aveva messa in sospetto – hanno già subito due rapine – e si è rivelato uno psichiatra che lavora da poco all'ospedale. Sandra parla dell'incontro con Berta, che ha intenzione di invitare a cena. Magari un sabato, quando ci sono anche loro. La nuora annuisce, la conosceranno volentieri. Dopo, propone Sandra, se vi sta bene i ragazzi rimangono a dormire, così tu e Michele potete andare al cinema, o dove volete.
Rimasta sola, ripone i panni stirati, poi passa nello studio e accende il computer. Continua a usare il tavolino accanto alla finestra. La grande scrivania di Filippo, un tempo sovraccarica di libri e carte, è ora del tutto sgombra, ma lei vi si siede di rado, giusto quando deve consultare più vocabolari, curandosi di riordinarla subito. E i ragazzi che vengono a lezione li riceve nel tinello.
Guarda le e-mail, entra in un forum di lettori cui è iscritta e scorre i nuovi interventi. L'occhio le va allo scaffale su cui sono disposte parecchie cornici d'argento. Tra le fotografie ce n'è una del matrimonio, in cui lei e Filippo hanno davvero un aspetto da altri tempi. Si alza e la osserva come cercando nuovi significati nella propria faccia ridente e in quella più seria del marito. Lo fa ogni tanto, da quando lui è morto, un'abitudine sciocca. Nulla lascia prevedere con quale atteggiamento affronteranno gli eventi futuri.

Durante gli allenamenti, Sandrocchia era stata notata da un ragazzo del terzo anno, capitano della squadra maschile.
Abitava a Formia, ma prese a pranzare anche lui con un panino per farle compagnia tra la fine delle lezioni e l'apertura della palestra. Nel giro di un mese, Gianni poteva baciarla quanto voleva mentre si appartavano su una spiaggetta adiacente il porto, infilare la mano vogliosa nel reggiseno, tastarle ogni tanto la coscia tonificata dall'attività sportiva. Lui avanzava con regolarità la proposta di andare a casa sua saltando l'allenamento: la sorella era all'università e i suoi rientravano in ufficio, nessuno li avrebbe disturbati. Sandra aveva sempre rifiutato. Gianni le piaceva molto, però a tempo determinato. Non ne era del tutto consapevole, la sensazione rimaneva sullo sfondo, nebulosa.
Mancavano pochi giorni alla fine dell'anno scolastico e circa un mese al suo diciottesimo compleanno quando decise che sì, avrebbero fatto l'amore. Ne aveva voglia e a Gianni non mancava nulla.
A più di quarant'anni di distanza saprebbe descrivere con precisione quell'appartamento borghese, a poca distanza dal centro, come l'avesse visto ieri. Gianni offrì una coca cola in cucina, poi passarono nella sua cameretta, le mostrò le coppe vinte nelle gare di atletica e il suo album di disegni, alcuni davvero belli.
Presero baciarsi e si trovarono in breve semi sdraiati sul letto. Gianni si liberò della camicia, lei si tirò su per sfilare la gonna, tolse la maglietta e, dopo una breve esitazione, anche il reggiseno. L'esclamazione ammirata che accolse la vista delle sue notevoli tette le fece piacere; sbirciò con interesse l'inguine rigonfio sotto la cerniera dei jeans, cui la mano di lui si stava dirigendo con l''evidente intenzione di aprirla. Ma mentre si chiedeva se era il caso di stendersi, si rese conto dell'assurdità di quel che stava facendo. Lei voleva Filippo, non Gianni!
Il ricordo della scena ridicola che seguì l'ha fatta vergognare per anni. Farfugliò che doveva andare in bagno, Gianni la precedette nel corridoio per indicarglielo, lei gli andò dietro in mutande, tenendo stretti al petto i suoi panni. Quando venne fuori rivestita e tentò un goffo monologo di spiegazione, il ragazzo diede prova di dignità. O forse di prudenza, pensò in seguito Sandra: una tipa così stramba rischiava di procurargli dei guai. Lui non forzava mai le situazioni, disse, non doveva preoccuparsi.
Lo rivide nell'atrio del liceo, il giorno in cui uscivano i quadri. Salutò con un cenno, senza avvicinarsi.

Sembra la vita di un'altra persona, sospira, rimproverandosi l'inutile rimestare nel passato, e si allontana dalle fotografie. Sente suonare il cellulare, corre, non ricorda dov'è, forse nel tinello. Lo trova in cucina.
- Ciao Lalla, dove sei? Ah, in albergo. Ma non dovevi fermarti a casa per qualche giorno? -
- Ho cercato di sbrigarmi e sono tornata. Non mi andava di rimanere all'Olgiata. -
Ascolta l'elenco delle faccende, per lei piuttosto futili, di cui Gabriella si è occupata a Roma. Sandra trova un po' curioso l'atteggiamento dell'amica: ostenta e insieme disprezza gli agi che la ricchezza le consente. È comparsa all'improvviso a Fondi qualche mese prima e ha preso a ritornarvi con frequenza, rassegnandosi a un quattro stelle che più di tre non ne merita. Nella parte antica del paese, dove preferisce stare, di meglio non c'è.
- E tuo marito? - azzarda.
- L'ho visto a pranzo. Aveva diversi appuntamenti e poi una cena con dei clienti. Tutti uomini, per fortuna. -
Le ha già spiegato un paio di volte quali sono i suoi obblighi. Esserci quando è prevista la presenza di donne; organizzare un numero programmato di cene e ricevimenti; prendere parte alla crociera estiva e ad alcune trasferte all'estero. Una volta l'anno vanno negli Usa, dove vive il figlio. Per il resto, Fabio è sempre in giro e lei può andare dove crede. È chiaro che il matrimonio dev'essere ormai di facciata, ma ne sembra soddisfatta.
- Tutto in ordine a casa? -
- Oh sì, Rico e Pilita sono bravissimi. Nemmeno giocano! Con quelli di prima era un problema. - L'elogio della coppia di filippini che si occupa della villa ricorre spesso nei discorsi di Gabriella. Di gioco però non ha finora parlato e Sandra si incuriosisce.
- Sono maniaci del gioco d'azzardo. Se andassi di domenica o giovedì in una sala di bingo ne troveresti moltissimi. E hanno una specie di poker, che chiamano posoi, però vi partecipano molti più giocatori, anche trenta. Ho provato a farmelo spiegare ma non ho capito niente! -
- E i precedenti quali problemi ti hanno dato? Rubavano? Avevi paura? -
- Pensi alla povera Filo-Della Torre? È stato un caso disgraziato, di solito i filippini sono pacifici e abbastanza onesti. I miei di prima chiedevano sempre anticipi sul salario e temevo di veder arrivare un creditore minaccioso. Però non è successo. -
Fa una vita molto lontana dalla sua, Gabriella e ogni tanto ne tira fuori un brandello curioso o interessante, specie se parla di viaggi, pensa Sandra. Ma spesso queste telefonate suscitano in lei un lieve disagio. È una donna riflessiva e ha provato a meglio definirlo: una sorta di forzatura caratterizza quell'amicizia, che tuttavia non le dispiace, pur non avendone preso l'iniziativa.
Si sono frequentate un po' nell'adolescenza, neanche tanto, e in seguito giusto notizie saltuarie, spesso indirette. Per molti anni Gabriella ha frequentato Fondi a intervalli irregolari; si sono incontrate nel corso di eventi culturali in onore di Purificato o di De Santis, le glorie locali, insieme allo scrittore De Libero. Ma in quarant'anni avranno chiacchierato a tu per tu forse tre volte: meraviglia un po' che ora le dimostri un particolare attaccamento. Lo farà anche Berta? Si ricorda di non aver ancora parlato del recente incontro e si affretta a informarne l'amica, che si mostra lieta ed eccitata.
- A Fondi anche lei, ma pensa! È il richiamo del luogo natale. Dimmi, che aspetto ha? È sempre a Ferrara, si è risposata? -
- Ottimo, dritta come un fuso. Non si tinge i capelli, ma escluderei che la invecchiano. È in pensione, non mi ha detto da quando, e neppure se ha un marito o un compagno. Credo proprio di no. Ti va di vederla, immagino; nei prossimi giorni combiniamo un incontro. -
- Ma certo, anche domani! - si entusiasma Gabriella.
- Domani ho la palestra e nel pomeriggio faccio lezione. Però le telefono in serata e ti faccio sapere. -
Sandra prepara una cena frugale. Non è stata mai uno stecchino e dopo la menopausa ha preso subito qualche chilo, così si è affrettata a correre ai ripari. Palestra, in paese solo bicicletta, pochi carboidrati, tanta verdura.

Virginia Less

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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