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Autore: Salvatore Scalisi
Affari di famiglia
Thriller
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Affari di famiglia
Ventitreesimo episodio di Parker.

- Si ricomincia - dice Parker, con un'espressione tutt'altro che felice, seduto in cucina intento a fare colazione.
- Ti riferisci ... - replica Norah, seduta dinanzi con in mano un bicchiere di latte.
- Sì, il peggiore dei miei incubi. –
- Brent. –
- Già. Mi dispiace coinvolgerti. –
- In che senso? –
- Be', durante il sonno mi avrai sentito agitare e fors'anche parlare. –
- No, e anche se fosse, pensi che dovrei avercela con te? Piuttosto, sono io che mi sento impotente. Se potessi ... -
- Verresti a trovarmi nel mio incubo e, se è possibile, aiutarmi. –
- Sicuro! –
- Sei un amore – Parker ritrova il buonumore.
- Non ti lascerei mai da solo – la donna accenna un sorriso, prima di mandare giù un sorso di latte. – Com'è finita? Sì, voglio dire, il confronto di stanotte. –
- Non lo so ... - risponde Parker. – Ogni volta penso di essermene sbarazzato, invece la cruda realtà me lo fa apparire più spietato che mai. Credo che abbia fatto un patto col diavolo e di aver acquisito l'immortalità. –
- Non ci crederai davvero? –
- Non so più cosa credere, se non al fatto che ... è lì, e non vuol sentirne di abbandonare la scena. –
- Sarebbe come sperare che l'eterna lotta tra il bene e il male giunga al suo epilogo – osserva Norah. – Pura utopia. –
- Già – replica Parker, sorseggiando il caffè.
- Be', io sono fiduciosa. –
- Sei di parte, non puoi dire diversamente. –
- No, io parto da un presupposto. –
- Sentiamo. –
- È vero che la lotta tra il bene e il male non cesserà mai di esistere, ma lui, Brent, rappresenta un granello di sabbia in un mare infinito, che può benissimo disperdersi, senza per questo intaccare la madre delle sue origini. –
- Altri prenderanno il suo posto. –
- Sì. Rientra nel funesto equilibrio. –
- Potrei addirittura sentire la sua assenza. –
- Non proprio così. Diciamo, che non rimarrai disoccupato. –
- Allora, c'è da stare allegri. –
- Già. -



***



- Sì, proprio così, ha avuto la sfacciataggine di esibirsi in alcune performance di eccezionale impatto, minando il mio già precario sonno – racconta il detective, seduto dietro alla sua scrivania.
- Nulla di nuovo – osserva Jennie, accomodata di fronte.
- Esatto. –
- Presto avremo sue notizie – interviene Ted, seduto a fianco della donna.
- Ci puoi scommettere, e in maniera del tutto personale, per non tradire il suo prestigio, come si addice a una vera star – replica il detective.
- A volte penso che lui esista per noi. –
- Per me, vuoi dire. –
- Sì, in modo specifico; insomma, credo che siamo, o sei, il suo unico interesse. –
- Quindi, il problema sono io. Secondo te, se vado via, lui farebbe altrettanto. –
- Non è proprio così, ma, perderebbe molto del suo carisma e, chissà, potrebbe diventare più vulnerabile. –
- Interessante congettura. –
- La mia è solo un'idea ... -
- Sì, sarà una semplice idea, ma ... ci può stare. –
- Dici davvero? –
- Certo. D'altronde, abbiamo già affrontato qualcosa di simile, e sinceramente ... dico che ci può stare. Già, rappresento la sua linfa vitale. A patto, però, che non si sparga la voce. –
- Tranquillo, non aprirò bocca con nessuno. –
- Ok. Grazie. -
- Davvero interessante – osserva Jennie. – Ok, io al momento direi di non soffermarci troppo sull'argomento e di rimandare ogni cosa a suo tempo. Ho come l'impressione che più se ne parli e più ce l'avremo tra i piedi. Forse è opportuno prima di tutto togliercelo dai nostri pensieri. –
- Non è mica facile – risponde Parker.
- Scusami, che sbadata che sono ...-
- Fa niente. –
- Se non avete nulla in contrario, vado a preparare il caffè – dice la donna, alzandosi dalla sedia.
- Nulla da ridire – risponde sornione il detective.
- Sì, cominciavo a sentirne la mancanza – commenta Ted.



***



La giornata è appena iniziata e coincide con un nuovo caso. Nulla a che vedere con Brent, almeno fin quando non si rifarà vivo. Per Parker, i suoi collaboratori e l'intera collettività, si spera che ciò avvenga il più tardi possibile. C'è da dire che non esistono casi belli, sono tutti dannatamente brutti. La differenza sta nelle sfaccettature dei vari personaggi, in un continuo avvicendarsi tra vittime e carnefici. Quello appena presentatosi non farà un'eccezione. Il cliente, un certo Mason Turner, per telefono ha parlato con Jennie, non ha voluto spiegare di cosa si trattasse il suo caso, ma solo che esso richiede la dovuta riservatezza e urgenza. Fin qui nulla di strano, rientra perfettamente nelle competenze dell'agenzia investigativa Parker. Ci si può aspettare di tutto, ma proprio di tutto. L'appuntamento avviene in una villa situata appena fuori città. Parker, giunto sul luogo, scende dalla berlina e si dirige verso l'entrata, dopodiché preme il pulsante del videocitofono. Dopo la presentazione, si apre il cancello automatico, il detective risale in macchina ed entra all'interno della villa. Dall'immobile si evince che il proprietario appartenga alla media e alta borghesia. Parcheggiata la vettura nello spiazzo, il detective percorre a piedi i pochi metri che lo separano dalla porta d'ingresso, la quale si apre simultaneamente al suo arrivo.
- Buongiorno. –
- Buongiorno, signor Parker, è un piacere conoscerla; prego, si accomodi – dice l'uomo, un distinto sessantenne.
- Lei è ... - replica il detective, varcato l'uscio.
- Mi scusi, non mi sono presentato. Sì, sono Mason Turner – risponde l'uomo, chiudendo la porta. – Non è un bel momento, ed è facile perdersi, deve credermi. –
- Le credo. Spero che non sia nulla di drammatico. –
- Il suo intuito cosa dice? –
- Non l'ho interpellato. –
- È sincero? –
- Sì, perché non dovrei esserlo. –
- Già. Prego. –
I due uomini raggiungono il meraviglioso salone, sul cui tavolo rettangolare sono seduti otto persone, ed esattamente, cinque uomini e tre donne di età compresa tra i venti e i settant'anni. Ma la cosa che salta all'occhio sono altre due persone, un giovane trentenne e una donna cinquantenne, posizionati in piedi ai due lati della sala con in mano un fucile da caccia a pallettoni e una pistola semiautomatica, puntate sulle sagome sedute, come se fossero al gioco del tiro al bersaglio.
- Non si impressioni per la strana accoglienza – dice Turner.
- Che storia è questa? – replica Parker.
- Una triste storia, signor Parker. –
- Non amo le brutte sorprese, e questa lo è. –
- Lei è stato gentilmente invitato, lo ammetto, un po' tardivo, a questa festa di compleanno. –
- Mi dispiace, ma credo che abbiate invitato la persona sbagliata. –
- N'è proprio convinto? Lei è una persona molto perspicace, oltre ad essere un eccellente investigatore. Mi creda, è un onore averla tra noi. –
- Sono costretto a declinare l'invito. –
- Sarebbe un gesto scortese e, mi sento di aggiungere, alquanto deleterio. –
- Per chi? –
- Per tutti, naturalmente. –
- Venga al nocciolo della questione – gli chiede Parker.
- Questo sì che è parlare chiaro– risponde Turner. – Ieri sera, in pochi tra parenti e amici, ci siamo ritrovati in questa splendida casa per festeggiare il compleanno di mia figlia, il venticinquesimo compleanno della mia adorata Erin. Doveva essere una serata piena di allegria, invece ... si è trasformata in un orribile inferno. Be', non era quello che ci aspettavamo, e ora, non ci rimane che ... punire chi si è permesso di macchiarsi di tale atrocità. Non chiediamo altro. –
- Non so cosa sia successo, ma ...non vedo in che modo possa aiutarvi. –
- È il suo lavoro, cioè, scoprire la verità e, da quel che ne so, lo svolge alla grande, signor Parker. –
- Non mi piacciono le imposizioni, amo muovermi in piena libertà. –
- Nessuno le impone nulla, è libero di scegliere. –
- Davvero? Per un attimo mi sono sentito come una specie di recluso. –
- Forse, sarà dovuto alla scena che ha dinanzi ai suoi occhi. Stia tranquillo – dice Turner.
- Sono tranquillo – risponde Parker. – Sì, può darsi – continua, volgendo lo sguardo agli altri ospiti, da cui traspare una forte inquietudine. Il detective pone l'attenzione sulle due persone armate di fucile e pistola.
- Mio figlio e mia moglie – precisa a titolo informativo, Turner.
- Una famigliola affiatata, non c'è che dire – osserva Parker. – Questo è sequestro di persona, e passerete dei guai. –
- Mi creda, è l'ultimo dei nostri pensieri. Sono convinto, una volta a conoscenza dei fatti, che comprenderà il nostro atteggiamento. –
- Magari, diventando vostro complice. –
- Non esattamente; le chiediamo di offrirci la sua competenza, nient'altro. –
- Per che cosa? –
- Scoprire chi è stato tra le persone presenti a infliggerci un dolore così immenso. –
- Se non dovessi accettare? –
- Le poniamo le nostre scuse, ed è libero di andarsene. –
- E loro sarebbero d'accordo a lasciarmi andare? – gli chiede il detective, facendo riferimento al giovane e alla donna con le armi in mano.
- Sì, le do la mia parola – risponde l'uomo.
- Be', allora tolgo il disturbo – replica Parker, avviandosi verso l'uscita, quando, ad un tratto, si ferma. – Una curiosità: cosa è successo di preciso qui dentro? –
- Un efferato crimine ... hanno spento per sempre una luce splendente ... la luce dei nostri occhi. –
- Sua figlia? –
- Sì. –
- Quando è successo? –
- Ieri sera sul tardi, alla fine della festa. –
- Lei dov'è? –
- Nella sua stanza ... sta riposando. –
- Qualsiasi cosa sia successo, dovreste informare gli organi competenti. –
- La polizia? –
- Sì. –
- No, è una faccenda che si è aperta e dovrà chiudersi qui, tra queste mura. –
- La legge non lo permette, state rischiando grosso. –
- La legge ... l'ho sempre rispettata, ma questa volta faccio di testa mia, assumendomene le responsabilità. –
- E la sua famiglia? È stato lei a convincerla? –
- Non l'avrei mai fatto; ci siamo trovati subito d'accordo sul da farsi, il tutto è avvenuto in modo spontaneo, non c'è stato nemmeno bisogno di un confronto. –
- Io non posso far parte di questa alleanza – afferma Parker.
- Ma lo desidererebbe, lo leggo nei suoi occhi – replica Turner. – Se fosse così, si può porre rimedio – l'uomo si allontana, per poi subito dopo ritornare con una pistola in mano, puntandola al detective. – Può andarsene, o rimanere nostro ostaggio; a lei la scelta. –
- Davvero notevole – osserva Parker. – E con quell'aggeggio pensa di mettermi paura? –
- Immagino di no; faccio quel che posso, signor Parker. –

Salvatore Scalisi

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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